sabato 4 maggio 2013

Di questo dovrebbero occuparsi i dirigenti scolastici i docenti ed il personale ATA ogni giorno e non perdere tempo a discutere con sindacalisti nullafacenti. Il sindacato si deve fare per passione non per lavoro per tutta la vita. Come per la politica.


FINLANDIA:Il primato nell’istruzione vacilla

8 dicembre 2010
Presseurop
Aamulehti

Aamulehti, 8 dicembre 2010
"Un giovane su dieci legge troppo male", riferisceAamulehti. All'indomani della pubblicazione dellostudio Pisa sulle prestazioni scolastiche dei ragazzi di quindici anni nei paesi Ocse, la FInlandia è ancora considerata come il punto di riferimento europeo nel settore. Tuttavia il quotidiano evidenzia i punti deboli del sistema finlandese. "Il dieci per cento degli alunni male alfabetizzati ha difficoltà a trovare un lavoro", constata Aamulehti, precisando che i risultati del paese sono in calo rispetto all'ultima graduatoria, nel 2000, che verteva su lettura e la scrittura . "Il successo della Finlandia nella graduatoria Pisa dipende dalle ragazze, di cui una su cinque è eccellente in lettura e scrittura, contro appena un ragazzo su dieci", aggiunge Aamulehti.  

Sono completamente d'accordo con la Boldrini.


FEMMINICIDIO

Boldrini: «Le donne vanno difese anche sul web»

«Non penso a nuova legge, ma ad arginare la violenza». E il ministro Idem chiede una task force.

Mai parlato di una legge per il web. La presidente della Camera Laura Boldrini ha smentito le ricostruzioni stampa secondo le quali avrebbe proposto una stretta sulla Rete. «Grazie per la solidarietà», ha scritto Boldrini su Twitter, «Mai parlato di anarchia o nuova legge per web. Obiettivo è arginare la violenza contro le donne, anche in Rete».
In un altro post, questa volta su Facebook, Boldrini ha poi voluto precisare il senso della sua intervista del 3 maggio suRepubblica in cui denunciava le minaccericevute da quando ha avuto l'incarico di guidare Montecitorio.
«NON HO PARLATO DI CENSURA».«Nell'intervista non parlo mai né di anarchia, né di censura, né della necessità di una nuova legge», ha detto Boldrini, «Anzi, proprio perché credo nel potenziale partecipativo e democratico della Rete, ho voluto attivare ed utilizzo quotidianamente, da presidente della Camera, una pagina facebook e un profilo twitter, che considero strumenti utili al confronto e al dialogo. Ci tengo, anche con questi mezzi, ad accorciare le distanze tra le istituzioni ed i cittadini. Ma le minacce, gli insulti, le intimidazioni, la violenza non sono mai accettabili, né dentro il web né fuori».

Boldrini: «Intendevo aprire un confronto sulla violenza contro le donne»

L'idea di una stretta sulla Rete aveva messo in allarme parte dell'opinione pubblica. Lo stesso ex garante della privacy Stefano Rodotà pur esprimendo la sua solidarietà, ha messo le mani avanti. E anche il telefono rosa ha inviato una lettera aperta ai presidenti del consiglio, Enrico Letta, del Senato, Pietro Grasso, della Camera, Laura Boldrini. «Non occorrono finanziarie o provvedimenti impopolari, non servono leggi, che già esistono, o radicali interventi, ma che i servizi non chiudano, gli operatori e i volontari che ci lavorino siano messi nelle condizioni di proseguire nel loro impegno».
«VOLEVO APRIRE UN CONFRONTO».«Nell'intervista, dunque, intendevo aprire un confronto sulla violenza contro le donne, che si manifesta anche attraverso internet», ha aggiunto la presidente della Camera, «La pedopornografia, in rete, viene seguita e perseguita con attenzione e preoccupazione. Quello che di sconcio accade contro le donne viene, invece, spesso sottovalutato e ridotto a goliardata machista. Un problema che deve riguardare tutti, non solo noi donne. L'obiettivo è arginare la violenza. Sono certa che saprà condividerlo anche chi ha giustamente a cuore la liberta della Rete».
SOLIDARIETÀ DALLA COMI. Intanto c'è già chi è al lavoro sul fronte del femminicidio. La ministra per le pari opportunità Josefa Idem ha annunciato di voler istituire una task force contro la violenza di genere. Mentre espressioni di solidarietà sono arrivate da ogni parte», ha dichiarato il coordinatore provinciale del Pdl di Varese ed europarlamentare Lara Comi: «Desidero esprimere la mia solidarietà al presidente della Camera Laura Boldrini per le minacce di morte ricevute via web. Devo dire purtroppo che io stessa vivo un'analoga situazione: da 4 anni faccio politica a tempo pieno e per l'attività svolta a livello nazionale sono oggetto di ignobili attacchi, intimidazioni e insulti».
Sabato, 04 Maggio 2013

