sabato 30 marzo 2013

Povera Italia nelle mani di chi siamo.


Le istruzioni di Beppe Grillo per le Elezioni on-line del Presidente della Repubblica


L'elezione del prossimo presidente della Repubblica è l'atto politico più importante dei prossimi giorni. L'uomo, o la donna, che salirà al Quirinale condizionerà nel bene e nel male la vita del Paese per sette anni. I presidenti delle Camere e il prossimo presidente del Consiglio sono in transito, hanno il fiato corto, potrebbero arrivare, secondo valutazioni ormai unanimi, al massimo alle prossime elezioni europee della primavera del 2014. Le trattative per un nome condiviso per la presidenza della Repubblica tra pdl e pdmenoelle sono in uno stato avanzato. Il pdl vuole un presidente di garanzia, un salvacondotto per i processi dello psiconano. Il pdmenoelle vuole anch'esso un presidente di garanzia, che lo tuteli dalla prossima bomba ternmonucleare del MPS. Entrambi vorrebbero un presidente "Quieta non movere et mota quietare (Non agitare ciò che è calmo, ma calma piuttosto ciò che è agitato)". Non un Pertini, ma neppure più modestamente un Prodi che cancellerebbe Berlusconi dalle carte geografiche. E' necessario un nome nobile e alto che stia appollaiato sul suo ramo ad ascoltare le lodi per la sua indiscutibile alterità che gli arriveranno copiose da giornalisti proni e da politici grati. Io ritengo che il prossimo presidente della Repubblica non debba venire dalla politica, né ricoprire, o aver ricoperto, incarichi istituzionali. Se infatti diventi presidente dell'ABI come Mussari o presidente della Finmeccanica come Orsi, sei comunque parte del gioco, promosso dai partiti. Un foglione di fico e nulla più.
Il M5S voterà on line per il presidente della Repubblica nei prossimi giorni. Il suo nome sarà presentato in Parlamento. Di seguito le regole per le votazioni.
"Tempistiche:
- La proposta dei candidati verrà effettuata da tutti coloro abilitati al voto l'11 aprile dalle 10.00 alle 21.00.
- La votazione successiva sui primi 10 candidati selezionati si terrà sul sito beppegrillo.it due giorni prima della votazione in aula sempre dalle 10.00 alle 21.00.

Per votare le persone devono aver inviato il documento digitalizzato alla pubblicazione di questo articolo, 30 marzo 2013, ed essersi iscritte al MoVimento 5 Stelle entro il 31/12/2012

Modalità per proporre il Presidente della Repubblica:
- Per proporre il nome del suo candidato l'iscritto al MoVimento 5 Stelle dovrà accedere alla sua pagina personale. Potrà proporre un solo candidato con nome e cognome e non potrà modificare la scelta.

- Per votare l'iscritto al MoVimento 5 Stelle dovrà accedere alla pagina di votazione indicata con la propria email e password. Il sistema di votazione sarà linkato da un’email inviata a tutti gli aventi diritto di voto e sarà linkata anche all’interno della pagina personale.
- Ogni iscritto potrà votare per un solo candidato.
- Nel caso il servizio di voto non fosse raggiungibile (ad esempio per un attacco hacker) per più di un’ora il tempo di down verrà recuperato, se possibile, il giorno successivo.
- I 10 nomi più proposti verranno resi pubblici e utilizzati come base dei votabili e disposti in ordine alfabetico per la votazione finale. Su questi verrà verificato che abbiano compiuto 50 anni alla data del 15 aprile 2013 (o alla data delle votazioni in aula se già resa pubblica) e che siano italiani. In caso di problemi verrà preso il primo degli esclusi.

- Il nome che avrà ricevuto più voti sarà votato dai Parlamentari del MoVimento 5 Stelle
- Il processo di voto sarà verificato da un ente esterno ."

Questi sono i problemi seri.


Cgia, imprese in fuga: dal 2000 via in 27 mila

Creati 1,5 milioni di posti all'estero. L'Italia non conviene più.

