sabato 22 febbraio 2014

Una singolare lettera per il nuovo ministro dell'istruzione. Non condivido tutto ma vale la pena di leggerlo pre riflettere sul ruolo della scuola per il futuro del nostro paese.

Questo articolo sarebbe dovuto apparire sul prossimo numero di marzo di Strade. Abbiamo deciso di pubblicarlo oggi, in forma di lettera aperta al nuovo ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Stefania Giannini, come augurio di buon lavoro.
scuola
Signor Ministro,
La parola meritocrazia piace molto eppure, sembrerà banale, per essere un paese meritocratico bisogna anche fare in modo di esserlo. E noi, a dirla tutta, ci siamo impegnati a fondo per non esserlo. Fin da piccoli.
E’ inutile ripetere i dati sulla (scarsa) qualità dei nostri studenti, già ruvidamente tracciati daFabio Scacciavillani su Strade. Proviamo piuttosto a chiederci il perché. Supponendo che le differenze cognitive tra studenti giapponesi, inglesi, kazaki e italiani siano trascurabili, si potrebbe pensare che a portare a questi risultati sia il modello di scuola che abbiamo costruito con sudore e fatica in questi anni, con l’aggiunta forse anche di un pizzico del generale (dis)impegno che abbiamo profuso sul fronte educativo come società.
Prendiamo ad esempio le Scuole Medie. Non so quanto sia diffusa la dimestichezza con le sue sigle, in ogni caso sappiate che una delle ultime arrivate è BES, sigla in cui rientrano tre grandi sottocategorie: quella della disabilità; quella dei disturbi evolutivi specifici; e quella dello svantaggio socioeconomico, linguistico o culturale. Quest’ultima sigla è stata coniata nel 2012, quando si è deciso di estendere a tutti gli studenti in difficoltà il diritto alla personalizzazione dell’apprendimento, rifacendosi ai principi della Legge 53/2003.
Per farla semplice: tutti ricordiamo la presenza nelle nostre classi di portatori di handicap e magari anche il lavoro degli insegnanti di sostegno al loro fianco. Fin qui nulla di strano. Il fatto è che ci siamo accorti che non c’erano solo i disabili ad avere bisogno di una mano, ma esistevano anche altri disturbi specifici dell’apprendimento meritevoli di attenzione e ci siamo quindi attrezzati per gestire anche loro, i DSA. In questa categoria abbiamo inserito dislessici, disgrafici, discalculici, disortografici, e tutti quei ragazzi con capacità cognitive nella norma (attenzione, normali non si può dire, dopotutto cos’è la normalità?), ma che hanno difficoltà specifiche superabili con qualche supporto (dall’uso della calcolatrice al non obbligo di lettura ad alta voce).
Ora arrivano i BES, i ragazzi con bisogni educativi speciali. Sotto questa sigla abbiamo fatto rientrare anche tutti quei ragazzi che hanno difficoltà, seppur transitorie, che si ripercuotono sul rendimento scolastico e che quindi hanno bisogno di particolari attenzioni. Non importa che tipo di BES tu sia, i professori scriveranno  un piano didattico personalizzato (o un piano educativo individualizzato) su misura per te. Almeno così recita la direttiva del 27.12.2012 emanata dall’allora ministro Profumo. Se non sei un BES, ma comunque non ce la fai (o non riesci a trovare la giusta motivazione per farcela) non temere, i tuoi insegnanti prepareranno ugualmente percorsi di recupero in classe e organizzeranno anche corsi di recupero pomeridiani per te.
Non paghi, ci siamo però inventati un altro paio di altri arzigogoli davvero sfiziosi, perché vincere facile non è mai bello. L’ex ministro Gelmini, in uno scatto di rigore educativo, aveva infatti stabilito che, per poter essere promosso, un ragazzo deve avere la media aritmetica del 6 in tutte le materie. Bell’affare. Se tu viaggi sul 2, non pare molto credibile che tu riesca a prendere un filotto di 8 per recuperare. Niente paura. Fatta la legge, trovato l’inganno.