Grillo ormai a breve donerà pacchi di pasta come avveniva nel dopo guerra. Se questa è politica siamo messi male.


Alle urne nel 2008 i tassinari romani sostennero in massa Alemanno

Le comunali delle lobby. A Roma Grillo tenta i tassisti

Dopo Alemanno parte dei tassisti appoggia Marchini e il grillino De Vito, contro le liberalizzazioni
Taxi a Roma (Flickr - [auro])
Con le amministrative alle porte, nella Capitale s’intensifica l’attività di gruppi d'interesse e poteri trasversali: c’è da scegliere un candidato al Campidoglio e in pista ballano pacchetti di voti. Da anni i tassisti romani, più dei colleghi milanesi e napoletani, rappresentano un termometro politico ad alta sensibilità nazionale. La cronaca li descrive come lobby testarda e combattiva, storicamente schierata a destra con apprezzabili sponde in Parlamento, ma anche animatrice delle proteste contro le liberalizzazioni. Ultime quelle tentate dal governo Monti, poi ridimensionate tra petardi e blocchi stradali ai piedi di palazzo Chigi.
Alle amministrative del 2008 fu un trionfo: i tassinari romani sostennero all'unanimità Gianni Alemanno. Un blocco unico, un fronte comune che lanciò la volata al sindaco grazie ai voti degli autisti (a Roma sono 8.000), dei loro parenti e amici. Maggio 2013, sono passati cinque anni, eppure sembra una vita: intorno ad Alemanno non c’è più il consenso bulgaro dei tempi d’oro. Dove una volta si respirava aria di plebiscito oggi emergono spaccature e distinguo sempre più rumorosi.
I tassisti sono arrabbiati: alzano la voce per le promesse non mantenute e i problemi mai risolti. Scuotono la testa anche di fronte all’adeguamento delle tariffe, cresciute del 20 per cento. Rimproverano ad Alemanno di averli messi «in cattiva luce sui giornali per mesi». A renderli scontenti c’è la piaga degli abusivi che operano indisturbati alla stazione Termini e nei punti strategici dell’Urbe. Segue la rabbia per gli Ncc (noleggio con conducente) che lavorano nella Capitale con licenze che li autorizzano a prestare servizio nei paesi dell'hinterland romano. Infine si ripropongono problemi strutturali come la penuria di corsie preferenziali e posteggi dedicati, soprattutto in centro.
Intorno al sindaco fa quadrato una quota di autisti fedeli al centrodestra, che ha già adottato lo slogan «noi con Alemanno». Tra loro c’è Ugl Taxi che conferma la fiducia: «Il Comune ha adottato importanti misure a favore di tutta la categoria». Attualmente i tassisti pro Alemanno si stanno organizzando per mettere gli adesivi elettorali sulle auto di servizio e passare la voce tra i colleghi, ma la missione non è delle più semplici. Giovedì 2 maggio il candidato consigliere David Gramiccioli ha messo in piedi un primo incontro tra sindaco e categoria davanti alla Bocca della Verità. Risultato: decine di auto bianche e molte facce scure, antipasto di una fronda destinata a ingrossarsi.
A rompere le uova nel paniere del primo cittadino è Loreno Bittarelli, leader sindacale e capo del 3570, la cooperativa radiotaxi più grande d’Europa che a Roma muove 3.700 auto. Ex candidato al Senato con Pdl e poi alla Camera con Fratelli d’Italia, oggi Bittarelli molla il sindaco per benedire la corsa di Alfio Marchini. «Alemanno non lo voterei neanche sotto tortura», ha dichiarato pochi giorni fa, rinnegando il trionfo condiviso nel 2008. «Pensavo che avrebbe rimesso in moto l’economia dei tassisti e invece e stata una bufala». Tra i motivi della discordia c’è l’adozione da parte del Comune di un numero unico che confligge con gli interessi della centrale radio 3570. Bittarelli, considerato il dominus delle auto bianche, ha in mano i voti di centinaia di colleghi e ostenta sicurezza: «Salvo rarissime eccezioni i tassisti non rivotano Alemanno».
