Liberi cittadini contro il regime partitocratico, i privilegi della casta sindacale della triplice, la dittatura grillina e leghista, la casta dei giornalisti
sabato 24 agosto 2013
Dobbiamo aspettare che finisca anche la pesca? Nessuno riesce a dare risposte serie a questi pescatori. Mi viene in mente mio padre e mi arrabbio. E quei poveri diavoli grillini polemizzano con il nostro migliore presidente della camera. Proprio un paese nel quale più deficiente sei e più ti votano.
Se la prendono con la Merkel e con Monti ma i veri responsabili del disastro nel quale siamo vanno cercati nel PDL. E di peggio possiamo fare solo con Grillo ed i grillini che hanno la capacità di non capire niente ma proprio niente della politica. Non volemo morire democristiani ma neanche grillini.
venerdì 23 agosto 2013
Alfano non riesce a parlare correttamente neanche del vangelo. Berlusconi è Barabba e pretende di essere assolto dal popolo. Ma per fortuna, in un paese democratico, i giudici costituiscono un potere autonomo.
Silvio come Gesù Cristo?
Semmai pare Barabba...
Di Massimo Adinolfi
23 agosto 2013
Nella foto: Gesù e Ponzio Pilato
in una scena dal film "Jesus Christ Superstar"
Alfano vola alto: «Processo a Cristo
insegna che la giustizia popolare è limitata»
Perché chiamato a riflettere sull’esempio di Cristo, Alfano non si è fatto ripetere due volte l’invito e ha detto: «l’esempio di Cristo non poteva essere più pertinente perché evidenzia l’esigenza di un giusto processo e i limiti di un giudizio popolare». Ora, vi ricordate come andò quella volta? Pilato invita la folla a scegliere fra Gesù e Barabba e la scelta cade su Barabba: il furfante è salvo e l’innocente in croce. Di qui l’acuta osservazione del vicepremier: la giustizia dell’epoca funzionava veramente male, e una bella riforma avrebbe evitato un esito così scandaloso.
Orbene, veniamo al secondo processo più famoso della storia dopo quello di duemila anni fa: Berlusconi vi è stato condannato non dal giudizio popolare, ma dai giudici della Cassazione! Non solo, ma la condanna è giunta dopo tre gradi di giudizio, con l’avvocato Ghedini sempre al fianco, e dopo dibattimenti decisamente più articolati del pronunciamento popolare di una folla urlante, chiamata a profittare di una usanza graziosa del prefetto romano nella Giudea, quella di lasciar libero un prigioniero per i giorni di Pasqua.
C’è di più. Quando il centrodestra insorge contro una sentenza di un tribunale che condanna un leader ancora acclamato da milioni di persone, mostra, con ogni evidenza, che se Berlusconi fosse stato esposto alla folla l’avrebbe fatta franca. Delle due l’una, allora: o Alfano aveva intenzione di esaltare diritti e garanzie della civiltà giuridica moderna, quelle che mancarono nel processo a Gesù e non sono invece mancati nel processo a Berlusconi, oppure intendeva paragonare la condizione di Berlusconi a quella di Barabba, non a quella del Messia. Proprio come per Barabba, infatti anche per il Cavaliere il giudizio popolare avrebbe significato l’assoluzione.
Solo che ora bisognerebbe trovare un Ponzio Pilato qualunque che, in barba a principi non di giustizia ma di diritto, di civiltà giuridica, si affacci da qualche balcone e chieda non ai giudici togati ma alla folla di pronunciarsi per acclamazione. Ce ne sono, in giro?
Ma con i problemi che ha il nostro paese dobbiamo discutere di amnistia? Ma Mauro mi faccia il piacere!
Berlusconi, il Pd contrario all'ipotesi amnistia
La soluzione pro Cav prospettata da Mauro fa insorgere il Pd. Zoggia: «Proposta indecente, Pdl non ci tiri per la giacca». E Lupi nega: «Non ci abbiamo mai pensato».
L'idea era stata lanciata dal ministro della Difesa, Mario Mauro.
Un'amnistia collettiva di cui potesse beneficiare anche Sivio Berlusconi, così da garantire la salvaguardia della pacificazione nazionale e impedire la formazione di una pericolosa crisi di governo.
Un'ipotesi che, in linea di principio, aveva incontrato pure i favori della Guardasigilli Anna Maria Cancellieri, disposta a riflettere sul provvedimento pur senza entrare nel merito delle ripercussioni politiche innescate da un'eventuale scappatoia per il Cav.
Il 23 agosto l'esponente di Scelta civica è tornato alla carica, spiegando le ragioni della sua proposta in un'intervista concessa aSussidiario.net.
