sabato 17 giugno 2017

Ma secondo voi è possibile, anche per errore, votare un sindaco come questa incapace persona?

http://www.ansa.it/sito/videogallery/italia/2017/06/16/la-raggi-balla-e-lancia-la-festa-della-musica-tutti-canteranno-volare_c899782d-13d9-469b-8c9b-3c01727ab51e.html

La verità sui grillini: uno su due è disoccupato

I 55 parlamentari «indigenti» non vogliono perdere 100mila euro



Il sogno dei grillini è guadagnare senza lavorare. E molti di loro ce l'hanno fatta: sono i 31 parlamentari pentastellati che senza poltrona sarebbero a reddito zero e gli almeno venti a cavallo della soglia di indigenza. 
Praticamente un eletto su due del Movimento 5 Stelle. Deve essere per questo motivo che sono così ossessionati dal reddito di cittadinanza, perché loro lo hanno già. Sono già abituati all'idea che si possa vivere comodamente a spese dello Stato. Inutile lambiccarsi il cervello sulle coperture economiche e l'assegnazione di questo benedetto reddito. Probabilmente non c'è alcuna teoria economica dietro la loro proposta, ma solo l'esperienza pratica: quella che hanno fatto in Parlamento.
Così abbiamo scoperto che i Cinque Stelle tengono famiglia ma non tengono il lavoro. E questo è un grosso problema, per loro ma anche per noi, in quanto contribuenti.
Altro che «cittadini», questi sono politici e pure di professione. Nel senso che sanno fare solo quello e spesso lo fanno anche male. Una volta mollato lo scranno finirebbero nelle liste di disoccupazione (dove nei loro sogni li attenderebbe il reddito di cittadinanza, praticamente il delitto perfetto). Ed è per questo che ultimamente i pentastellati hanno smesso di dire «Vaffa» alla legislatura e si sono messi a sabotare la legge elettorale che avevano giurato di votare. Non è una questione politica, ma economica: non vogliono perdere il grano. E, attenzione, non stiamo parlando di pochi spiccioli. Se la legislatura dovesse morire di morte naturale, quindi la prossima primavera e non questo autunno, ogni deputato intascherebbe altri centomila euro di stipendio. Un bel tesoretto, specialmente per chi ha davanti a sé un futuro da inoccupato. Ed è proprio questo il prezzo attaccato sulla fronte di alcuni degli integerrimi Cinque Stelle. Alla faccia delle comparsate alla marcia francescana, della leggenda dei senatori parsimoniosi e monacali e delle panzane sulla decrescita felice.
L'esercito degli aggrappati alla poltrona è composto da una cinquantina di soldati pronti a far di tutto pur di non perdere l'emolumento. Soldati ma anche generali, perché tra i parlamentari a reddito zero ci sono pure Luigi Di Maio e Roberto Fico, giusto per citare due tra i nomi più noti. Volevano sventrare le istituzioni come una scatoletta di tonno e ora sono lì a fare i pesci in barile per portare a casa lo stipendio. Se si guardassero allo specchio, vedrebbero per dirla con le loro parole ottimi esemplari della casta dei parassiti.

Delirio di Marco Travaglio sul 2 x 1000 ai 5 stelle

Ius Soli: marea di commenti negativi sulla pagina Facebook di Alessandro Di Battista

alessandro di battista ius soli

Raffica di battute e critiche sotto la sua celebre foto profilo 

«Cittadini del mondo… ma anche no». E ancora: «Eri andato a portaje i vaccini?». Sui social la foto Facebook di Alessandro Di Battista, immortalato mentre si rivolge a un bambino per cui ha fatto volontariato, è sommersa di commenti.
Il terzomondista dei 5 stelle viene preso di mira per via del no del Movimento 5 stelle allo Ius Soli. 
«Ciao bel pampino, non essere triste, non potrai avere la cittadinanza ma puoi sempre iscriverti al blog di Beppe» Mirko
«”La spremuta di umanità mi ci mette un po’ di latte? please!”» Valerio
«Io ti guardo e mi chiedo se vai nella plastica o nell’umido.» Emiliano
guarda la gallery:
Spesso questa foto è stata usata dal deputato del Movimento 5 stelle come foto profilo Facebook. Ora è sommersa di commenti negativi. Ci fu un tempo in cui il Dibba era a favore del provvedimento. «È più italiano il figlio di immigrati nato e cresciuto in Italia piuttosto che un argentino, nipote di italiani, che l’Italia non l’ha mai vista», dichiarò all’Agi. Poi virò le sue scelte in base al parere del grande zio Beppe: 

