sabato 25 maggio 2013

Parentopoli a cinque stelle.


PARENTI E FIDANZATI TUTTI IN LISTA 5 STELLE

Tanto scalpore facevano le frasi di Beppe Grillo contro il familismo, la casta e i privilegi. Oggi però alle prime prove pratiche il Movimento Cinque Stelle barcolla. In Liguria, la capolista è Cristina De Pietro, sorella del consigliere comunale Cinque Stelle Stefano mentre la famiglia Buccarella correrà al completo per il Senato: si tratta di Maurizio e Tiziana, fratello e sorella, che hanno conquistato al primo e al quarto posto nella lista M5S a palazzo Madama. Il Movimento Cinque Stelle sta raccogliendo voti con una campagna all'insegna della meritocrazia e del consenso dal basso.  Yvonne De Rosa per la circoscrizione estero potrà giocarsela per un posto in Parlamento, il suo fidanzato Roberto Fico è un volto noto tra i militanti del Ms5, tanto è vero che è risultato il più votato in Campania. Tra i candidati che aspirano ad un posto a Palazzo c'è anche Azzurra Cancelleri, di cui ci siamo occupati qualche giorno fasorella del consigliere grillino Giancarlo Cancelleri che aveva corso per la carica di governatore in Sicilia e che è riuscito a conquistare uno scranno all'Ars. Caso simile per Tatiana Basilio, moglie di Simone Ferrari, che è riuscita ad ottenere una candidatura in Lombardia a discapito proprio del marito. Ricapitolando, ecco i casi di parentela in queste parlamentarie. Maurizio Buccarella e Tiziana Buccarella (fratello e sorella); Azzurra Cancelleri (sorella del deputato reg. siciliano Giancarlo); Cristina De Pietro (sorella del consigliere com. genovese Stefano); Roberto Fico e Yvonne De Caro (fidanzati); Riccardo Nuti e Dalila Nesci (fidanzati). GLI ATTIVISTI "NO A PARENTOPOLI" Ma la questione non è stata ben digerita dai molti attivisti del movimento. Questo è il commento di Mauro Trucchi ripreso direttamentedal sito di Beppe Grillo, "solo chi si era già presentato in precedenza in Liste 5 Stelle poteva essere candidato alle Parlamentarie. Così in molte provincie Italiane, come quella di Imperia, NON c'erano candidati alle parlamentarie e quindi NON avranno rappresentanti nel MoVimento. Quindi da un lato un'intera provincia ligure, Imperia, NON ha neppure un candidato, e poi scopriamo che la capolista è un famigliare stretto di qualcuno che era già stato eletto nelle liste 5 Stelle. Che delusione venir a sapere solo a giochi fatti della presenza di certe parentele non dichiarate nelle note di presentazione!" La questione si è aperta lacerando gli attivisti ed emerge quantomeno un vuoto nel regolamento. Ma a volte basterebbe affidarsi al buon senso come ha fatto la moglie del Sindaco di Parma che non si è candidata. Vincenzo Barbagallo

Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Filippo Facci apparso su Libero.


