sabato 21 ottobre 2017

La scienza triste. Non direi proprio.

Padoan al Foglio: “Serve una battaglia trasversale contro i declinisti”

Il messaggio del ministro dell'Economia alla Festa del Foglio: “Oggi in Italia ci sono buone ragioni per essere ottimisti”
 
Mi fa molto piacere essere qui con voi, seppure indirettamente, al Festival dell'Ottimismo. A volte mi si accusa di essere troppo ottimista, essendo io un economista e quindi appartenendo a quella che viene chiamata la “scienza triste”. Invece io credo nell'ottimismo e francamente, oggi, ci sono buone ragioni per essere ottimisti nel nostro Paese. Lo dicono le cifre. Si cresce di più. La crescita è più elevata e più sostenibile. C'è molta più occupazione, di buona qualità, in gran parte a tempo indeterminato. C'è più stabilità. Sia nella finanza pubblica, sia nel sistema bancario che ha attraversato la più grande crisi di questo dopoguerra e che è stato messo al sicuro da azioni di governo. E adesso, con il pil, sta riprendendo a prosperare.

Ma c'è un'altra cosa che vorrei dire a proposito dell'ottimismo: l'ottimismo può nascondere un rischio. Quello di lasciarsi andare, di accontentarsi dei primi risultati, come quelli che stiamo osservando, e dire basta, mi fermo qui. Questo sarebbe, secondo me, un grave errore. Bisogna invece insistere nella strategia di crescita, nella stabilità, di riforme strutturali. Bisogna ricordarsi che questa legislatura che sta finendo sta dando a quella che verrà un quadro complessivo molto più solido di quello che aveva ricevuto dalla precedente.

Quindi costruiamo sul successo. L'ottimismo alimenta se stesso e quindi non bisogna fermarsi. Se ci si ferma si rischia di tornare indietro.

mercoledì 18 ottobre 2017

Anche la Appendino indagata , Di Maio disperato , Fico a sollecitarsi il...

La democrazia 3.0 (soprattutto zero) di Di Maio 

Quanto valgono i voti dati con il Rosatellum secondo il candidato premier del Movimento 5 stelle 
La democrazia 3.0 (soprattutto zero) di Di Maio
 LaPresse / Roberto Monaldo 
Sono un po’ lento di comprendonio pertanto da giorni mi tormenta la lettera che Di Maio ha scritto al Corrierone onde dimostrare more geometrico, anzi arithmetico, che il Rosatellum è pericoloso “per l’effetto distorsivo che avrà sulla rappresentanza della volontà popolare”. Solo a prezzo di una notte insonne sono riuscito a capire cosa intenda il candidato premier M5S quando spiega, quanto alle liste imparentate in un’eventuale coalizione di centrosinistra che singolarmente non superano lo sbarramento al 3%, come “i loro voti non vadano persi [congiuntivo mio] né vengano distribuiti equamente a tutti gli altri partiti, ma in questo caso vadano tutti al Pd”. Il Pd fagociterebbe così le percentuali irrisorie delle liste della coalizione che gli fa capo, ottenendo seggi in proporzione alla somma fra la propria percentuale e la loro. “In pratica per la quota proporzionale”, continua spietato Di Maio, “il voto di un cittadino elettore del Pd non vale uno ma vale 1,32. Mentre il voto di un cittadino elettore del M5S vale molto meno”: poiché i Cinque Stelle non si alleano con nessuno, non possono fagocitare i voti di nessuna coalizione. C’è poi voluta un’altra notte trascorsa a strologare sulla calcolatrice per capire l’implicazione ulteriore della polemica di Di Maio. Lui non vuole soltanto che i voti al Pd e quelli al M5S valgano uguale. Vuole anche che i voti alle liste di un’ipotetica coalizione – il 2,5% a Pisapia, l’1,5 ai Pensionati, il 2,5 ad Alfano e così via simulando – finiscano nell’indistinto non venendo attribuiti alla parte politica che compongono bensì spartiti fra le liste di diverso orientamento; Di Maio vuole insomma che ogni voto per il suo partito valga uno mentre tutti i voti per dette liste (che compongono il sei o sette per cento dell’elettorato) non devono valere nulla, così da garantire ai grillini qualche seggio in più. E questo non sarebbe un effetto distorsivo sulla rappresentanza della volontà popolare ma democrazia 3.0. Soprattutto zero.

