Liberi cittadini contro il regime partitocratico, i privilegi della casta sindacale della triplice, la dittatura grillina e leghista, la casta dei giornalisti
sabato 9 febbraio 2013
Giannino é veramente concreto. Parla di cose concrete. Si comprende tutto quello che dice e si comprende chiaramente che cosa vuole fare. Altro che Giuseppe Generale Pound. Quello é un ballista insieme a Berlusconi. Giannino é una persona seria.
Santanché non dice praticamente niente. Giannino é un politico serio e sensato. Competente negli interventi, persona onesta, persone libero. Mi chiedo perché non dovrei votare questa bravissima persona. Un liberale vero é così. Un liberale di quelli che si incontrano solo in Europa o negli Stati Uniti d'America. Lo sento parlare nel programma in onda e mi chiedo: " Ma se una persona é di destra ed é un sincero democratico ed un liberale europeo perché dovrebbe votare Santanchè o Berlusconi e non un politico di grande spessore come Giannino. Santanchè é ridotta ad un livello quasi uguale a quello di Sallusti. D'altronde non vivono insieme? Ma di contenuti nell'intervento della Santanché non c'è niente. Per un'ora intera ha continuato ad offendere Giannino senza dire niente se non offendere una persona che si é guadagnato da vivere in maniera onesta e senza avere padroni.
Mi spiace presidente Fini ma Angela Napoli doveva essere candidata. Un donna seria e che ha rischiato la vita contro la 'Ndrangheta non poteva rimanere fuori. Perchè è una donna in gamba e capace. Perché è una donna coraggiosa e viaggia sotto scorta da anni. Non è stato un esempio di rinnovamento questo.
Fini: «La Napoli paga un'estrema sospettosità»
Il leader di Futuro e libertà è freddo sulla mancata ricandidatura della parlamentare di Taurianova. Poi attacca: «Noi siamo l'unica novità politica di queste elezioni. Una legge sul falso in bilancio? Più facile farla con Bersani e Vendola che con il Pdl»
LAMEZIA TERME «Angela Napoli? Ho stima di lei ma purtroppo paga l'estrema sospettosità verso tutti. La questione della sua mancata candidatura non si pone proprio perché lei è andata via dal partito ben prima della definizione delle liste». Gianfranco Fini è a metà tra l'indispettito e l'imbarazzato quando in conferenza stampa gli viene chiesto conto sul deterioramento del rapporto con la parlamentare di Taurianova che per lungo tempo è stata una delle sue più strette collaboratrici. Il leader di Futuro e libertà, a Lamezia Terme per una tappa del suor tour elettorale che in mattinata ha toccato Crotone e la Pertusola e in serata si è concluso a Reggio Calabria, glissa anche sul presunto silenzio seguito alle dimissioni della Napoli da coordinatrice regionale del partito: «Non ho detto niente in pubblico ma le ho spedito un bigliettino con su scritto ciò che pensavo. Ma mi sembra un fatto privato di cui semmai la Napoli dovrà dare conto se lo riterrà opportuno».
Per il resto la conferenza stampa di Fini è tutto all'insegna del low profile in linea con un partito che si è presentato alla campagna elettorale con le casse quasi vuote. Privo del finanziamento pubblico in quanto nuovo partito non presente alle elezioni del 2008, con i fondi An bloccati per questioni di divisione di «eredità» tra i fondatori, vittima come tutti della poca generosità di finanziatori, imprenditori, simpatizzanti, per sopravvivere i finiani si sono dovuti imporre un durissimo regime di austerity: 50mila euro sono stati sborsati negli ultimi mesi dai deputati uscenti e oggi ricandidati per sanare le spese pregresse del partito e finanziare la campagna per il voto.
Da Lamezia, però, il presidente della Camera rivendica con orgoglio di aver alzato quel dito contro Berlusconi: «Quello non fu un atto di coraggio ma un atto doveroso. Tutto si poteva sopportare ma non che venisse calpestata la dignità delle persone». La presenza del Cavaliere è una costante nei discorsi di Fini. «Il tempo è galantuomo», ripete quando cita i casi di Dell'Utri e Cosentino che il Pdl «è stato costretto a lasciare fuori dalle liste» oppure quando parla di Tremonti «oggi esponente della Lega anche se noi lo denunciammo già negli anni scorsi».
Il presente parla di una nuova coalizione guidata da Mario Monti e di un futuro ancora tutto da decifrare: «Se non fosse per noi e per Grillo, questa campagna elettorale sarebbe uguale a quelle di venti anni addietro». Certo, meglio evitare di accomunare esperienze politiche diametralmente opposte e Fini questo la sa bene. Per questo motivo, subito dopo precisa: «Non demonizzo i grillini ma loro non risolvono il problema del malessere profondo nei confronti della politica».