Marco Travaglio e l’interpretazione della legge

24 maggio 2013
Fantastico, Marco Travaglio e i pentastellati hanno scoperto la giurisprudenza. Il nostro laureato in filosofia, dopo aver copiato milioni di sentenze, ha scoperto che esiste una «interpretazione della legge» come quella che dal 1957 ha riguardato la 361, la norma sull’incandidabilità dei titolari di concessioni statali, quella che – effettivamente – avrebbe dovuto impedire a Berlusconi di candidarsi.
A corto di bersagli, il nostro cabarettista se l’è presa con il giurista Michele Ainis che sul Corriere l’aveva messa così: «Nel diritto parlamentare ogni errore reiterato si trasforma in verità». E questa è una «solennissima corbelleria», secondo Travaglio: il quale ignora, per cominciare, che il suo amicone Gustavo Zagrebelsky (costituzionalista come Ainis) aveva espresso concetti identici a Piazza Pulita di lunedì scorso. Ignora che ciò non accade nel diritto parlamentare: accade nel diritto e basta. Finge di ignorare, soprattutto, che la giurisprudenza – intesa come facoltà d’interpretare una legge sino a stravolgerla o spesso a rovesciarne i propositi iniziali – è esattamente quella che negli ultimi 24 anni ha permesso ai suoi amici magistrati e ai loro addetti stampa d’interpretare la legge a loro uso e consumo, fottendosene delle velleità del legislatore e tradendo lo spirito di chi elaborò il Codice penale del 1989.
Ma, soprattutto, facendo perdere un sacco di tempo a tutti: perché in Italia si biascica sempre di «riforma della Giustizia» come se servissero nuove regole per sostituire quelle vecchie, ma è falso, le nuove regole servono soltanto per rendere inequivoca l’applicazione di quelle vecchie: che da principio andavano benissimo, ma che i magistrati hanno stravolto con la prassi, la giurisprudenza, la corte di Cassazione e la Corte Costituzionale.
Facciamo degli esempi? Se v’interessano leggete.
La semplificazione dei riti: era già contenuta nel Codice del 1989.
La terzietà del giudice e la pari dignità giuridica dell’avvocato e del pubblico ministero: era l’ossatura fondamentale dello stesso Codice del 1989, col processo accusatorio che avrebbe dovuto soppiantare l’inquisitorio; la differenziazione delle carriere ne era l’ovvia conseguenza.
La responsabilità dei magistrati che commettano errori gravi: quella norma l’abbiamo votata nel referendum del 1987, ma è restata lettera morta. È anche colpa dei politici, certo, sta di fatto che il giudizio nei confronti dei magistrati passa per 9 gradi (3 per l’ammissibilità, 3 per le responsabilità, 3 per la rivalsa dello Stato) tanto che in 25 anni – dati dell’anno scorso – sono state ammesse solo 34 cause e le condanne sono solo 4.
E le intercettazioni, il segreto istruttorio? Il Codice di procedura del 1989, agli articoli 114 e 329, metteva nero su bianco le stesse novità che il centrodestra (ma anche il centrosinistra, in realtà) vorrebbe reintrodurre e che fanno gridare «bavaglio» ai poveretti. Il vicepresidente del Csm, nel 1992, diceva: «La stampa deve intervenire solo a conclusione delle indagini, e l’avviso di garanzia deve essere protetto da segreto istruttorio». Il professor Giandomenico Pisapia, relatore del Nuovo Codice, chiarì che «è il processo che è pubblico, non le indagini. Il Nuovo Codice vieta la divulgazione di atti che sono in gran parte segreti: il segreto delle indagini c’è, e serve a tutelare l’indagato».
E la carcerazione preventiva, allora? Doveva essere «l’extrema ratio»: spiegatelo ai giudici della stagione di Mani Pulite.
Anzi spiegatelo a Travaglio, che se la prende col professor Ainis soltanto perché non è amico suo: «Per i giuristi come lui il rispetto delle leggi non è un valore», ha scritto, fingendo abilmente di essere ignorante. Ma se la prenda con la categoria da lui tanto amata, quella che il Codice l’ha fatto a pezzi. Fu la magistratura a usare Antonio Di Pietro come ariete e a operare una contro-legislazione dall’alto: alcune sentenze della Corte costituzionale (n. 255 del 3 giugno 1992) e una legge suicida fatta da una classe politica spaventata dalla strage di Capaci (la riforma dell’articolo 371, che consentiva l’arresto per reticenza) di fatto ristabilirono e rafforzarono lo strapotere delle indagini preliminari.
Altro che processo alla Perry Mason, altro che parità tra avvocato e pubblico ministero, altro che prova che si formi rigorosamente in aula: ai pubblici ministeri tornò a essere sufficiente estrarre verbali d’interrogatorio e riversarli meramente in processi che non contavano più nulla, ridotti a vidimazioni notarili delle carte in mano all’accusa. La totale discrezionalità dei pm prese a dipendere cioè dalla loro buona o cattiva disposizione, dalle trattative che l’indagato fosse disposto ad accettare pur di uscire dal procedimento o dalla galera preventiva: colpevole o innocente che si ritenesse. La riforma costituzionale dell’articolo 513, nel 1999 – cioè ben dieci anni dopo l’entrata in vigore del Codice – ristabilì proprio il principio chiave che Mani Pulite aveva fatto a pezzi, ma appunto, per rimettere in riga i magistrati ci volle una riforma della Costituzione.
Non è neppure un caso che nel Codice del 1989 il famigerato «concorso esterno in associazione mafiosa» non esista proprio: è diventato la libera somma di due ipotesi di reato (il «concorso» previsto dall’art.110 e l’«associazione mafiosa» prevista dall’art. 416 bis) a mezzo del quale la magistratura ha ritenuto di colmare una lacuna legislativa: col risultato, noto, di aver creato una configurazione molto generica le cui applicazioni sono continuamente reinventate e stilizzate dalle sentenze appunto della Cassazione, e questo ben fregandosene dei supposti «principi molto rigorosi» con cui le Sezioni unite della stessa Suprema Corte hanno cercato più volte di disciplinarlo (come fecero con la sentenza Mannino del 2005, quella che il pm Antonio Ingroia, secondo il procuratore della Cassazione, nel processo Dell’Utri ha finto che non esistesse).
Gli esempi sarebbero milioni, ma il problema secondo Travaglio è solo la legge del 1957 da riesumare nella sua interpretazione originale, così da cacciare Berlusconi in barba alla giurisprudenza – paracula – che negli ultimi vent’anni ha permesso al Cavaliere di fare politica con il placet dell’opposizione. I principi non si barattano, ma per una volta si potrebbe proporre uno scambio: gli diamo Berlusconi e loro ci restituiscono il Codice, la giustizia, questo nodo che angustia il Paese da decenni, questa zeppa sulla strada del Paese normale.