Dal canto suo, il centrosinistra deve scontare la storica diffidenza degli autisti romani, che ancora ricordano col fumo negli occhi quando Walter Veltroni rilasciò duemila nuove licenze «riducendoci alla fame». Oggi a sostegno di Ignazio Marino è sceso in campo Marco Morana, sindacalista Unica Taxi Cgil e candidato consigliere comunale: «Non ho mai creduto alle promesse di Alemanno, altri colleghi l’hanno fatto e sono rimasti delusi». Nella medesima lista civica figura l’avvocato Emiliano Rosalia, figlio di tassista e titolare di uno studio legale che difende parecchi membri della categoria. «I tassisti romani si sono sempre schierati a destra perché il centrosinistra al potere, prima Rutelli e poi Veltroni, non ha mai ascoltato le loro richieste».
Nel caos di consensi, merita attenzione l’ascesa finora ignorata del Movimento 5 Stelle. Già a inizio 2012 Beppe Grillo aveva provato a lanciare un’Opa sulla categoria, urlando la sua contrarietà alle liberalizzazioni delle auto bianche. «Io sto con i tassisti», scriveva sul blog, «oggi vengono a prendere loro, domani i notai, dopodomani i farmacisti, la settimana prossima i fruttivendoli». Con le amministrative alle porte e i risultati delle politiche alle spalle, molti autisti capitolini guardano con interesse al simbolo pentastellato. Diversi “cani sciolti”, ma anche i delusi di Alemanno e quegli elettori che non voterebbero mai a sinistra.
Nella loro direzione si è mosso il candidato sindaco grillino Marcello De Vito, che per mercoledì 8 maggio ha fissato un incontro con la categoria. Sul volantino dell’evento svetta «la legalità», argomento caro agli autisti romani che contro l’abusivismo sono sul piede di guerra. La scelta di temi e interlocutori non pare per nulla casuale, anche se dallo staff di De Vito fanno sapere che «in questi giorni il candidato sta incontrando tutte le realtà economiche e produttive della città». Con buona pace dei comunicati, c’è chi evoca lo scenario delle politiche di febbraio pure a Roma, dove molti tassisti delusi e “insospettabili" potrebbero tentennare al cospetto delle Cinque Stelle. Alemanno è avvisato.


Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/tassisti-romani-amministrative#ixzz2SLxAIv2Q

Per evitare di ascoltare Travaglio che come un disco rotto dice sempre le stesse cose non avevo visto questo contributo video che condivido parola per parola. E mentre i nostri ragazzi si perdono o non apprendono quello che sarebbe necessario noi abbiamo quattro sindacalisti nullafacenti mantenuti dai contribuenti che vorrebbero insegnare a chi lavora come pagare chi non è capace di insegnare. Viva l'Italia. Tanto per loro gli alunni sono un optional. Una vera vergogna. Un paese che dimentica che l'istruzione dei nostri ragazzi è il mezzo, il percorso, l'obiettivo, il fine ultimo. Tutto il resto è contorno insignificante.

http://youtu.be/ZWclsHFT918

Documento di valore inestimabile. Va visto tutto per capire in quali mani siamo in Italia. Brunetta è unico.


http://youtu.be/3ckTjqy_L64

Facile fare i comunisti prendendo i soldi dallo stato. facile fare i sindacalisti prendedo soldi dallo stato. Facile fare i manager spoil sistem quando non si pagano mai i debiti accumulati per far piacere ai sindacati.


