sabato 10 gennaio 2015

Lo sciacallo Salvini ci parli dei ladroni in casa nostra suoi amici. Sciacallo e cialtrone.

Le mani della Lega sul business del cinema lombardo

Resa dei conti tra Lega Nord e Cl per Lombardia Film Commission in vista di Expo 2015
   
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Che la Lega Nord avesse una passione per il cinema era cosa nota, in particolare dopo il cameo di Umberto Bossi nel flop del film Barbarossa di Renzo Martinelli: un investimento di dodici milioni di euro per un ricavo nelle sale di appena 800mila. Meno chiare sono invece le manovre della giunta lombarda di Roberto Maroni su Lombardia Film Commission, ente pubblico controllato da regione, comune di Milano, Fondazione Cariplo e Unioncamera, che ha il compito «di attrarre produzioni sul territorio di propria competenza» con «l’obiettivo di sviluppare l’indotto locale e promuovere anche il turismo». In Italia ce n’è una in ogni regione. Nel capoluogo lombardo è diventato un oggetto del desiderio della politica anche perché strategica in vista dell’Expo 2015, quando paesi di tutto il mondo arriveranno qui, dovranno girare film e video appoggiandosi proprio alla lombarda Film Commission, spendendo sul territorio un bel po’ di quattrini. 
Appena presentato il bilancio, intorno ad aprile, i soci dovranno nominare il nuovo CdA con la spada di damocle dello scontro tra ex formigoniani e neo maroniani. Con il presidente Alberto Di Rubba nominato nell’agosto scorso — leghista di ferro, commercialista (anche se non risulta iscritto all’albo) e persino amministratore dell’immobiliare del Carroccio Pontida Fin Srl — già impegnato da mesi a cacciare il direttore generale Alberto Contri, noto manager della pubblicità e vecchio amico personale di Don Giussani. In una regione governata per vent’anni da Roberto Formigoni, da Forza Italia e da Cl (anche se Contri è sempre stato considerato dell’ala “spirituale” e non di quella delle “opere” dei ciellini), non è facile far quadrare le cose. Tanto che la nuova Lega di Maroni e Matteo Salvini sta lottando ormai da quasi due anni per issare la bandiera del Carroccio su gran parte delle partecipate lombarde. E se ci sono già state la sanità, il settore infrastrutture era destino che alla fine si arrivasse pure al Cinema.
Salvini e Bossi durante le primarie della Lega Nord

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Da tempo l’assessore alla Cultura regionale Cristina Cappellini aveva deciso di far fuori l’ex presidente e attuale direttore generale Alberto Contri capace negli ultimi cinque anni di risollevare  un ente che quando fu creato nel 2000 aveva come presidente l’attore Renato Pozzetto, storico amico di Bossi. Come suggeriscono alcuni esperti in materia per riassumere la disgraziata gestione del socio di Cochi, basta ricordare il titolo di un giornale specializzato del tempo: «Le cinque giornate di Milano girate a Torino per disperazione dei produttori». Fu anche per questo motivo che Formigoni e Letizia Moratti, all’epoca sindaco di Milano, decisero di affidarsi a un guru della pubblicità. 
Si tratta appunto di Contri, un’esperienza quarantennale nel settore, con in curriculum posti di rilievo in McCann Erickson, nel consiglio di amministrazione della Rai e poi amministratore delegato di Rainet, oltre che presidente di Pubblicità Progresso. La mossa fu azzeccata, perché a fronte di uno stipendio di 80mila euro lordi all’anno, Contri ha iniziato a far carburare Lombardia Film Commission, portando in poco tempo 14 produzioni di Bollywood in Lombardia e persino quelle cinesi: l’ultima poco prima di Natale con attori talmente famosi in Cina che si è dovuto girare di notte in gran segreto per evitare che la comunità cinese di Milano accorresse in massa creando problemi di ordine pubblico. 