Forse gli italiani stanno iniziando a capire?

http://iltafano.typepad.com/.a/6a00d83451654569e20192aa4cc944970d-popup

E quedsto lo facciamo vedere a Scanzi che dice le stesse cose di Travaglio. Grandi giornalisti tutti i giorni in televisione a dire il falso. Come si può vedere è il M5S a non volere fare alcun governo.


Travaglio ha avuto il coraggio anche null'ultima puntata di Servizio Pubblico di dire che il governo non si è fatto perchè il PD non ha voluto. Che grande giornalista. Superato solo da Roberto Lodigiani della provincia pavese.

http://youtu.be/xolZ4I_-s50

Agorà - Formigoni promette a Barbacetto la 14a querela

Lungo articolo ma occorre veramente leggere tutto. Si può capire come Grillo e Casaleggio siano ballisti.

M5S, non si vive di solo web "Sinergie" con Travaglio e Santoro

PALI ITALIA: Salvatore "Una vita di lavoro e mi aiuta il prete di Baganz...

Berlusconi fa "cucù" alla Merkel

Ringraziamo Berlusconi con l'IMU tolta a tutti. In verità ha fatto risparmiare miliardi di euro a chi è ricco ed ha penalizzato i poveri con l'aumento dell'IVA.Il clown n.2 colpisce ancora.


RECESSIONE

Iva, il rincaro colpisce le famiglie più povere

Allarme Cgia: aggravi maggiori per i nuclei meno abbienti e numerosi.Istat: precari sottopagati del 25%.