Lavoro: sospesi senza preavviso, i dipendenti di Rifondazione Comunista chiamano i carabinieri (LETTERA)

L'Huffington Post  |  Pubblicato:   |  Aggiornato: 04/05/2013 14:40 CEST
Sospesi dal lavoro senza nemmeno ricevere una mail, una raccomandata, una lettera formale. Che fossero licenziati lo hanno saputo soltanto quando sono arrivati in ufficio, dalla bocca di un dirigente che si rifiutava di firmare un documento per attestare quel giorno la presenza dei lavoratori. I quali sono stati costretti a chiamare i carabinieri.
Non è accaduto in una fabbrica qualsiasi bensì nella sede nazionale di Rifondazione Comunista, dove giovedì mattina 42 dipendenti del partito hanno appreso il loro destino dopo ore di attesa poiché nessuno si era premurato di avvisarli.
Sconvolti e arrabbiati, hanno chiesto un incontro immediato con il segretario di Rifondazione, Paolo Ferrero, per chiarire la vicenda ma Ferrero ha risposto che non era necessario poiché "la questione è tecnica e non politica".
E così i 42 lavoratori - tecnici, informatici, giornalisti e addetti alla vigilanza, centralinisti - hanno deciso di denunciare pubblicamente il loro travaglio lavorativo alle dipendenze di un partito "nato per difendere i diritti dei lavoratori" che negli ultimi anni, scrivono, avrebbe trattato i suoi dipendenti "alla stregua di nemici da combattere".
In una lettera aperta pubblicata ieri pomeriggio su Facebook, i firmatari accusano il partito di non avere mai accolto le richieste dei lavoratori in cassintegrazione dal 2009: "Nonostante ancora dipendenti del partito, non siamo mai stati contattati né invitati alle tante assemblee che sappiamo si sono svolte con gli altri lavoratori". E Ferrero, aggiungono, non ha mai voluto incontrarli. Fino all'epilogo del 2 maggio, quando hanno dovuto chiedere l'intervento dei carabinieri per ottenere un semplice certificato di presenza. E concludono amaramente: "Faremo valere i nostri diritti con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione compreso, se sarà necessario, il ricorso al Tribunale".
Proprio su Facebook il segretario Ferrero ha voluto commentare la lettera porgendo le scuse per "il casino" accaduto la mattina del 2 maggio:
"L'incontro del 30 aprile per affrontare insieme il problema della cassintegrazione non ancora rinnovata è stato fatto saltare dalle organizzazioni sindacali". Perché allora non incontrare almeno informalmente i dipendenti per rassicurarli? Anche per questo il leader di Rifondazione ha una risposta: "Essendoci una trattativa sindacale in corso era meglio evitare di avere più sedi di discussione in cui si rischiava di non capire più nulla".
Il testo integrale della lettera dei cassintegrati del Partito della Rifondazione Comunista
Ieri è andato in scena l'ultimo (spero) penoso atto della vicenda di noi cassintegrati del Partito della Rifondazione Comunista. Essendo scaduta la cassa integrazione il 30 aprile scorso, non avendo ricevuto ancora le lettere di licenziamento già preannunciate dal Prc con l'avvio della procedura di mobilità per 42 lavoratrici e lavoratori, né nessun'altra comunicazione da parte del Prc, ieri mattina alle h. 9.00 ci siamo presentati, come prescritto dalla legge, sul nostro posto di lavoro presso la Direzione Nazionale in viale del Policlinico.
