Lasciate stare nostro figlio adottivo Balo
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Due righe per dirvi che mi vergogno un po' (o forse molto) per come stiamo trattando Balotelli. E non mi dite che ha giocato male e altre cose del genere. Io non mi intendo di calcio, ma so riconoscere la solitudine e la disperazione quando le vedo. La scena del ragazzone con le cuffie che si avvia solo verso l'autobus la conoscono a istinto tutte le madri del mondo, o dovrei dire tutti gli adulti.
Parlo apposta non di calcio. Parlo di ragazzoni. Balotelli è chiaramente da anni a mio avviso il giovane più incasinato che io conosca. Un ragazzo con una storia difficile, che non sa in che pelle (letteralmente nel suo caso) e in che paese stare. Un bambino nero adottato, nato in Italia, che non ha trovato mai da noi ne' una vera accettazione, ne' una vera cittadinanza.
È così difficile da capire questo suo disagio? Solo chi non ha mai avuto a che fare con l'adozione in Italia, nemmeno per sbaglio, può immaginarsi che la sua storia non sia emblematica non tanto del casino che è nella testa di Balotelli, bensì in quello che è nella mente di questa nostra nazione.
Sto giustificando comportamenti negativi? No, assolutamente. Ma riesco anche a vedere quello che succede intorno a Balo. Balotelli o è un fenomeno, un genio, un esempio, o è uno stronzo. Questa è la dinamica speciale cui è sottoposto da sempre. E che mi pare che in questa occasione della nazionale sia stata esasperata fino all'intollerabile.
Ma questo è esattamente la ripetizione di quello che succede intorno ai ragazzini adottati, specie se di pelle nera - si c'è anche questo aspetto - nei campi di gioco e nei banchi delle nostre scuole. Gli adottati, i diversi, la non-nostra-razza, il non-nostro-ceto sono in Italia - paese di buoni sentimenti ma non così buoni da dimenticare i propri spazi e i propri interessi - sono trattati così.
C'è una durezza in questo trattamento che romperebbe i cuori di persone ben più forti di qualunque giovane. Balotelli ha sempre fatto stupidate, idiozie e sciocchezze. Ma non dimenticherò mai il giorno in cui dopo un gol meraviglioso, questo gigante nero corse a celebrare abbracciando una donna piccola, bianchissima e anziana - sua madre, una italiana.
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