Gli effetti negativi dell'aumento di un punto percentuale dell'Iva ordinaria attualmente al 21% ricadranno in particolar modo sulle famiglie meno abbienti e più numerose. Lo ha rilevato la Cgia di Mestre secondo la quale i calcoli sono inequivocabili.
RETRIBUZIONI PIÙ BASSE A RISCHIO.L'incidenza percentuale del rincaro della tassa sugli acquisti sullo stipendio netto annuo di un capo famiglia peserà maggiormente sulle retribuzioni più basse e meno su quelle più elevate. Inoltre, a parità di reddito, i nuclei familiari più numerosi subiranno gli aggravi maggiori.
NO ALL'AUMENTO DELL'IVA. «Questa ipotesi va assolutamente scongiurata», ha osservato Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia, «non si possono penalizzare le famiglie più numerose e in particolar modo quelle più povere. Nel 2012 il potere d'acquisto delle famiglie consumatrici italiane ha toccato il -4,8% e la propensione al risparmio è scesa ai minimi storici».
IN PERICOLO I CONSUMI. Per Bortolussi se dal 1 luglio l'aliquota ordinaria del 21% dovesse salire di un punto «subiremo un ulteriore contrazione dei consumi che peggiorerà ancor di più il quadro economico generale. È vero che l'incremento dell'Iva costa 4,2 miliardi di euro all'anno, ma questi soldi vanno assolutamente trovati per non fiaccare la disponibilità economica delle famiglie e per non penalizzare ulteriormente la domanda interna».

Simulazione del rincaro su tre tipologie familiari

Le simulazioni realizzate dalla Cgia riguardano tre tipologie familiari (single, lavoratore dipendente con moglie e un figlio a carico, lavoratore dipendente con moglie e due figli a carico). Per ciascun nucleo sono state prese in esame sette fasce retributive. In relazione alla spesa media risultante dall' indagine Istat sui consumi delle famiglie, su ognuna è stato misurato l'aggravio di imposta in termini assoluti e l'incidenza percentuale del rialzo dell'Iva su ciascun livello retributivo.
CALCOLATE LE DETRAZIONI. Nella proiezione si sono tenute in considerazione le detrazioni e gli assegni familiari per i figli a carico, le aliquote Irpef e le addizionali regionali e comunali medie nazionali. A seguito dell'aumento dell'aliquota Iva al 22%, si è ipotizzata una propensione al risparmio nulla per la prima fascia di reddito, pari al 2,05% per il reddito annuo da 20 mila euro, del 4,1% per quella da 25 mila euro e dell'8,2% per le rimanenti fasce di reddito. Quest'ultima percentuale corrisponde al dato medio nazionale calcolato dall'Istat nell'ultima rilevazione su base nazionale.

Ecco alcune tipologie

SINGLE. L' incidenza percentuale del rincaro dell'Iva sullo stipendio netto annuo si farà sentire maggiormente per le fasce meno abbienti. Infatti è dello 0,29% su un reddito annuo di 15 mila euro, cala allo 0,27% su un reddito annuo di 55 mila euro. In termini assoluti l'aumento di imposta cresce man mano che aumenta il livello retributivo. L'aggravio oscilla tra i 37 e i 99 euro. 
DIPENDENTE CON MOGLIE E FIGLIO A CARICO. In questo caso l'incidenza percentuale dell'aumento è inversamente proporzionale al livello di reddito. È dello 0,33% per un reddito annuo di 15 mila euro e scende allo 0,30% per un reddito di 55 mila euro. In termini assoluti l'aggravio d' imposta, man mano che cresce il reddito, sale da 51 a 113 euro.
MOGLIE E DUE FIGLI. Anche in questa tipologia familiare l'incidenza percentuale dell'aumento dell'Iva è inversamente proporzionale al livello di reddito. Si attesta allo 0,34% su un reddito annuo di 15 mila euro, cala fino a toccare lo 0,31% su un reddito di 55 mila euro. Man mano che cresce il reddito, la maggiore Iva annua passa, in termini assoluti, da 61 a 120 euro.
Sabato, 25 Maggio 2013

Peggio dei gruppi eversivi di destra e delle brigate Rosse. Altro che faccie di angeli come li definisce Travaglio.