L'economia italiana continua a perder pezzi e ad ammazzare le sue aziende. Sono oltre 27 mila le imprese che hanno deciso di trasferire all'estero parte dell'attività produttiva dal 2000.
Lo ha rilevato uno studio della Cgia di Mestre secondo il quale se in questi ultimi anni la crescita del numero delle aziende che delocalizzano è stato abbastanza contenuto, +4,5% tra il 2008 ed il 2011, nell'arco temporale che va dal 2000 al 2011, invece, l'incremento è stato molto consistente: +65%.
Alla fine del 2011 ammontavano a poco più di 1,5 milioni i posti di lavoro creati oltre confine.
MOLTI VANNO IN FRANCIA. Il Paese più attrattivo per i nostri imprenditori è la Francia: sono 2.562 le aziende italiane che hanno trasferito parte della filiera produttiva oltre le Alpi.
Dopo la Francia, tra i Paesi che hanno attirato gli interessi delle nostre imprese ci sono gli Stati Uniti (2.408 aziende), la Germania (2.099), la Romania (1.992) e la Spagna (1.925).
La Cina è al settimo posto, con 1.103 imprese italiane che hanno scelto di proseguire la propria attività produttiva in estremo oriente.
A PERDERE È SOPRATTUTTO IL NORD. Le Regioni più investite dalla fuga delle aziende verso l'estero sono quelle del Nord. In Lombardia se ne contano 9.647, in Veneto 3.679, in Emilia Romagna 3.554 e in Piemonte 2.806.
Messe tutte assieme costituiscono oltre il 72% del totale delle imprese che hanno lasciato il Paese. Tra chi se ne va, quasi un'impresa su due (48,3% del totale) opera nel commercio all'ingrosso (in valore assoluto 13.124 aziende).
Segue l'industria manifatturiera (28,6% del totale) e la logistica (6,2% del totale).
«COLPA DELLE TASSE E DELLA BUROCRAZIA». «Le tasse, la burocrazia, il costo del lavoro, il deficit logistico-infrastrutturale, l'inefficienza della pubblica amministrazione, la mancanza di credito e i costi dell'energia rappresentano degli ostacoli spesso insuperabili che hanno indotto molti imprenditori a trasferirsi in Paesi dove il clima nei confronti dell'azienda è più favorevole», ha spiegato il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi.
«Un elemento di forte richiamo è la certezza del diritto. In Francia, ad esempio, i tempi di pagamento sono più puntuali e più rapidi», ha aggiunto.
Sabato, 30 Marzo 2013

Ma dove li prendono questi economisti i grillini?


