sabato 7 gennaio 2017

Roma, l’assessora con la valigia: tre delibere e 15 viaggi (spesso a spese del Comune)

viaggi assessora roma

Per Flavia Marzano 4-5 missioni al mese, in Italia e all'estero

Se c’è da spostarsi per lavoro in altre regioni d’Italia o in Europa l’assessore alla Roma Semplice Flavia Marzano non si tira mai indietro. Lo racconta oggi un articolo di retroscena di Repubblica a firma di Giovanna Vitale che elenca le missioni del membro della giunta capitolina guidata da Virginia Raggi nei primi mesi dopo l’insediamento.

LEGGI ANCHE > Non solo uomo di fiducia in Campidoglio, Marra suggerì a Raggi le mosse elettorali


VIAGGI ASSESSORA ROMA, IN POCHI MESI TRE DELIBERE E 15 MISSIONI

Dal fine settembre ad oggi, Marzano ha partecipato a 4-5 convegni al mese, in media uno a settimana, spostandosi in lungo e in largo per il Paese e l’Europa: da Barcellona a Venezia, passando per Parigi, Milano, Torino, Bologna, Napoli, Capri, Teggiano, Bari, Reggio Calabria. Complessivamente i viaggi dell’assessora (che ha firmato solo tre delibere) sono stati 15. E spesso a pagare è stato il Campidoglio. Ma il numero delle missioni (emerso dopo un accesso agli atti di Fratelli d’Italia per conoscere mete e trasferte) potrebbe essere anche più alto. Il dossier risulta infatti incompleto. Nella lista mancano una spedizione bresciana del 30 settembre e altri appuntamenti, come una conferenza del 2 dicembre a Firenze e un’iniziativa del 20 a Teggiano, in provincia di Caserta. Scrive Vitale su Repubblica Roma:
In compenso c’è tutto il resto. A partire dalla prima missione documentata: il 6 e il 7 ottobre a Capri per il workshop “Accelerare per crescere” promosso dalla Ernst & Young con tanto di soggiorno al Grand Hotel Quisisana e cocktail a bordo piscina riservato ai relatori, tutto a spese della società organizzatrice, con buona pace del conflitto d’interessi visto che da almeno un decennio EY controlla i bilanci del Campidoglio. Appena cinque giorni dopo, l’11 ottobre, Marzano è a Torino (320 euro), il 13 invece a Bari (334 euro), il 20 infine a Bologna. Ma è a novembre che l’infaticabile assessora batte ogni record: il 10 è a Milano per una tavola rotonda sull’innovazione nella Pa (112 euro); il 12 a Napoli per un convegno sulla toponomastica femminile (88 euro); il 14 a Venezia per parlare del futuro di Internet (141 euro); il 16 a Barcellona per il congresso sulle Smart City e l’indomani a Milano per “Eurocities 2016″ (518 euro).
Non certo l’unica puntata oltralpe. Durante il ponte dell’Immacolata, tra il 7 e il 9 dicembre, Marzano vola a Parigi per “Urban Glass”. Trasferta che al Comune costa 1.300 euro: per due notti in albergo se ne vanno 400 euro, 726 in aerei, 201 in taxi, più 184 euro al giorno a titolo di rimborso della missione. Pagamento extra, oltre al suo stipendio, solo per il disturbo di doversi recare nella capitale francese. E non finisce qui. Perché a Santa Lucia, il 13 dicembre, la titolare di Roma Semplice è in fondo allo Stivale, a Reggio Calabria, per “Changing Pa” al modico costo di 250 euro.
(Immagine da Google Street View)
venerdì 06 gennaio 2017 11:12