M5s, intervista Pierluigi Battista:"Attaccano chi sei e non cosa dici, anche le Brigate Rosse ci definivano pennivendoli"

Di Andrea PunzoPubblicato:   |  Aggiornato: 25/05/2013 16:16 CEST
"Il più classico degli schemi: attaccano la persona non il merito delle cose" Pierluigi Battista non si scompone, agli insulti che ha ricevuto in queste ore dal blog di Grillo sembra non voler dare troppa importanza: "Di certo - racconta all'Huffpost - la mia professionalità non viene intaccata dal giudizio di un Vito Crimi o di una Roberta Lombardi, loro che passano un intero giorno a discutere se cacciare o no un loro senatore (Marino Mastrangeli) perché ha partecipato a un programma televisivo invece di occuparsi di problemi seri, ma per favore".
Ancor meno l'editorialista del Corsera si scompone di fronte all'appellativo 'maggiordomo': "che poi - dice - è come dire servo del potere. Negli anni '70 le Brigate Rosse ci definivano pennivendoli".
A riceve insulti è abituato dunque, forse ora in tempi di socialità e condivisione sulla rete l'unico vero problema è far fronte alla quantità: "Su Twitter in queste ore me ne hanno dette di tutti i colori: "Venduto, leccaculo, lecchino, mercenario di merda, pagato da noi e così via, in fondo anche in questo caso lo schema è sempre quello: Grillo dice una cosa e i grillini - perché checche se ne dica questo sono discepoli di un capo - lo ripetono nello stesso modo e nelle stesse forme".
"Che sia chiaro io non nego il confronto, chiunque può criticare liberamente il lavoro mio e dei mie colleghi, ci mancherebbe. Io non sono per le cose ecumenche classiche, però con loro il conflitto non è più sul merito delle cose. Insultano la persona, la umiliano. Prendete il caso della Gabanelli, prima votata come candidata alla presidenza della Repubblica e poi insultata e definita una traditrice per un servizio in cui raccontava alcune contraddizioni sul movimento",
Alla domanda se risponderà nel merito delle accuse, risponde così: "E perché mai, oggi come tutti gli altri giorni tornerò a fare il mio lavoro, scriverò un articolo da giornalista libero in un giornale libero".

Povero Grillo si sposta con il camper ma a dormire va nell'hotel parco dei principi. Bravo il ballista.

http://www.repubblica.it/politica/2013/05/25/foto/roma_il_camper_di_grillo_parcheggiato_all_hotel_parco_dei_principi-59597831/

Questi sono quelli che ci raccontano delle ingiustizie italiane. Bravo!


EZIO GREGGIO, È NEI GUAI CON IL FISCO:
"STIPENDIO DA 8 MLN DI EURO ALL'ESTERO"

2 COMMENTI
Sabato 25 Maggio 2013
ROMA - Chi di tapiro ferisce di tapiro perisce. E anche se a Ezio Greggio difficilmente verrà recapitata la statuina dorata della trasmissione di cui è il volto di punta, i presupposti per meritarla potrebbero esserci. Come racconta il Fatto Quotidiano, infatti, il conduttore di Striscia la notizia potrebbe non essere in regola con l'Agenzia delle Entrate.

Il suo cachet per ogni puntata si aggira attorno ai 24mila euro, che vengono versati dalla società Rti del gruppo Mediaset, che moltiplicato per tutte le puntate dell'anno e con l'aggiunta del compenso per altre apparizioni dal 2009 al 2013 arriva a un totale di oltre 23 milioni di euro. Dal totale, per trasmissioni ed esclusiva 14,5 milioni sono stati versati direttamente a Greggio, mentre altri otto milioni sono andati alla Wolf Pictures Ltd, società con sede a Dublino a cui il conduttore ha ceduto i diritti sulla sua immagine, poi venduti a Mediaset.

A questi dati, su cui sta indagando l'Agenzia delle Entrate, si aggiunge il fatto che Greggio è residente a Monaco, quindi versa allo stato italiano una ritenuta del 30% sul totale a fronte del 40% e oltre che dovrebbe sborsare se residente in Italia.

Gli insegnanti li chiede il ministro. Bravissima Carrozza. E i sindacati pagati dai contribuenti in questi anni di tagli cosa facevano. Pensavano solo ai loro distacchi per non fare niente tutto il giorno. Anzi peggio. Per distruggere quelle poche scuole che ancora funzionavano in Italia.