MAURO: «SERVE UN ATTO DI REALISMO». «Propongo», ha spiegato Mauro, «un atto di realismo. Occorre ripristinare il senso dello stare insieme, che non è nelle corde naturali del centrodestra e del centrosinistra, è evidente, ma è qualcosa cui si è obbligati per le circostanze che il Paese sta vivendo. Sarebbe la premessa sulla quale far germogliare un'armonia, requisito indispensabile per parlare di giustizia, e arrivare a un atto di clemenza di iniziativa delle Camere, cioè un'amnistia».
«SISTEMA CARCERARIO INADEGUATO». Amnistia in cui ricadrebbe il caso di Berlusconi e «con lui le migliaia di detenuti in sovrannumero che affollano le carceri italiane in attesa di giudizio. Il sistema carcerario italiano è inadeguato e sta scoppiando. Non sono io a dirlo, lo dicono puntualmente ogni anno i magistrati in apertura dell'anno giudiziario».
Un'amnistia collettiva di cui potesse beneficiare anche Sivio Berlusconi, così da garantire la salvaguardia della pacificazione nazionale e impedire la formazione di una pericolosa crisi di governo.
Un'ipotesi che, in linea di principio, aveva incontrato pure i favori della Guardasigilli Anna Maria Cancellieri, disposta a riflettere sul provvedimento pur senza entrare nel merito delle ripercussioni politiche innescate da un'eventuale scappatoia per il Cav.
Il 23 agosto l'esponente di Scelta civica è tornato alla carica, spiegando le ragioni della sua proposta in un'intervista concessa aSussidiario.net.
MAURO: «SERVE UN ATTO DI REALISMO». «Propongo», ha spiegato Mauro, «un atto di realismo. Occorre ripristinare il senso dello stare insieme, che non è nelle corde naturali del centrodestra e del centrosinistra, è evidente, ma è qualcosa cui si è obbligati per le circostanze che il Paese sta vivendo. Sarebbe la premessa sulla quale far germogliare un'armonia, requisito indispensabile per parlare di giustizia, e arrivare a un atto di clemenza di iniziativa delle Camere, cioè un'amnistia».
«SISTEMA CARCERARIO INADEGUATO». Amnistia in cui ricadrebbe il caso di Berlusconi e «con lui le migliaia di detenuti in sovrannumero che affollano le carceri italiane in attesa di giudizio. Il sistema carcerario italiano è inadeguato e sta scoppiando. Non sono io a dirlo, lo dicono puntualmente ogni anno i magistrati in apertura dell'anno giudiziario».
Zoggia: «Pdl la smetta, proposte indecenti».
Se la proposta di Mauro ha immediatamente incontrato i favori del Popolo della libertà, lo stesso non si può dire sul fronte Partito democratico.
«Il Pdl insiste nel cercare dal Pd ciò che non può ottenere, perché è contro la legge», ha tuonato Davide Zoggia, responsabile organizzazione della segreteria. «È ora di dire basta», ha aggiunto, «e di finirla anche con i continui ripescaggi dell'idea di amnistia per salvare Berlusconi. Sta diventando una storia indecente, oltre che imbarazzante per coloro che avanzano queste proposte».
«SI ASSUMANO RESPONSABILITÀ».«Faccio mie le parole di Michele Serra», ha proseguito Zoggia, «che questa mattina (23 agosto, ndr) ha posto alcune domande ineludibili nella sua rubrica: 'È il Pd o il Pdl a ritrovarsi con un leader condannato definitivamente per frode fiscale (cioè per avere creato fondi neri all'estero, sottraendoli al fisco, per più di 270 milioni di euro)? È il Pd o il Pdl a pretendere che questo suo leader fuorilegge ottenga, non si sa bene sulla base di quali principi e perfino di quale logica, una specie di salvacondotto che gli consenta di continuare a fare politica?'. Il Pdl si assuma le sue responsabilità e la finisca di tirare la giacca del Pd».
«TUTELARE INTERESSI DEL PAESE, NON DEL CAV». Netto anche il giudizio di Danilo Leva e Sandro Favi, rispettivamente responsabile Giustizia e Carceri del Pd.
«Come già più volte dichiarato nelle scorse settimane, siamo nettamente contrari a un provvedimento di amnistia», hanno dichiarato, «la tempistica del provvedimento, tra l'altro, fa sorgere il dubbio che l'emergenza che il Pdl vuole affrontare non riguarda tanto le sorti della popolazione carceraria italiana quanto quelle di una sola persona, Berlusconi. È l'unica cosa che interessa al Pdl. Ma non è nell'interesse dell'Italia».
LUPI: «MAI PENSATO ALL'AMNISTIA». Maurizio Lupi, al meeting di Comunione e liberazione, ha provato a gettare acqua sul fuoco, negando di aver mai preso in considerazione un simile scenario.