C’è una soluzione anche per questo. Basta che il consiglio d’istituto abolisca il 2 e decida, ad esempio, che gli unici voti validi siano quelli tra il 4 e il 10. Così una media del 4,5 può essere portata al 5 dall’insegnante, e un 5 può essere portato collegialmente al 6 dal consiglio di classe. Insomma, per poter essere bocciati bisogna davvero impegnarsi e, anche qualora si riuscisse nell’impresa, nulla vieta che qualche solerte genitore cerchi un TAR capace di trovare tutti i cavilli necessari ad affermare che gli insegnanti e la scuola non hanno fatto il possibile, e l’impossibile, per “salvare” il ragazzo e che quindi non è colpa sua, ma loro (chessò, non hanno avvisato con almeno 2 mesi di anticipo che con tutti quei 4 c’era il rischio di essere bocciati, ad esempio, e non è una battuta) e così arriva anche la giustizia a sancire l’inviolabilità educativa dei nostri ragazzi.
Preso atto dei lodevolissimi sforzi che il nostro sistema educativo compie per non lasciare nessuno indietro, resta però da chiedersi cosa faccia per chi invece ce la fa, per legge e non per buona volontà (che a volte è davvero tanta), per offrire qualcosa anche agli altri studenti, “quelli bravi”. Viene infatti da chiedersi se la scuola sia capace di proporre loro un progetto educativo in grado di stimolarli e di non farli sbadigliare tutto il giorno costringendoli a sentirsi ripetere le solite quattro cose in croce. Diciamo poco? Quasi nulla?
Non voglio con questo dire che si debba necessariamente fare “qualcosa” anche per i bravi, le risorse sono limitate ed è necessario darsi delle priorità, ma non si può non rilevare che, per chi merita, la nostra scuola non ha molto da offrire, perché ha scelto di dedicarsi ad aiutare coloro che, con o senza dolo, sono rimasti indietro. Quindi no, la nostra scuola non pare proprio costruita per premiare il merito, anzi, pare piuttosto che sia costruita per fare in modo che il merito stia seduto ad annoiarsi e ad adeguarsi alla media. Se non sei in difficoltà per la scuola non esisti, sei tutt’al più un problema in meno da risolvere.
La nostra scuola sarebbe meritocratica se prendesse i suoi migliori studenti e offrisse loro, non a tutti, ma solo a loro (che li vogliono e ne sentono il bisogno), opportunità di approfondimento, laboratori didattici, visite, incontri, invece di tenerli inchiodati ad un banco a sentirsi ripetere ciò che già sanno.
La nostra scuola sarebbe meritocratica se desse a ciascuno il suo, senza trucchi e senza inganni, magari smettendo pure di bocciare. Uscirai con il voto che ti meriti, sia esso un 1, un 6 o un 10. Se non ti piace, allora sarai tu, insieme ai tuoi genitori, a chiedere di ripetere l’anno per dimostrare che puoi fare di meglio.
La nostra scuola sarebbe meritocratica se i risultati raggiunti dagli studenti avessero un valore e un riconoscimento, garantendo non solo l’accesso ad attività complementari, ma fossero anche, perché no, la chiave per guadagnarsi l’accesso al livello di istruzione superiore.
La nostra scuola sarebbe meritocratica se spiegasse ai ragazzi che quegli anni non sono suoi: sono loro. Anni che possono essere usati per crescere, imparare e sviluppare competenze, ma che quello è un compito loro, non della scuola.
La nostra scuola sarebbe meritocratica se valorizzasse l’impegno dei suoi insegnanti, premiando coloro che si danno da fare. Si scopre invece che, per dare il sacrosanto scatto di anzianità, si sono tagliati proprio i fondi di Istituto che servivano a questo.
La nostra scuola sarebbe meritocratica se desse dignità e rispetto ai suoi insegnanti, che ogni giorno scelgono di accompagnare la crescita dei nostri figli pur sapendo che oggi una denuncia non si nega a nessuno e che, anche solo per aver sedato una rissa tra ragazzi, potrebbero vedersene regalare una per fine anno.
La nostra scuola sarebbe meritocratica, ma non lo è. Abbiamo scelto che non lo sia. Come può esserlo il Paese? Ci pensi, signor ministro. Buon lavoro.