Il Ministro carrozza vuole un esercito di insegnanti. Gelmini: "Gli insegnanti ci sono, inutile assumerne ancora". Con graduatorie vendute illusioni

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red - Botta e risposta a distanza tra il neo e l'ex Ministro dell'istruzione. Maria Stella Gelmini risponde alle affermazioni della Carrozza che chiede "un esercito di insegnanti". E sulle minacce di dimissioni in caso di mancato aumento delle risorse afferma: " Chi tiene i cordoni della borsa non si spaventa certo se un ministro dice che se ne va"
Le dichiarazioni sono state riportate dal quotidiano "Il Messaggero". "I migliori auguri a Maria Chiara Carrozza, - ha detto la Gelmini - spero sinceramente che abbia più fortuna di me. Per lealtà verso il premier io non ho mai minacciato le dimissioni, anche se tante volte ho alzato, e molto, la voce. Temo però che l’ultimatum sia una pistola scarica. E più che aumentare il numero di insegnanti, credo che si debba procedere lungo il percorso già tracciato: la razionalizzazione delle spese per finanziare la qualità e reimpostare il sistema educativo sulla base del merito"
"La verità viene sempre a galla. Il taglio è stato di 2 miliardi, circa il 4% su un totale di 53 miliardi di bilancio. Anch’io avevo con Tremonti tensioni molto forti. Diceva Berlinguer, mio predecessore, che tra Miur e Mef (Istruzione e Economia) c’è sempre stata dialettica se non conflittualità. Io mi ritrovo nelle parole del ministro Carrozza, ma non si può fare di tutta l’erba un fascio. Chi tiene i cordoni della borsa non si spaventa certo se un ministro dice che se ne va. Né ci si può sottrarre al dovere di ridurre il debito pubblico e mantenere il deficit sotto il 3%. La coperta è stretta e la strada non è certo quella di aumentare le tasse. Razionalizzare la spesa non significa tagliare, ma liberare risorse per la qualità. Noi creammo un fondo di 320 milioni per il merito dal 2010. Sa che fine ha fatto? Nell’emergenza è servito a pagare gli stipendi, cioè gli scatti d’anzianità degli insegnanti. Questa è la realtà del bilancio».
Per la Gelmini, aumentare i docenti è una "logica di sinistra" che ha "proletarizzato" gli insegnanti con stipendi più bassi d'Europa, senza carriera e riconsocimento dei meriti. "Si sono vendute illusioni", afferma, "posti che si sono trasformati non in posti di ruolo ma in posti di attesa in graduatorie infinite."

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M5S, cena segreta dei dissidenti: “Basta chiedere il permesso per parlare”