«Amnistia? Non ne abbiamo parlato», ha dichiarato il ministro per le Infrastrutture, «ci sono tante proposte in giro. Questa non l'abbiamo mai presa in considerazione».
«Il Pdl insiste nel cercare dal Pd ciò che non può ottenere, perché è contro la legge», ha tuonato Davide Zoggia, responsabile organizzazione della segreteria. «È ora di dire basta», ha aggiunto, «e di finirla anche con i continui ripescaggi dell'idea di amnistia per salvare Berlusconi. Sta diventando una storia indecente, oltre che imbarazzante per coloro che avanzano queste proposte».
«SI ASSUMANO RESPONSABILITÀ».«Faccio mie le parole di Michele Serra», ha proseguito Zoggia, «che questa mattina (23 agosto, ndr) ha posto alcune domande ineludibili nella sua rubrica: 'È il Pd o il Pdl a ritrovarsi con un leader condannato definitivamente per frode fiscale (cioè per avere creato fondi neri all'estero, sottraendoli al fisco, per più di 270 milioni di euro)? È il Pd o il Pdl a pretendere che questo suo leader fuorilegge ottenga, non si sa bene sulla base di quali principi e perfino di quale logica, una specie di salvacondotto che gli consenta di continuare a fare politica?'. Il Pdl si assuma le sue responsabilità e la finisca di tirare la giacca del Pd».
«TUTELARE INTERESSI DEL PAESE, NON DEL CAV». Netto anche il giudizio di Danilo Leva e Sandro Favi, rispettivamente responsabile Giustizia e Carceri del Pd.
«Come già più volte dichiarato nelle scorse settimane, siamo nettamente contrari a un provvedimento di amnistia», hanno dichiarato, «la tempistica del provvedimento, tra l'altro, fa sorgere il dubbio che l'emergenza che il Pdl vuole affrontare non riguarda tanto le sorti della popolazione carceraria italiana quanto quelle di una sola persona, Berlusconi. È l'unica cosa che interessa al Pdl. Ma non è nell'interesse dell'Italia».
LUPI: «MAI PENSATO ALL'AMNISTIA». Maurizio Lupi, al meeting di Comunione e liberazione, ha provato a gettare acqua sul fuoco, negando di aver mai preso in considerazione un simile scenario.
«Amnistia? Non ne abbiamo parlato», ha dichiarato il ministro per le Infrastrutture, «ci sono tante proposte in giro. Questa non l'abbiamo mai presa in considerazione».
Venerdì, 23 Agosto 2013
Finalmente uno del PDL che la pensa diversamente da Berlusconi.
Crisi di governo, Maurizio Lupi: "Continuiamo a sostenere Enrico Letta, basta personalismi nel Pdl"
Pubblicato: 23/08/2013 19:17 CEST | Aggiornato: 23/08/2013 19:40 CEST
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“Dal nostro punto di vista continuiamo con lealtà a sostenere il governo”. È la giornata di Maurizio Lupi al Meeting di Rimini, e il ministro dei Trasporti conferma la sensazione che si era avuta già leggendo un suo tweet di ieri sera:
L’ex-vicepresidente della Camera si iscrive di diritto al partito di chi, all’interno del Pdl, getta benzina sul fuoco su quella che a molti sembra essere una fase embrionale della crisi dell’esecutivo di Enrico Letta. “Per sua natura un governo è o transitorio o definitivo - ha detto il ministro - se fa le cose per cui è nato va avanti, in caso contrario i partiti che lo sostengono giustamente lo mandano a casa”. Un modo per slegare la sopravvivenza delle larghe intese dal voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi, “il primo a voler far nascere questo governo e a sostenerlo con lealtà”.
Non è un caso che ai falchi, Daniela Santanchè in testa, che invocano le dimissioni dei ministri azzurri, sia stata destinata una bacchettata sulle mani: “Il Pdl sta dimostrando la sua forza e unità attorno a Berlusconi. Ci sono personalismi anche da noi, e sono legittimi, ognuno può esprimere la sua opinione. L’importante è che non incidano sulla vita del partito e sulla sua compattezza, decideremo il da farsi passo passo insieme a Berlusconi”.
Se ci sarà un precipitare della situazione la colpa non dovrà essere attribuita ai berluscones: “Abbiamo detto più volte che il Pd non dovrebbe scaricare le proprie tensioni interne, sia pur legate legittimamente alla vicenda congressuale e alla ricerca di un leader sul governo”.
Per questo Lupi si è appellato alla responsabilità dei Democratici, ripetendo il mantra da qualche giorno sulla bocca di tutti gli esponenti pidiellini: “Chiediamo al Pd di approcciarsi alla questione della decadenza di Berlusconi senza voler fare ricatti, ma invitandolo ad entrare nel merito dell’applicazione della legge. Siamo sicuri che a quel punto i Democratici non potranno fare altro che votare contro l’uscita del Cavaliere dal Parlamento”.