L’economista grillina, l’Islanda e tanti miliardi

27 marzo 2013
Non è vero che l’Italia verserà 125 miliardi al Fondo salva stati, non è vero che in Islanda i cittadini non hanno pagato i debiti delle banche e ci sono diversi dubbi sul fatto che l’economista M5S ospite in trasmissione sia davvero un economista. Questi sono alcuni degli errori e delle imprecisioni fatti ieri nel corso della puntata di Ballarò.
Non è vero, come ha detto Luigi Zanda, che l’Italia è l’unico paese occidentale a trovarsi con due camere con una maggioranza diversa. In questo istante, negli Stati Uniti, il Senato è a maggioranza democratica, mentre la Camera dei rappresentanti è a maggioranza repubblicana. È successo anche in Francia e in Germania. A causa di sistemi politici diversi, però, queste situazioni negli altri paesi hanno raramente, per non dire mai, causato la situazione di ingovernabilità che c’è attualmente in Italia.
In un servizio della redazione si è tornato a parlare dell’Islanda, riportando una descrizione della sua uscita dalla crisi molto diffusa. Secondo il servizio, l’Islanda non ha pagato i debiti delle banche ed è uscita dalla crisi in modo “poco ortodosso” grazie a soluzioni – questo più o meno era il significato del pezzo – di tipo “grillino”. Non è vero: dopo la crisi di Lehman Brothers le tre principali banche private del paese fallirono e furono nazionalizzate. Il loro debito divenne parte del debito pubblico del paese che in breve tempo aumentò dell’80%.
Non solo: l’Islanda chiese aiuto al Fondo monetario internazionale, ricevette denaro in prestito, accettò le condizioni dell’aiuto e le soddisfò così in fretta e così bene da poter restituire il denaro in anticipo, diventando una specie di allievo modello del FMI. La leggenda del debito delle banche non ripagato deriva da un episodio tutt’altro che limpido. Con diversi referendum i cittadini islandesi si sono rifiutati di restituire ai risparmiatori olandesi e inglesi il denaro che questi avevano depositato in un fondo pensione dell’isola. Il rifiuto avvenne anche se olandesi e inglesi non richiesero tutta la cifra depositata, ma solo la quantità che era garantita e assicurata dal governo islandese.
Lidia Undiemi, presentata come economista – poi vedremo perché non è esattamente così – vicina al M5S, ha sostenuto che a causa di alcuni trattati europei sottoscritti prima dal governo Berlusconi e poi confermati dal governo Monti, l’Italia dovrà «sopportare un rientro dal debito pari a 45 miliardi l’anno per i prossimi vent’anni». Le cose non stanno esattamente così. Si tratta di una questione molto complessa: se vi interessa conoscerne i dettagli vi rimandiamo a questo articolo di Mario Seminerio – chiaro e alla portata di tutti.
In breve, la questione è questa: Undiemi si riferiva al famoso fiscal compact, una serie di accordi europei per la riduzione del debito pubblico di cui si è parlato moltissimo e si è capito molto poco. La regola che stabilisce la riduzione del debito che il governo deve effettuare è molto più complessa di come l’ha spiegata Undiemi (45 miliardi in meno l’anno per vent’anni): quello che bisogna ridurre è il rapporto tra il debito e il PIL nominale. La crescita nominale del PIL si verifica anche senza una significativa crescita reale, grazie all’inflazione. Quindi, per ipotesi, se il PIL nominale crescesse del 2,5% – che non è molto – non ci sarebbe bisogno di ridurre il debito nemmeno di un euro.
Passiamo ora un pastone di Massimo Gianni e dei cartelli della redazione che hanno lasciato passare l’idea che il “metodo Cipro”, cioè far partecipare gli stati ai salvataggi (il cosiddetto bail-in) prelevando dai depositi dei risparmiatori, sia oramai considerato un metodo praticabile anche in altri paesi europei. Questa convinzione deriva dalle parole del nuovo presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem, che lunedì aveva proprio detto che quello di Cipro potrebbe diventare un modello per altri salvataggi.
Quello che non è stato detto in trasmissione è che Dijsselbloem è stato quasi immediatamente, e seccamente, smentito e che per le sue parole è rapidamente diventato lo zimbello di commentatori e giornalisti. Sempre a proposito di Dijsselbloem: sono state le sue parole e non le voci di un possibile downgrade di Moody’s (come è stato detto qui in Italia) a far precipitare le borse lunedì.
Torniamo a Undiemi, “l’economista” del M5S che ha offerto una ricostruzione del Fondo salva stati (ESM) incredibilmente scorretta. Secondo Undiemi l’Italia dovrà versare in questo fondo ben 125 miliardi. In cambio, ha detto, l’Italia sarà aiutata e, quando questo avverrà, la dirigenza del Fondo imporrà al governo italiano la politica economica da seguire. Incredibilmente nessuno degli ospiti né la redazione hanno smentito le sue affermazioni. Il vicedirettore di Repubblica, Massimo Giannini, si è limitato a dire che si trattava di una ricostruzione scorretta senza spiegare il perché.
Innanzitutto le cifre fornite da Undiemi sono completamente sbagliate: l’Italia verserà nell’ESM 17 miliardi e si limiterà a garantirne altri 125.  Il resto della sua ricostruzione è altrettanto criticabile: non è in programma alcun salvataggio dell’Italia da parte dell’ESM, come sembra suggerire Undiemi, anche perché l’ESM non ha il denaro sufficiente a salvare un paese grande come il nostro. L’ESM non è un’organizzazione quasi privata, con un oscuro management che decide per conto suo. Le decisioni al suo interno vengono prese dai ministri delle finanze dei paesi dell’Eurozona che votano in base alla percentuale del capitale del fondo versato dai vari paesi (l’Italia ha un potere di voto più o meno pari a quello di Francia e Germania). Qui potete trovare una spiegazione di cos’è, in breve, il Fondo salva stati.
Infine, in più d’uno ieri sera su Twitter ha sollevato dubbi sulla qualifica di “economista” di Lidia Undiemi.Qui potete leggere la storia per intero. In sostanza: Undiemi non insegna in nessuna università e non è neppure una ricercatrice. Può essere definita “economista” tanto quanto ogni altro laureato in economia.
TAG: 