Luigi De Magistris e le ragioni economiche di Saviano

«Caro Saviano non speculare più sulla nostra pelle. Sporcati le mani di fatica vera»: Luigi De Magistris utilizza l’insulto più duro nei confronti di Roberto Saviano per rispondere alla sua intervista su Repubblica in cui lo scrittore sosteneva che Napoli non era cambiata e i problemi strutturali come la camorra non si risolvono urlando al turismo o alle feste di piazza. Nelle parole di Saviano, che arrivavano dopo la sparatoria in cui sono rimasti coinvolti ragazzini e immigrati ambulanti che si rifiutavano di pagare il pizzo, se la prendeva direttamente con De Magistris:
“È la sintesi dei deliri che sento arrivare da alcuni ambienti della città. Questa isteria sul turismo come panacea di tutti i mali mi ricorda vecchi discorsi del centrodestra, che pensava di risolvere così il disagio di una metropoli come Napoli. Ora anche la sinistra napoletana più radical si lascia andare a discorsi neoborbonici ed è pronta a confluire nel partito personale di de Magistris. E il sindaco, che ha messo in cantiere una candidatura nazionale appena ha sentito parlare di proporzionale, si lascia andare a questo ritorno al passato. Parla come se fosse all’opposizione, invece è al potere. Le bellezze della città sono merito suo, il potere criminale, disoccupazione, controllo del territorio sono demeriti dello Stato. Se non è populismo questo…”.
luigi de magistris roberto saviano
E il sindaco su Facebook in un lunghissimo intervento ha risposto accusando Saviano di avere ragioni economiche per raccontare una città sempre uguale, visto che è un “produttore economico” che si sta “costruendo un impero sulla pelle di Napoli”. Un po’ come se si accusasse il sindaco De Magistris di non risolvere i problemi della città perché così ha la convenienza a trovare qualcosa da fare come primo cittadino, insomma.
Caro Saviano, mi occupo di mafie, criminalità organizzata e corruzione da circa 25 anni, inizialmente come pubblico ministero in prima linea, oggi da sindaco di Napoli. Ed ho pagato prezzi alti, altissimi. Non faccio più il magistrato per aver contrastato mafie e corruzioni fino ai vertici dello Stato. Non ti ho visto al nostro fianco. Caro Saviano, ogni volta che a Napoli succede un fatto di cronaca nera, più o meno grave, arriva, come un orologio, il tuo verbo, il tuo pensiero, la tua invettiva: a Napoli nulla cambia, sempre inferno e nulla più. Sembra quasi che tu non aspetti altro che il fatto di cronaca nera per godere delle tue verità. Più si spara, più cresce la tua impresa. Opinioni legittime, ma non posso credere che il tuo successo cresca con gli spari della camorra.
Se utilizzassi le tue categorie mentali dovrei pensare che tu auspichi l’invincibilità della camorra per non perdere il ruolo che ti hanno e ti sei costruito. E probabilmente non accumulare tanti denari. Ed allora, caro Saviano, mi chiedo: premesso che a Napoli i problemi sono ancora tanti, nonostante i numerosi risultati raggiunti senza soldi e contro il Sistema, come fai a non sapere, a non renderti conto di quanto sia cambiata Napoli ? Ce lo dicono in tantissimi. Tutti riconoscono quanto stia cambiando la Città. Napoli ricca di umanità, di vitalità, di cultura, di turisti come mai nella sua storia, di commercio, di creatività, di movimenti giovanili, di processi di liberazione quotidiani. Prima città in Italia per crescita culturale e turistica. Napoli che ha rotto il rapporto tra mafia e politica. Napoli dei beni comuni. Napoli del riscatto morale con i fatti. Napoli autonoma. Napoli che rompe il sistema di rifiuti ed ecomafie. E potrei continuare.