La grande teoria dello Ius Soli come distrazione di massa. «Sono un cittadino del mondo – dichiarò – e tutti lo sanno ma è la “campagna elettorale permanente” e la distrazione di massa che hanno distrutto questo paese e il tema dello Ius Soli ora è usato in modo strumentale».

Nullafacenti e sfaccendati e incapaci.

Di Maio come Il 70 % dei parlamentari 5 stelle sono dei disoccupati, non hanno cioè un lavoro nella vita “civile”

Se Centinaio ha pronunciato questa frase dimostra di essere veramente un grande statista.

l leghista Centinaio urla in Parlamento
"Terroni di merda".
Una dedica a tutti i meridionali che li votano

Grillini somari. Il grande Sartori li aveva definiti bene. Sono capre ignoranti. Somari garantiti.

sabato 17 giugno 2017 15:43 

La supercazzola di Beppe Grillo contro lo ius soli

Oggi Beppe Grillo ha pubblicato sul suo blog un post in cui, tra l’altro, spiega le sue ragioni contro lo ius soli. Ovviamente stiamo scherzando.
Sullo ius soli il MoVimento 5 Stelle si è astenuto alla Camera e come annunciato altrettanto farà, con coerenza, al Senato. Trattasi non di legge, ma di pastrocchio invotabile. E’ vergognoso tenere il Parlamento in stallo per discutere di provvedimenti senza capo né coda, mentre non si fa nulla per dare una mano alle famiglie italiane che si trovano in grande difficoltà economica: secondo l’Istat sono l’11,9% del totale, ovvero 7 milioni e 209mila persone che nel 2016 si sono trovate nelle condizioni di “grave deprivazione materiale”. Il MoVimento 5 Stelle non si fa le pippe pensando alle alleanze, alle cadreghe, alle lobby o alle cooperative. Pensiamo ai problemi delle persone, se chi governa facesse altrettanto oggi non saremmo qui.
In realtà Beppe Grillo prima scrive che la legge non è una legge ma un “pastrocchio invotabile”, senza però spiegare perché. Poi dice che bisognerebbe invece pensare ai poveri – lo stesso argomento dell’intervista di Libero a Di Maio – perché evidentemente dalle sue parti è inconcepibile riuscire a fare due cose insieme. Dice che nessuno fa nulla per le persone in stato di grave deprivazione materiale quando il governo ha varato il reddito di inserimento – che NON basta, non copre tutte le fasce di popolazione e sostituisce il SIA – con l’opposizione del M5S e che a Roma è partito con qualche ritardo a causa della giunta Raggi ma in ogni caso questo nulla c’entra con il cosiddetto ius soli. Il problema, semmai, è che quello che viene presentato come ius soli in realtà non è uno ius soli ma una declinazione all’italiana dello ius culturae – così come quello che viene chiamato dai 5 Stelle reddito di cittadinanza in realtà è un reddito minimo garantito – ma questi sono dettagli. Roberto Fico in questo video invece ha sostenuto un’altra argomentazione:
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“Un bambino è giusto che dove nasce abbia quella cittadinanza, ma va fatta una cosa seria, ordinata e fatta con il resto dell’Unione Europea. Per me non c’è destra e non c’è sinistra nel M5S, ma c’è solo di guardare i provvedimenti e capire se siano buoni o no. Non è il principio della legge che non ci piace, siamo stati su tutti diritti, ma in questa legge non c’è niente dello ius soli”.