Dalla protesta alla proposta il passo è breve ma anche difficile. La terza carica dello Stato cita l'esempio di Parma dove il sindaco Pizzarotti «sta incontrando difficoltà» nell'attività amministrativa. È un altro motivo, secondo Fini, per dare credito alla «vera novità politica del 2013 che non è né centrista, né moderata ma piuttosto una coalizione di riformatori». In futuro porte chiuse a nessuno ma un segnale il presidente della Camera lo vuole lanciare quando afferma che sull'approvazione della legge sul falso in bilancio sarebbe «più facile trovare l'accordo con il Pd e Vendola piuttosto che con il Pdl». Guai però a chiedere lumi sull'operato del governo calabrese guidato da Scopelliti: «Non mi occupo di questioni locali, su questo rispondono i nostri dirigenti. Sarei presuntoso se dessi un giudizio su Scopelliti perché ritengo che sia giusto che lo diano gli elettori». L'unico accenno su qualcosa di esterno alla Capitale riguarda la riforma del regionalismo «a cui si deve dare impulso. Si fa un gran discutere sull'abolizione delle Province, sull'accorpamento dei Comuni, ma secondo me bisognerebbe riflettere sui costi enormi delle Regioni se rapportati con i risultati concreti che questi enti hanno ottenuto».
Per il resto la conferenza stampa di Fini è tutto all'insegna del low profile in linea con un partito che si è presentato alla campagna elettorale con le casse quasi vuote. Privo del finanziamento pubblico in quanto nuovo partito non presente alle elezioni del 2008, con i fondi An bloccati per questioni di divisione di «eredità» tra i fondatori, vittima come tutti della poca generosità di finanziatori, imprenditori, simpatizzanti, per sopravvivere i finiani si sono dovuti imporre un durissimo regime di austerity: 50mila euro sono stati sborsati negli ultimi mesi dai deputati uscenti e oggi ricandidati per sanare le spese pregresse del partito e finanziare la campagna per il voto.
Da Lamezia, però, il presidente della Camera rivendica con orgoglio di aver alzato quel dito contro Berlusconi: «Quello non fu un atto di coraggio ma un atto doveroso. Tutto si poteva sopportare ma non che venisse calpestata la dignità delle persone». La presenza del Cavaliere è una costante nei discorsi di Fini. «Il tempo è galantuomo», ripete quando cita i casi di Dell'Utri e Cosentino che il Pdl «è stato costretto a lasciare fuori dalle liste» oppure quando parla di Tremonti «oggi esponente della Lega anche se noi lo denunciammo già negli anni scorsi».
Il presente parla di una nuova coalizione guidata da Mario Monti e di un futuro ancora tutto da decifrare: «Se non fosse per noi e per Grillo, questa campagna elettorale sarebbe uguale a quelle di venti anni addietro». Certo, meglio evitare di accomunare esperienze politiche diametralmente opposte e Fini questo la sa bene. Per questo motivo, subito dopo precisa: «Non demonizzo i grillini ma loro non risolvono il problema del malessere profondo nei confronti della politica».
Dalla protesta alla proposta il passo è breve ma anche difficile. La terza carica dello Stato cita l'esempio di Parma dove il sindaco Pizzarotti «sta incontrando difficoltà» nell'attività amministrativa. È un altro motivo, secondo Fini, per dare credito alla «vera novità politica del 2013 che non è né centrista, né moderata ma piuttosto una coalizione di riformatori». In futuro porte chiuse a nessuno ma un segnale il presidente della Camera lo vuole lanciare quando afferma che sull'approvazione della legge sul falso in bilancio sarebbe «più facile trovare l'accordo con il Pd e Vendola piuttosto che con il Pdl». Guai però a chiedere lumi sull'operato del governo calabrese guidato da Scopelliti: «Non mi occupo di questioni locali, su questo rispondono i nostri dirigenti. Sarei presuntoso se dessi un giudizio su Scopelliti perché ritengo che sia giusto che lo diano gli elettori». L'unico accenno su qualcosa di esterno alla Capitale riguarda la riforma del regionalismo «a cui si deve dare impulso. Si fa un gran discutere sull'abolizione delle Province, sull'accorpamento dei Comuni, ma secondo me bisognerebbe riflettere sui costi enormi delle Regioni se rapportati con i risultati concreti che questi enti hanno ottenuto».
Antonio Ricchio
Finalmente lo hanno capito che cosa bisogna fare. Bisogna creare un paese con una destra ed una sinistra entrambe oneste e serie. Quando avremo definito le regole della democrazia allora gli elettori democratici si potranno dividere come avviene in Europa tra destra e sinistra.
PATTO DI FERRO
Lombardia, dai montiani appoggio ad Ambrosoli
Pirellone, endorsement centristi per il candidato del Pd: «Votiamo lui in Regione e il Professore al Senato».
Dopo l'endorsement della capolista montiana alla Camera in Lombardia Ilaria Borletti Buitoni, il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Lombardia Umberto Ambrosoli ha incassato il sostegno di altri candidati centristi, che hanno lanciato un appello al voto disgiunto in Lombardia.
Tra questi Lorenzo Dellai, capolista della lista Monti alla Camera in Trentino, e i candidati alle elezioni politiche Alessandro Sancino, Gregorio Gitti, Milena Santerini ed Emanuela Baio: «Votare Ambrosoli alle elezioni regionali e Monti a Senato e Camera è un atto di coraggio che va nell' interesse di tutta la Lombardia», ha detto Dellai. «Si tratta di una scelta coerente con le nostre idee, perché è il momento di voltare pagina».