Caro Saviano, come fai a non sapere, come fai a non conoscere tutto questo ? Allora Saviano non sa i fatti, non conosce Napoli e i napoletani, allora Saviano è ignorante, nel senso che ignora i fatti, letteralmente: mancata conoscenza dei fatti. Non credo a questo. Sei stato da tanto tempo stimolato ad informarti, a conoscere, ad apprendere, a venire a Napoli. Saviano non puoi non sapere. Non è credibile che tu non abbia avuto contezza del cambiamento. La verità è che non vuoi raccontarlo. Ed allora Saviano è in malafede ? Fa politica ? È un avversario politico ? Non ci credo, non ci voglio credere, non ne vedrei un motivo plausibile. Ed allora, caro Saviano, vuoi vedere che sei nulla di più che un personaggio divenuto suscettibile di valutazione economica e commerciale? Un brand che tira se tira una certa narrazione. Vuoi vedere che Saviano è, alla fin fine, un grande produttore economico? Se Napoli e i napoletani cambiano la storia, la pseudo-storia di Saviano perde di valore economico. Vuoi vedere, caro Saviano, che ti stai costruendo un impero sulla pelle di Napoli e dei napoletani ? Stai facendo ricchezza sulle nostre fatiche, sulle nostre sofferenze, sulle nostre lotte. Che tristezza. Non voglio crederci. Voglio ancora pensare che, in fondo, non conosci Napoli, forse non l’hai mai conosciuta, mi sembra evidente che non la ami. La giudichi, la detesti tanto, ma davvero non la conosci. Un intellettuale vero ed onesto conosce, apprende, studia, prima di parlare e di scrivere.
Ed allora, caro Saviano, vivila una volta per tutte Napoli, non avere paura. Abbi coraggio. Mescolati nei vicoli insieme alla gente, come cantava Pino Daniele. Nella mia vita mi sono ispirato al magistrato Paolo Borsellino al quale chiesero perché fosse rimasto a Palermo, ed egli pur sapendo di essere in pericolo rispose che Palermo non gli piaceva e per questo era rimasto, per cambiarla. Chi davvero – e non a chiacchiere – lotta contro mafie e corruzione viene dal Sistema fatto fuori professionalmente ed in alcuni casi anche fisicamente. Caro Saviano tu sei un caso all’incontrario. Più racconti che la camorra è invincibile e che Napoli è senza speranza e più hai successo e acquisisci ricchezza. Caro Saviano ti devi rassegnare: Napoli è cambiata, fortissimo è l’orgoglio partenopeo. La voglia di riscatto contagia ormai quasi tutti. Caro Saviano non speculare più sulla nostra pelle. Sporcati le mani di fatica vera. Vieni qui, mischiati insieme a noi. Ai tanti napoletani che ogni giorno lottano per cambiare, che soffrono, che sono minacciati, che muoiono, che sperano, che sorridono anche. Caro Saviano, cerca il contatto umano, immergiti tra la folla immensa, trova il gusto di sorridere, saggia le emozioni profonde di questa città. Saviano pensala come vuoi, le tue idee contrarie saranno sempre legittime e le racconteremo, ma per noi non sei il depositario della verità. Ma solo una voce come altre, nulla più. E credimi, preferisco di gran lunga le opinioni dei nostri concittadini che ogni giorno mi criticano anche, ma vivono e amano la nostra amata Napoli. Ciao Saviano, senza rancore, ma con infinita passione ed infinito amore per la città in cui ho scelto di vivere e lottare.
Insomma, per De Magistris Saviano sarebbe un venduto per ragioni economiche. Un po’ la stessa accusa che facevano allo scrittore i camorristi ai tempi di Gomorra. Non fa un po’ tristezza questo, non tanto per un uomo ma per un primo citt