È veramente sconfortante sentire uno così. La cosa più grave è che avendo cambiato idea sulla rotazione dei portavoce questo c'è lo dobbiamo tenere per anni. Che il Signore ci liberi di tanti ignoranti.

http://www.facebook.com/vitoclaudiocrimi/posts/451860248227654

Il grezzo che avanza

http://www.huffingtonpost.it/2013/03/29/nik-il-nero-entra-nel-gruppo-comunicazione-grillini-senato_n_2978233.html?utm_hp_ref=italy

Ecco fate come dice. Mettete fuori i poliziotti e mettete in galera lui.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/30/aldrovandi-due-agenti-restano-in-cella-giovanardi-quello-della-foto-non-e-sangue/547477/

Il nuovo che avanza per ignoranza, ovviamente.


Ma come dite che siete il meglio del meglio. Dite che occorre dare spazio ai giovani. Dite che uno vale uno. È allora perché non avete estratto a sorte tra uno di voi? Roba da pazzi.

http://www.today.it/politica/candidato-premier-movimento-5-stelle.html

Caro presidente Napolitano, con tutto il rispetto che le ho sempre portato, non perda altro tempo, ci mandi a votare.

http://www.gadlerner.it/2013/03/30/ecco-i-nomi-di-napolitano-sono-da-governissimo

Ma quali grillini se non sanno,neanche se sono messi in orizzontale o in verticale.

http://www.siciliainformazioni.com/sicilia-informazioni/38527/muos-ferrandelli-gioisce-in-silenzio-meriti-grillini-ha-vinto-la-sicilia

Cercano i saggi eppure bene sono una infinità tra i grillini.

http://www.facebook.com/TonyTrojaTheScassaminchia/posts/234848159988942

Se lo dice Grillome Casaleggio si può fare. Hanno consultato Becchi.