Dopo tre anni e sette mesi di cassa integrazione (a 0 ore), ci aspettavamo di essere accolti da un qualche dirigente o responsabile che ci dicesse cosa potevamo fare invece abbiamo aspettato nell'atrio per circa tre ore l'arrivo del tesoriere nazionale Mimmo Caporusso il quale, una volta arrivato ci ha fatto leggere una lettera-a noi mai pervenuta-nella quale è scritto che tutti i dipendenti interessati dalla procedura sono "sospesi dal lavoro e dalla retribuzione" a partire dal primo maggio.
Alla richiesta reiterata più volte di registrare la nostra presenza sul posto di lavoro per tutelarci da una possibile accusa di assenteismo ci è stato risposto che nessun documento sarebbe stato firmato e che potevamo andarcene. A quel punto non abbiamo avuto altra scelta che chiamare i Carabinieri i quali, arrivati in Direzione, hanno messo a verbale la presenza di ognuno di noi sul posto di lavoro.
Siamo in cassa integrazione dal settembre 2009. Nessuno di noi aveva incarichi politici, siamo lavoratori come tutti gli altri: centralinisti, tecnici, informatici, segretari di dipartimento, addetti alla vigilanza, giornalisti.
Nel 2009 ci fu comunicato dal Segretario Paolo Ferrero che il Prc avrebbe fatto tagli orizzontali del 50% su tutte le spese e che quindi il 50% del personale sarebbe stato licenziato da un giorno all'altro. Iniziarono le trattative. Proponemmo contratti di solidarietà e ci furono negati. Proponemmo di mettere a frutto alcune sedi di proprietà del Prc per aprire cooperative o associazioni che fornissero servizi da un lato e reddito dall'altro coinvolgendo anche i territori per iniziare così un processo di trasformazione prima di tutto politica di un partito che ormai era fuori dal parlamento e affrontare con una pratica diversa le contraddizioni aperte dalla gestione che aveva portato a quell'epilogo.
Sordi a quella che tuttora riteniamo essere la sostanza di tutta la vicenda ci risposero che le sedi non si potevano toccare perché servivano "a fare politica" (la stessa vecchia politica che ha portato all'esaltante successo della lista Ingroia!) salvo poi averne già vendute parecchie per un valore di 15 milioni di euro e deliberare la vendita di altre 26 per un valore stimato di quasi 7 milioni di euro. Quando infine arrivammo a ottenere almeno la cassa integrazione proponemmo ovviamente, come succede in tutti i posti di lavoro, la rotazione e ancora una volta ci fu risposto che era impossibile. Così, senza considerare né le professionalità, né i carichi familiari, né l'anzianità di servizio scelsero le persone da tenere a lavoro basandosi esclusivamente su criteri di fedeltà alle aree politiche interne e gli altri li misero in cassa integrazione a zero ore.
In questi tre anni e sette mesi abbiamo chiesto varie volte di avere un confronto serio con Paolo Ferrero e gli altri dirigenti del Prc. Confronto che abbiamo chiesto di nuovo ieri mattina, e al quale di nuovo Ferrero si è sottratto con l'alibi che la questione è tecnica e non politica. Nonostante ancora dipendenti del partito, non siamo mai stati contattati né invitati alle tante assemblee che sappiamo si sono svolte con gli altri lavoratori. Siamo stati trattati alla stregua di nemici da combattere e ciò che è successo ieri è un epilogo degno dei peggiori padroni.
Faremo valere i nostri diritti con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione compreso, se sarà necessario, il ricorso al Tribunale.
Eravamo dipendenti di un partito nato per difendere i diritti dei lavoratori, oggi ci ritroviamo a dover chiamare i Carabinieri per difendere i nostri diritti da quello stesso partito.