Ora, fa ovviamente sorridere che i 5 Stelle, che ogni tanto usano la parola d’ordine “sovranità”, dicano che per fare una legge ci vuole l’accordo con il resto dell’Unione Europea. In ogni caso nel resto dell’Unione Europea ci sono varie declinazioni di ius soli:
ius soli all'italiana
Lo ius soli nei paesi europei (Corriere della Sera, 16 giugno 2017)
Ma soprattutto, questa cosa dell’Unione Europea sembra invece un modo per procrastinare un problema e non affrontarlo adesso. Tre giorni fa il M5S ha pubblicato un post per spiegare la sua astensione – che al Senato vale come voto negativo – sullo ius soli: in realtà per gran parte del post si parla di tutt’altro, partendo dalla Banca Centrale Europea, continuando con il terrorismo e arrivando ai barconi. Infine si scrive questo:
C’è una sostanziale ipocrisia, perchè la cittadinanza per chi è nato in Italia da genitori stranieri e risiede ininterrottamente fino a 18 anni è già un fatto acquisito ed al compimento del diciottesimo anno di età può decidere di diventare cittadino italiano, così come la cittadinanza acquisita dai genitori si trasferisce automaticamente ai figli minorenni che, in Italia, sono sempre tutelati che siano essi italiani o stranieri
Il che è vero ma manca tutta una parte del ragionamento. Nella legge si prevede che chi è nato in Italia possa diventarlo prima a talune condizioni, e quindi non si tratta dello Ius Soli americano.
I figli di migranti nati in Italia potranno diventare cittadini della Repubblica in base ad alcuni criteri (ruolo particolare hanno gli anni di residenza dei genitori). Si introduce, accanto allo ius sanguinis (è italiano il figlio di un cittadino italiano) anche una via riconducibile allo ius culturae: le novità riguardano chi arriva nel nostro paese prima dei 12 anni di età e studia in scuole italiane.
[…] Un altro caso riguarda la concessione del diritto di cittadinanza, che avviene con decreto del presidente della Repubblica: può chiederla chi arriva in Italia prima dei 18 anni ed è residente in Italia da almeno sei anni, dopo aver frequentato regolarmente un ciclo scolastico e aver ottenuto il titolo finale. Si tratti di ius soli o di cittadinanza legata ai banchi di scuola, serve il nulla osta del ministero dell’Interno, che ha sei mesi per verificare che non esistano controindicazioni per motivi di sicurezza.
ius soli temperato ius culturae
Ius soli temperato e ius culturae: chi ne potrebbe usufruire (La Repubblica, 15 giugno 2017)
Per far diventare cittadino italiano un minore è necessario che il padre abbia il diritto di soggiorno permanente, se si tratta di cittadini UE, o quello di lungo periodo per gli extra-Ue. Il genitore deve aver soggiornato per almeno cinque anni in Italia se cittadino UE. Se extracomunitario, deve anche dimostrare di avere un reddito, un alloggio idoneo e di conoscere la lingua. Solo se vengono soddisfatte tutte queste condizioni è possibile chiedere la cittadinanza. Insomma, come vedete di differenze ce ne sono. D’altro canto il M5S non ha in alcun modo dichiarato se questo ius soli all’italiana è troppo timido e andrebbe ampliato o è troppo aperto e andrebbe ristretto. L’unica cosa che si capisce da quello che scrivono Grillo e il M5S è che a loro non piace lo ius soli perché no.