#SIPUÒFARE SECONDO GRILLO. COSA? CANCELLARE UNO DEI TRE POTERI DELLO STATO, E IGNORARE MEZZA COSTITUZIONE

2247577739Si può fare, dice Grillo. Si, è arrivato il momento che il Parlamento (tutti i parlamentari ad esclusione dei suoi a quanto sembra, perché “i cittadini” finora non hanno “personale adeguato” per farlo) si mettano a legiferare in assenza di un governo. Un governo c’è, dice lui. E’ il governo Monti. Quindi finché c’è andiamo avanti (i parlamentari M5S non hanno mai iniziato) a fare leggi. Poi si vedrà.
Leggiamolo il nostro sommo costituzionalista:
Il Parlamento è sovrano, o almeno dovrebbe esserlo» e, citando gli articoli 76 e 77 della Costituzione, «se l’Italia è senza governo (in realtà è in carica il governo Monti) ha però un Parlamento che può già operare per cambiare il Paese.
E poi richiama due articoli della Costituzione
L’articolo 76 recita: “L’esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti”, e il primo comma del 77 aggiunge che “il governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria”.
 Il problema è che Grillo si dimentica che per andare avanti il governo Monti avrebbe comunque bisogno di presentarsi alle camere e ottenere la fiducia per continuare a governareE ancora, che ci sono altri articoli della Costituzione che regolano la questione: gli art. 87, 89, 92 e 94, i quali recitano : “Il Presidente della Repubblica [...] Promulga le leggi [...] Nessun atto del Presidente della Repubblica è valido se non è controfirmato dai ministri proponenti [...] Gli atti che hanno valore legislativo e gli altri indicati dalla legge sono controfirmati anche dal Presidente del Consiglio dei Ministri [...] Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei ministri [...] Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere”. 
Quindi #NonSiPuòFare. Non, almeno, come la racconta al suo popolo giubilante.
Che attende, il popolo e i cittadini parlamentari a nostre spese e dalla produttività ZERO fin ad oggi, che vengano bruciati in piazza tutti i manuali di Educazione Civica su cui ci siamo formati (o abbiamo fatto finta di formarci) alle scuole medie. Vi ricordate? I poteri dello Stato sono tre: il potere legislativo (il parlamento), il potere giudiziario (la magistratura) e il potere esecutivo (il governo). Punto e a capo. Senza due punti e manco il punto e virgola.
Nota in coda velenosa
Mi sorge la domanda: e se questa sparata da “costituzionalista rimandato a settembre” di Beppe Grillo di oggi non sia che un goffo tentativo di coprire il memorabile cazziatone che gli ha fatto via Repubblica il suo ormai ex supporter Adriano Celentano?
Seconda nota velenosa
Ci rendiamo conto che siamo nelle mani degli umori e dei reciproci rompicapi logici e linguistici di Beppe Grillo e Adriano Celentano?
Terza nota velenosa
Ad oggi nessuna proposta di legge è stata presentata da un qualsiasi parlamentare del M5S.
Quarta nota velenosa
La prima pagina di oggi dell’Unità mi ha bruciato il post di questa mattina. E io lo faccio aggratisse e senza finanziamento pubblico, pensa te.

Il nuovo che avanza. ormai sono in grado di entrare nei gangli di tutta la vita politica inquinandola.

Silvio style: in Friuli candidati 4 impresentabili, in Liguria e Campania ne spuntano altri 5

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Notizie Italia
Scritto da Viviana Pizzi
Sabato 30 Marzo 2013 00:00

Dal Friuli Venezia Giulia, dove si voterà il prossimo 21 e 22 aprile per l’elezione del nuovo presidente della Giunta regionale, passando per la Campania e finendo alla Liguria. Sono queste le ultime tre regioni che hanno ingrossato le file degli impresentabili del Pdl. In Friuli in 4 vengono ricandidati, mentre il quinto è de “La Destra di Storace”. In Liguria altrettanti finiscono indagati per aver speso soldi pubblici in terme, bigiotteria e pasticceria. E in Campania spunta un consigliere di Salerno indagato per corruzione e abuso d’ufficio.


di Viviana Pizzi
SPESE PAZZE IN LIGURIA: CINQUE INDAGATI DI CENTRODESTRA
oppa_silvio_styleLuigi Morgillo, Franco Rocca, Alessio Saso (Pdl), Raffaella Della Bianca (gruppo misto ex Pdl) e Aldo Siri(Lista Biasotti sempre riferibile al Pdl) sono i nuovi impresentabili del consiglio regionale della Liguria.
Nonostante facciano parte del gruppo di minoranza perché il candidato a governatore Sandro Biasotti è stato sconfitto per due volte: la prima nel 2005 e la seconda nel 2010 sempre ad opera dell’attuale governatore Claudio Burlando.
Tutti però hanno ricevuto un avviso di garanzia nell’ambito dell’inchiesta sui rimborsi spese dei gruppi regionali. La procura di Genova si è mossa dopo lo scandalo che ha travolto il Lazio e lo ha portato a dover tornare nuovamente alle urne. Si dovranno recare in procura per l’interrogatorio a discolpa che potrebbe evitargli di finire nelle mani della giustizia. L’ipotesi di reato avanzata dalla procura è quella di peculato.
Di cosa si tratta? Di spese simili a quelle effettuate dai colleghi del Friuli Venezia Giulia:viaggi alle terme, acquisti di bigiotteria e cene in stabilimenti balneari. Tutto a spese rigorosamente della Regione.
I consiglieri parlano di fiducia nella giustizia: l’avvocato di Raffaella della Bianca ha addirittura riferito che “ci sono elementi a favore della signora Della Bianca che porteremo all’attenzione dell’autorità giudiziaria”.
Tutto questo però non basta a dipanare i dubbi che si sono formati sui cinque nuovi impresentabili indagati.
Il procuratore Di Lecce parla di “primi accertamenti”. L’indagine comunque è stata portata avanti dalla Guardia di Finanza di Genova in base agli scontrini sequestrati. Le cifre vanno dai cento euro ai 2 – 3mila. Cifre scandalose se si pensa che una spesa di cento euro per un conto in pasticceria la gente comune la paga normalmente con i propri soldi in caso voglia organizzare una festa di compleanno per un proprio caro.
Andiamo nel dettaglio: Morgillo e Saso avrebbero speso i soldi della Regione per soggiorni alle terme. Rocca e Siri invece ci avrebbero finanziato feste private con un conto in pasticceria. In un caso di soli 100 euro. Della Bianca invece avrebbe speso i soldi della Regione per dei pezzi di bigiotteria. Né oro né argento quindi. Soltanto oggetti di valore inferiore.
In Liguria le elezioni sono ancora lontane. Se ne parla nel 2015. Non è altrettanto in Friuli Venezia Giulia invece.