AMBROSOLI RINGRAZIA. All'appoggio dei centristi, Ambrosoli ha risposto con un messaggio video proiettato durante la presentazione delle liste. «È il momento di rigenerare la classe politica e il ruolo del Centro popolare lombardo è importante per un elettorato moderato che chiede punti di riferimento».
SÌ AL VOTO DISGIUNTO. Fanno parte del gruppo politico consiglieri regionali fuoriusciti dall'Udc come Enrico Marcora e Valerio Bettoni, l'ex Idv Franco Spada, il repubblicano Giorgio La Malfa e il candidato dell'Udc alla presidenza della Regione Lombardia alla scorsa tornata elettorale Savino Pezzotta. «Monti ha sbagliato ad appoggiare Albertini - ha concluso Pezzotta - perché Albertini è un candidato a perdere e il voto disgiunto è una necessità per la Lombardia e per l'Italia».
Maroni non teme Grillo e annuncia: «Caccerò la mafia dalla Lombardia»
Intanto dall'altra parte il candidato governatore della Lombardia per Lega Nord e Pdl Roberto Maroni continua la sua campagna elettorale. A margine di una visita all'istituto dei Ciechi di Milano, il 9 febbraio, ha risposto di non aspettarsi che il tour di Beppe Grillo possa spostare voti.
CONTRO IL VOTO DISGIUNTO. Poi ha criticato nuovamente i montiani che hanno palesato la volontà di votare in modo disgiunto fra le politiche e le regionali per un sostegno al candidato di centrosinistra Ambrosoli. «Queste», ha detto Maroni a proposito dell'iniziativa di stamani del Centro Popolare Lombardo, «sono manovre da prima repubblica, sono la schifezza della politica».
Per il leader della Lega queste operazioni «non porteranno nessun risultato» nelle urne, facendo riferimento a quanto accadeva «ai tempi di De Mita e di Cirino Pomicino, ma almeno De Mita aveva una sua dignità politica».
Maroni è infine tornato a evidenziare la sua esperienza politica per dire che la Lombardia ha «bisogno di una guida forte e stabile, ha bisogno di esperienza e non di qualcuno che non sa neanche da dove cominciare».
MAFIA, IL PD: MARONI SU MARTE. E sui punti del programma, Maroni annuncia: «Caccerò la mafia dalla Lombardia». Ma questa volta è il Pd con Antonio Misiani a rispondergli: «A giudicare dalle sue parole, evidentemente in questi anni Maroni non ha fatto il ministro dell'Interno: è stato in gita su Marte. Vorremmo ricordargli che, nel frattempo, le mafie hanno messo a tal punto radici in Lombardia che un assessore regionale della maggioranza uscente Pdl-Lega è stato arrestato con l'accusa di aver comprato voti dalla 'ndrangheta.
In Lombardia le mafie hanno comprato aziende su aziende riciclando miliardi di denaro sporco. Oggi controllano interi segmenti dell'apparato produttivo lombardo. Figuriamoci quanto possono temere gli 'appalti a km zero' di Maroni. Contro la criminalità organizzata», conclude, «serve una terapia d'urto messa in atto da uomini credibili. Ambrosoli lo è. Maroni assolutamente no».
Sabato, 09 Febbraio 2013
Dopo l'ultima correzione del programma per Mac si riesce a lavorare sul blog anche con l'Ipad. Semplicemente straordinario. Ma al di là di questo, ne vedremo di belle in parla,entrò con tutti questi ignoranti ed incapaci grillini non molto diversi dagli zombie dl famoso film " La notte dei morti viventi".
“Onorevole a chi?”: ecco il Parlamento a 5 Stelle
Abolito il termine “onorevole”, tagliati gli stipendi, eliminate le conferenze stampa. I capigruppo dovranno essere sostituiti ogni tre mesi. I parlamentari più esperti se la ridono: «Senza conoscere i regolamenti potranno fare ben poco». Loro intanto si sono messi a studiare.
Beppe Grillo in campagna elettorale
9 febbraio 2013 - 12:28
«I parlamentari dovranno rifiutare l’appellativo di “onorevole” e optare per il termine “cittadina” o “cittadino”». Il codice di comportamento che Beppe Grillo ha preparato per i futuri parlamentari del Movimento Cinque Stelle è scandito da piccole regole. Alcune potenzialmente rivoluzionarie. L’ingresso a Montecitorio e Palazzo Madama delle nuove truppe stellate rischia di travolgere la vecchia la politica di Palazzo. Nella sostanza, probabilmente. Sicuramente nella forma.
Non ci saranno più onorevoli. Ma neppure volti noti. Basta con le gerarchie all’interno dei gruppi parlamentari. Tanto alla Camera quanto al Senato, i capigruppo dovranno cambiare ogni tre mesi. «Persone sempre differenti» si specifica nel documento. Vita dura per i presidenti delle due Camere, costretti a individuare ogni volta il rappresentante del movimento. Ma anche per i cittadini in cerca di leader ben riconoscibili: per i parlamentari grillini è previsto anche l’obbligo di «evitare la partecipazione ai talk show televisivi».