Preparate il plotone di esecuzione. Nazional fascisti.


M5s, Santangelo: "Assemblea per decidere espulsione dei quattro dissidenti"

Il capogruppo al Senato annuncia una riunione del gruppo la prossima settimana per capire se attivare la procedura nei confronti di quattro senatori. Il blog di Beppe Grillo: "Orellana viene sfiduciato dal territorio". Intanto nel referendum online per la legge elettorale vincono i sì per le soglie di sbarramento

ROMA - Il capogruppo del M5s, Maurizio Santangelo, ha annunciato un'assemblea del gruppo a cinque stelle nella prossima settimana per decidere se avviare la
procedura di espulsione dal gruppo dei quattro senatori dissidenti, Lorenzo Battista, Fabrizio Bocchino, Francesco Campanella e Luis Alberto Orellana. I quattro parlamentari erano stati messi all'indice ieri dal blog di Beppe Grillo per le opinioni contrarie al comportamento dell'ex comico durante il faccia a faccia con Renzi nel corso delle consultazioni per il nuovo governo.

Il codice di comportamento degli eletti M5S prevede, nello specifico, che "i parlamentari del M5S riuniti, senza distinzione tra Camera e Senato, potranno per palesi violazioni del Codice di Comportamento, proporre l'espulsione di un parlamentare del M5S a maggioranza. L'espulsione dovrà essere ratificata da una votazione on line sul portale del M5S tra tutti gli iscritti, anch'essa a maggioranza". Una richiesta, dice Santangelo, che è già arrivata da diverse persone.

Un'altra delle voci critiche interne al Movimento, il deputato Tancredi Turco, si è schierato a favore dei dissidenti. "Il metodo Boffo usato per mettere alla gogna e alla berlina 4 nostri senatori non mi piace e me ne dissocio". ha scritto su Twitter il parlamentare a cinque stelle.

Finora, da quando i 5 Stelle sono approdati in Parlamento, sono state due le procedure di espulsione avviate: la prima per il senatore Marino Mastrangeli, 'reo' di aver preso parte a dei talk show televisivi, la seconda per la senatrice Adele Gambaro, accusata di aver espresso dure critiche nei confronti di Beppe Grillo.

La sfiducia di Orellana.
 Luis Alberto Orellana, uno dei senatori dissidenti del M5s, "è stato ufficialmente sfiduciato dal territorio". Lo scrivono i gruppi M5s della provincia di Pavia sul blog di Beppe Grillo. In un post, rilanciato dal leader a cinque stelle su Twitter, si legge che la colpa di Orellana è stata fare "esternazioni non condivise dalla base, frutto del suo pensiero personale ed espresse ai mass media" in qualità di senatore.

"La martellante campagna coordinata dai 4 senatori 5 stelle sugli organi di informazione nazionali crea una grave lesione a tutto il movimento 5 stelle ed ha raggiunto limiti che non siamo più disposti a tollerare". I gruppi della provincia pavese hanno avanzato al parlamentare due richieste: avviare confronti più frequenti con gli attivisti locali e rendere costruttive le eventuali critiche personali attraverso una condivisione e dibattito all'interno del gruppo parlamentare M5s. Due pretese che "purtroppo sono state disattese" scrivono i gruppi.

L'insoddisfazione è emersa nel corso di un'assemblea nella quale si è sottolineato "l'assenza del senatore dal territorio e lo scarso confronto con gli attivisti locali, nonchè l'inopportunità delle sue continue critiche mediante stampa e tv nazionali, lesive dell'immagine dei portavoce e degli attivisti impegnati sul campo, suoi stessi elettori". Ma il malcontento nei confronti del senatore, da sempre uno dei più critici nei confronti della linea dettata da Grillo, è emerso da tempo. L'assemblea a cui fanno riferimento i gruppi pentastellati risale al 7 febbraio scorso, ma il comunicato è stato rilanciato oggi sul blog di Grillo.

Voto online per la legge elettorale. Il quinto quesito online riservato agli iscritti del Movimento per la definizione della legge elettorale a cinque stelle ha visto prevalere i sì alle soglie di sbarramento. Una vittoria schiacciante per 24.855 voti contro soli 5.500 contrari. La legge targata M5s comincia a prendere forma. Ha vinto la forma proporzionale, non pura ma con il divisore rettificato o metodo belga (che riduce leggermente ma non azzera la presenza dei partiti più piccoli in Parlamento) e per una divisione in collegi intermedi, toccherà oggi scegliere se la legge dovrà avere le soglie di sbarramento oppure no.

Chissà perché i giornalisti del Fatto Quotidiano sono così servizievoli rispetto ai grillini.

http://www.facebook.com/photo.php?fbid=10151960058786545&set=a.371637426544.160262.56369076544&type=1

Riceviamo e pubblichiamo.

Il retroscena: Tra i 5 Stelle voci di scissione, forse un gruppo con Civati

Scritto da  il 21 febbraio 2014 in Politica / Top News
Civati 250x139 Il retroscena: Tra i 5 Stelle voci di scissione, forse un gruppo con CivatiIL RETROSCENA – La linea tenuta da Grillo nell’incontro con Matteo Renzi, all’interno del MoVimento 5 Stelle non è piaciuta a molti. Il comico, infatti, da sempre restìo a partecipare alle consultazioni, quando si è presentato dal neopremier incaricato ha di fatto vanificato le intenzioni di quanti avevano votato a favore della partecipazione dei rappresentanti grillini all’appuntamento con Renzi. Come sia andata è a tutti noto: il comico ha fatto un monologo tale per cui – su nove minuti di incontro –Renzi ha parlato per 140 secondi. Poi saluti, stretta di mano e arrivederci. Nessun confronto, nessuna discussione, nulla di costruttivo. E l’espressione delusa e sgomenta di Di Maio parlava da sola.
 
