giovedì 19 maggio 2016

Di Battista non riesce a smettere : mega bufala 5 stelle a DiMartedì

La qualità dei militanti grillini è veramente eccellente.

giovedì 19 maggio 2016 17:33

Come hanno preso i grillini la morte di Marco Pannella

Beppe Grillo ha pubblicato sul suo blog e su Facebook un ricordo del MoVimento 5 Stelle riguardo Marco Pannella, morto oggi dopo una lunga malattia:
Il Movimento 5 Stelle ricorda Marco Pannella, leader politico che ha fatto della democrazia diretta tramite referendum una delle sue battaglie di una vita. E attraverso la democrazia diretta è riuscito a portare a questo Paese importanti riforme civili. Diciamolo, anche quando non si era politicamente d’accordo con Marco Pannella non si riusciva proprio a pensar male di lui.
Ma a quanto pare basta dare uno sguardo all’aggregazione su Facebook per scoprire che un buon numero di grillini non sembra così in sintonia con le belle parole del M5S. C’è chi lo accusa di aver mangiato per decenni alle nostre spalle e chi gli dà del parassita:
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Chi lo accusa di non aver rinunciato a vitalizi e stipendi e quindi di essere stato uno come tutti gli altri:
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C’è chi pensa a chi percepirà la sua pensione:
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E chi pensa che almeno così si risparmieranno soldi
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Poi c’è Pasqualina, che crede che Pannella facesse parte di “un governo di corrotti” e “non ha mai fatto niente per i detenuti:
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Mentre Gianni pensa che siamo un popolo di cerebrolesi se celebriamo la sua morte:
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C’è lo accusa di essere un utile idiota al servizio della partitocrazia (e pensare che questa parola l’ha usata soprattutto lui…)
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Chi, già che c’è, se la prende anche con la Bonino:
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Mentre Paolo vede molti punti d’incontro tra i radicali e il M5S:
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Infine, Andrea ci ricorda che lui lavora da una vita e quindi di Pannella chissenefrega:
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Pannella vs Grillo assassino : Tu ti sei buttato fuori , gli altri sono ...

Giuseppe Antoci: «Ecco perché i clan mi vogliono morto»

giuseppe antoci parco dei nebrodi

Intervistato dal quotidiano "La Repubblica", il presidente del Parco dei Nebrodi riuscito a salvarsi dopo l'agguato mafioso spiega: «Abbiamo tolto terreni a Cosa Nostra e toccato grandi interessi»

«So chi mi vuole morto, ma non mi fermeranno». Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi, riuscito a salvarsi dopo l’agguato a fucilate della mafia in Sicilia, spiega, intervistato dal quotidiano La Repubblicaperché i clan volevano ucciderlo: «Perdono milioni, abbiamo tolto terreni a Cosa Nostra e toccato grandi interessi. In passato c’erano collusioni, ora i clan non dettano più legge». 

GIUSEPPE ANTOCI: «I CLAN PERDONO MILIONI, SO CHI MI VUOLE MORTO»

Il quotidiano diretto da Mario Calabresi, racconta le parole di Antoci:
«Quando ho visto che qualcuno stava aprendo lo sportello dell’auto ormai crivellata di colpi ho pensato che sarei morto davvero. Poi mi è apparso il volto del vicequestore e l’ho abbracciato con tutta la mia forza. So chi mi vuole morto e pensavo che questa volta l’avrebbe avuta vinta».

Giuseppe Antoci è seduto nel suo divano in una tranquilla villetta sui pendii che salgono verso i Nebrodi e non dorme da quasi ventiquattro ore filate. Guarda la moglie Teresa che cerca di farlo mangiare e piange. Guarda le tre giovani figlie e piange. «Ho paura per loro». Una vita in banca, quella di Antoci, prima di diventare presidente del Parco dei Nebrodi. Una vita appartata e adesso improvvisamente in prima linea nel territorio mafioso più violento della Sicilia. [...] «Sapevo di essere nel mirino. In una lettera anonima scrivevano: “Finirai scannato tu e Crocetta”. Hanno provato a scannarmi e sono ancora vivo. Ma adesso però lo Stato deve tornare a essere presente in questo territorio abbandonato. Una seconda volta i mafiosi non sbaglieranno».