Raggi, l’annus horribilis della sindaca in 10 punti

M5S
Raggi_ok
Dodici mesi pieni di grane in cui la sindaca della Capitale ha perso la fiducia che i romani gli avevano concesso 
 
La candidata sindaco di Roma del Movimento 5 Stelle, Virginia Raggi, ospite del programma Rai "Porta a porta", condotto da Bruno Vespa, Roma, 01 marzo 2016.  ANSA/GIORGIO ONORATI
“Ora tocca a noi”. E’ stata questa la promessa fatta da Virginia Raggi, prima sindaca donna di Roma, al suo primo giorno da fascia tricolore. Poi allo scadere dei primi 100 giorni di amministrazione, la punta di diamante del M5S che si candida al governo del Paese, ammetteva candidamente di “non essere perfetta”.
A distanza di un anno, arriva finalmente il vero primo bilancio per l’avvocatessa per cui i grillini invocavano ad una sola voce: “Ma datele il tempo, è stata appena eletta“. È dunque tempo per tirare le somme e vedere i risultati per un’amministrazione che, nei fatti, sembra ancora ferma ai blocchi di partenza.
Ma andiamo con ordine e ripercorriamo, in dieci punti, le tappe che hanno caratterizzato questa amministrazione.
  1. Virginia Raggi in una foto presa dalla sezione del blog di Beppe Grillo dedicata alle Comunarie per la scelta del candidato sindaco del Movimento a Roma. 18 febbraio 2016. ANSA/ BLOG BEPPE GRILLO +++ NO SALES - EDITORIAL USE ONLY +++Le promesse (e gli inciampi) della campagna elettorale – L’entusiasmo della vittoria per Virginia, la valanga che sbaragliò gli avversari è un lontano ricordo, ma al di là dei festeggiamenti, per i grillini la corsa allo scranno più alto del Campidoglio non è stata una passeggiata. Anzi risulta qualche scivolone e qualche “dimenticanza” di troppo. L’omissione nel curriculum vitae del praticantato svolto nello studio di Pieremilio Sammarco (il cui fratello Alessandro è stato legale di Silvio Berlusconi, di Cesare Previti e del fondatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri), così come alcune collaborazioni e consulenze in società vicine a uomini della destra romana: ad esempio la presidenza della HGL srl, di proprietà di Gloria Rojo, dirigente Ama ed ex segretaria di Franco Panzironi, ex Ad di Ama, braccio destro di Alemanno, arrestato il 2 dicembre 2014 per Mafia Capitale (poi condannato a 5 anni e 3 mesi e tuttora agli arresti). Senza parlare dei rapporti che Virginia ha avuto con la destra romana. Inoltre già in campagna elettorale erano state poste le basi affinché il sindaco fosse semplicemente un colonnello di frontiera della Casaleggio Associati. Il contratto (penale compresa) è stato lo strumento con cui attivare il telecomando milanese che ha per esempio pigiato il tasto No per le Olimpiadi. Le linee programmatiche fornite a fine luglio sono rimaste solo belle intenzioni. I romani non sono entrati nelle istituzioni come promesso nella prima diretta Facebook post vittoria. Anzi l’attività della giunta non è nemmeno mai partita veramente.
  2. ANSA/ANGELO CARCONIIl puzzle della giunta  All’inizio la squadra della Raggi avrebbe dovuto essere annunciata. prima del voto. Poi, però, l’appuntamento dato dalla candidata pentastellata saltò perché, questa la spiegazione, alcuni componenti della squadra avevano chiesto riservatezza sul proprio nome per motivi professionali. In realtà le difficoltà non sono mancate: e i “no, grazie” sono stati parecchi. Questo ha portato a gravi ritardi nella partenza della macchina politico-amministrativa. Poi una volta annunciata la squadra più di una nomina ha fatto discutere: come quella del braccio destro Daniele Frongia a capo di gabinetto (poi passato a fare il vicesindaco) e la nomina di Raffaele Marra a vice capo di gabinetto vicario. Si scatena una polemica interna nel M5s: il dirigente comunale in passato ha avuto ruoli apicali sia con la giunta comunale di Gianni Alemanno che con quella regionale di Renata Polverini. Ma è solo l’inizio: in totale sono ben quattro i rimpasti di giunta. Il ritmo è quello di un rimpasto ogni due mesi.