Questo non é un ballista. Ed é qui la cosa grave. Questo ci crede davvero a quello che scrive. Non esce mai per strada.

http://www.unita.it/italia/le-favolette-di-travaglio-beppe-grillo-m5s-fatto-quotidiano-marco-grillini-pd-inciucio-bersani-1.498372?page=2

Perché i grillini eletti stanno lavorando? Lavorano come i sindacalisti.

http://www.agi.it/politica/notizie/201305041359-pol-rt10088-m5s_mastrangeli_il_ribelle_continuo_lavorare_col_movimento

Come direbbe Totó: " Copisti si nasce ed io lo nacqui". I grillini copiano ovunque. É troppo chiedere loro di esprimere un pensiero originale. Non ci arrivano proprio.

http://www.facebook.com/photo.php?fbid=388883114558726&set=a.372611436185894.1073741828.363954150384956&type=1

Della scuola parlano tutti mai partendo dai bisogni degli alunni. Le corporazioni sindacali pensano alle tessere. I Dirigenti pensano ad accondiscendere alle proposte dei sindacati altrimenti i sindacati romani si fanno sentire dl ministro. Ogni tanto leggo qualcosa di intelligente tra tanti incapaci.

http://www.facebook.com/photo.php?fbid=602108109800011&set=a.119716161372544.19477.118585521485608&type=1

Rinunci a 1 miliardo e 850 milioni di distacchi sindacali il nostro Bonanni e troverà subito 1.5 miliardi di euro. Rimane ancora qualche spicciolo per i giovani disoccupati.


Week end lavoro, nodi dopo ok a Def

Bonanni: 1,5mld entro maggio, rischio tenuta sociale

04 maggio, 16:12
Letta e Bonanni Letta e Bonanni
Week end lavoro, nodi dopo ok a Def
Week end di lavoro a Via Venti Settembre con tutto lo staff del dicastero impegnato a studiare i dossier e la documentazione per affrontare i nodi Imu, Iva e cig. "Le priorità sono quelle" spiega il sottosegretario all'Economia PierPaolo Baretta, confermando le esigenze finanziarie di copertura: in totale circa 6 miliardi.In dettaglio, evitare l'aumento dell'Iva previsto per luglio costerebbe, ribadisce ancora Baretta, circa 2 miliardi, per la cassa integrazione sarebbero necessari tra 1 e 1,5 miliardi di euro, mentre la sospensione della prima rata Imu richiederebbe circa 2-3 miliardi. Per l'abolizione totale della tassa sulla casa sarebbero invece necessari 4 miliardi che salirebbero ulteriormente se, come vuole il Pdl, fosse abolita anche quella sui terreni agricoli.
Bonanni: 1,5mld entro maggio, rischio tenuta sociale - Il governo trovi "1,5 miliardi di euro entro maggio" per il rifinanziamento della cig in deroga. "A rischio ci sono oltre 700mila cassintegrati, che altrimenti andranno ad aumentare le fila dei disoccupati": il leader Cisl, Raffaele Bonanni, parlando con l'ANSA, insiste anche su esodati e occupazione e avverte sulla "tenuta sociale" del Paese. "E' arrivato il momento di abbassare fortemente le tasse sui lavoratori dipendenti e sui pensionati. Biso gna ridurre il cuneo fiscale. Non c'é più tempo da perdere": così il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, che per le imprese parla di un intervento a favore di quelle che "investono e assumono". La "priorità è il taglio delle tasse più che l'Imu", aggiunge. La questione dell'Imu è "secondaria": "Se qualcosa si vuole fare, si esenti dal pagamento soltanto chi ha un'unica casa". La riduzione delle tasse, secondo Bonanni, "é l'unico modo per far ripartire i consumi e quindi l'economia. Lo chiediamo da tempo. E' l'unica operazione oggi possibile e necessaria. Non si può più aspettare". E a questo fronte "vanno destinate tutte le risorse disponibili". Bonanni considera fondamentale anche l'intervento per evitare l'aumento di un punto percentuale dell'Iva da luglio "anche questo necessario per rilanciare i consumi"

Uno come questo ha potere maggiore di tutti i politici vecchi e nuovi messi insieme. Una schiera di nullafacenti mantenuti dai contribuenti italiani come è ben descritto dal giornalista Liviadotti nel libro "L'altra Casta". I governi ed i politici cambiano loro non cambiano mai. Sempre gli stessi. 1 miliardo e 850 milioni di euro all'anno che vanno in distacchi sindacali potrebbero essere subito pronti per la cassa integrazione.

http://goo.gl/news/jQXn

E De Luca ha ragione. Lo avevo messo io da tempo in rete. Adesso tutti rivedono De Luca. Gli ho portato fortuna. Ha ragione perchè i grillini sono supponenti, offensivi, calunniatori, incompetenti, ciber violenti, irrispettosi, maleducati, incivili. E perchè dovremmo prendere insulti da persone così.


