sabato 24 dicembre 2016

Lo sapevano tutti ma nessuno ha agito. Adesso tutti dicono di aver detto. Anche Di Maio.

M5S Roma, De Vito: «Avevamo detto a Virginia Raggi di allontanare Marra»

virginia raggi

Il presidente dell'assemblea capitolina ammette gli «errori» dei pentastellati

A Virginia Raggi «lo avevamo detto». Raffaele Marra «doveva essere allontanato prima». L’avevamo avvertita «sull’opportunità di trattenerlo in un ruolo di assoluta vicinanza con lei». Parla così, in un’intervista rilasciata a Giovanna Vitale per Repubblica il presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito, uno dei massimi rappresentanti del Movimento 5 Stelle a Roma, già sfidante dell’attuale primo cittadino alle Comunarie per la candidatura a sindaco.

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«AVEVAMO DETTO A VIRGINIA RAGGI DI ALLONTANARE RAFFAELE MARRA»

Analizzando le difficoltà della giunta pentastellata, e in particolare delle ultime tegole cadute sull’amministrazione, come la bocciatura del bilancio di previsione 2017-2019, la scelta infelice di assessori e dirigenti, l’arresto per corruzione di Marra, De Vito ammette che degli errori «sono stati fatti». E parla anche di «virus e infiltrazioni» nel M5S:
Ma l’arresto di Marra e le varie inchieste aperte sulle nomine non dimostrano che Raggi ha quantomeno sbagliato la scelta dei collaboratori?

«Degli errori sono stati sicuramente commessi, la stessa sindaca lo ha riconosciuto. Ma il M5S è una forza in rapida e forte crescita, è fisiologico e frequente che persone con un passato politico in altri ambiti tentino di salire sul carro del vincitore».

Tentativo riuscito, a leggere le carte giudiziarie. Anche per lei, come ha già detto l’ex vicesindaco Frongia, il M5S è stato infiltrato?

«È nei fatti. Questo ci impone di fare una selezione più accorta per evitare virus e infiltrazioni».

Lei frequentava Marra, ci è mai andato a pranzo, come spesso facevano Frongia e Romeo sulla terrazza Caffarelli?

«Ho visto Marra una sola volta nel corso della scorsa consiliatura, insieme con Romeo e Frongia. Era il 2013, dunque ben prima che fosse nominato vicecapo di gabinetto della sindaca. Non lo frequentavo. Non ci sono mai andato a pranzo né a cena, men che meno sulla terrazza Caffarelli. Di solito mangio un panino con il mio staff. Non è un segreto che alcuni di noi avessero avvertito Virginia sull’opportunità di trattenerlo in un ruolo di assoluta vicinanza con lei».
Ma De Vito invita anche a non dare un giudizio prematuro sull’amministrazione del Movimento 5 Stella Roma. «Gli assessori hanno grande capacità, sanno come attuare il nostro programma. Quindi non mi pongo la domanda. Errori sono stati commessi. Ora andiamo avanti. Ce lo chiede la città».

«AVVISO DI GARANZIA A VIRGINIA RAGGI? DECIDERÀ IL GARANTE BEPPE GRILLO»

E se Raggi dovesse ricevere un avviso di garanzia? A quel punto si autosospenderà? Il M5S le toglierà il simbolo? A Repubblica il presidente risponde:
«Non si ragiona sui “se”. Nel caso arrivasse, ne valuteremo i contenuti con il nostro garante».

La cosa grave non è che ci siano dei cretini in rete. La cosa grave è che ci siano dei cretini che credono che queste bufale siano la verità. Certamente prodotta da Casapound o Grillini o leghisti.