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In quattro anni di gestione i risultati sono 600 nuove produzioni ospitate e quasi 40 milioni di euro il fatturato dell’indotto creato. Un bel passo avanti che però non ha convinto la neo assessora alla Cultura Cappellini a fidarsi di uno così capace...e indipendente. L’ex Giovane Padana, già nella segreteria di Bossi e Roberto Calderoli, decise così di nominare presidente nel 2014 Paolo Pelizza, piccolo produttore, noto nell’ambiente della post produzione per le difficoltà economiche. La scelta si rivela sbagliata, perché dopo alcuni mesi e dopo diverse divergenze con Contri Pelizza decide di fare le valige. A questo punto l’assessore Cappellini decide di indire un bando per nominare il nuovo presidente. E’ una gara che alla fine non viene neppure rispettata perché ad agosto come presidente di Lombardia Film Commission viene nominato a sorpresa Alberto Di Rubba, leghista bergamasco, commercialista, con una passione per le moto, ma poca conoscenza del settore. Si definisce un «tecnico», ma nel suo curriculum, come ha scritto Lettera43.it, vanta soprattutto la nomina a ottobre in Pontida Fin Srl, la cassaforte immobiliare del Carroccio. 
L’incrocio è abbastanza spinoso, anche perché la Lega versa in condizione economiche disastrose da un paio d’anni, dopo gli scandali della gestione del tesoriere Francesco Belsito. Tra i nemici di Di Rubba s’insinua quindi che il doppio incarico forse non sia così casuale, anche perché la Lombardia Film Commission può vantare il più alto rapporto costo/investimento tra quelle italiane. Basta guardare gli ultimi due anni dove ha favorito ogni anno un indotto di 11 milioni di euro con un costo di gestione di 700mila euro. Ma Di Rubba non si lascia intimidire. Tira dritto. La resa dei conti si avvicina. E chissà che nel futuro Bossi non possa di nuovo ritagliarsi un cameo in un film su Alberto da Giussano. 

Salvini Grillo e Lepen veri sciacalli. Cialtroni veri come li ha definiti Renzi. Codardi e miserabili.

Lassana Bathily, il commesso musulmano salva 6 ostaggi a Parigi nascondendoli in una cella frigorifera del supermercato kosher (FOTO)

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LASSANA
È riuscito a salvare sei ostaggi, nascondendoli in una cella frigorifera. Lassana Bathily, 24 anni, immigrato del Mali di religione musulmana, dipendente del supermarket kosher, è un altro degli eroi della vicenda che si è consumata nella zona di Porte de Vincennes a Parigi. Il ventiquattrenne, musulmano originario del Mali, si sarebbe subito reso conto della gravità della situazione: secondo il racconto dei sopravvissuti, avrebbe cercato di radunare quante più persone possibili per nasconderle in una cella frigorifera del negozio. 
Bathily non avrebbe lasciato nulla al caso. Ha spento l'impianto di raffreddamento insieme alla luce della stanza, per non destare sospetti. Dopo aver messo in salvo i clienti ed essersi messo in contatto con la polizia, il giovane sarebbe tornato tra i corridoi del negozio. Sono almeno sei le persone che, alla fine delle dure ore di prigionia, avrebbero abbracciato e ringraziato Lassana. 

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La liberazione degli ostaggi
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Reuters

Lassana è mussulmano. Ahmed era mussulmano. Sono stati uccisi da terroristi e assassini. Salvino e Le Pen sono cialtroni sguaiati. Codardi e cialtroni come bene li ha definiti il Presidente del Consiglio Renzi.

Parigi, nasconde gli ostaggi nella cella frigorifera e li salva. La Francia celebra i suoi 'musulmani eroi'

Parigi, nasconde gli ostaggi nella cella frigorifera e li salva. La Francia celebra i suoi 'musulmani eroi'
Ostaggi liberati dal supermercato kosher di Porte de Vincennes a Parigi (ap)
Un gruppo di clienti del supermarket kosher di Porte de Vincennes assaltato dal terrorista jihadista Coulibaly si è rifugiato nel congelatore. A metterli in salvo, e a spegnere l'impianto di refrigerazione, è stato il giovane Lassana Bathily, originario del Mali: il web ora chiede una medaglia per lui

dal nostro inviato DANIELE MASTROGIACOMO

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PARIGI - Alla vigilia della grande marcia contro il terrorismo, Parigi rende omaggio a due musulmani che nel massacro al settimanale Charlie Hebdo e nelle vicende di sangue che si sono susseguite, col loro coraggio e i loro gesti hanno fatto la differenza. Il primo, Ahmed Merabet, è il poliziotto ucciso dai fratelli Said e Chérif Kouachi davanti alla redazione del settimanale satirico. Oggi, durante una conferenza stampa, i familiari dell'agente hanno detto: "Lui era musulmano, si è fatto uccidere da falsi musulmani". Poi un appello "a tutti i razzisti, islamofobi e antisemiti, non bisogna confondere gli estremisti e i musulmani. L'Islam è una religione di pace, condivisione e amore". A quel punto i familiari sono scoppiati in lacrime.