M5s, il viceministro Vincenzo De Luca diceva alla Lombardi: "Ma va a morì ammazzata!". E su Grillo: "Se ne sta con il panzone al sole, falla finita!"

L'Huffington Post  |  Pubblicato:   |  Aggiornato: 04/05/2013 13:27 CEST
Grillo con "il panzone al sole nella villa al mare... con gli occhialini "reiban" a specchio che va a fare le consultazioni...ma falla finita!...Lombardi? Ma va a morì ammazzata, e vattene!". Parole del viceministro Vincenzo De Luca, pronunciate soltanto un mese fa.
Il sindaco Pd di Salerno, oggi anche al dicastero delle Infrastrutture e dei trasporti, si esprimeva così a proposito dei Cinque stelle e delle passate consultazioni con Bersani. Parole già criticatissime su youtube e dove è circolato il video. De Luca parla di "dignità e rispetto" che, a suo dire, i grillini non avrebbero.

Berlusconi ha governato in questi anni corrompendo completamente la politica e tutte le istituzioni dello stato. IL PD faccia l'opposizione come viene fatta negli altri stati europei. Contrasti questo processo di degenerazione delle istituzioni statali. E se non esercita questa funzione si sciolga. Non è questo il senso che deve avere un partito in un paese democratico.


http://youtu.be/XE4J_mUoJqg

Un giornalista come Salvatore Merlo servirebbe proprio alla Provincia Pavese.


