7/08/2012
Incendi, bombe carta, intimidazioni, ormai a Milano la mafia è di casa
Intimidazioni, incendi, bombe carta, omicidi «stanno diventando nella realtà cittadina una spia particolare della vivacità degli interessi criminali». La prima relazione semestrale del Comitato di esperti della Commissione comunale antimafia di Milano mostra uno spaccato inquietante della criminalità organizzata nel capoluogo lombardo. Le mafie controllano alberghi, ristoranti, appalti. E si allargano sempre di più al territorio di Provincia e Regione.
Cinquantadue azioni intimidatorie da gennaio 2011 a luglio 2012, per la maggior parte incendi (in tutto 39) che riguardano in particolare attività commerciali, locali notturni e anche privati cittadini. Sono solo alcuni dei numeri contenuti nella prima relazione semestrale che il Comitato di "esperti" della Commissione comunale antimafia di Milano ha raccolto e presentato a Palazzo Marino il 31 luglio.
Un lavoro iniziato lo scorso novembre per il team composto da dall’ex magistrato Giuliano Turone, dai professori Luca Beltrami Gadola e Nando Dalla Chiesa e dall’avvocato Umberto Ambrosoli, che ha affiancato in questi mesi la commissione consiliare Antimafia del comune presieduta da David Gentili (PD).
È stato lo stesso sindaco Giuliano Pisapia a convocare la conferenza stampa a Palazzo Marino per presentare il dossier che ha analizzato il settore degli appalti, del turismo e della ristorazione, l'ortomercato e il territorio, tutte aree ad alto e continuo rischio del fuoco mafioso. Fuoco non solo reale, ma anche dovuto alle disponibilità economiche della criminalità organizzata, in grado di rilevare le più svariate attività.
Il comitato e la commissione dei consiglieri nel corso dell'attività hanno ascoltato decine di persone tra associazioni di categoria, imprenditori ed enti, in particolare risalta l'audizione svolta con lo staff dell'Agenzia Torino 2006 (Regione Piemonte) che nell'organizzazione delle Olimpiadi si era avvalsa di alcuni strumenti di trasparenza e controllo che potranno essere utili per il grande evento milanese che sarà Expo2015. Sempre a Torino il comitato aveva incontrato i magistrati della Direzione distrettuale antimafia. Incontri volti a «capire le modalità di infiltrazione delle imprese di ‘ndrangheta in un contesto, come quello torinese, che pure aveva studiato ed esperito differenti misure e accorgimenti per impedirle», si legge nel dossier.
Nelle 102 pagine della relazione si cerca di tirare le somme sugli accorgimenti di cui il comune di Milano e quelli dell'hinterland dovrebbero dotarsi per evitare un ulteriore allargamento della macchia della mafia in città e più globalmente anche in Provincia e Regione. Una "sorpresa", ovviamente poco gradita sta proprio tra le righe del dossier e in uno studio citato, ripreso dall'associazione "TransCrime", guidata dal professor Ernesto Savona dell'Università Cattolica del Sacro Cuore: «Nella nostra Regione circa il 25% delle confische è rappresentato da imprese e immobili propri del settore del turismo e della ristorazione (voce Alberghi e Ristoranti); pari incidenza è riconosciuta alla voce Commercio ingrosso-dettaglia: più del 50% delle aziende confiscate in Lombardia afferisce a questi due settori […] ben più che nel “tradizionale” settore delle costrizioni, il crimine organizzato preferisce investire in commercio, turismo-ristorazione».
Particolarmente inquietante risulta essere il primo allegato al documento, cioè un vero e proprio censimento degli atti intimidatori: bombe, proiettili, omicidi e incendi, che, si legge ancora nel dossier «stanno diventando nella realtà cittadina una spia particolare della vivacità degli interessi criminali».
Il "censimento" è visibile tramite una tabella che riporta quindi incendi, intimidazioni e omicidi, perché anche gli omicidi nell'ultimo anno non sono diventati una costante, ma una spia di regolamenti di conti e cambio degli equilibri. Nella tabella risaltano in particolare i cinque attentati ai locali della famiglia Passafaro, anche tramite l'uso di bombe carta. L'ultimo a Binasco lo scorso giugno in cui ha rischiato di essere coinvolto anche un passante. Altri incendi e bombe carta sono divampati ed esplose in famosi locali notturni e ristoranti milanesi, ultimo in ordine di tempo e considerato doloso, presso il ristorante Ciardi, ubicato nel centro storico di Milano. Pochi giorni prima ad andare a fuoco era stato il furgone del paninaro Renzo Tetti, testimone al processo milanese contro il clan Flachi.
A questi fatti, gli incendi in tutto sono 39, vanno aggiunti, a titolo di esempio l'omicidio alle 8 e 30 del mattino di Giuseppe Nista, pregiudicato 44enne, fratello del collaboratore di giustizia Domenico Nista a Vimodrone, e anche una intimidazione ai danni del magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano Sangermano. Il pm, noto per essere stato uno dei pubblici ministeri impegnati nell’ormai famoso "Rubygate" (il primo agosto si è trasferito al tribunale di Prato), sceso in strada in viale Sabotino lo scorso 31 gennaio ha trovato in frantumi i finestrini della sua auto, dove non è stato rubato nulla.
Milano brucia, e per ottobre, si apprende dalla conferenza del 31 luglio a palazzo Marino, sarà prono un dossier riguardante gli incendi dolosi agli esercizi commerciali, cresciuti in maniera preoccupante proprio in questi mesi.