Carlo Lucarelli: "Deluso per la chiusura de La Tredicesima ora. Una puntata su Yara? No, meglio sulla Franzoni" (FOTO)
Pubblicato: Aggiornato:
Print Article
Carlo Lucarelli non si nasconde: c’è tanta amarezza per la chiusura a sorpresa de “La tredicesima ora”, uno dei migliori programmi lanciati da RaiTre nel 2014. Una notizia che giunge inaspettata, visti gli ascolti e la qualità del prodotto. Con l’autore e volto de “La tredicesima ora”, già noto per “Blu Notte”, abbiamo parlato della delusione della cancellazione e dello stato della cronaca nera in televisione, alla luce del caso Yara Gambirasio.
C’è ancora uno spiraglio per “La tredicesima ora” o la chiusura è definitiva?
"Il rapporto con Rai3 è chiuso. E’ un programma a cui tenevo tantissimo: era appena nato, io e gli autori ci eravamo molto spesi, c’erano tantissime idee per il futuro. Pur essendo messi in un girone infernale, quello della seconda serata del venerdì, eravamo andati abbastanza bene in termini d’ascolti per la media del canale".
Dal direttore di RaiTre nessuna chiamata?
"La notizia non era nell’aria. L’anno scorso eravamo già passati su certi ritardi, per problematiche di budget e così via, ma non immaginavo questa scelta da parte della rete. Dal direttore Vianello non ho ricevuto comunicazione su un’eventuale chiusura de “La tredicesima ora”, un programma sperimentale con un linguaggio nuovo".
Continua a leggere dopo la gallery:
Il lavoro per la seconda stagione era già iniziato?
"Per la seconda edizione avevamo diverse idee per nuovi scenari: la storia di ogni singola puntata è un escamotage narrativo per raccontare altro, dando spazio a temi che difficilmente vediamo affrontati in televisione. Penso a quanto abbiamo fatto quando abbiamo parlato di Lea Garofalo. In futuro avremmo approfondito storie legate alla criminalità organizzata, alla corruzione, alla prostituzione, anche minorile. Per me che sono un narratore c’era molta gratificazione nello scrivere un programma come “La tredicesima ora”, capace di raccontare storie complesse in tv".
Il caso di Yara è stato preso in esame da moltissimi programmi tv. Lo avrebbe fatto, da una prospettiva diversa, per La tredicesima ora?
"No, non l’avrei fatto perché non ci prendiamo questi diritti. Con la mia squadra negli anni abbiamo deciso di raccontare la cronaca nera in maniera diversa, non dico migliore, ma sicuramente diversa. Qui ci troviamo di fronte a un caso aperto, ancora in divenire, dove non ci sono certezze. Non è chiuso, non è un cold case su cui fare una puntata televisiva della “Tredicesima ora” o di “Blu notte”. C’è un impatto emotivo che deve essere necessariamente considerato".
Come ha visto questa morbosità televisiva nei confronti del caso? D’altronde dopo Cogne e Avetrana siamo oramai abituati a questa spettacolarizzazione.
"Non posso dire molto perché paradossalmente quando guardo in tv qualcosa relativo alla cronaca nera cambio canale o spengo la tv. Non ho idea dunque, anche se capisco che ci sia bisogno di immediatezza e tempestività da parte di alcuni programmi. D’altronde bisogna capire quali sono gli obiettivi: l’approfondimento, la denuncia, la cronaca pura o altro. Sarebbe stato un caso perfetto da fare quello di Cogne con la Franzoni che esce dal carcere, che va agli arresti domiciliari. Adesso è il momento di parlarne, dopo tanti anni, dopo che l’onda emotiva è passata; ora che c’è una chiarezza data dalla magistratura. Chi scrive può fare un lavoro più accurato, più certo, senza cadere nella fretta di fare la notizia".
Nessun commento:
Posta un commento