giovedì 26 giugno 2014

Chi ti avrà fatto tutta la vita dentro la politica. Ma perché non se ne torna a lavorare come tutti gli altri cittadini?

Riforme, 35 senatori firmano un subemendamento per riproporre il Senato elettivo. 18 sono della maggioranza

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RENZI



Trentacinque senatori, di cui 18 della maggioranza (16 del Pd, più Mario Mauro e Salvatore Buemi) hanno depositato un sub-emendamento che ripropone il Senato elettivo. A rischio non è tanto il voto in Commissione quanto quello in aula.
 
In una conferenza stampa alla quale hanno preso parte Vannino Chiti, Felice Casson, Mario Mauro, Francesco Campanella e Loredana De Petris è stato riferito che oltre all'emendamento sull'elezione diretta del Senato, ne sono stati presentati altri, per un numero complessivo di 14 proposte. Esse si riferiscono agli emendamenti presentati dai relatori in Commissione Affari costituzionali del Senato, e saranno quindi votati in quella sede, dove la maggioranza non ha problemi a prescindere dall'accordo con Forza Italia e Lega. I problemi sorgerebbero invece in Aula, dove il governo Renzi ha ottenuto 169 voti al momento della fiducia. Se i 18 non votassero (su un emendamento poi sono 19) diventerebbero determinanti i voti degli altri partiti, come Fi e Lega.
Anche se per ora il patto del Nazareno tiene, cresce la fronda in Forza Italia a favore del Senato elettivo. Al Senato, il giorno della chiusura dei termini per gli emendamenti, gli azzurri riuniscono i gruppi parlamentari. C'è malumore evidente tra i senatori, un gruppo dei quali si ferma a lungo a parlare con il coordinatore Giovanni Toti. Nella riunione aprono Denis Verdini e Paolo Romani, illustrando i termini dell'accordo tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. Ma tutti quelli che intervengono dopo (Razzi, Zuffada Caliendo, Minzolini) dicono a chiare lettere che l'emendamento che non prevede il senato elettivo loro non lo voteranno.
Un'eventualità che Romani, conversando poco dopo coi giornalisti, non esclude, anche se invita a tenere conto della conseguenze politiche. "Noi in maniera molto trasparente e palese ribadiamo che il patto del Nazareno prevede l'elezione di secondo grado dei senatori. E anche Renzi vuole questo. All'interno di tutti i gruppi ci sono molti senatori che dicono che sarebbe meglio l'elezione diretta. Ed anche in Forza Italia. Io stesso ho presentato un emendamento che prevede l'elezione diretta, perché è giusto rappresentare tutte le posizioni. Credo che in commissione non ci saranno problemi. Per il resto sarà l'aula a decidere", spiega Romani. Che aggiunge: "se la maggioranza propende per l'elezione diretta, ne prenderemo atto. Ricordo a tutti però che c'è stato un incontro tra Berlusconi e Renzi. I miei senatori lo sanno".
Tra i 14 emendamenti presentati ve ne è uno che ripristina quasi il bicameralismo perfetto. Infatti attribuisce al Senato poteri legislativi non solo sulle riforme costituzionali (come fa anche il ddl del governo), ma anche su una serie di altre materie che potrebbero essere ampliate: rapporti con la Chiesa cattolica e le altre confessioni; la condizione giuridica dello straniero, le libertà personali; la libera manifestazione del pensiero; le garanzie processuali; la tutela della salute; diritti politici e sindacali; casi di incandidabilità, ineleggibilità e conflitto di interessi; norme sul referendum, il Consiglio di Stato, la Corte dei Conti, la magistratura ordinaria, il Csm; l'esercizio della giurisdizione; la Corte costituzionale Inoltre per tutte le altre leggi approvate solo dalla Camera, se il Senato chiederà modifiche con una determinata maggioranza, Montecitorio potrà respingere tale richiesta solo con una identica maggioranza (nel ddl del governo basta la maggioranza assoluta).

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