venerdì 27 giugno 2014

E meno male che Renzi era andato dalla Merkel con il cappello in mano. Probabilmente Salvini e Grillo hanno grande esperienza di cappelli in mano. Uno lo ha tenuto per 20 anni quando si recava da Berlusconi e l'altro lo ha tenuto quando si è recato da Farage.

Renzi Vs Merkel: braccio di ferro nella notte

di   - 27/06/2014 - Scintille tra la Cancelliera e il primo ministro italiano sulla flessibilità nell'interpretazione dei trattati europei. Verso il via libera per Junker presidente della Commissione Europea. Si lavora sul documento programmatico

Renzi Vs Merkel: braccio di ferro nella notte
Matteo Renzi contro Angela Merkel. I risultati elettorali del 25 maggio avevano fatto emergere chiaramente che il presidente del Consiglio italiano era l’unico interlocutore vero per la Cancelliera. L’unico leader europeo uscito rafforzato dalle urne e, soprattutto, l’unico ad aver messo all’angolo i cosiddetti euroscettisci a cominciare dal tanto temuto Movimento 5 Stelle. E ieri sera, a Ypres, nel nord Europa, dove i capi di stato e di governo europei erano riuniti, ufficialmente per commemorare i cento anni dall’inizio della prima guerra mondiale, ma anche e soprattutto per dare il via libera alla presidenza di Junker alla prossima commissione europea, lo scontro tra Merkel e Renzi si è materializzato.
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Photo credit GEORGES GOBET/AFP/Getty Images
Infatti, i due partono da esigenze e idee opposte. Il premier italiano vuole una maggior flessibilità nella interpretazione dei patti di stabilità europei, per poter rilanciare, senza incappare in qualche procedura di infrazione europee, su investimenti, crescita e occupazione. Dall’altra parte Merkel, incalzata in patria da chi non ha alcuna intenzione di fare sconti alle “cicale d’Europa”, non vuole concedere troppa flessibilità nell’interpretazione dei patti.
Lo scontro si concretizzato in uno scambio di battute al vetriolo durante la cena “Dovete accontentarvi” avrebbe detto la Merkel, mentre Renzi, secco, ha risposto ricordando quanto fatto dalla Germania nel 2003, quando sforò dai parametri europei: “Non faremo come voi, non sforeremo, ma vogliamo chiarezza, chi fa le riforme deve avere maggiore flessibilità”.
Nella notte, poi, in un colloquio riservato i due avrebbe trovato dei punti in comune, e lasciato agli sherpa il compito di proseguire la trattativa, mettendola nero su bianco. Sui limiti e sul come sarà applicata la flessibilità si gioca una partita importante per tutta l’Europa, ma soprattutto per l’Italia. Se, come auspica il premier, ci sarà una maggior flessibilità nell’attuazione del patto di stabilità e del Fiscal Compact, margini di flessibilità che sono già compresi nei trattati in questione, l’Italia potrà guardare con maggiore serenità ai propri conti. Conti che, ovviamente, rimangono sotto osservazione vista l’alto livello del nostro debito pubblico, ma che permetterebbero a Renzi e al ministro dell’econoia Padoan maggiori margini di manovra.

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