Invia per email
Stampa

ROMA - Applausi (tanti) e standing ovation a ripetizione per la prima volta di un siciliano al Colle. Con la quarta votazione a Camere congiunte, Sergio Mattarella supera il quorum, incassa 665 voti (e 'manca' la soglia ostica ma non più necessaria dei due terzi per soli 7 sì) e diventa il nuovo presidente della Repubblica italiana. Ieri Matteo Renzi aveva auspicato "la più ampia convergenza" sul nome del giudice costituzionale ed ex ministro della Difesa e oggi su Twitter ha subito augurato al capo dello Stato "buon lavoro".

A chiamare Mattarella per congratularsi è stato il 'reggente' Pietro Grasso che gli ha detto: "Sarai un grande presidente". Stamani è stato Giorgio Napolitano (a lui con la quarta chiamata sono andati pure due voti) a sottolineare: "E' importante la più ampia convergenza su di lui, è sempre importante avere grandi numeri. La convergenza è certamente importante per rafforzare il consenso e dare una caratterizzazione che non abbia a che vedere con questioni tattiche politiche contingenti. Area popolare aveva ragione ad essere polemica, ma hanno assai più ragione per la scelta che si realizzerà stamattina". Parole che l'ex capo dello Stato pronuncia dopo aver depositato nell'urna la propria indicazione di voto per il successore al Quirinale: "La mia presenza qui è doverosa - aggiunge, e su Mattarella racconta: "Lo conosco sul piano dell'assoluta lealtà e correttezza, sensibilità e competenza istituzionale e certamente dell'imparzialità. Caratteristiche importantissime per disegnare la figura del capo dello Stato".

LEGGI Quegli 8 colpi che cambiarono la vita del professore di A. BOLZONI

Un'elezione che secondo Enrico Letta "allunga la legislatura e aiuta le riforme". Fino alla fine si sono contati i possibili numeri immaginando che l'obiettivo potesse essere tranquillamente centrato. A seguito dell'appello del premier, infatti, l'Ncd del ministro Angelino Alfano ha dato il contrordine e detto sì a Mattarella. Ma i mal di pancia interni si sono sprecati e i malumori sono usciti subito allo scoperto. In disaccordo con la svolta, il capogruppo di Area popolare a Palazzo Madama, Maurizio Sacconi, ha presentato le dimissioni da presidente dei senatori di Ncd. L'ex ministro, infatti, era stato fra i più convinti, nei giorni scorsi, a non cedere al candidato presentato dal Pd.

TELEQUIRINALE: GUARDA LA DIRETTA TV DALL'AULA

In mattinata, prima dello scrutinio, la riunione dei gruppi di Area popolare aveva sancito ufficialmente il via libera - senza unanimità e con lo stesso Sacconi assente - al candidato unico lanciato dal Pd di Renzi. I grandi elettori di Ncd e Udc si sarebbero espressi per alzata di mano. E il pollice verso sarebbe arrivato da cinque moderati: Barbara Saltamartini (che voterà scheda bianca e che si dimetterà da portavoce di Ncd), Gabriele AlbertiniAntonio AzzoliniCarlo Giovanardi e il viceministro Enrico Costa. Ma non è tutto: anche Nunzia De Girolamo, presidente dei deputati di Ncd, avrebbe espresso irritazione per il cambio di linea e starebbe valutando l'ipotesi di lasciare l'incarico di capogruppo a Montecitorio.

GUARDA I precedenti / FOTO Il presidente esce di casa in Panda

"Voteremo Mattarella - ha poi dichiarato il parlamentare Fabrizio Cicchitto - perché il problema non è mai stato costituito da lui, che ci auguriamo sia un presidente al di sopra delle parti come lo è stato Napolitano. Poi si aprirà una discussione sul metodo adottato da Renzi, che ha causato una serie di problemi". A ruota è stato lo stesso Alfano a spiegare: "Alla fine, anche grazie alle parole di Renzi di ieri, abbiamo scelto di far prevalere la persona giusta rispetto al metodo sbagliato. La nostra scelta riguarda una persona che ha i requisiti di probità, di capacità, di alto livello istituzionale". Poi, ai microfoni di SkyTg24 il titolare del Viminale ha rincarato la dose: "I fatti gli hanno fatto capire (a Renzi, ndr) che Ap non è un monocolore del Pd, Area popolare c'è e non va mai data per scontata". Dal Pd è stato poi il vicesegretario Lorenzo Guerini a chiosare: "Ci sono le condizioni che tutti auspicavamo. E' importante che Ncd sia con noi in questo passaggio".

INTERATTIVO I numeri e le forze in campo

Di contro, Forza Italia - fronda interna dei fittiani compresa - ha continuato ad annunciare scheda bianca (video) anche se Silvio Berlusconi ha valutato la situazione fino alla fine e il capogruppo Renato Brunetta non ha perso tempo ad agitare le acque sulle riforme: "Noi  - ha detto oggi - ci teniamo le mani libere sulla legge elettorale" che deve tornare alla Camera, "le stesse mani libere che si è tenuto Renzi". Ecco perché a distanza di pochi minuti è stato il ministro Maria Elena Boschi a parlare di necessità di "lavorare per ricucire". A disobbedire rispetto alla scheda bianca, però, è parso potesse essere Domenico Scilipoti, già protagonista assieme ad Antonio Razzi della campagna acquisti dell'ex Cav: "Sì, potrei anche votare Mattarella - ha fatto sapere mentre varcava la soglia di Montecitorio -. Disubbidendo a Berlusconi? E perché? C'é una indicazione di scheda bianca, poi ognuno è libero di fare quel che vuole. C'è libertà. Fi a un passo dalla scissione? E perché? Questo é un argomento che si vedrà dopo". Alla buvette di Montecitorio, intanto, il consigliere politico di Fi, Giovanni Toti, ha bevuto un 'caffè della pace' assieme a Renzi dopo gli screzi politici di ieri.

FOTORACCONTO La seconda e terza votazione

Dall'opposizione, M5s non ha escluso colpi di scena, ma ufficialmente è rimasta sulle proprie posizioni. Ai pentastellati Pier Luigi Bersani lancerà un piccolo appello: fidatevi - dirà loro -, stiamo parlando di uno (Mattarella) con  la schiena dritta. Tra i parlamentari ex M5S è prevalso invece l'orientamento a votare anche oggi Stefano Rodotà. Sono infatti in 17 a confermare la preferenza per l'accademico. In 6 invece hanno deciso di optare per Mattarella. Dalla Lega, è stato Luca Zaia a far sapere che le preferenze del Carroccio continueranno a confluire su Vittorio Feltri.

Oggi nella quarta chiamata bastava la maggioranza assoluta: 505 voti. Sulla carta, il giudice costituzionale poteva contare su circa 645 consensi. Ora, con l'elezione di Mattarella al Colle inizia una sorta di rito laico che culminerà con l'insediamento al Quirinale del nuovo capo dello Stato.

Dopo la proclamazione nell'aula di Montecitorio, la presidente della Camera, Laura Boldrini, insieme alla vicepresidente vicaria del Senato, Valeria Fedeli, si recherà da Mattarella per annunciargli l'avvenuta elezione. Quindi nei prossimi giorni, probabilmente martedì, il nuovo presidente della Repubblica dovrà recarsi alla Camera per il giuramento e il discorso di insediamento. Lo farà martedì prossimo dinanzi al parlamento riunito in seduta comune seguendo una prassi rimasta immutata dal 1948.