Il secondo si chiama Lassana Bathily, ed è un commesso del negozio di prodotti kosher assaltato ieri da  Amedy Coulibaly. Oggi Lassana viene celebrato sul web dopo aver messo in salvo numerosi clienti nei drammatici momenti dell'attacco. Musulmano e originario del Mali, Bathily - raccontano i media francesi - è riuscito col suo coraggio a nascondere una parte dei clienti che si trovavano all'interno del locale ma solo in un secondo momento, parlando in tv, emerge la portata della sua impresa.

Intervistato dalla televisione BfmTv, Bathily racconta: "Quando ho visto" i clienti "scendere le scale di corsa, ho aperto loro la porta della stanza frigorifera. Poi ho spento la luce, ho spento il congelatore e ho detto: restate qui, io ora esco e vado a capire cosa accade". In seguito, il ragazzo - ha 24 anni - è riuscito a scappare all'esterno usando il montacarichi, ha raggiunto la polizia e ha spiegato agli agenti la situazione. Ora la sua azione è celebrata in rete e su Twitter gira l'hastag #unemedaillepourlassana.

Il giorno dopo il doppio blitz, i racconti e i ricordi si riannodano con il trascorrere delle ore. Soprattutto adesso che la paura è passata. In parte. Restano le immagini di quelle cinque ore trascorse nella drogheria koshersotto la minaccia di uno jihadista armato con un AK-47 una mitraglietta Skorpion, due pistole Tokarev e 15 candelotti di dinamite già piazzate attorno alla serranda dell'ingresso. Ore ricostruite dall'agenzia France Presse, che ha parlato con i testimoni.

Ilvan, 30 anni, sta cercando dei prodotti tra gli scaffali. Si trova in fondo al locale. Ha in braccio il figlio di 3 anni e mezzo. Sente le prime urla, gli spari. Si affaccia e subito si ritrae. Vede quell'uomo di colore, alto, con il fucile automatico in mano. Capisce che non si tratta di una rapina ma di qualcosa molto più grave. La tensione delle ultime ore, con l'allarme diramato da tutti i commissariati e ribadito dai rabbini della stessa comunità israelitica parigina che invitavano alla massima cautela e a restare in casa, ricordano il clima ai tempi del nazismo.

L'uomo non ci pensa un attimo: si dirige verso la cella frigorifera che si trova sul fondo del negozio e, grazie anche a Bathily, si infila dentro con il bambino. Lo seguono altre tre donne. Ci resteranno cinque ore, il cuore che batte all'impazzata, attenti a ogni minimo rumore. Se vengono scoperti è la fine. Coulibaly ha già steso due ostaggi. I loro corpi giacciono a terra, poco prima della porta di uscita. Nella cella fa freddo. Ilan si toglie il suo giubbone e lo avvolge sul figlio. Lo stringe forte e lo rassicura. Afferra il suo cellulare, manda un messaggio all'anziana madre rimasta a casa. Le scrive di non chiamarlo, di dare il suo numero alla polizia.
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Gli inquirenti rispondono nel giro di dieci minuti. Tra l'uomo e gli agenti inizia uno scambio di messaggi nel quale dall'interno del negozio assediato si forniscono importanti informazioni. Su quanti sono gli assalitori, sul numero delle armi, su quello degli ostaggi, le loro posizioni. Si prepara il blitz ma bisogna evitare di colpire i prigionieri. Coulibaly si è già messo in contatto con gli altri due jihadisti della cellula asserragliati a Dammartin-en-Goële. Ma nella foga non ha riattaccato bene il telefono. La polizia, che li sta intercettando, segue in diretta tutto ciò che accade nella drogheria. Ascolterà le minacce, le urla, gli ordini. "Sapete chi sono", continua a dire agli ostaggi. "Sapete dunque cosa voglio e perché sono qui".