  3. raggi-piangeAddii, veleni e poltrone in ballo – Se è stato difficile annunciare la squadra, per Virginia sarà ancora più complicato tenersela stretta. In un valzer senza sosta, le defezioni si accompagnano alle aperte contestazioni. La festa a 5 stelle insomma finisce ancor prima di cominciare. Ben lontano dall’essere una squadra coesa, i pentastellati sono preda di faide e lotte interne. Del resto è successo anche a Marcello De Vito, ora presidente dell’assemblea capitolina, azzoppato alla vigilia delle “comunarie” da una presunta congiurache voleva candidare la Raggi al posto suo. In Campidoglio si scontrano due “cerchi magici”: quello della sindaca e il direttorio. Ad inizio settembre ci sarà un effetto slavina sulla giunta capitolina, con dimissioni di massa. Si dimetterà, per irregolarità nella nomina, il Capo di gabinetto Carla Romana Raineri. E lascia anche l’assessore al Bilancio, Marcello Minenna, l’uomo che ha in mano i conti del Campidoglio, il bilancio ma anche le partecipate, la spending review e il debito. Non solo, si susseguono la nomina e revoca dell’assessore Raffaele De Dominicis, le dimissioni di Marco Rettighieri, direttore generale Atac nominato da Tronca e le dimissioni di Armando Brandolese, amministratore unico di Atac. E ancora le dimissioni di Alessandro Solidoro, amministratore unico Ama. Cinque tecnici che hanno lasciato i loro posti in aperta contestazione della giunta Raggi e ben attenti a fare rumore denunciando un “deficit di trasparenza”, il capo di gabinetto Carla Raineri fa capire che in Campidoglio c’è carenza di legalità, i vertici di Atac si dicono costretti alle dimissioni per “indebite ingerenze” della giunta.
  4. Lassessore Paola Muraro durante la riunione della Giunta comunale in Campidoglio, Roma, 9 settembre 2016. ANSA/ALESSANDRO DI MEOIl caso Muraro – Dopo le cinque dimissioni in un giorno tra assessori e importanti dirigenti del Comune, che il Movimento 5 stelle non ha spiegato ma su cui ha molto litigato,  scoppia il caso Muraro, grande tallone d’Achille della giunta Raggi. Dopo 5 mesi di imbarazzo tra i cinquestelle, l’assessore di Roma all’Ambiente si dimetterà dopo che sarà chiaro il suo coinvolgimento da indagata nell’inchiesta sui rifiuti aperta mesi fa dalla Procura di Roma. Sarà lei stessa a emettere il giudizio più spietato nei confronti della prima cittadina: “È una guerra tra bande, non lavorano per Roma” dirà dopo due mesi dalle dimissioni dopo essere stata raggiunta da un avviso di garanzia. Sotto indagine per reati ambientali, vengono messi sotto la lente d’ingrandimento della Procura i suoi rapporti con il “re della monnezza” Manlio Cerroni. Finisce così l’esperienza in Campidoglio dell’ex consulente decennale di Ama. Dai primi blitz di luglio in piena emergenza rifiuti, ai vari “spazzatour” nei quartieri più sporchi della città, dai processi mediatici alle indagini reali per abuso d’ufficio e reati ambientali, a emergere sarà soprattutto la strenua difesa che metterà in atto la Raggi. Il primo punto. tutto politico, è ancora senza risposta: perché Raggi scelse chi era stata super retribuita consulente di Ama negli anni in cui l’azienda era governata dagli uomini di Gianni Alemanno, Panzironi e Fiscon, poi finiti dentro Mafia Capitale. Virginia Raggi sapeva dal 18 luglio dell’indagine sull’assessora. L’assessora ha negato per giorni e giorni alla stampa di sapere qualcosa. E la bugia ha coinvolto anche la sindaca. E a salire i vertici pentastellati: Luigi Di Maio, informato da una mail inviata da Paola Taverna non ha detto nulla. Solo dopo ammetteranno. E Muraro, parlerà ancora con la stampa. “C’è all’opera un gruppo trasversale di affaristi dentro e fuori il Movimento“. Parole che saranno ancora più comprensibili quando scoppierà l’altra grossa bomba: l’arresto di Marra.