Cambiano le tradizioni del Parlamento. La rivoluzione a Cinque Stelle è anche questa. Ai parlamentari un po’ timorosi che attendono i nuovi colleghi risponde direttamente Grillo. «Noi abbiamo gente preparata e motivata - spiegava stamattina il blogger genovese in un’intervista al Secolo XIX - Sono gli altri che non sono all’altezza: oggi un parlamentare schiaccia tasti, in base alle direttive di partito, su cose che non capisce o non conosce».
Preoccupato dall’invasione, in Parlamento c’è chi cerca analogie nella storia. I grillini come i Radicali nel 1976. Oppure, peggio, come i leghisti che invasero la Città Eterna alla fine della prima Repubblica. «Cercano di etichettarci - spiega Paola Taverna, candidata al Senato e terza in lista nella circoscrizione Lazio - Ci hanno detto “Sarete come i Verdi, come i Radicali”. Non hanno ancora capito che siamo tutt’altra cosa». Nell’Aula di Montecitorio torneranno a sventolare i cappi della Lega, come durante Tangentopoli? «Ma quali cappi - racconta Alessandro Di Battista, candidato alla Camera nel Lazio - Certo, se le Camere decidono di bombardare il Mali io sono pronto a incatenarmi in Parlamento. Ma le sceneggiate a base di mortadella (il senatore berlusconiano Domenico Gramazio festeggiò la caduta dell’ultimo governo Prodi agitandone in Aula alcune fette, ndr) le lasciamo volentieri ai politici di professione». Nessun colpo ad effetto? «Certo, qualcosa di divertente la inventeremo - continua Di Battista - Se dovessi essere eletto sogno di arrivare a Montecitorio con la mia Fiesta sgangherata. Sopra ci voglio scrivere: autoblù».
Intanto ci si interroga sulle prima battaglie parlamentari del Movimento Cinque Stelle. Si parte dai venti punti «per uscire dal buio» che Grillo ha pubblicato ieri sul suo blog. Dal reddito di cittadinanza, all’abolizione dei contributi pubblici ai partiti. Ma gli impegni non si esauriscono qui. Ogni iscritto potrà suggerire delle proposte di legge sul sito del movimento. Se saranno approvati almeno dal 20 per cento dei partecipanti, i documenti dovranno essere obbligatoriamente portati in Aula.
Leggi e non solo. Grillo assicura che uno dei primi provvedimenti sarà l’istituzione di una commissione di inchiesta sui rapporti tra Partito democratico e Mps. Il deputato di Centro democratico Pino Pisicchio è scettico. Più volte sottosegretario, eletto in Parlamento per la prima volta nel 1987, Pisicchio conosce bene le dinamiche di Palazzo. «La proposta è una cosa, l’approvazione è un’altra. I regolamenti parlamentari bisogna conoscerli. Ci vogliono anni prima di raggiungere le raffinatezze procedurali che usava Pannella in Parlamento». A sentire lui i grillini rischiano di scontare un grave impreparazione tecnica. Che potrebbe precluderne le capacità politiche. «Con un ricambio dell’80 per cento, nella prossima legislatura sarà molto difficile governare il Parlamento. Gli uomini di Grillo non conoscono le procedure d’Aula, non sanno come presentare un’interpellanza, non sanno come e quando prendere la parola. Che faranno, chiederanno ogni volta ausilio a Casaleggio?».
I futuri parlamentari assicurano di aver rimediato. «Stiamo studiando i regolamenti parlamentari già da qualche tempo - ammette Di Battista - Ho ripreso in mano anche i libri di diritto costituzionale». In Aula i loro voti rischiano di pesare. Specie al Senato, dove gli equilibri della maggioranza potrebbero essere appesi a pochi seggi. Paola Taverna, che probabilmente siederà a Palazzo Madama, non sembra essere troppo preoccupata. Se la legislatura finirà prima del tempo non sarà un dramma. «Non ho alcuna voglia di una carriera politica - dice - Voglio solo consegnare a mio figlio un Paese diverso. Se la legislatura dura cinque anni o sei mesi cambia poco».
Tra tante novità, qualche conferma. A supportare i non più onorevoli grillini resteranno i portaborse. Gli assistenti potranno continuare a passeggiare in Transatlantico con il tesserino rosso al bavero della giacca. Come previsto dal codice di comportamento per i parlamentari a cinque stelle, i rimborsi economici non potranno superare i cinquemila euro al mese. Lordi (circa 2.500 euro). Stessa cifra per deputati e senatori. Il resto dello stipendio sarà reso allo Stato. Come? In Sicilia i 15 deputati regionali del M5S finanziano con il 70 per cento dei propri emolumenti un fondo a favore della piccola impresa. I futuri parlamentari sognano di fare lo stesso. Per ora hanno sbattuto contro la burocrazia del Palazzo. «Ho già chiesto più volte un incontro con l’ufficio competenze del parlamentare - racconta Di Battista - E mi è stato più volte rifiutato. Stiamo cercando di risolvere il problema, per far sì che sui conti correnti dei nostri eletti vengano accreditati solo 5mila euro lordi al mese. Ancora non sanno come organizzarsi: d’altronde in Parlamento è una richiesta senza precedenti».
