sabato 30 luglio 2011

Viva la lega, così fantastica e proprio perbene (Da cantare sul motivo "Viva la Mamma" di E. Bennato

Bossi, in Europa il fratello e il figlio del Senatùr

Quando il Carroccio tuonava conro il clientelismo, il nepotismo e gli arrivisti

di GIAN ANTONIO STELLA


In attesa che Umberto Bossi sia pronto al gran rientro (auguri), la Lega Nord guarda al futuro. E ha mandato a prendere confidenza con Bruxelles e le istituzioni comunitarie, nel mentre crescono i giovani eredi Renzo, Roberto Libertà ed Eridanio, un altro paio di appartenenti alla Real Casa Senatùria: Franco Bossi (il fratello) e Riccardo Bossi (il figlio primogenito). Assunti presso il Parlamento europeo con la qualifica di assistenti accreditati. Portaborse, avrebbero detto i padani duri e puri di una volta. Ma pagati sontuosamente. Per l'attaché, ogni deputato riceve infatti 12.750 euro. Pari a 24 milioni e 687 mila vecchie lire. Al mese. La notizia, contenuta nell’elenco ufficiale pubblicato dall’Europarlamento e facile da controllare sul sito internet www2.europarl.eu.int/assistants, non precisa che mestiere facciano i due.

Visto che l'assistente accreditato, pagato coi soldi nostri, è il braccio operativo di ogni bravo parlamentare, si presume che parlino fluentemente alcune lingue, capiscano di economia, siano dotti nelle materie giuridiche e magari abbiano una competenza specifica in qualche settore chiave nel quale il deputato di riferimento deve destreggiarsi.


Franco Bossi, una preparazione, ce l'ha. Sa tutto di valvole, canne, pistoni, bronzine, guarnizioni, pompe ad acqua... Dopo aver studiato fino alla terza media inerpicandosi su su fino alle «commerciali», manda avanti infatti un negozio di autoricambi a Fagnano Olona. Una professionalità che, unitamente alla passione leghista, ha spinto il Carroccio non solo a ipotizzare una sua candidatura alla Camera al posto di Umberto nel collegio di Milano 3 (dove poi, forse per evitare le accuse di far tutto in famiglia, fu scelto il medico di casa del Senatur) ma ad affidargli negli anni ruoli di spicco quali quello di c.t. della squadra di ciclismo della Padania, di socio della controversa "cooperativa 7laghi", di membro del consiglio di amministrazione dell'Aler (case popolari) di Varese. Esperienze che a Bruxelles gli saranno utilissime.


Quanto a Riccardo Bossi, se ne sa ancora meno. Se infatti sono ormai celebri i fratelli avuti dal papà nel secondo matrimonio, e in particolare il delfino Roberto Libertà cui il giornale La Padania arrivò a regalare per il compleanno un’intera pagina di sdiluviante entusiasmo («Che fortuna avere 12 anni e festeggiarli in cima al Monte Paterno!»), lui è infatti rimasto sempre piuttosto defilato. Si sa che ha 23 anni, che è un ragazzone grande e grosso, che va matto per le auto ed è fuori corso all’università. Fine. Figlio di Gigliola Guidali, la prima moglie del segretario leghista che raccontò in un'intervista di aver chiesto la separazione dopo aver scoperto che Umberto usciva tutte le mattine di casa con la valigetta del dottore ("ciao amore, vado in ospedale") senza essersi mai laureato, pare non somigliare molto al padre. Tranne in una cosa: come il Senatùr alla sua età, diciamo, non è propriamente un secchione.


A scegliere come braccio destro Franco Bossi, dice il sito dell’Europarlamento, è stato Matteo Salvini, già direttore di quella Radio Padania Libera che per anni ha cannoneggiato contro il clientelismo e le assunzioni in Terronia di amici, cognati e parenti. A scegliere Riccardo, lo «zio» Francesco Speroni, che di Umberto Bossi è stato il capo di Gabinetto al ministero delle Riforme e che in tema di nepotismo aveva già fatto spallucce davanti a un’altra polemica: la designazione, come presidente della provincia di Varese, di Marco Reguzzoni, marito di sua figlia Elena.


Intendiamoci: tutto il mondo è paese. Lo ricordava già, ai suoi tempi, il cardinale Enea Silvio Piccolomini diventato Papa col nome di Pio II: «Quand’ero solo Enea / nessun mi conoscea / ora che sono Pio / tutti mi chiaman zio". La scelta del fratello e del primogenito del Senatùr per quelle due cadreghe europee, tuttavia, sia pure preceduta da altri piacerini a parenti e amici, segna il punto d’arrivo di un cammino che pareva partito con altri itinerari. Basti ricordare alcuni dei moniti di Umberto contro il «familismo amorale» e i regali ai clientes: «La Lega assicura assoluta trasparenza contro ogni forma di clientelismo». «Il nostro programma? Incrementare i posti di lavoro, eliminare i favoritismi clientelari e restituire il voto ai cittadini». «Non si barattano i valori-guida con una poltrona!».