  5. Raffaele Marra (S) con Salvatore Romeo (D) al termine dell'incontro tra la sindaca di Roma Virginia Raggi e il sottosegretario Claudio De Vincenti a palazzo Chigi, Roma, 18 ottobre 2016. ANSA/ ANGELO CARCONIIl caso Marra  Il 16 dicembre Raffaele Marra, capo del personale del Comune e considerato molto vicino alla sindaca, è stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di corruzione. A volerlo in quella posizione fu proprio Raggi che lottò con molte resistenze interne. Tanto che Roberta Lombardi definì Marra un virus che infetta il movimento. L’inchiesta riguarda l’acquisto di un immobile dell’Enasarco, per la quale secondo l’accusa, Marra avrebbe ricevuto una somma dal costruttore Sergio Scarpellini (anche lui finito in manette). All’epoca dei fatti, Marra era a capo del Dipartimento politiche abitative del comune di Roma durante la giunta di centrodestra di Alemanno. Appreso dell’arresto Raggi non avrà remore a scaricare Marra definendolo solo come uno dei 23mila dipendenti del Comune. “Ci siamo fidati e abbiamo sbagliato” si giustificherà in una conferenza stampa senza domande. Ciò che emergerà in seguito è invece un rapporto strettissimo. Virginia Raggi risulta infatti indagata nell’inchiesta relativa alla nomina a capo del Dipartimento turismo del Campidoglio di Renato Marra, fratello di Raffaele. La nomina successivamente è stata revocata. Ma la Raggi rischia concretamente un rinvio a giudizio per abuso di ufficio e falso in atto pubblico. A far discutere saranno le chat e le memorie dei telefoni cellulari e del Pc di Marra che aperte nei laboratori del Nucleo investigativo dei Carabinieri daranno un quadro inquietante dei rapporti e della gestione della Capitale. Ed è dalle chat che emerge l’incapacità della sindaca di intervenire: non solo l’ex braccio destro della sindaca ha individuato una posizione per suo fratello che viene invitato a presentare domanda ma la Raggi viene messa a conoscenza della nomina a cose fatte (compreso l’aumento di stipendio). Intanto tra i grillini non se ne parla e anzi cercano di evitare l’argomento. ma si sta già studiando un piano per attutirne l’impatto politico-mediatico nazionale: che fare in caso di rinvio a giudizio per la sindaca? A quel punto il giustizialismo del tutti a casa tanto predicato dai grillini vacillerà come un castello di carte. Non a caso nel nuovo codice per gli eletti c’è una vera e propria svolta garantista affermando che non c’è necessariamente gravità in caso di avviso di garanzia, né tanto meno l’espulsione.
  6. raggi-romeoLa vicenda polizze –  La vicenda ha impegnato per molti giorni tutti i media. Si tratta del caso delle polizze vita  sottoscritte dal suo ex capo di segreteria Salvatore Romeo e in cui Raggi era indicata come beneficiaria. Romeo ne aveva fatte due a favore della sindaca: una da 3000 euro con scadenza nel 2019, una senza scadenza da 30 mila euro. Queste fatte prima della vittoria della Raggi alle elezioni. Una terza è poi stata fatta a dicembre scorso, da 8000 euro. La sindaca Raggi, “esterrefatta”, presenta in Procura un esposto contro l’uomo di cui si sente vittima, Salvatore Romeo, che con lei è indagato per abuso di ufficio e che le aveva giurato devozione.
  7. The Olympic games logo Roma 2024 at Palazzetto dello sport in Rome, Italy, 14 December 2015  ANSA/MASSIMO PERCOSSIIl no alle Olimpiadi – È lunga, lunghissima, l’onda del no della sindaca Virginia Raggi alle Olimpiadi del 2024. Tanto da toccare anche la Corte dei conti: la procura ha aperto un fascicolo sul bilancio del comitato a sostegno della candidatura di Roma ai Giochi. Sul piano politico le settimane dello scontro a distanza tra l’inquilina del Campidoglio e Giovanni Malagò si sono rette su sgarbi istituzionali (su tutti, l’inutile attesa del numero uno del Coni in Campidoglio, con la sindaca a pranzo in un ristorante in zona Termini pur sapendo dell’appuntamento) e continui scambi di accuse. Allo stato dell’arte per Roma la vicenda rimane la più grande occasione perduta.