FRIULI VENEZIA GIULIA: IL PDL RICANDIDA QUATTRO CONSIGLIERI INDAGATI PER PECULATO
elezioni-schedaChe cosa accade invece nella Regione in cui ci sarà presto un appuntamento alle urne? Dei venti consiglieri indagati per peculato in quattro saranno ricandidati nelle file del Pdl.
Si tratta di Paolo Santin, Franco Del Mas, Alessandro Colautti e Roberto Marin. Come è avvenuto alle elezioni politiche il Pdl rinuncia ai casi più gravi facendo però rientrare dalla finestra persone con il minore peso politico.
Santin, lo ricordiamo, ha acquistato felpe sportive con i soldi del Pdl per una squadra di calcio locale. Secondo Renzo Tondo questa “colpa” non è grave come acquistare il salmone alla vigilia di Natale o un treno di gomme. Oppure come il caso della pistola acquistata dal leghista Enore Picco rimasto fuori dai giochi elettorali.
E gli altri di cosa sono accusati: Colautti di aver pagato la cena di San Valentino alla sua dolce metà, Marin aveva acquistato invece la carne mentre Dal Mas le scarpe e i ricambi per le pentole.
Si sa che la carne è più utile del salmone e che le scarpe sono ritenute più necessarie di un treno di gomme oppure di una pistola. La nostra è pura ironia ma  resta comunque oscura la tattica usata da Renzo Tondo per il reclutamento dei nuovi candidati. Le spese potrebbero essere “ritenute di minor gravità” forse perché questi consiglieri porteranno al partito più voti. Se è questa la strategia lo sapremo soltanto il 23 aprile.
E gli altri partiti? Solo la Destra di Storace ha ricandidato un consigliere indagato per peculato. Si tratta di Franco Baritussio che si era fatto rimborsare un soggiorno in Carinzia. Lega e Pd hanno rinunciato tutti alla ricandidatura di indagati. Del resto, anche nella composizione delle liste, è questione di stile.
E IN CAMPANIA SPUNTA UN CONSIGLIERE REGIONALE INDAGATO PER CONCORSO IN CORRUZIONE E ABUSO D’UFFICIO
Mentre al Nord Italia si discute di come spendere i soldi della Regione per frivolezze in Campania il consigliere regionale del Pdl Giovanni Baldi, presidente dalla Commissione consiliare per le attività produttive, è stato indagato dalla Procura di Salerno per concorso in corruzione e abuso d’ufficio.
Nel registro degli indagati ci è finito insieme ad altre quattro persone. L’accusa nei suoi confronti sarebbe quella di essersi prodigato affinché una sua concittadina di Cava dei Tirreni superasse un concorso alla Provincia di Salerno.
L’inchiesta è stata portata avanti dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale Antimafia Vincenzo Montemurro. Per l’accertamento dei fatti sono state disposte una serie di perquisizioni effettuate nelle abitazioni e negli studi degli indagati.
dellutri_non_unico_impresentabileIl consigliere regionale a Cava dei Tirreni ha dovuto aprire la porta della sua casa e del suo ufficio agli investigatori. Perquisiti a Nocera Inferiore anche l’abitazione e gli uffici del padre della ragazza assunta nel 2010 alla Provincia di Salerno dopo il presunto concorso truccato. Sottosopra anche l’ufficio del Consiglio regionale che Baldi ha a Napoli.
Il Pdl impresentabile non è quindi solo Marcello Dell’Utri. Si tratta di un partito che nelle sue ramificazioni regionali è sempre più invischiato in inchieste giudiziarie. Alla faccia del rinnovamento della classe politica.