«Questo deve fare un segretario di sezione: far crescere la gente e non dare spazio agli arrivisti. Dobbiamo essere in primo luogo inflessibili medici di noi stessi se vogliamo cambiare la società!».


Parole riprese e urlate in mille piazze e mille sagre e mille comizi da tutta la corte di fedelissimi, da Calderoli a Castelli, da Maroni al mitico «Sciur Cüràt». E impresse nel marmo della storia da un gesuitico comunicato dall’allora addetta stampa della Lega Simonetta Faverio: «In un movimento che si propone di far la rivoluzione non ci può esser posto per gli arrivisti, i corrotti, i poltronari, i leccaculo, "i pentiti" e i lottizzatori. Chi si è proposto di cambiare questo nostro povero Paese non può nello stesso tempo volere un posto al sole per sé o per i suoi amici, non può usufruire dei privilegi di cui hanno goduto i piccoli uomini politici della partitocrazia. Non può insomma parlare bene e razzolare male, prendendosi così gioco della base pulita, dei militanti, e di quei dirigenti onesti che per la causa leghista sarebbero disposti a tutto». Parole d’oro. Premiate un paio di anni fa con la nomina di Simonetta, in quota leghista, a vice della ancillare Anna La Rosa alla direzione dei servizi parlamentari della lottizzatissima Rai.


11 novembre 2004


lunedì 25 luglio 2011

Ma perchè dobbiamo mantenere questi leghisti fannulloni?

Nessuno fino ad oggi aveva contestato il Senatur Bossi nella sua immaginaria padania. Nessuno mai si era permesso di dire al “leader maximo” della lega nord di andare a lavorare. Di solito questa è l’espressione che usano tutti i leghisti ritenendo di essere i soli a lavorare in Italia. In verità di leghisti che lavorano noi ne abbiamo visti sempre pochi. Di solito si fanno eleggere in parlamento o in regione o in qualche consiglio di amministrazione e campano di politica, come tutti gli altri membri della casta alla quale ormai hanno aderito anche i grillini.

Campano di politica per tutta la vita e ci fanno campare anche i figli, le mogli, i fratelli. Proprio coma fa Bossi. Dopo aver preso un diploma per corrispondenza (forse!) ha campato di politica per tutta la vita. La cosa più divertente è sentire Berlusconi parlare dei politici come di parassiti avendo lui un passato (molto remoto) di imprenditore quando ha vicino un esemplare di un politicante di professione.

Il trota figlio del Fidel Castro della padania si porta a casa circa duemila euro meno dei parlamentari, la moglie riceve diversi milioni di finanziamenti per la sua scuola privata da un ministro che ha quasi distrutto la Scuola Statale Pubblica e l’Università italiana, il fratello Franco Bossi venne assunto al parlamento europeo con la qualifica di assistente accreditato come il primogenito Riccardo Bossi (12.750 euro al mese ricevuti dal parlamentare per l’equivalente del portaborse italiano). Totò a questo punto esclamerebbe:”E la zia, la zia come sta’?”

Se poi pensiamo ai leghisti Vogheresi c’è da morire dalle risate. Pensate al geometra Musti che è presidente dell’ASM di Voghera ed ha altri 400 incarichi in altrettanti consigli di amministrazione. Quando il consigliere comunale Rubiconto si recava all’ASM per richiedere documenti necessari allo svolgimento del proprio mandato elettorale si sentiva urlare il “leader maximo di Voghera” in perfetto italiano:”Va’ a lavura’ statale”. I cittadini di Voghera sanno quanto lavora il signor Rubiconto e quanto il geometra Musti e sapranno certamente giudicare chi è più fannullone tra i due. Ma a prescindere, come direbbe sempre il caro Totò, se gli statali fanno tanto schifo al geometra Musti ed al suo partito perché hanno deciso di portarsi a Monza proprio il prototipo degli statali, cioè i ministeriali? Forse che gli statali padani sono più efficienti di quelli solo italiani?

La verità è che i veri problemi dell’Italia questi leghisti non li sanno proprio affrontare perché sono ignoranti in tutti i campi dello scibile umano. A chi perde il posto di lavoro non sanno dire niente, ai giovani che cercano il primo lavoro non sanno dire niente, agli imprenditori non sanno dare risposte all’altezza di un paese progredito, gli artigiani li fanno suicidare, il commercio lo stanno facendo morire. L’elenco è infinito perché infinita è l’incapacità politica di questi leghisti. Loro mettono le targhe insieme a Tremonti e Brambilla e gli italiani si arrabbiano sempre di più. E qualcuno prima o poi una targa gliela romperà in testa a questi leghisti professionisti della politica che come Bossi non hanno mai avuto un lavoro e che con la politica hanno campato alle spalle di tutti gli italiani

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...