— ECONOMIA
Che succede con Alitalia?
La brutta storia senza fine della compagnia che era fallita, era stata privatizzata (male), è fallita ancora e ora verrà di nuovo salvata dallo stato
Venerdì 11 ottobre il consiglio di amministrazione di Alitalia ha votato all’unanimità l’aumento di capitale che permetterà alla compagnia aerea di sopravvivere. L’operazione porterà nelle casse della compagnia un totale di 500 milioni di euro. La situazione di crisi è stata sbloccata dalla decisione di Poste Italiane di intervenire entrando nel capitale della società con 75 milioni di euro.
L’accordo è arrivato dopo settimane di incertezza in cui Alitalia sembrava (di nuovo) sul punto di fallire. Negli ultimi giorni, l’amministratore delegato dell’ENI Paolo Scaroni aveva dichiarato che, se la compagnia non avesse iniziato a pagare gli arretrati, le forniture di carburante sarebbero state interrotte entro sabato 12 ottobre.
Con il nuovo aumento di capitale Alitalia dovrebbe essere salva, almeno nell’immediato. L’ingresso di Poste Italiane, che sottoscriverà fino a 75 milioni di euro in azioni, dovrebbe portare la società a diventare il secondo azionista con una quota intorno al 12 per cento, dietro Air France – KLM, che al momento controlla il 25 per cento.
Il governo ha dichiarato di essere soddisfatto della volontà di Poste Italiane di intervenire nell’operazione (anche se si tratta di una volontà non del tutto autonoma, visto che le Poste sono controllate al 100 per cento dal Ministero del Tesoro). Il premier Enrico Letta ha dichiarato che l’intervento di Poste Italiane è servito a sbloccare quello dei soci privati che altrimenti non sarebbero intervenuti. Sui 300 milioni di aumento di capitale, infatti, fino a 75 saranno investiti da Poste Italiane e altri 150 milioni di euro dovrebbero arrivare dai soci privati. Grazie all’operazione, le banche (tra cui soprattutto Banca Intesa e Unicredit), apriranno nuove linee di credito per 200 milioni alla compagnia.
Mentre il governo ha espresso soddisfazione per l’accordo, moltissimi commentatori hanno criticato, anche molto duramente, l’operazione. Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, ad esempio, ha dichiarato: «Sono sempre molto perplesso di fronte agli interventi della mano pubblica in una società privata. Certo, se è un cerotto per tamponare una situazione di emergenza, passi; però bisognerà una volta per tutte fare una riflessione seria per avere un piano di medio-lungo termine».
Ancora più duri sono stati molti commentatori che si occupano di questioni economiche. L’operazione di Poste Italiane è stata definita «politica» e «priva di logica industriale». Il punto, secondo i principali critici, è che Alitalia è dal 2008 un’azienda privata. I suoi azionisti privati si sono assunti il rischio di investire nella compagnia aerea, ma negli ultimi 5 anni non sono riusciti a risollevarne la situazione economica. In un mercato normale, quindi, dovrebbero pagare i loro errori – ad esempio, cedendo il controllo della compagnia ad Air France – KLM a un prezzo molto basso, visto che Alitalia è in perdita e piena di debiti.
L’operazione guidata dalle Poste Italiane, invece, è vista come un rientro dello Stato nella compagnia per salvare sia la società che i suoi azionisti, tra i quali ci sono alcuni dei principali imprenditori italiani. Il metodo con cui avverrà questo salvataggio e che ruolo avrà in futuro Poste Italiane in Alitalia è ancora molto incerto. Venerdì 11 ottobre, secondo alcune agenzie di stampa, l’amministratore delegato di Poste Italiane Massimo Sarmi era al lavoro su un nuovo piano industriale di Alitalia. Il conduttore della trasmissione di Radio 24 “Focus Economia”, Sebastiano Barisoni, ha commentato dicendo che questo rende, di fatto, Massimo Sarmi il nuovo amministratore di Alitalia.
Non è chiaro a che titolo e con quali competenze Poste Italiane preparerà questo nuovo piano industriale. Il business delle compagnie aeree è un settore piuttosto difficile e sono molte quelle fallite negli ultimi anni (SwissAir e PanAm, ad esempio). L’unico collegamento che Poste Italiane hanno con questo tipo di business è la Mistral Air, una piccolissima compagnia aerea fondata nel 1981 da Carlo Perdersoli (cioè Bud Spencer) e acquistata da Poste Italiane dopo una complicata serie di passaggi. La Mistral Air possiede sette aerei ed è in perdita da diversi anni.
L’altra volta che venne salvata Alitalia
Quello di questi giorni non è il primo salvataggio di Alitalia, anche se il primo in cui vengono salvati gli azionisti privati. Nel 2008 la compagnia si trovava in una situazione simile a quella attuale. All’epoca Air France si offrì di acquistarla (insieme ai debiti che la appesantivano) per circa un miliardo e mezzo di euro. Il governo Berlusconi fece fallire la trattativa e organizzò una cordata di imprenditori per acquistare Alitalia e preservarne “l’italianità” (sul Post raccontammo la storia qui)
Quello di questi giorni non è il primo salvataggio di Alitalia, anche se il primo in cui vengono salvati gli azionisti privati. Nel 2008 la compagnia si trovava in una situazione simile a quella attuale. All’epoca Air France si offrì di acquistarla (insieme ai debiti che la appesantivano) per circa un miliardo e mezzo di euro. Il governo Berlusconi fece fallire la trattativa e organizzò una cordata di imprenditori per acquistare Alitalia e preservarne “l’italianità” (sul Post raccontammo la storia qui)
L’operazione, a detta di quasi tutti i commentatori, si è rivelata un disastro. Non solo la CAI (il nome ufficiale della cordata che comprendeva quasi tutti gli attuali azionisti) acquistò Alitalia per 700 milioni di euro in meno rispetto all’offerta fatta da Air France – KLM, ma acquistò soltanto la parte “sana” della compagnia. Debiti e personale in più furono trasferiti in una cosiddetta “bad company” che rimase a carico dello Stato e che fino ad ora è costata alla collettività circa 5 miliardi (un miliardo in più del gettito annuale dell’IMU sulla prima casa).
Nel 2011 il presidente di CAI, Roberto Colanninno, disse che entro qualche anno sarebbero stati loro a comprare Air France e non viceversa. In realtà, cinque anni dopo l’operazione, Alitalia è nuovamente in crisi, i debiti sono tornati ad essere quasi insostenibili, mentre la compagnia continua a perdere denaro ogni giorno.