Questo ragazzo inizia a essermi simpatico. Roberto Lodigiani intervisti Antonio Marfi per chiedere cosa ne pensa della libertà di rilasciare una intervista. Tra due grandi uomini chissà che articolo viene fuori.


M5s, Mastrangeli dopo la D’Urso: “Se mi chiama vado anche da Vespa”

Pubblicato il 30 marzo 2013 13.00 | Ultimo aggiornamento: 30 marzo 2013 13.02
ROMA – “Se Vespa mi chiama vado anche da lui“, Marino Mastrangeli il senatore M5s che ha suscitato non poche polemiche all’interno del Movimento per aver partecipato come ospite al programma di Barbara D’Urso, rincara la dose di sconcerto tra i suoi.
Dopo essersi guadagnato l’appellativo di “Pomeriggio 5 Mastrangeli”, il senatore M5s che ha di fatto violato il codice di comportamento firmato da tutti i parlamentari 5 Stelle, non sembra mostrare alcun pentimento. Anzi, in un’intervista al quotidiano romano il Messaggero, afferma: ”Ora non succede proprio niente”, ”perché dovrebbero espellermi? Non mi risulta”.
E scomoda l’articolo 54 della Costituzione: ”Non vado da nessuna parte – ribadisce – Ho accettato l’invito della cittadina elettrice Barbara D’Urso per una questione di educazione. Ricordo che ogni funzionario pubblico ha il dovere in base all’articolo 54 della Costituzione di adempiere alle proprie funzioni con disciplina e onore. E’ quello che ho fatto”.
”Io – si difende Mastrangeli – non ho mica partecipato a uno di quei talk show insopportabili che sono oggettivamente una distorsione della politica. Se i miei colleghi mi hanno visto in tv sanno cosa voglio dire. Non mi sono seduto in un salotto a battibeccare con gli altri. Ho risposto alle domande di una cittadina elettrice. Ogni giorno i miei elettori mi invitano a decine di eventi diversi. Quando posso ci vado”.
Mastrangeli spiega di non dover chiedere il permesso a nessuno per questo non ne ha parlato prima con il portavoce Crimi: ”Ma perché – domanda retorico – ogni volta che sposto un piede devo dirlo a Crimi?”.
Alla domanda se sia disponibile ad andare in tv anche da Bruno Vespa in caso di invito, Mastrangeli non si vincola: ”Se si trattasse di un’intervista senza altri ospiti nello studio di Porta a Porta non vedo il problema. Anche Vespa è un cittadino elettore come gli altri”.

Che avesse finalmente iniziato dopo anni di cecità a capire qualcosa della setta a cinque stelle? Non credo. Non credo proprio.