Intanto a Roma le prime novità iniziano a vedersi durante la campagna elettorale. Dopo aver votato a maggioranza, il gruppo laziale del Movimento Cinque stelle ha deciso di non attaccare neppure un manifesto in città. «Vogliamo dare un segnale alla Capitale» spiega Massimo Lazzari, candidato alle Regionali. «I manifesti ci sono arrivati da Milano - racconta Di Battista - ma alla fine abbiamo deciso di non usarli. Lavoriamo molto anche sull’ecologia». Risultato: a Roma non si trova un cartellone del terzo movimento politico italiano (stando ai sondaggi). E Di Battista ha potuto fare campagna elettorale con un investimento di 43 euro. Tra pochi giorni un’altra novità. Sarà pubblicato un bando pubblico in tutta la regione per la ricerca di assessori esterni all’eventuale giunta Cinque Stelle. «Nessuna spartizione di poltrone - racconta Lazzari - Vogliamo aprire a competenze specifiche».
La vita di Palazzo rischia di essere travolta. I deputati grillini non faranno più conferenze stampa a Montecitorio. «Lo strumento ufficiale per la divulgazione delle informazioni e la partecipazione dei cittadini - continua il codice di comportamento per i parlamentari - è il sito www.movimentocinquestelle.it» Ogni giorno le votazioni in Aula e nelle commissioni saranno raccontate e motivate con un video pubblicato su youtube. Sul sito, invece, si troveranno i rendiconti delle spese mensili per l’attività di ogni parlamentare (la voce dello stipendio relativa alla diaria infatti non sarà abrogata, al contrario dell’assegno di fine mandato).
Pisicchio continua a non essere troppo convinto. «L’antipolitica e l’antiparlamentarismo, una volta eletti, finiscono per essere istituzionalizzati». Insomma, il ruolo dei grillini in Parlamento è un controsenso. «Alla fine si ridurrà a una macchietta». Di Battista non è d’accordo: «Secondo me ne vedremo delle belle».
In questo paese una giornalista che si limita a fare il suo mestiere viene attaccata da Giuseppe Generale Pound. Più o meno quello che accade ad un Dirigente della P.A. con la schiena dritta che si oppone alla casta dei sindacati della Triplice. E' proprio un paese corrotto fino al midollo. In questo servizio vedete il nuovo che avanza. Quando è in piazza, Giuseppe Generale Pound attacca Monti. Pizzarotti, che lavora in una banca, realizza tutti i giorni le stesse cose che Grillo contesta a Monti. Io Monti non l'ho mai criticato perché, al di là delle battute sui banchieri (Ah,ah, ah, del presidente del consiglio Berlusconi che una banca ce l'ha di proprietà cosa diciamo?), chi ha seguito solo un corso di economia è in grado di dire che era difficile fare cose tanto diverse da quelle che ha fatto. Ma Generale Giuseppe Pound che tutti i giorni a tutte le ore attacca Monti e Berlusconi e Bersani e Ingroia perché poi a Parma lascia fare a Pizzarotti le stesse cose che avrebbero fatto tutti gli altri politici da lui massacrati? Ma noi la schiena ce la faremo spezzare ma non ci piegheremo perché in noi è ben chiara l'idea che, in un paese democratico come l'Italia, ci sarà sempre "un giudice a Berlino" che ci potrà dare ragione contro i corrotti ed i potenti. Ci vorrà un po' di tempo ma alla fine quel giudice ci sarà.
Anche questa introduzione del programma è straordinaria. Chi non accetta di confrontarsi con gli altri non è un democratico. Chi pensa che infangando tutto e tutti sia capace di costruire qualcosa per la sua nazione non è un democratico. Chi ritiene che tutti sono servi tranne i veri servi che sono quelli della setta a cinque stelle non è un democratico. Tempi di totalitarismo ci attendono. ma noi saremo qui a vigilare sui vecchi e i nuovi ladri ed imbroglioni.
Veramente penoso. Non ci sono più commenti.
Berlusconi dalla Annunziata è sempre più solo
08/02/2013 - Il Cavaliere su Raitre, senza PdL per prendersi tutto lo spazio. E non sembra una grande serata
di Redazione
“Angelino Alfano non è qui con me perché è impegnato in un incontro con duemila persone a Perugia”, dice Silvio Berlusconi all’inizio della sua ospitata a Leader, il programma di Lucia Annunziata. In effetti, Alfano aveva anche un impegno (poi saltato) su La7. “Perche’ il Milan e’ gia’ in ritiro”, risponde ancora alla Annunziata che gli fa notare di essersi presentato senza ‘una squadra’. Il Cavaliere poi aggiunge: ‘La squadra di quelli che potevano venire in tv e’ tutta in giro per la campagna elettorale e non ho ritenuto di fargli disdire impegni’. E allora eccolo: due ore in tv solo soletto. Il suo sogno.