Adesso il MoVimento e quelli che dai Cinque stelle si aspettavano un atteggiamento costruttivo, non un’opposizione con carnevalate da baraccone, paiono delusi e soprattutto pronti alla scissione. A dare forza agli intenti separatisti, la consapevolezza che una buona fetta di elettorato pentastellato deluso dall’intransigenza del comico, sarebbe pronto a votarli e sostenerli. La truppa sarebbe abbastanza folta: una quindicina di parlamentari. All’orizzonte anche un’ipotesi di espulsione prevista forse per lunedì o martedì di quattro dissidenti. Un provvedimento “di massa” che rischia di indebolire in modo esiziale la creatura guidata dal comico genovese, ghettizzandola ancor di più in un angolo.
Sull’altro fronte, Pippo Civati si è detto pronto a non votare la fiducia e per domenica ha riunito “i suoi”, un modo per contarsi e marcare le differenze. E il giorno della fiducia rischiano di assentarsi anche i senatori Lucrezia Ricchiuti e Walter Tocci, oltre a Corradino Mineo, ex direttore di Rai News 24. Civati, per parte sua, reclama un Pd capace di guardare più agli interlocutori “a sinistra” che non al centrodestra, come sta invece facendo Matteo Renzi, una differenza che – dopo il  voto – potrebbe portare Pippo a creare gruppi parlamentari separati.
Il nuovo Ulivo targato Civati potrebbe quindi prendere forma con esponenti di Sel, i separatisti del MoVimento Cinque Stelle e i deputati pentastellati già confluiti nel Gruppo Misto da dove – fanno sapere – si guarda con interesse alle iniziative dell ‘esponente Pd.
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Come avveniva durante il fascismo. Tutto è partito da Casaleggio che non poteva fare una epurazione dall'alto come in passato. E allora ha fatto muovere le truppe cammellate guidate da Benzi, collaboratore di Casaleggio, Nanni tutte quelle mezze cartucce che continuano a gridare Rodotà, Rodotà, Rodotà.........Uno vale uno, Uno vale uno, Uno vale uno...........

POLITICA

M5s, Battista: «Orellana scomunicato dai capi»

Nota in difesa del collega: «I cittadini hanno eseguito gli ordini».

In una nota condita con amaro sarcasmo il senatore dissidente del M5s, Lorenzo Battista, ha difeso il collega Luis Orellana dalla «gogna cui è stato sottoposto».Come aveva anticipato Lettera43.it. «I capi hanno annunciato la scomunica di Luis Orellana da Pavia. I valorosi guerriglieri-cittadini hanno eseguito anche stavolta il volere dei supremi capi e della loro strategia comunicativa. E meno male che vogliono preservare la Costituzione dove esiste anche l'articolo 21», ha scritto Battista. «Invece di fare le battaglie sulle aliquote irpef, la lotta alla grande evasione e alla fuga dei capitali illeciti, cambiare i regolamenti parlamentari, si preferisce mettere al pubblico ludibrio quattro senatori che hanno espresso il proprio pensiero», ha concluso.
Sabato, 22 Febbraio 2014
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Ecco il grande statista che pensa all'interesse dell'Italia. Il copia e incolla di Grillo. Mandiamoli via dall'Italia questi due populisti distruttori di ogni cosa.

Silvio Berlusconi: "Con governo non eletto non è più democrazia" (FOTO)


Ansa  |  Pubblicato:   |  Aggiornato: 22/02/2014 13:33 CET
"Una democrazia e un governo del popolo si hanno quando il governo è eletto dai cittadini. Se il governo non è eletto non è più democrazia": Lo ha detto Silvio Berlusconi intervenendo telefonicamente a un incontro a Milano. "Adesso - ha aggiunto Berlusconi - succede la stessa cosa di quanto già accaduto con un'operazione avvenuta all'interno di un partito che non ha una grande maggioranza parlamentare".
"Il Paese è ingovernabile - ha aggiunto -, ha un assetto istituzionale che consente non di decidere, ma di proibire, ed è bloccato dal 1948, l'unica via di uscita è avere un solo partito che abbia la maggioranza assoluta, il 51%, alle elezioni e possa esprimere un proprio governo che cambi le istituzioni".
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