Quando perdono la Sicilia è mafiosa. Quando vincono la Sicilia è una regione straordinaria. Come i bambini di tre anni.

Elezioni in Sicilia, Di Maio: «Rischio brogli, vogliamo osservatori Osce»

«Chiediamo all'Osce l'invio degli osservatori internazionali in Sicilia per monitorare il corretto svolgimento delle elezioni, siamo molto preoccupati per il rischio voto di scambio». Così il leader del M5s Luigi Di Maio e Giancarlo Cancelleri, candidato governatore, in conferenza stampa, a Palermo.
martedì 17 ottobre 2017 12:57 

Come il M5S sta tentando di nascondere cosa è successo a Chiara Appendino

Il portavoce del MoVimento 5 Stelle Danilo Toninelli, a proposito dell’avviso di garanzia alla sindaca di Torino Chiara Appendino, ha rilasciato una dichiarazione alle agenzie di stampa vagamente inquietante: “Lo schema di gioco è sotto gli occhi di tutti: il Pd presenta esposti e i media partono con i titoloni. E’ raccapricciante osservare come i giornalisti invece di fare i cani da guardia del potere, facciano i cagnolini scodinzolanti del Pd”. E ancora: “Quando Chiara Appendino ha denunciato Fassino per i debiti lasciati – aggiunge – i giornali erano distratti da altro. Oggi tutti con i titoloni a nove colonne, solo per una denuncia del Pd che, a sua volta, esce con dichiarazioni fiume. Il gioco è sotto gli occhi di tutti”.
danilo toninelli m5s

La stessa cosa sta facendo il suo collega Alfonso Bonafede: “Il Pd crede di aver trovato la clava con la quale colpire il MoVimento: presentare esposti per cui la magistratura deve aprire dei fascicoli per poi attaccare dicendo che siamo indagati. Questa volta è toccato a Chiara Appendino. Ed è un paradosso: mentre la Giunta torinese prova a uscire dalla palude finanziaria nella quale l’hanno costretta le amministrazioni di Fassino e Chiamparino, a essere indagata ora è la stessa Appendino. Meno male che sappiamo di poter contare su una magistratura indipendente, che non si fa influenzare dai politicanti di ieri”.
Entrambi i deputati del MoVimento 5 Stelle stanno mistificando l’accaduto per difendere Chiara Appendino insultando gli avversari politici e i giornalisti. Ad inviare l’avviso di garanzia a Chiara Appendino non è stata infatti l’opposizione e non sono stati nemmeno i giornalisti, ma un pubblico ministero, cioè un giudice che non si deve far influenzare, come dice Toninelli, nemmeno dal rapporto complicato con la verità che hanno i deputati del MoVimento 5 Stelle. In più, è una vera sciocchezza accusare i giornalisti di aver creato un polverone intorno al caso visto che, a differenza dei molti che hanno coinvolto Virginia Raggi, della vicenda Westinghouse si sono occupati soltanto le cronache locali dei giornali di Torino. Il suo collega Alfonso Bonafede poi rasenta e supera la comicità involontaria quando parla di una “palude finanziaria” non sapendo, evidentemente, che la scomparsa dei 5 milioni dal bilancio della città è stata decisa dalla sindaca e dall’assessore Rolando. Il M5S, invece di discutere e spiegare nel merito la questione in base alla quale la sindaca è ad oggi soltanto indagata – e quindi non condannata e nemmeno in discussione, anche se c’era un tempo in cui il loro candidato premier Di Maio pretendeva dimissioni ad ogni avviso di garanzia (degli altri) – preferisce buttare in caciara ogni questione aizzando i suoi fans contro gli avversari politici. Chissà cosa succederebbe se un giudice si azzardasse a condannarne uno.

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...