I 15 prigionieri, tra cui 8 donne, tre delle quali sono chiuse nella cella frigorifero, restano in silenzio. Conoscono quell'uomo le cui foto segnaletiche sono su tutti i notiziari tv dalla mattina. È il terrorista che stanno cercando dal giorno prima. Quello che ha ucciso con un colpo alla nuca la giovane ausiliaria della polizia municipale a Montrouge. È lo stesso che probabilmente ha ferito con due colpi a una gamba e alla schiena un impiegato di 32 anni mente stava correndo in un parco della cittadina.

Il frastuono delle granate assordanti arriva fin dentro la cella frigorifero. Ilan ricorda che si sono tutti stretti in un abbraccio e hanno atteso la fine della sparatoria. Resteranno chiusi, in silenzio, anche quando tutto tace e gli uomini del corpi speciali del 'Raid' iniziano a frugare, armi spianate, tra il fumo e i pezzi degli scaffali distrutti dalle raffiche. Viene subito soccorso, protetto e portato all'esterno. Lui esce, il bambino sempre in braccio, la testa piegata, di corsa, verso la libertà. Resterà tre ore dalla polizia per la sua testimonianza. Poi di nuovo a casa, ad abbracciare la moglie e la vecchia madre.
 

Fuori un'altra grillina.

http://video.repubblica.it/edizione/firenze/miriam-amato-vi-spiego-perche-lascio-i-5-stelle/188158/187061 HomeEdizione FirenzeMiriam Amato: "Vi spiego perchè lascio i 5 Stelle" LASCIA UN COMMENTO

Basta sciacalli leghisti e grillini per qualche voto in più. Renzi ha ragione. Sono dei cialtroni sguaiati.

Strage di Parigi, scontro Lega-Pd. Salvini insiste: "Islam pericoloso, in milioni sono pronti a sgozzare"

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Volantinaggio della Lega - Matteo Salvini al centro - a Milano (fotogramma)
Alla vigilia della marcia contro il terrorismo in Francia, Salvini torna a lanciare allarmi: "Anche sui pianerottoli di casa nostra". Renzi replica: "Preservare la parola identità da atti sguaiati, cialtroni e maldestri di chi pensa che sia contrario di integrazione". Alfano. "Verifiche su misure di sicurezza"
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ROMA - Lo scontro a distanza va in scena all'indomani dell'uccisione dei tre terroristi che hanno trasformato il cuore della Francia in un territorio di guerra e alla vigilia della marcia che Parigi - domenica - dedica alle vittime del massacro al settimanale Charlie Hebdo. Uno scontro tutto politico in cui il premier e segretario del Pd, Matteo Renzi, da Bologna bolla come "cialtrone" chi pensa "anche a casa nostra che identità sia il contrario di integrazione". Non fa nomi né sigle di partito. Ma il riferimento alla Lega Nord è evidente.

Soprattutto perché nelle stesse ore, da Milano, il segretario del Carroccio, Matteo Salvini, ne approfitta per insistere sulla questione e lanciare allarmi pesantissimi: l'Islam  - dice - è "pericoloso, non è una religione come le altre e non va trattato come le altre religioni. Nel nome dell'Islam ci sono milioni di persone in giro per il mondo, e anche sui pianerottoli di casa nostra, pronti a sgozzare e uccidere" (video).

Parole pronunciate durante la distribuzione di volantini, al grido di "strage di Parigi, l'Islam uccide la libertà. No alla moschea" alla fermata della metropolitana di Lampugnano, periferia nordovest di Milano. Assieme a lui, i militanti lombardi della Lega e l'europarlamentare Mario Borghezio. La zona scelta dal movimento per diffondere anche le vignette di Charlie Ebdo sull'Islam è una delle aree in cui la giunta Pisapia vuole autorizzare la nascita di una moschea. Un'apertura alla comunità musulmana che, però, per Salvini è pericolosa e da contrastare, al pari delle posizioni del governo Renzi.