La bufala del ponte crollato dopo l’inaugurazione lungo la Salerno-Reggio Calabria

bufala ponte crollato

L'ultima notizia fasulla di Ermes Maiolica

Lungo la Salerno-Reggio Calabria è crollato un ponte il giorno dopo l’inaugurazione. È l’ultima bufala diventata virale in rete, rimbalzata di bacheca in bacheca sui profili di migliaia di utenti. A diffonderla è stato uno dei più noti autori di notizie false del web italiano, Ermes Maiolica, con un post sul suo sito tg24.live. Individuare il motivi del successo è fin troppo semplice. Il crollo di ponti inaugurati da poco tempo e i ritardi nella consegna delle opere pubbliche hanno già generato molta indignazione negli ultimi anni. La notizia di un ulteriore ingente spreco di risorse pubbliche non può che amplificare il malcontento.

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PONTE CROLLATO DOPO INAUGURAZIONE? SOLO UNA BUFALA

La bufala sulla Salerno-Reggio Calabria è stata poi creata il giorno dopo l’apertura al traffico della Galleria Larìa, in provincia di Cosenza, che segna la conclusione dei lavori avviati nel 1955 per la realizzazione dell’autostrada. Maiolica ha scritto:
Peccato che stamattina è crollato una parte del ponte al 13esimo chilometro, costruito 50 anni fa, perché ovviamente hanno inaugurato un percorso che già ha bisogno di ristrutturazione, percorribile tutta a tre e due corsie per senso di marcia con standard autostradali. Per inaugurarla, il Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio e il Presidente di Anas Gianni Vittorio Armani stanno percorrendo tutto il tracciato ancora sano, insieme ai giornalisti. Il viaggio si conclude a Villa San Giovanni, alla presenza del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

Veramente ingamba il ministro del lavoro. Lui fa il ministro da perito agrario ed il figlio è ad un passo dalla laurea a 42 anni. Di certo uno come il figlio di Poletti all'estero non se lo pigliava nessuno.

Dopo le incredibili e offensive uscite su chi emigra, vediamo il giornale finanziato con soldi pubblici del figlio del ministro del Lavoro
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Il cervello in fuga di Giuliano Poletti non ha ancora dato al corpo il comando di alzarsi dalla poltrona di ministro del Lavoro anche se persino Dario Di Vico sul Corriere della Sera ha spiegato che sarebbe il caso, per questioni di decenza e capacità, di farsi da parte possibilmente per sempre dalla vita pubblica italiana. E allora il Fatto Quotidiano di oggi, a proposito di giovani che piacciono e che non piacciono a Poletti, pubblica un’intervista al figlio Manuel, che ha tante cose curiose da raccontare. Manuel è il direttore di Setteserequi, settimanale della provincia di Ravenna. Presiede anche la società editrice, una cooperativa che, in tre anni, ha ricevuto oltre mezzo milione di euro di contributi pubblici. Setteserequi ha due redazioni, certifica 5.000 copie vendute.
Setteserequi sopravvive anche con il denaro pubblico. 
Vero, rispettando la legge. Il governo Renzi, però, ci ha rovinato.
Prego? 
Ha gestito il fondo per l’editoria con tagli retroattivi, dopo che nel 2012 la riforma Peluffo aveva già ridotto giustamente le risorse cambiando i criteri.
Forse dalla Romagna, fra coop rosse e il partito, non si è costretti a emigrare. 
Qui c’è un sistema economico che può aiutare, anche aziende editoriali meritevoli come la nostra.
Con 800 mila euro di ricavi totali, ne incassate 250 mila di pubblicità. 
Abbiamo 250 inserzionisti che comprano i servizi redazionali o la pubblicità tabellare.
Non saranno così generosi perché suo padre è ministro?
Non credo abbia mai influenzato la nostra attività.
L’Huffington Post ha pubblicato un articolo in cui riepiloga la mole di contributi pubblici al giornale del figlio di Poletti:
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I contributi pubblici al giornale di Manuel Poletti
Secondo le norme che regolano i contributi alla stampa (legge 250/90) il periodico Sette Sere Qui ha ricevuto nel 2015 190.888,48 euro di contributi pubblici. Importo simile a quello corrisposto nel 2014, quando al settimanale sono pervenuti un totale di 197.013,74 euro. Qualche decina di migliaia di euro in meno invece nel 2013 per il quotidiano diretto da Poletti Jr: il totale dei contributi pubblici erogati ammonta a 133.697,24 euro. In tre anni sono circa mezzo milione di euro.
Come ricorda un articolo di Italia Oggi, Poletti Jr ha seguito le orme del padre lanciandosi a testa bassa nel mondo delle cooperative. Il ministro infatti viene da quel mondo, essendo stato presidente nazionale di Legacoop prima di approdare al ministero del Lavoro che ha varato norme controverse come il Jobs Act e il decreto Poletti. Manuel ha seguito le sue orme: lontano dalla politica ha preferito muovere “passi importanti all’interno di Legacoop Romagna, l’organizzazione territoriale delle coop rosse scaturita dalla fusione di quelle di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini”.
Carlo Tecce poi chiede a Manuel Poletti della sua laurea:
“Prendere una laurea con 110 e lode a 28 anni non serve a un fico, è meglio prendere 97 a 21”, sempre il ministro. 
È una notizia vecchia e ne condivido il significato di fondo.
Traduca. 
Che non sempre la laurea con il massimo dei voti assicura la qualità del lavoratore. Non è scontato, almeno.
Manuel, lei ha una laurea? 
No, mi mancano pochi esami. Ho 42 anni,mi sono dedicato prima al lavoro e alla famiglia. Ho una bambina. E sono giornalista professionista da cinque anni.