[...] «Sono sotto scorta da mesi e con l’auto blindata stavo tornando a casa da una strada molto buia che taglia il bosco. Mi ero appisolato quando a un tratto sento uno dei due agenti di scorta che urla. Non faccio in tempo ad aprire gli occhi e subito arrivano come dei forti colpi di pietra sull’auto. Erano le pallottole. Un altro agente mi butta giù sul sedile. Sento ancora gli spari, sembrano momenti infiniti. Ad un tratto si apre lo sportello. Era il vicequestore Daniele Manganaro che mi aveva seguito con la sua auto perché sapeva che quella era una strada pericolosa. Mi ha salvato la vita. Poi mi sono messo a piangere a dirotto. Ho pensato ai due agenti di scorta che per poche migliaia di euro rischiano la vita. Ho pensato alla mia famiglia che sto mettendo in pericolo ».

GIUSEPPE ANTOCI: «IN PASSATO C’ERANO COLLUSIONI…»

Giuseppe Antoci spiega a Repubblica perché Cosa Nostra lo ha preso di mira:
Lei dice di conoscere chi la vuole morto.

«Sono i mafiosi ai quali stiamo togliendo terreni pretendendo un documento che qui nessuno aveva mai chiesto: la certificazione antimafia. Io ho revocato 400 ettari di terreni e inventato un protocollo che rende obbligatoria la richiesta del documento antimafia anche per assegnare beni di valore inferiore ai 150 mila euro. Sotto questa soglia la certificazione non è obbligatoria. Bastava un’auto dichiarazione e tutto filava liscio».

Ma davvero lei rischia la vita solo per aver revocato 400 ettari di terreno?

«Tutti i sindaci del Parco hanno sottoscritto il protocollo. E alcuni, come Fabio Venezia primo cittadino di Troina, lo hanno applicato alla lettera. Lui da solo ha revocato quasi 4 mila ettari di terreni affidati a persone in odor di mafia. Parenti delle famiglie più pericolose della zona. Anche lui è sotto scorta».

Ma perché prima qui nessuno ha fatto nulla?

«In passato c’è stata una grande collusione tra politica e mafia, tra istituzioni che chiudevano un occhio e un’illegalità diffusa. Intere zone dei Nebrodi sono ancora terra di nessuno e due volanti della polizia non bastano a controllare un’area vasta come la nostra. Ma qualcosa sta cambiando. Tanti sindaci stanno alzando la testa e io con loro. Qui però non si è ancora capito il valore di quello che stiamo facendo. Devo dire che il Prefetto, il Questore e il senatore Beppe Lumia mi sono stati sempre molto vicini. Il governatore Rosario Crocetta, che mi ha nominato in questo ruolo, ha voluto poi allargare il protocollo a tutti gli enti regionali. Molti però pensavano che comunque si trattava soltanto di parole. Dopo sono arrivate le revoche vere e adesso abbiamo uno strumento per fare pulizia».
Giuseppe Antoci non vuole tirarsi indietro, nonostante la paura per la famiglia: «Non mi fermo perché voglio liberare la mia terra e lo devo proprio ai miei figli. Non temo né la mafia, né la ‘ndrangheta. Però lo Stato non deve più lasciarci soli», rivendica.

«I TERRENI PER I PASCOLI, PER LA MAFIA, RENDONO PIÙ DEL TRAFFICO DI DROGA»