VIDEOSTORIA Le 54 ore più lunghe della Francia in 2 minuti

"Mi fa pena - dice ancora Salvini - pensare che Renzi sfilerà domani per le strade di Parigi quando, con le sue politiche a favore dell'immigrazione di massa, è uno dei complici di quello che rischia di succedere domani. L'Islam è un problema. E chi continua a negarlo ce lo abbiamo anche al governo: ci sono ministri che negano che queste stragi abbiano matrice islamica. Sono ministri pericolosi. In Italia abbiamo un governo pericoloso".

E mentre in Francia il Front National di Marine Le Pen desta scalpore con la proposta di un referendum sulla pena di morte (con il padre di lei, Jean-Marie, che scrive su Twitter State calmi e votate Le Pen nel bel mezzo degli attacchi terroristici di ieri), Salvini torna ad accomunare la sua Lega con il Fn quando dice di sentirsi escluso dagli appelli di finta unità: "E' squallido che coi cadaveri ancora da seppellire ci sia qualcuno che isola altri, come la Lega e la Le Pen: poi saremmo noi a strumentalizzare? Noi rappresentiamo la maggioranza degli italiani", è la chiosa dal sapore elettorale.

Ma dal capoluogo emiliano, dov'è in corso l'inaugurazione dell'anno accademico universitario, il premier rincara la dose: "La parola identità è una delle più belle, la dobbiamo difendere, preservandola anche da qualche atto sguaiato, cialtrone e maldestro di chi pensa anche a casa nostra che identità sia il contrario di integrazione, che invece è la disintegrazione".

A rispondere a Salvini anche Angelino Alfano, ministro dell'Interno in quota Ncd, che domattina sarà a Parigi per un incontro con i colleghi europei e il delegato da Barack Obama per conto del ministero della Giustizia Usa al fine di fare un punto che sarà "operativo". Dice dunque Alfano: "Chi ha sparato in Francia parlava francese. C'è stato un grande passo avanti nell'immigrazione facendo sì che l'Ue si facesse carico di presidiare le frontiere. Adesso abbiamo un altro obiettivo e cioè aprire campi profughi in Africa. Su questo siamo già al lavoro e stiamo allacciando i rapporti definitivi con i paesi africani per montare lì le tende".

Poi, a SkyTg24, il titolare del Viminale sottolinea che la strage di Parigi "spingerà la Ue a cambiare le regole. Il blitz - di ieri - ha consentito di individuare e colpire coloro i quali hanno realizzato gli attentati. Io li avevo definiti bestie. Oggi che anche il loro sangue è stato versato, credo che si possa dire che per chi vuole fare attentati di questo tipo la morte è una prospettiva concreta. E' un messaggio che deve essere chiaro: le democrazie, utilizzando le regole, possono realizzare blitz come quelli di ieri".

Una circolare del ministero dell'Interno è stata spedita stamani, infatti, a prefetti e questori per aggiornare l'individuazione di possibili obiettivi sensibili a eventuali azioni terroristiche. Alfano annuncia anche incontri con il ministro della Giustizia e con vertici di uffici giudiziari per mettere allo studio eventuali nuove misure e, in particolare, la creazione di una super procura antiterrorismo di cui si è parlato in questi giorni. Da subito, ha precisato, verranno poste in atto in iniziative sul "ritiro del passaporto e il controllo preventivo da parte della polizia di sospetti terroristi, lo spegnimento di siti web impegnati a veicolare messaggi terroristici, nel reclutamento e nell'incitamento all'odio".

Nelle stesse ore, dalla Cei arriva anche il commento del cardinale Angelo Bagnasco: "E' un dolore immenso  quello che quest'ultimo attentato scatena nel cuore dell'umanità e tutto il mondo deve sentirsi colpito" ma "questi barbari, questi uomini brutali sanno che la storia non si può fermare e quindi sono di per sé perdenti. Esibiscono la violenza e la brutalità per spaventare perché loro sono spaventati dalla storia". Secondo il cardinale, questa ennesima strage "ci deve insegnare la vera convivenza, la vera libertà densa di valori, non acritica e non puramente autoreferenziale e anche il rispetto per tutti".
 

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...