Per i grillini è sempre colpa degli altri. Gli eletti sono uguali ai loro elettori.

L'assessore cambia idea. Ma la sua storia non regge
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Andrea Mazzillo subito dopo il parere sfavorevole dell’OREF aveva pubblicato una nota su Facebook e sul blog di Beppe Grillo nella quale “accoglieva la sfida del rigore” lanciatagli dall’organismo e prometteva ulteriore impegno nella direzione indicata dai revisori. In un’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera cambia completamente posizione dicendo che l’arbitro è cornuto. Già dalla prima domanda si capisce l’aria che tira:
«Sì. Il problema non è la mia esperienza, che è notevole. Il problema sono i revisori: sono stati sorteggiati, non hanno esperienza in strutture complesse come il Comune di Roma. Magari non sono ben informati, altrimenti il parere sarebbe stato diverso».
In primo luogo nella “notevole” esperienza di Mazzillo non compare per nulla alcuna esperienza da assessore al bilancio né risulta che abbia mai partecipato alla gestione di bilanci pubblici. Se invece lo ha fatto, sarebbe curioso anche sapere dove e con chi, ma purtroppo Mazzillo non lo dice. Poi l’assessore al bilancio offende la professionalità dei tecnici dell’OREF dicendo che sono stati “sorteggiati”: potrebbe venire in mente che siano stati scelti dalla strada. Invece è vero che vengono sorteggiati e non scelti (e in questo modo decade anche ogni accusa di fedeltà ad altri partiti politici), e vengono scelti tra chi è iscritto all’Albo dei revisori dalla prefettura. Hanno quindi molta più esperienza di Mazzillo nei bilanci e soprattutto non possono essere accusati di ingerenza politica. Continua Mazzillo nel colloquio con Andrea Arzilli:
Parla come se fosse mancato qualcosa.
«Il dialogo, concetto alla base delle relazioni. Ma non è un attacco alle persone. Dico solo che il ruolo dell’Oref è di supporto. Loro stanno all’interno del Comune, vicino alla Ragioneria. siamo sorpresi di questo strano parere».
In che senso strano? 
«C’hanno messo 33 giorni per esprimersi, il Regolamento ne prevede 30. Potevano chiedere approfondimenti, aspettare, integrare. Invece la procedura è stata insolita»
andrea mazzillo commercialista
La ricostruzione di Mazzillo però cozza con quella di Federica Tiezzi, presidente dell’OREF, che a proposito dell’atteggiamento dell’assessore ha detto tutt’altro:
La situazione è grave? 
«Beh, un parere di questo genere implica una presa di coscienza, una valutazione più attenta».
Avete dato altri pareri? 
«Sì, a marzo abbiamo dato il parere sul bilancio di previsione del commissario Tronca e poi sul rendiconto di aprile».
Positivi. 
«Positivi».
E sulla giunta Raggi? 
«Abbiamo dato alcuni pareri sulle variazioni di bilancio».
Positivi anche quelli?
«Sì, ma con prescrizioni e raccomandazioni».
È rimasta sorpresa da questi dati? 
«No, conosciamo bene la situazione del bilancio di Roma. Ci sono criticità da anni, che si incrociano e si aggravano».