BERLUSCONI E SANREMO DI SINISTRA – “Sanremo di sinistra? Non ho paura, le voci che corrono sono in questa direzione, ovvero che essendoci una signora come la Littizzetto stanno preparando qualcosa solo contro il centrodestra e soprattutto contro di me, ma non ne ho paura, perche’ in questi casi la reazione ci premia”, aggiunge ancora al primo colpo. Si lamenta del servizio che mostrava suoi ex elettori delusi che lo criticavano dicendo che raccontava solo palle. E’ già piuttosto nervoso. Si capisce perché: “Sanremo attira tutto lo share televisivo e gli interventi dei rappresentanti politici che capiteranno contro il Festival avranno pochissimo ascolto”. Quindi stasera è la sua occasione, e deve giocarsela bene. E invece continua a fare le solite chiacchiere.
BERLUSCONI E LE CHIACCHIERE – Ricomincia con la storia che il presidente del Consiglio non conta niente, il Parlamento gli cambia le leggi e il Quirinale pure (?), e la Corte Costituzionale gliele boccia. La Annunziata, disperata, addirittura arriva ad anticipargli le parole pur di tentare di inserirsi. Che tristezza. “La disdico”, dice a un ospite che voleva contraddire. “Questa volta aboliamo l’Imu per il futuro”, ricomincia. E dice che ha generato disoccupazione. In studio Stefano Menichini di Europa gli ricorda che l’Imu è stata istituita dal governo Berlusconi e votata dal PdL, mentre a qualcuno scappa un “mica siamo coglioni” riguardo le sue giravolte politiche dell’ultimo anno. Lui incassa e va avanti. Si inventa il “decreto Salvavita” (mai esistito: si chiamava Salva Italia), e continua a dire che non era deciso a dare la fiducia, quando in un’intervista al Corriere della Sera dell’epoca diceva l’esatto opposto.
I BEI TEMPI DEL GOVERNO BERLUSCONI – ‘Nelle dichiarazioni si dice che ‘Berlusconi ha detto solo palle’, tutte cose che ho promesso le ho fatte in modo serio, dentro due contratti elettorali. Tutto quello che ho promesso e’ stato realizzato’, continua l’ospite di Leader su Rai tre. ‘Volevo modernizzare il Paese – prosegue – volevo fare la rivoluzione liberale, ma non l’ho fatta per due motivi: non ho avuto la maggioranza, non ho convinto gli elettori, e poi ci sono i piccoli partiti che non ragionano mai secondo un interesse generale, ma secondo il loro particolare interesse che si identifica con quello dei loro piccoli leader’.
BERLUSCONI E ROBERTO PEROTTI – La restituzione dell’Imu sulla prima casa “favorisce l’80% delle famiglie italiane che con il lavoro e i sacrifici hanno comprato una casa. Gli 8 milioni di italiani che sono vicini alla soglia di povertà e i 4 milioni di italiani poveri non hanno la casa, e per loro ci vogliono altri provvedimenti. Dobbiamo uscire dalla recessione provocata da politiche economiche sbagliate”, dice Silvio rispondendo a Roberto Perotti che gli ricordava che il 20% che ha dato meno di Imu ha sborsato 200 milioni, e 800 milioni ha dato un restante 40%, mentre il restante sono i veri “ricchi”. Appena il Cavaliere scopre che Perotti è un docente della Bocconi, se ne esce: “Lo abbiamo visto quanto sono bravi i professori della Bocconi. Guardi Monti quanto è bravo, ha rovinato l’Italia”. Altri numeri: “Io sono probabilmente il primo contribuente italiano, ho l’orgoglio di pagare più tasse. Non guardo con simpatia ai condoni, sono orgoglioso di pagare le tasse fino all’ultimo centesimo, creando lavoro e introiti per lo Stato”.
BERLUSCONI E LE ADOZIONI DELLA MERKEL – “La Merkel ha adottato Monti, sembra che sia più un cittadino tedesco che un cittadino italiano”, se ne esce poi Silvio tra lo stupore degli astanti. Gli ricordano della telefonata in cui era impegnato mentre la Merkel lo attendeva a un vertice europeo. “Ma uno a mio favore lo hai invitato? No, bene. Sono solo contro tutti”, aveva detto prima, lamentandosi e dimenticandosi di aver voluto lasciare a casa il resto del PdL. Ricomincia incredibilmente con la storia di Rasmussen ed Erdogan, per replicare all’accusa sulla telefonata. E’ tutta una bufala: se ne parla qui:
BERLUSCONI E IL GIORNALISTA TEDESCO - “Durante la cerimonia per i caduti?”, lo incalza il giornalista. “Non è vero niente, lei è stato disinformato come tutti!”, urla quasi Silvio. Ha una parola buona per tutti: l’accordo sul bilancio Ue è una vittoria di Monti? “Monti non ha vinto perché ha ottenuto una riduzione solo di 700 milioni. Ma e’ chiaro che la Germania, che ha tenuto il matrimonio tra Monti e Bersani, abbia adottato Monti perché fa tutto cio’ che la Germania chiede”. Lo ha detto Silvio Berlusconi a ‘Leader’ su Rai3. “Monti – ha aggiunto – sembra piu’ tedesco che italiano”. E ancora: “La Germania – ha concluso – fa i suoi interessi e fa bene, ma anche l’Italia deve fare i suoi interessi”. Dice che l’Europa calcola il Pil emerso e non il sommerso, con un procedimento “astruso” (e come se non lo facessero anche per tutti gli altri paesi). “E a me non potete venire a raccontare ‘ste storie perché io sono uno che sta sul pezzo, sempre!”. E’ completamente fuori.
