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PARIGI - Il Consiglio di Stato francese si è pronunciato oggi contro il provvedimento anti-burkini di Villeneuve-Loubet, sulla Costa azzurra, uno dei circa 30 comuni francesi che avevano vietato di indossare sulle spiagge il costume femminile da bagno integrale islamico. Dopo che la misura adottata da diversi comuni contro il costume era stata chiamata in causa dalla Lega dei diritti dell'uomo (Ldh) e dal Collettivo contro l'islamofobia in Francia (Ccif).

Per il più alto organo di giustizia amministrativa l'ordinanza che vieta di indossare il burkini "ha rappresentato una violazione grave e apertamente illegale delle libertà fondamentali, che sono la libertà di movimento, di coscienza e la libertà personale". Nella sua sentenza, il Consiglio stabilisce che le autorità locali hanno il diritto di limitare le libertà individuali soltanto ove vi sia un "rischio appurato" per la pubblica sicurezza. Subito dopo il pronunciamento, il Consiglio francese della fede musulmana (Cfcm) ha salutato la decisione parlando una "vittoria del senso comune".

La decisione, presa dai tre giudici del collegio esaminante è arrivata sulla base del ricorso presentato ieri dalle due organizzazioni contro la decisione del tribunale amministrativo di primo grado di Villeneuve-Loubet. Questo tribunale aveva stabilito che il divieto era "necessario, appropriato e proporzionato" per prevenire disordini pubblici dopo la tragica serie di attacchi jihadisti in Francia, incluso quello sul lungomare di Nizza la sera del 14 luglio.

Il burkini sarebbe "passibile di offendere le convinzioni o le non convinzioni di altri utenti della spiaggia" e "percepito come una sfida o una provocazione in grado di esarcerbare la tensione" presente nella comunità. Secondo la Lega per i diritti umani, il divieto invece è "un grave ed illecito attacco contro diversi diritti fondamentali", inclusa la libertà di religione.

A Villeneuve-Loubet, dunque, indossare abiti religiosi in spiaggia è di nuovo autorizzato a partire da oggi. Negli altri comuni che hanno adottato la stessa decisione, i divieti restano in vigore fin quando non saranno contestati davanti alla giustizia. La presa di posizione di oggi farà ovviamente giurisprudenza e le ordinanze di divieto potranno essere tutte annullate.

Tutto questo mentre l'ex presidente Nicolas Sarkozy promette che se tornerà all'Eliseo il divieto del burkini diventerà legge nazionale. Intanto Marine Le Pen, leader del partito di estrema destra, Front National, esorta i parlamentari affinchè votino "al più presto un'estensione della legge del 2004 per mettere al bando i segni religiosi nei luoghi pubblici, il burkini ne farà evidentemente parte". E sul tema il clima di tensione  in Francia è sempre piu pesante.

Nei giorni scorsi ha suscitato scalpore un intervento della polizia a Nizza sul caso burkini. Quattro agenti di polizia sono intervenuti su una spiaggia e hanno ordinato a una donna islamica di rimuovere parte del suo costume. Le fotografie erano state pubblicate dai media britannici e sono ben presto diventate virali, alimentando un acceso dibattito su Twitter.

Gli scatti mostrano la donna vestita con leggings, tunica e velo sdraiata sulla spiaggia quando è stata circondata dagli agenti. Quindi si vede la donna che si toglie la tunica, rimanendo in canottiera mentre un poliziotto compila quella che sembra essere una multa. La scorsa settimana Nizza è stata solo l'ultima delle località turistiche francesi a vietare il burkini, perché "manifesta in modo chiaro l'aderenza a una religione in un momento in cui la Francia e i luoghi di culto sono obiettivi di attacchi terroristici".

Due giorni fa una madre di due bambini ha raccontato alla France presse di essere stata multata sulla spiaggia di Cannes perché indossava leggings, tunica e velo: "Ero sulla spiaggia con la mia famiglia - ha raccontato la donna, identificata con il solo nome di Siam, 34enne - indossavo il classico velo. Non avevo intenzione di fare il bagno". Una testimone, Mathilde Cousin, ha confermato quanto avvenuto: "La cosa più triste è stata che la gente urlava 'torna a casa', alcuni hanno applaudito la polizia. E la figlia è scoppiata a piangere".

E sulle questioni dei simboli religiosi, nel sud della Francia stava montando il caso di un ragazzo di 20 anni che a Vitrolles, aveva denunciato di essere stato insultato
e aggredito a causa di una croce cristiana che portava al collo. Ma non era vero niente. Poco dopo ha confessato di essersi inventato tutta la storia per non ammettere di aver partecipato a "una comune rissa", ammettendo davanti ai poliziotti di aver firmato una denuncia falsa.