Ci sono stati contatti tra voi, prima del parere? 
«C’è stata una fase istruttoria, con un’interlocuzione. Abbiamo fatto presente all’amministrazione che c’erano alcune cose da approfondire».
Dunque, si poteva intervenire prima. 
«Sì, con una programmazione più adeguata si poteva».
La Tiezzi infatti fa notare che è mancata l’interlocuzione con la Giunta e con l’assessorato, mentre Mazzillo dice che “potevano chiedere approfondimenti”: è evidente che uno dei due mente. In attesa di scoprire chi, è particolarmente divertente vedere Mazzillo che prima si lamenta perché il parere è arrivato in ritardo di tre giorni (ricordiamo che si sta lamentando un esponente della Giunta che ci ha messo mesi a trovare un assessore al bilancio…) e poi dice che potevano chiedere approfondimenti, cosa che avrebbe fatto slittare temporalmente il parere ancora di più rispetto ai tre giorni. E ancora: Mazzillo non pare essersi accorto del fatto che i rilievi dei tecnici dell’OREF sono sostanziali:
Nella manovra firmata dall’assessore al Bilancio Andrea Mazzillo, scrivono i tecnici, «non si riscontra un adeguato e specifico programma di recupero dell’entrate tributarie e patrimoniali dell’ente». Cioè non vi è certezza di incasso. Soprattutto, viene ribadita «la necessità di effettuare una revisione puntuale e complessiva dei canoni di locazione come già avviato nel periodo di gestione commissariale per garantire così un monitoraggio periodico della riscossione dei canoni correnti e pregressi». Invece, oltre agli arretrati, che un precedente parere sempre dell’Oref quantificava in almeno 54 milioni di euro, anche i nuovi canoni – trascorsi ormai due anni dallo scandalo affittopoli – restano «congelati» a data da destinarsi.
L’ultima volta il 4 novembre l’Unione inquilini, assieme agli altri sindacati dei residenti, ha inoltrato un’ulteriore bozza di nuovo contratto che prevede finalmente un aumento degli affitti. Dal Comune, però, nessuna risposta. Affitti e molto altro, comunque. L’impalcatura del bilancio, infatti, vacilla non solo perché fondata su «previsioni di entrata non strutturali» come multe, permessi per costruire, recupero dell’evasione (come? in che tempi?), ma anche a causa di una serie di incognite non quantificate. Alcune frutto di scellerate scelte del passato (i Punti verde qualità che impegnano la città in un’esposizione bancaria milionaria) altre immediatamente gestibili come dimostra il caso delle società partecipate, proprio il capitolo di spesa che il primo assessore al Bilancio Marcello Minenna ha tentato di aggredire appena insediato: «Non trovano riscontro le raccomandazioni del Mef e le previsioni del piano di rientro scrivono ora i tecnici – in riferimento alla razionalizzazione e alienazione delle partecipazioni in society che non svolgono attività per il raggiungimento di fini istituzionali dell’ente».
Andiamo avanti così, facciamoci del male.

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...