Pensare che con il Si avremmo eliminato questo schifo.

Per 22 consiglieri regionali ci sono ben 16 gruppi consiliari autonomi, dei quali ben 10 (dieci) composti da una sola persona. Come mai? Perché ci si guadagna...
NEXT QUOTIDIANO
Miracoli della politica. Di solito quando in italiano ci si riferisce a un gruppo, si parla di più persone. Ma questo non è vero nella politica regionale, dove un gruppo può essere composto anche da un solo o due consiglieri. Per 22 consiglieri regionali ci sono infatti ben 16 gruppi consiliari autonomi, dei quali ben 10 (dieci) composti da una sola persona: ognuno presidente di se stesso, scrive oggi Sergio Rizzo sul Corriere.
Sapete quanti sono i gruppi regionali con un solo componente? La bellezza di 62 (sessantadue). Niente è cambiato dopo gli scandali dei soldi dissipati per ragioni che nulla avevano a che fare con la politica. Niente, nemmeno dopo le inchieste giudiziarie che hanno fatto finire nel registro degli indagati 521 consiglieri. Niente, neppure dopo il giro di vite imposto a valle di quelle vicende nel 2012 dal governo di Mario Monti, e che di fatto hanno inaridito il fiume di denaro pubblico destinato a quei gruppi nei consigli regionali. Prima della riformina del 2011 che ha ridotto l’abnorme numero delle poltrone, per oltre 1.100 consiglieri regionali c’erano 75 gruppi monocellulari. Circa il 6,7%. Oggi ce ne sono invece 62 per 904 consiglieri: il 6,8%.
gruppi-regione-un-consigliere
gruppi regione un consigliere-1
Perfino Regioni che sulla carta li avevano aboliti, quei gruppuscoli, oggi ne sono ipocritamente piene zeppe. Il 16 novembre del 2011, quando il consiglio regionale del Lazio deliberò il divieto, il suo presidente dell’epoca Mario Abbruzzese esultò: «È un provvedimento che elimina di fatto un costo della politica, risolve il problema esistente fino a oggi della frammentazione dei gruppi». Allora, con 70 consiglieri regionali, quelli monocellulari erano 8. Oggi, che le poltrone sono 50, eccone 6. Si è passati dall’11,4 al 12%
Per chi si chiede come mai tutto questo, una risposta c’è. Una volta per i gruppi regionali c’era a disposizione una barca di soldi. Oggi invece molto meno. Briciole: ma è sempre meglio che niente, con questi chiari di luna. Soprattutto, c’è la possibilità di assumere. Addetti stampa, portaborse… Nel Lazio, per esempio, ogni gruppo può avere fino a 3 collaboratori più l’esperto di comunicazione: al quale qualche giorno fa è stato riconosciuto anche il diritto al contratto giornalistico, con un emendamento ad hoc.
Mentre Romeo rischia l'espulsione dal M5S, la procura si chiede se sia stato Marra a far sapere alla sindaca di un'indagine in corso e di possibili intercettazioni mandando la Raggi sul tetto che scotta. E a questo punto potrebbe scattare un'altra indagine sulla fuga di notizie
ALESSANDRO D'AMATO
Il giorno dopo l’intervista di Salvatore Romeo in cui l’ex caposegreteria di Virginia Raggi diceva che tutti sapevano «delle cimici in Comune dal secondo giorno di governo della città» la questione diventa un caso. Perché la procura ha smentito di aver messo cimici negli uffici in Campidoglio e la sindaca ha detto che non ha nulla da nascondere e che per lei la procura può metterne quante ne vuole. Ma soprattutto perché, com’è normale che sia, ora scatta la caccia alla talpa che avrebbe fatto sapere ai grillini romani delle cimici.