Come spiega il giornalista Emanuela Lauria, i pascoli sono ormai diventati per Cosa Nostra una nuova fonte di business, più redditizia dello stesso traffico di stupefacenti:
«È lì, su terreni che si estendono per cinquemila ettari, che i clan di Tortorici, Ceasrò, Capizzi, calamitavano fondi pubblici: un business che, si stima, in Sicilia vale un miliardo di euro. Secondo la prefettura di Messina non c’è dubbio: la ratio secondo cui vengono concessi i contributi comunitari e statali, da queste parti, è stata profondamente trasformata. Da aiuti per la produttività delle aziende agricole e zootecniche a sistema di finanziamento di organizzazioni criminali»
A fine 2014 venne firmato un protocollo di legalità tra Questura e Parco dei Nebrodi per favorire la massima trasparenza nell’assegnazione dei terreni. Anche perché, secondo il senatore Pd Francesco Lumia, per la mafia «quello dei terreni è un affare che, per valore, supera quello della droga».
«A quel protocollo si lega l’estensione dell’obbligo di presentare la certificazione antimafia alle aziende che gestiscono appezzamenti di valore inferiore ai 150mila euro. La prefettura di Messina ha dato l’interdizione a 23 aziende su 25. E sono cominciate le revoche. Il 10 aprile il Tar di Catania ha respinto i ricorsi di alcune aziende estromesse dalle concessioni. In questo scenario sarebbe maturato l’attentato. «Un atto — afferma il senatore — che dimostra come la mafia militare sia ancora in azione. Perché quando le tocchi i soldi, Cosa nostra reagisce sempre allo stesso modo: prima o poi spara», si legge su Repubblica.

Bravo il nostro sindaco a chiedere 100 mila euro a Chirichelli. Pensare che Salvini non si è neanche costituito parte civile contro Belsito per l'uso distorto che ha fatto dei fondi del finanziamento pubblico ai partiti. La coerenza è coerenza. Bravo De Paoli.

Processo al via, il Comune parte civile per il danno d’immagine. L’azienda vuole la restituzione di oltre un milione
Depaoli chiede 100mila € a Chirichelli
La vicenda è quella del milione e 800mila euro usciti dai bilanci dell'azienda di via Donegani e finiti su conti correnti intestati a Pietro Antoniazzi (nella foto), ex direttore finanziario di Asm, e a una sua società, la Consula. Insieme ad Antoniazzi sono chiamati a rispondere dell'accusa di peculato anche Giampaolo Chirichelli, ex presidente di Asm, Claudio Tedesi, ex direttore generale e Luca Filippi, ex presidente di Asm lavori e componente il Consiglio di amministrazione di Asm. Per tutti e quattro, la procura ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato. Solo Chirichelli ha chiesto di andare a dibattimento. Tedesi e Filippi hanno scelto il rito abbreviato mentre Antoniazzi vorrebbe patteggiare 4 anni e 4 mesi, ma l’accordo non è stato ancora raggiunto.di Maria Grazia Piccaluga wPAVIA Il Comune chiede all’ex presidente di Asm Giampaolo Chirichelli centomila euro per il danno di immagine provocato dalla bufera giudiziaria che ha travolto gli ex vertici di Asm. Dei soldi che l’azienda di via Donegani avrebbe versato per una serie di lavori pubblici, il Mezzabarba non ha visto neanche l’ombra. Secondo la Procura di Pavia, che ha condotto le indagini, almeno un milione e 186mila euro fatti risultare per quelle opere sarebbe invece confluiti nei conti correnti dell’ex direttore finanziario Pietro Antoniazzi. Con la complicità di Gian Piero Chirichelli che ora, per primo, si trova ad affrontare il giudizio. Il manager, in carica dal luglio 2009 al febbraio 2915, vuole affrontare il dibattimento che è stato aperto ieri mattina davanti al collegio del Tribunale di Pavia presieduto dal giudice Luigi Riganti (giudici a latere Pasquale Villani e Rosaria D’Addea). In un lungo colloquio avuto martedì pomeriggio a San Vittore con i suoi difensori, gli avvocati Orietta Stella e Salvatore Scuto, il manager ha chiesto di seguire la strada più breve per dimostrare in aula la sua verità. Ha dato ai suoi legali la disponibilità ad accorciare, dove possibile, i tempi dell’iter processuale: la Procura di Pavia, che gli contesta il peculato, aveva chiesto il giudizio immediato senza passare dall’udienza preliminare, la difesa di Chirichelli avrebbe avuto a disposizione fino al 21 maggio (15 giorni dalla notifica) per presentare una nuova richiesta di rito alternativo. Invece rinuncia e chiede di cominciare subito il processo. Il collegio ha già stabilito un primo calendario con udienze straordinarie che cadranno tendenzialmente di lunedì, con l’eccezione della prossima, fissata per mercoledì 25 maggio. Ieri mattina l’ex presidente di Asm Pavia ha preferito non comparire. Era presente invece la moglie, Amarillide Sempio, non più in qualità di co-difensore: ha dismesso il mandato ed è stata sostituita dall’avvocato Salvatore Scuto, già presidente delle Camere Penali che ora affianca la collega Orietta Stella. Nell’udienza di ieri oltre al Comune (rappresentato dall’avvocato Gian Luigi Tizzoni) anche Asm Pavia si è costituita parte civile e si prepara a chiedere i danni patrimoniali: quel milione e 186mila euro di cui - secondo il teorema accusatorio - Chirichelli si sarebbe appropriato, in concorso con Pietro Antoniazzi (direttore finanziario) e Claudio Tedesi (direttore generale).
giovedì 19 maggio 2016 12:02