BERLUSCONI E LE RIFORME - Silvio parla di 16 miliardi di spese da tagliare facilmente, attraverso i “costi standar” (dice proprio così, non “standard”), quasi urla dalla rabbia nel trovarsi attaccato così violentemente. Ricomincia difendendo il suo lavoro per il terremoto all’Aquila, “il mio sistema di costruzione, 24 ore di lavoro nei cantieri compreso il sabato e il ferragosto” (testuale). “Non sanno nulla, sono dei professionisti della politica. Non sanno nulla di contabilità e di mercati”, dichiara parlando di Fini, Casini e Monti. Tante le critiche sulla ricostruzione all’Aquila: “Siamo senza fondi, quando si ricostruirà davvero? Per ora la ricostruzione all’Aquila non è iniziata”. Lui: “Sono garantiti 10 miliardi e 400 milioni di fondi a disposizione delle autorità locali. Per il recupero del centro storico ci vorranno 10 e piu’ anni”. Infine, “io sono stato 22 volte lì, e ogni settimana va Gianni Letta”. Voglio vedere le ricevute dell’autostrada per crederci.
BERLUSCONI E L’IRAP – “Mi impegno ad abrogare l’Irap che e’ un’imposta rapina, in tre anni”, ha poi detto. Il leader del Pdl ha sostenuto di non aver abolito l’Irap in passato “perche’ dal 2008 c’è stata una crisi enorme” anche se ha ribadito le dichiarazioni fatte dallo stesso Cavaliere in quell’anno: “I ristoranti erano pieni e non si trovava posto sugli aerei e io l’ho detto perche’ io verifico sempre personalmente”. Abolizione Irap non fatta in passato nonostante la forte maggioranza… Ma Berlusconi ha replicato stizzito: “Non e’ vero, ma quale maggioranza! No! Avevo il signor Fini con i suoi che si e’ sempre opposto a questi tagli”. Poi ha esclamato: “Ho fatto cadere i mercati? Sono così potente? Sono l’uomo piu’ potente..’. ‘Tanto lei non ha alcuna chance di vincere’, ha ribattuto il giornalista Udo Gumpel. ‘La contraddiro’ sicuramente’, gli ha controbattuto il Cav che poi ha battibeccato ancora a lungo con il cronista tedesco anche sul fiscal compact. Si comincia a pensare che potrebbe finire male:
BERLUSCONI E LA MAFIA – Arriva il domandone sulla mafia, su quanto visto ieri a Servizio Pubblico (LEGGI QUI) e Silvio risponde: “ I pentiti dicono quello che gli fanno dire i pm per avere vantaggi. Sono da tenere in conto con molte precauzioni. Basta che lo si toglie da una cella con nove persone e’ disposto a dire tutto, uno che a ucciso 30 persone cosa vuole che gli interessi di dire una bugia”.
GLI IMMIGRATI – “E’ strano che le persone nate qui non possano essere cittadini italiani fino in fondo. Io sono favorevole”. Lo ha detto Silvio Berlusconi a ‘Leader’ a proposito della cittadinanza italiana per gli immigrati nati nel nostro Paese. “Una delle cose che mi commuove di piu’ – ha aggiunto – e’ sentire un ragazzo di colore che parla con un nostro dialetto, siciliano o emiliano”
CHIUDERE IN BELLEZZA -Bellissimo siparietto che la dice lunga sulla tenuta di Silvio oggi. Ad un tratto, ringalluzzito, denuncia: “Comunque volevo dire che il Presidente di quell’associazione, Luigi Desiderato, è un candidato di quel signore… Giannino… per questo parlava tanto male del mio governo”. L’Annunziata si spaventa terribilmente, giacché un tale errore potrebbe costargli carissimo, ma è fortunata: Desiderato telefona infatti subito, per dire che non solo non è il presidente di nulla ma un semplice associato, ma ovviamente non è candidato con nessuno. Lo dice a Berlusconi, che guardando in camera con il cellulare fra le mani sorride con uno di quei sorrisi di morte che sa di una testa che rotola. Quella del portavoce che gli aveva suggerito la “denuncia”, come lui stesso dice, facendo fare al povero malcapitato una figuraccia da annuario. Finiamo con L’Annunziata che esclama: “Abbiamo finito a Leader grazie a Dio”. Adesso aspettiamo che finisca la campagna elettorale.