Virginia Raggi, le cimici e la talpa

Non solo: mentre tra cimici e talpe lo zoo del Campidoglio è in via di completamento, quel tordo di Romeo – il quale, è evidente, non si è nemmeno reso conto del potenziale deflagratorio delle sue affermazioni – finisce nel mirino di Grillo e dei suoi, come racconta Il Messaggero, che puntano a farlo fuori dal M5S:
«A questo Romeo, in quanto dipendente comunale, andrebbe fatta una bella lettera di richiamo: ma chi gliela scrive? Marra come capo del Personale?». Anche se ulcerato dalla rabbia per il «danno d’immagine, l’ennesimo, al M5S» Beppe Grillo ieri mattina non ha potuto fare a meno di concedersi con i suoi una battuta. Seppur amara, in una giornata passata dai vertici pentastellati a commentare l’intervista surreale «e volgare» del fedelissimo di Virginia Raggi.
«Adesso andremo a verificare se questo Romeo è iscritto al M5S e cercheremo il modo di buttarlo fuori: noi siamo un’altra cosa, siamo diversi, non solo per le azioni ma anche per i modi di parlare», è stato lo sfogo di tutti i big pentastellati, da Davide Casaleggio a Luigi Di Maio, che si sono rimbalzati sulle chat le parole dell’ex capo della segreteria politica di «Virginia».
salvatore romeo
La rettifica di Salvatore Romeo
Intanto scatta la caccia alla talpa: le affermazioni di Romeo fanno comprendere che qualcuno ha avvertito la giunta di una possibile indagine. Visto quanto accaduto dopo viene facile pensare che questo qualcuno sia proprio Raffaele Marra, che poi l’indagine l’ha subita davvero. Ma se Marra, informato in qualche modo dell’indagine, ha ritenuto di dover mettere in guardia il “suo sindaco” (come chiamava la Raggi in chat), come è venuto a sapere tutto l’ex capo di gabinetto? Scrive oggi Il Messaggero: «Già nelle scorse settimane,infatti,tra gli investigatori si era diffuso il sospetto che qualcuno potesse aver avvertito l’ex vicecapo di gabinetto con un passato tra le Fiamme gialle e che lui avesse avvertito il sindaco. Romeo ha effettivamente confermato quel sospetto ammettendo che i fedelissimi di Raggi salivano spesso sul tetto con lei per parlare di cose delicate evitando gli“ascolti”».

Salvatore Romeo, la pietra dello scandalo

Daniele Frongia, intervistato dal Corriere, dice però che nelle sue chat non c’è nulla da nascondere e che non le ha cancellate: se la procura vuole, può leggerle in qualsiasi momento, è il ragionamento dell’ex vicesindaco con Andrea Arzilli. Ci sarebbe però da ricordare che gli omissis li ha messi la procura nell’indagine su Marra, e quindi pare francamente improbabile che abbiano voglia di leggerle ancora o che i magistrati non se le ricordino. Più interessanti sono invece le risposte di Frongia alla domanda sulla decisione di depotenziare il suo ruolo in Giunta: «È un dato politico di cui oggi si può solo prendere atto. È stato deciso così e io ho subito offerto la possibilità di un mio passo indietro per sedare gli animi, diciamo. Comunque sia faccio parte di una squadra e la mia scelta è dovuta al bene del progetto, del programma e della sindaca. E poi ho sempre l’assessorato allo sport e alle politiche giovanili, mi occuperò anche della funzione statistica e dei detenuti. Continuo a fare il mio lavoro con dedizione e la pazienza necessaria a definire e strutturare le politiche sportive e giovanili, inesistenti o poco incisive fino ad ora». E quando Arzilli gli chiede la motivazione del suo sacrificio, Frongia continua con la recita delle tre scimmiette: «A questo non so proprio rispondere…». Non vedo, non sento, non parlo. In omaggio, probabilmente, alla trasparenza quanno ce pare della Giunta Raggi.
salvatore romeo
Salvatore Romeo (foto da: Facebook)
In tutto ciò Romeo rimane sulla graticola: “in ogni caso il problema non è se davvero ci fossero le microspie, ma che cosa è stato raccontato alla sindaca e al suo staff. E soprattutto da chi. Anche tenendo conto che proprio a giugno, quindi poco dopo le elezioni, una cimice piazzata nell’ufficio di Scarpellini captò le telefonate del costruttore che parlava con la sua segretaria dei soldi consegnati a Marra «perché temo che altrimenti possa ostacolarmi nelle pratiche che ho al Comune»”, scrive Fiorenza Sarzanini sul Corrierealimentando il sospetto che sia stato proprio Marra a dire a tutti di stare attenti perché aveva subodorato qualcosa. «Magari le mettessero, così saprebbero che non abbiamo nulla da nascondere», ha detto ieri la sindaca fornendo la migliore risposta possibile in pubblico alla questione. Tuttavia era proprio lei ad andarsene sul tetto con Romeo quando c’era da parlare di questioni delicate. Trasparenza quanno ce pare, appunto.

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...