Il M5S vota no al limite dei due mandati nelle cariche dei partiti

Mara Mucci, ex deputata del MoVimento 5 Stelle, ha pubblicato sul suo profilo Facebook il racconto di un voto in Commissione su un emendamento che introduceva il limite dei due mandati nelle cariche dei partiti e la partecipazione anche telematica al voto. Il M5S ha votato no ad entrambi gli emendamenti:
INCREDIBILE, M5S VOTA CONTRO SE’ STESSO E SI SCOPRE LIBERALE !!!!1!1
il m5s con dichiarazione di Toninelli vota CONTRO questo emendamento.
Questa emendamento racchiude i punti principali che caratterizzano la storia, e probabilmente il successo del m5s fino ad oggi.
-limite due mandati
-partecipazione anche telematica al voto
E’ parte della proposta parlamento pulito, depositato in cassazione e oggetto in più proposte emendative del m5s alla Costituzione.
Oggi Toninelli dice NO, e vota contro.
La motivazione è che non vogliono imporre a tutti i partiti questi paletti.
Ma come?
La proposta di legge di iniziativa popolare e gli emendamenti alla Costituzione cosa pensavano facesse?
Oggi, come ho dichiarato in commissione, il m5s si scopre un partito liberale.
‪#‎sapevatelo‬
‪#‎comesicambia‬ ‪#‎seLoChiedeGrillo‬
m5s voto
Toninelli replica su Facebook:
toninelli m5s
E la Mucci controreplica, sempre su Facebook:
Toninelli si arrampica sugli specchi tentando una replica da matrix.
Hanno votato contro gli emendamenti che parlano chiaramente di 2 limiti di mandato alle cariche interne, e di partecipazione con voto telematico.
Il principio è lo stesso delle cariche elettive.
Nella sua dichiarazione di voto, sentita da tutti i colleghi, ha esplicitamente detto che le loro idee non devono essere applicate agli altri. Un modo di pensare prettamente liberale ed illogico da parte di chi prima di tutto ha presentato atti parlamentari e proposte di legge popolare nella direzione opposta, e che si basa su una totale sfiducia della politica.
Ma non ci aspettiamo nulla da parte di chi fa ereditare le cariche interne che contano del partito da padre a figlio, di chi negli statuti mette nipoti e commercialisti “di”.
La trasparenza tornerà di moda come anche l’onestà intellettuale…

M5s Milano, quelle liste di zona con candidati multipli

A Milano una trentina di nomi in corsa su due municipi. Ma nel 2011 i 'non residenti' non potevano presentarsi in lista. Un altro principio tradito.