L'espulsione dal moVimento del senatore Mastrangeli e la politica di sempre

Grillo e i grillini, autobiografia di una nazione

I grillini che tutto vogliono cambiare sono lo specchio di questa Italia come Santoro o Berlusconi
Beppe Grillo
E hanno ragione Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio che non li vogliono nei salotti televisivi. Ogni qual volta sgusciano fuori dall’ombra di silenzio e mistero dove vengono a stento trattenuti, i parlamentari del Movimento 5 Stelle si rivelano uguali agli altri abitanti dello strapaese, che siano deputati o no. Divertenti come quel tale Marino Mastrangeli, il senatore espulso perché andava a Canale 5 da Barbara d’Urso, il nodo della cravatta troppo grosso, la camicia a rigoni o a quadrettoni, l’italiano stentato, l’aria arruffata degli omaccioni che nei paesi di mare dopo una giornata passata sul molo si ripuliscono per la festa del battesimo. Guai a bandire il pittoresco, ma il pittoresco non può mai davvero farsi Stato, nemmeno nell’Italia sguaiata che ha conosciuto il dito medio di Umberto Bossi e quella candidatura di Cicciolina in Parlamento alla quale non credeva neppure Pannella, se non – appunto – come sberleffo al Parlamento stesso e al regime di allora. «Ma siamo nel mondo o nell’anti mondo?», si chiede Mastrangeli l’espulso, «sono sempre stato qui a lavorare mica sono andato a zonzo in Mesopotamia». E chissà cosa crede che sia la Mesopotamia.
Questa è l’antropologia nuova che può rivoltare l’Italia come un calzino e restituirla a migliori costumi, o piuttosto i Mastrangeli di Grillo non sono che lo specchio dell’Italia moderna, come lo sono i gemelli Berlusconi e Santoro, o come fa parte del paesaggio degradato anche lo yacht di Bossi Jr attraccato ad Hammamet, orribile nemesi, laddove morì Craxi mentre Bossi padre sventolava il cappio a Montecitorio? Li abbiamo sentiti parlare in Aula, i Cinque stelle, alla Camera e a Palazzo Madama hanno votato contro la fiducia al governo di Enrico Letta. E finalmente li abbiamo visti, ci si sono rivelati con la stessa mediocrità oratoria della politica di sempre, una cantilena monocorde, nessuno che parla a braccio, tutti leggono rapidissimi (ma sull’Ipad) e nessuno capisce, proprio come succede agli altri deputati e senatori, quelli che non sono a Cinque Stelle, i parlamentari semplici, quelli del Pdl, quelli dell’Udc o del Pd: discorsi spesso tremendi, senza sfumature, triti, “scongelatevi”, “siete ammuffiti”, con pause e accenti sbagliati. E se c’è una parola in una lingua straniera, questa cadrà certamente vittima di efferata violenza. Chi parla male, pensa male e dunque governa male. Come quel Cavalier Ferrini di Catania che da muratore si fece imprenditore e con coerenza divenne uomo di potere politico e di grandi clientele: al comizio gridava “concittadini! Se io ‘sarei’ eletto…” e al segretario che gli mormorava “fossi, cavaliere, fossi”, rispondeva urlando: “Ma quali fossi, sicuru è!”. E dunque Mastrangeli, che non ha una brutta faccia ed è certamente un uomo per bene, è la nostra rappresentanza parlamentare classica, il moderno sottoproletariato culturale di massa elevato al rango di senatore e deputato. Niente di nuovo, solo tutto un po’ più evoluto nell’epoca del pasticcio democratico via streaming. Ecco, quasi nessuno dei grillini è riuscito a completarlo il suo discorso in Parlamento, a restare dentro i tre minuti di tempo previsti dalle regole, ma quasi tutti, come molti uomini e donne del Pdl e del Pd, sono stati interrotti, nel massimo disordine intellettuale, con il discorso troncato a metà, tra inciampi sulla sintassi, sulle regole della logica e della grammatica minima. Senza codice come i Domenico Scilipoti e gli Antonio Razzi, ruspanti come i "Giggino a’ Purpetta", come quel senatore Gramazio che mangiò la mortadella in Aula per dileggiare Prodi, o furbi del contado come Antonio Di Pietro, il Calandrino che per vent’anni, assieme al Cavaliere, ha costretto l’Italia a saltare nei suoi cerchi di fuoco giudiziario. “Uno vale uno”, dicono dalle parti di Grillo. E così anche se ci fosse (e sicuramente c’è), nell’indistinto l’eccellenza muore. Uno vale mille.
La nuova specie d’italiani che tutto vuole cambiare, non si distingue dal resto dei signor qualunque dell’Italia contemporanea, dentro e fuori del Parlamento. Il sottoproletariato di massa è cosa diversa dal popolo inteso in senso classico, non ci sono infatti braccia forti e belle mani callose, ma un’umanità qualsiasi, modernizzata, internettizzata, vittima di un blog totemico, ma che pure per lo più si esprime ancora annaspando nella sua stessa lingua, alla meglio, agitando le mani e infilando un “cioè” dietro l’altro. Ascoltateli, se potete. Mastrangeli, per dire, ha scritto una lettera indirizzata a Grillo, una missiva a suo modo drammatica, accorata, un appello al perdono come le lettere che le vittime del terrore staliniano scrivevano al loro boia. Si conclude così: «Io rimarrò per sempre nel gruppo parlamentare del Movimento cinque stelle di cui faccio orgogliosamente parte! Firmato Mastrangeli Marino». E sembra Totò con Peppino De Filippo che scrivono alla malafemmena, «salutandovi indistintamente i fratelli Caponi (che siamo noi i Fratelli Caponi)». Ora si capisce perché Grillo e Casaleggio hanno scelto Vito Crimi e Roberta Lombardi. A confronto sembrano Lord Brummel e Isidora Duncan.



Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/mastrangeli-grillo-specchio-italia#ixzz2SKNUL0N8

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...