Renzi ha proprio ragione. E i residui bellici di Rifondazione Comunista, Comunisti italiani, IDV, Verde Arcobaleno, ecc.ecc. ormai esistono solo in Italia. Mi sono sempre chiesto ma come fanno SEL e PD a fare alleanze con questi esaltati anche a livello locale. E come fanno quelli del PD vogheresi ad allearsi con Rifondazione Comunista, ormai un residuo bellico inesploso. In fatto di esaltazione peggio di loro ci sono solo i grillini.
lA CONTESTAZIONE
Napoli, Renzi a Ingroia: «Fai vincere gli altri»
Il sindaco di Firenze contestato: ressa e urla. Interviene la polizia.
Matteo Renzi se la prende con Antonio Ingroia: «Con la tua lista rischi di far vincere gli altri», ha tuonato dal palco del teatro Politeama di Napoli.
Ma il sindaco di Firenza non ha ricevuto un caloroso benvenuto nella città partenopea.
Giunto in auto in piazza Trieste e Trento, Renzi aveva già cominciato a rispondere alle domande dei giornalisti, quando sono sopraggiunte alcune decine di militanti della sinistra antagonista che hanno aperto uno striscione e gli hanno gridato: «Vattene via» (guarda il video).
CORI DAL MARCIAPIEDE.Contemporaneamente all'azione di contestazione del movimento della sinistra antagonista, dal marciapiede opposto una decina di persone ha iniziato a scandire a più riprese: «Mariuoli, mariuoli».
INTERVENTO DELLA POLIZIA. È intervenuta la polizia, che ha strappato lo striscione e ha scortato Renzi all'interno del caffé Gambrinus dove, a porte chiuse, è iniziato l'incontro con la stampa. Gli stessi manifestanti avevano esposto lo striscione anti-voto da un balcone del palazzo del Consiglio comunale, in via Verdi, imbrattando con vernice spray la sede del comitato elettorale del capolista di Scelta civica, in via Cervantes.
Ma il sindaco di Firenza non ha ricevuto un caloroso benvenuto nella città partenopea.
Giunto in auto in piazza Trieste e Trento, Renzi aveva già cominciato a rispondere alle domande dei giornalisti, quando sono sopraggiunte alcune decine di militanti della sinistra antagonista che hanno aperto uno striscione e gli hanno gridato: «Vattene via» (guarda il video).
CORI DAL MARCIAPIEDE.Contemporaneamente all'azione di contestazione del movimento della sinistra antagonista, dal marciapiede opposto una decina di persone ha iniziato a scandire a più riprese: «Mariuoli, mariuoli».
INTERVENTO DELLA POLIZIA. È intervenuta la polizia, che ha strappato lo striscione e ha scortato Renzi all'interno del caffé Gambrinus dove, a porte chiuse, è iniziato l'incontro con la stampa. Gli stessi manifestanti avevano esposto lo striscione anti-voto da un balcone del palazzo del Consiglio comunale, in via Verdi, imbrattando con vernice spray la sede del comitato elettorale del capolista di Scelta civica, in via Cervantes.
«Restituire Imu? Sì, ma dare anche speranza»
Parlando di politica, all'interno del teatro Politeama di Napoli, il sindaco di Firenze ha attaccato Antonio Ingroia, leader di Rivoluzione civile: Matteo Renzi è poi tornato sulla questione delle tasse e ha ribadito di ritenere giusta «la restituzione di una rata dell'Imu», ma ha avvertito che non si tratta di abbassare solo il carico fiscale, ma di «restituire la speranza e la fiducia agli italiani. La detassazione», ha poi proseguito davanti ai giornalisti, riuniti al caffè Gambrinus, «non può essere solo un tema da campagna elettorale. Nella mia città io ho abbassato Irpef ed Imu, ma vedo che c'é un governo centrale che le ha alzate e che solo in campagna elettorale annuncia battaglia per abbassarle». Lo sfidante di Bersani alle primarie ha quindi aggiunto: «Vorrei che trattassimo gli italiani non come consumatori, ma come cittadini».
«PRIMARIE PDL, GIORNO DI DEMOCRAZIA». Renzi ha poi replicato a Silvio Berlusconi, che aveva affermato che il sindaco toscano sarebbe stato tacitato con «un pugno di parlamentari»: «Dico con rispetto», ha detto Renzi, «che la manciata di parlamentari ce la siamo guadagnata con le parlamentarie. Auspico», ha aggiunto, «che arrivi il giorno in cui anche il centrodestra faccia le primarie, sarà un gran giorno per la democrazia. Siccome non parlo male degli altri», ha quindi concluso, «auguro al presidente Berlusconi e al Pdl di fare la campagna elettorale in positivo sui problemi dell'Italia».
«PRIMARIE PDL, GIORNO DI DEMOCRAZIA». Renzi ha poi replicato a Silvio Berlusconi, che aveva affermato che il sindaco toscano sarebbe stato tacitato con «un pugno di parlamentari»: «Dico con rispetto», ha detto Renzi, «che la manciata di parlamentari ce la siamo guadagnata con le parlamentarie. Auspico», ha aggiunto, «che arrivi il giorno in cui anche il centrodestra faccia le primarie, sarà un gran giorno per la democrazia. Siccome non parlo male degli altri», ha quindi concluso, «auguro al presidente Berlusconi e al Pdl di fare la campagna elettorale in positivo sui problemi dell'Italia».
Venerdì, 08 Febbraio 2013
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