19 Maggio 2016
Un gazebo del M5s a Milano.
Un gazebo del M5s a Milano.
Nove liste, tante quanti i municipi o zone di Milano.
E 197 candidati del Movimento 5 stelle per questi mini Consigli.
Una trentina quelli che sono i corsa per due zone differenti. Dei doppioni, praticamente.
Nulla di irregolare, certo: sono pratiche note e frequentate da tutti i partiti.
Ma forse sta proprio qui il problema: il M5s si presenta come elemento di rottura rispetto alle altre formazioni.
Eppure le contraddizioni sono parecchie.
QUEL COMANDAMENTO DI GRILLO... Se da un lato, nella questione del sindaco di Parma Federico Pizzarotti, vertici e direttorio si attaccano ai principi fondativi dello stesso Movimento e si rimettono di fatto alla volontà «dell'unico garante rimasto» (come hanno ripetuto tra gli altri Roberto Fico, Massimo Bugani e Roberta Lombardi), non si capisce perché a Milano si stia ignorando un altro comandamento del capo.
Beppe Grillo il 19 maggio 2011 disse senza giri di parole: «Noi chiediamo due cose; che i candidati abbiano il certificato penale pulito e che abitino dove si candidano».
CHIUSO UN OCCHIO SUI PRINICÌPI. Delle due dunque l'una: o i 29 candidati 'ubiqui' sono pure molto fortunati e hanno residenze in due zone diverse di Milano, oppure chi ha stabilito le regole per le candidature e ha stilato le liste ha chiuso un occhio su questo principio.

Nel 2011 andò diversamente: senza residenti niente liste

Beppe Grillo del Movimento 5 stelle.
(© Ansa) Beppe Grillo del Movimento 5 stelle.
Chi da anni frequenta Meetup e gazebo, però, ricorda per esempio che nel 2011 non trovando residenti da candidare non venne presentata la lista.
I tempi però cambiano anche nel Movimento.
E questa forse è un'ulteriore prova. «Così lo staff locale può esercitare maggiore controllo, evitando dissidenti e critici», spiega chi il Movimento milanese lo conosce bene.
C'è poi chi è meno dietrologo, ma non risparmia le critiche: «Senza riempilista e candidati doppi, soprattutto a livello locale, sarebbe possibile instaurare un vero rapporto tra eletto ed elettore. Che senso ha un consigliere di zona che non risiede né lavora nella zona di elezione?».
E LE CANDIDATURE MULTIPLE? La presenza massiccia di candidati in due liste diverse cozza anche con l'idea di legge elettorale del Movimento.
Vero, le elezioni di circoscrizione non sono Politiche o Europee. Però il M5s - Grillo & Casaleggio in primis - ha sempre proposto di abolire premio di maggioranza e candidature multiple.
LA LINEA ERA: ABOLIRLE. Linea ribadita a ottobre 2015 anche da Danilo Toninelli, vicepresidente della commissione Affari costituzionali e vicino a Luigi Di Maio.
«Noi vogliamo cambiare la legge elettorale», assicurò. «Il Movimento propone sicuramente di abolire le candidature plurime e introdurre le preferenze, come prescrive la Corte».

In zona 3 spunta la capolista ed ex frontwoman Bedori

Luigi Di Maio e Patrizia Bedori.
Luigi Di Maio e Patrizia Bedori. 
Per la cronaca, alcuni candidati di zona sono anche in corsa per il Consiglio comunale.
In zona 3 spunta la capolista ed ex frontwoman per Palazzo Marino Patrizia Bedori, in zona 1 il numero due della lista ed ex candidato sindaco Francesco Maria Forcolini.
In zona 9 il numero tre Simone Sollazzo, in zona 5 la numero quattro Marialaura De Franceschi e in zona 4 la quinta in lista Katia Tarsia.
ANZIANITÀ SOLO DAL 2013. Tra i candidati presidenti, quattro sono in lista: Daniele Beretta (zona 7); Pierluigi Riccitelli (zona 3); Giuseppe Ventura (zona 1) e Massimo Dall'Occo (zona 6). Tutti iscritti al Movimento nel 2013.
La nuova nomenklatura di pentastellati milanesi, candidato sindaco compreso, vanta dunque un'anzianità relativa.
E non si arrabbiassero se qualcuno li definisce «rottamatori».

Twitter @franzic76

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...