  8. stadio-della-roma-tor-di-valle-1 (1)Lo stadio della Roma – I grillini ne hanno avevano fatto una bandiera: la trasparenza contro la speculazione. Ma nella delibera licenziata dalla Giunta Raggi sullo stadio della Roma, tanti sono ancora i nodi da sciogliere e tanti rimangono i punti oscuri. Il progetto, fortemente cambiato rispetto a quello proposto e approvato dalla Giunta di Ignazio Marino è ora al vaglio di una tre giorni per arrivare al voto entro mercoledì 14 giugno, in modo da “poter consegnare tutti i documenti alla Regione Lazio il 15 giugno”. Ma ormai a sollevare perplessità non è più solo l’opposizione. A far parlare è stato l’allontanamento della ‘dissidente’ consigliera Cristina Grancio da parte del M5S a causa della sua contrarietà al progetto.
  9. La spazzatura straripa dai cassonetti in Via Tor Sapienza, Roma, 8 maggio 2017. ANSA/MASSIMO PERCOSSIIl sogno infranto dei rifiuti zero – La rivoluzione grillina doveva partire proprio da qui. La campagna elettorale all’insegna di #romaversorifiutizero si è fermata alla dichiarazione di intenti. E dalle promesse si è passati direttamente alle giustificazioni. E se è vero che l’eredità era pesante è altresì incontrovertibile che sul tema si sono susseguiti solo proclami e false partenze. E così tra un complotto dei frigoriferi, un topo e il degrado diffuso, persino un editoriale del New York Times firmato da Frank Bruni. ha certificato che “la situazione” dei rifiuti “è peggiore del solito e più deprimente che mai”. Le soluzioni messe in campo dal blog si fermano alla chiacchiera da bar dello sport. I rimpalli di responsabilità con la regione Lazio fanno emergere il tentativo di giocare allo scaricabarile. E alla fine quello che rimane è solo un altro progetto che non riesce a risolvere la situazione. Intanto i cassonetti nelle strade della Capitale, tranne qualche zona, non accennano a svuotarsi. Come del resto non diminuiscono i cumuli di sacchetti.
  10. La sindaca di Roma Virginia Raggi (S) con l'assessore ai Trasporti Linda Meleo durante la presentazione dei nuovi autobus Atac al capolinea di Torre Maura, Roma, 09 novembre 2016. ANSA/ANGELO CARCONIIl trasporto pubblico –  E’ stato l’altro tema su cui i grillini hanno puntato in campagna elettorale. Ma il “miracoloso cambiamento” promesso in campagna elettorale, anche in questo caso, è rimasto solo sulla carta. Rimangono da annoverare il blitz a Tor Pagnotta del 22 febbraio scorso con la “scoperta” dei 45 filobus fermi e l‘insanabile scontro fra Campidoglio e vertici Atac, che nero su bianco, denunciano le ingerenze su alcune questioni di gestione del personale. Tutt’ora manca una visione d’insieme un progetto con cui superare la solita giustificazione: “è colpa di chi c’era prima”. Un anno dopo la presa di potere manca insomma un vero e proprio progetto alternativo. Meglio sognare ancora la funivia urbana, come se questo servisse davvero per una città come Roma.
Insomma ad un anno di distanza dalle elezioni i romani fanno pollice verso alla sindaca e alla sua giunta. Secondo il sondaggio Index Research, la Capitale non sta meglio: rifiuti e trasporti in cima alla lista dei servizi che sarebbero addirittura peggiorati. Secondo i romani nessuno dei temi che riguardano la qualità della vita dei cittadini sono migliorati. In particolare, sono peggiorati la gestione dei rifiuti per il 56,8% degli intervistati, il sistema dei trasporti per più della metà.

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...