Pubblicato il 25 maggio 2013 09.40 | Ultimo aggiornamento: 25 maggio 2013 09.40
ROMA – Movimento 5 Stelle, cena segreta deidissidenti. La cena, secondo quanto scrive Repubblica, si sarebbe tenuta martedì sera, 21 maggio a casa di un parlamentare 5 stelle. Appuntamento stabilito suWhatsApp, visto che le email non sono più considerate sicure dopo le violazioni degli hacker. Ad incontrarsi sarebbero stati sette deputati e due senatori, tra cui una donna
Tra i temi affrontati, le pressioni dell’ufficio comunicazione alla Camera, i “talebani” al Senato, la vicenda diaria, l’elezione del prossimo capogruppo di Palazzo Madama.
In tutto i dissidenti contati dal quotidiano romano sono 12 su 54 al Senato, una ventina alla Camera.
Scrive Repubblica:
La voce è arrivata fino a Pippo Civati, il pontiere pd, che conferma: “Oltre alla famosa cena, so di altre cose. Il progetto di Sonia Alfano, che è in contatto con alcuni di loro da un mese, sta andando avanti. L’idea è quella di fare un gruppo e staccarsi, a partire dai temi della legalità, ma non solo”. “Io ho un canale perennemente aperto con loro – dice la parlamentare ex Idv – molte delle persone che erano alla cena le ho sentite, sto andando avanti e a breve accadrà qualcosa. Concretizzeremo quest’impegno che non vuole essere concorrenziale, ma mettersi a disposizione del Paese”.
Davanti a pizze a portar via, birra e coca cola si sono finalmente potuti sfogare guardandosi negli occhi. Deputati e senatori, ognuno a raccontare i propri guai. “Ma vi pare che bisogna chiedere il permesso a qualcuno prima di parlare?“, “Ma possibile che ci trattino come ragazzini da mettere in riga?”, si lamentano i ‘giovani’ di Montecitorio. I senatori li ascoltano complici, anche se dicono che da loro no – da loro lo staff comunicazione non si azzarda più di tanto – e però, “ci sono i ‘talebani’ che non consentono di fare passi avanti”. “Perché mai non possiamo firmare una proposta di legge del Pd se è buona? Potremmo giocarcela mediaticamente, andare da loro con i nostri ddl e dire: adesso tocca a voi”.
Secondo quanto scrive Repubblica, quello di martedì è stato solo il primo di una serie di incontri tra grillini dissidenti. Il pensiero è chiaro:
“Hanno detto che potremo rendicontare per macroaree, alloggio, vitto, trasporti, ma ci hanno fatto capire che controlleranno fino all’ultimo scontrino. Cercano scuse per far fuori chi pensa”.
Beppe Grillo è distante. Lui stesso non conosce molti dei suoi ragazzi. Per lui sono solo dei “portavoce”.
“Ci sarà chi vuole tenersi i soldi e io non posso farci niente. Posso solo mandarli fuori. Perché quello che bisogna capire è che non ci sono deputati, senatori, ci sono solo portavoce. Devono fare quel che chiede il Movimento. Se non capiscono questo è finita”.

I movimento nazionalfascista è in moto. Non ho mai seguito Pierluigi Battista ma da quando viene attaccato da Travaglio e dalla setta a cinque stelle mi è diventato simpatico. Tutta la nostra solidarietà a Pierluigi Battista contro i nuovi fascisti.


M5s, Pierluigi Battista giornalista del Corriere della Sera attaccato dai grillini: "È solo un maggiordomo" (SONDAGGIO)

Pubblicato:   |  Aggiornato: 25/05/2013 13:44 CEST
"Come si può in questo Paese davvero credere nella professionalità e nell'imparzialità dei giornalisti se a due giorni dalle elezioni un noto editorialista del Corriere della Sera, Pierluigi Battista, scrive menzogne sapendo probabilmente di mentire". L'attacco arriva direttamente dal blog di Beppe Grillo, è firmato dai gruppi di Camera e Senato del Movimento Cinque stelle.
Il vice direttore del Corsera viene pubblicamente accusato di aver riempito il suo ultimo editoriale (dal titolo "Nebbia dietro la liturgia dello scontrino") solo di falsità, scrivendo che il Movimento si sarebbe interessato solo di rendicontazione delle spese e non di temi reali che interessano al paese, non mantenendo le promesse fatte in campagna elettorale.
"Ma davvero - scrive Battista - il Movimento 5 Stelle crede di star offrendo uno spettacolo di efficienza e operosità parlamentare a chi sperava che la "società civile" avrebbe avuto finalmente voce dentro le istituzioni?".
"Non fanno che parlare di «streaming - continua il vice direttore del Corriere - stanno sempre a discutere sul blog della casa, si controllano l'un l'altro con uno zelo sconosciuto persino nei vecchi partiti centralizzati, istruiscono processi a chi ha osato recarsi a una trasmissione tv sgradita al Capo, usano in forme maniacali la parola «rendicontazione»: non che la rendicontazione non sia importante ma non può nemmeno essere il principio e la fine di ogni interesse".
Sul blog la risposta piccata dei grillini, il vero interrogativo ora è: criticare legittimamente significa essere maggiordomi di qualcuno? Di sicuro Battista sarà da oggi senza alcun dubbio inserito nella quella black list dei giornalisti sgraditi.

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...