Marco Travaglio critica Grillo ed il M5S per il no a qualsiasi governo

SABATO, 30 MARZO 2013
Ieri il “Fatto Quotidiano” aveva pubblicato un editoriale di Paolo Flores D’Arcais nel quale si chiedeva a Grillo ed al MoVimento 5 Stelle di indicare una rosa di nomi per formare un governo “senza partiti” appoggiato da Pd e dallo stesso M5S. Questa ipotesi è stata rifiutata da Beppe Grillo, e la decisione è stata aspramente criticata dal vice direttore del “Fatto”, Marco Travaglio. “ É vero, come sospettavano i complottisti (che spesso ci azzeccano) che Napolitano e parte del Pd sono già d’accordo col Pdl per l’inciucio: ma, a maggior ragione, la proposta di un governo Settis o Zagrebelsky li avrebbe messi tutti con le spalle al muro. E li avrebbe costretti alla ritirata, non foss’altro che per non assumersi la responsabilità di aver bocciato il miglior governo degli ultimi 15 anni (almeno sulla carta).”
Travaglio rimarca come il fallimento di questa prospettiva, che avrebbe portato benefici all’Italia, bruci quasi tutte le novità positive introdotte dal MoVimento 5 Stelle: la messa all’angolo del Pdl con l’annuncio del sì all’ineleggibilità, costringendo il Pd a seguirlo, l’elezione di nuove personalità per le presidenze delle Camere come Grasso e Boldrini invece che leader dal profilo consumato come Franceschini e Finocchiaro, con immediato taglio degli emolumenti, la messa in discussione dei dogmi “piddini” su Tav e rimborsi elettorali. Il vice direttore del “Fatto” sottolinea  come, “pur avendo vinto solo moralmente le elezioni, 5Stelle era diventato in pochi giorni il dominus della politica italiana. Se Grillo avesse chiesto a Bersani le chiavi di casa e della macchina, quello gliele avrebbe consegnate senza fiatare e con tante scuse per il ritardo. Insomma, da oggi un movimento nato appena tre anni fa avrebbe avuto l’ultima parola sul nuovo governo e sul nuovo presidente della Repubblica. Con notevoli benefici per gli italiani, visto che alcuni punti del programma pentastelluto, al netto delle follie e delle utopie, sono buoni e giusti e realizzabili in poco tempo.”
Con Berlusconi nell’angolo ed i partiti messi in estrema difficoltà, con un Bersani rimasto fermo sull’alleanza col M5S, al MoVimento sarebbe bastato proporre un paio di nomi autorevoli per un governo politico guidato e composto da personalità estranee ai partiti (parrà strano, ma ne esistono parecchie, anche fuori dalla Bocconi, dalle gran logge, dai caveau delle banche e dalle sagrestie vaticane). ”
Una simile mossa sarebbe stata per Marco Travaglio lo scacco matto al re.” Invece lo scacco i grilli se lo son dato da soli. Col rischio di perdere un treno che potrebbe non ripassare più; di accreditare le peggiori leggende nere sul loro conto; e di gettare le basi per drammatiche spaccature.” In questo modo l’alternativa che rimane al ritorno alle urne, paventato da tutti ma in realtà voluto da nessuno, rimane solo un governissimo tra Pd e Pdl, che il vice direttore del “Fatto” rimarca come sia l’ipotesi peggiore per il paese, ed anche per lo stesso MoVimento 5 Stelle. ” Ora invece l’unica alternativa alle urne, che tutti invocano ma tutti temono, sarà un inciucissimo con B., più o meno mascherato. Che magari era nella testa di Napolitano e dei partiti fin dal primo giorno. Ma che ora ricadrà sulla testa dei 5 Stelle. E naturalmente degli italiani. Bel risultato, complimenti a tutti.”

Sbaglio o Boldrin ha chiamato cretino Grillo? I grandi USA paesi nei quali se si dimostra che uno è veramente cretino non vi è reato di diffamazione. E per dimostrare questo per Grillo ci vorrebbe ben poco. Magari Roberto Lodigiani intervisti Antonio Marfi anche su questo. Vediamo che ci dice visto che in consiglio comunale non riesce ancora a leggere il bilancio.


I grillini votano insieme al PDL per Casapound. E poi Antonio Marfi fa finta di presidiare la targa fascista a Voghera. Complimenti veramente coerente. Dica qualcosa a Roberto Lodigiani. Magari in una intervista di tre pagine. Tra grandi personalità ci si intende.


Un uomo che leggeva il futuro. Che pronunciava la frase ".....perchè no......". L'uomo per il quale era tutto possibile.



Quando si deve dire no. Quando non si può guardare dall'altra parte. Quando si deve combatte contro una dittatura per la libertà.


L'uomo della giustizia. L'unico con un tono di voce potente quasi come Dio. Quando gli ho stretto la mano ho sentito la forza della vita. Ho capito come si può vivere combattendo sempre.


dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...