Ma il discrimine, secondo il ministro, è da ricercare altrove: “Il governo è nato per uscire dall’emergenza economica. Tra l’altro la prossima settimana è in programma un Consiglio dei ministri molto importante, legato alle questioni dell’Imu e dell’Iva”.
Freno a mano tirato anche sul vertice del Pdl, previsto per domani ad Arcore: “Affronteremo tutti i temi in campo come facciamo di solito, a partire dalla nascita di Forza Italia. Ci aspetta una settimana impegnativa soprattutto sui temi economici, dobbiamo prepararla al meglio”. Che si parlerà d’altro, soprattutto d’altro, è tuttavia un segreto di Pulcinella.
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giovedì 22 agosto 2013
E questo sarebbe un grande statista che mette l'Italia prima di ogni cosa anzichè se stesso e i propri interessi?
Berlusconi come Ponzio Pilato: “Governo cade? Non è colpa mia”
Pubblicato il 22 agosto 2013 11.26 | Ultimo aggiornamento: 22 agosto 2013 12.09
di Redazione Blitz
ROMA – Silvio Berlusconi se ne lava le mani come Ponzio Pilato e in un’intervista a “Tempi” sfida di nuovo l’esecutivo: “Diranno che è colpa mia se i ministri del Pdl valuteranno le dimissioni davanti al massacro giudiziario del loro leader eletto da milioni di italiani. Ma io mi domando: se due amici sono in barca e uno dei due butta l’altro a mare, di chi è la colpa se poi la barca sbanda?”. Tradotto, se il governo cade la colpa non sarà di Berlusconi, ma del Pd.
Non solo Berlusconi evoca di nuovo le dimissioni dei ministri Pdl, ma nell’attacco dell’intervista delinea uno scenario pessimista sulla tenuta dell’esecutivo: “Tutto lascia presagire che il governo abbia le ore contate. Enrico Letta tira i remi in barca, taglia i ponti al dialogo sulla possibilità di trovare una giusta soluzione parlamentare alla sentenza killer della Cassazione e punta a consolidare il suo vantaggio competitivo sullo scalpitante Matteo Renzi all’interno del Pd”.
“In questo passaggio della vita pubblica italiana, è in gioco molto più che il destino di una persona“, sottolinea Berlusconi, definendo poi la sentenza Mediaset “infondata, ingiusta, addirittura incredibile”. La condanna, per lui, è “l’epilogo di quella guerra dei vent’anni che i magistrati di sinistra hanno condotto contro di me, considerato l’ostacolo da eliminare per garantire alla sinistra la presa definitiva del potere”. ”Siamo all’epilogo di quella guerra dei vent’anni che i magistrati di sinistra hanno condotto contro di me, considerato l’ostacolo da eliminare per garantire alla sinistra la presa definitiva del potere”.
E se ancora qualcuno avesse dubbi su una possibilediscesa in campo della figlia Marina (dopo le ripetute smentite dell’interessata) ci pensa il Cavaliere a sgombrare il campo da eventuali supposizioni: “Marina è stata una leonessa nelle sue uscite pubbliche di questi mesi. Il suo valore di persona, di imprenditrice, di donna, di cittadina, è sotto gli occhi di tutti. Le ho dato alcuni consigli, con amore e credo con lungimiranza e sono assolutamente sicuro che non scenderà in campo al mio posto”.
Se il messaggio non fosse abbastanza chiaro, il Cavaliere sottolinea: “Possono farmi tutto, ma non possono togliermi tre cose. Non possono togliermi il diritto di parola sulla scena pubblica e civile italiana. Non possono togliermi il diritto di animare e guidare il movimento politico che ho fondato. Non possono togliermi il diritto di essere ancora il riferimento per milioni di italiani, finchè questi cittadini liberamente lo vorranno”.
Sul voto ritorna anche il ministro degli Interni Angelino Alfano, che al suo ingresso al meeting di Cl ha dichiarato: “Noi chiediamo molto chiaramente che il Pd rifletta astraendosi dalla storica inimicizia degli ultimi 20 anni e rifletta sull’opportunità di votare no alla decadenza di Silvio Berlusconi”.
I grillini sono ridicoli, incapaci, incompetenti, ignoranti, presuntuosi, servi...........impossibile fare anche sono un accostamento con Boldrini che ad oggi è la migliore presidentessa della camera. E a dire il vero la vedrei bene anche com Presidente della Repubblica.
Boldrini sotto attacco grillino Ma i deputati M5S restano al mare
Montecitorio La seduta convocata per l’avvio del dibattito sul femminicidio si trasforma in una bagarre contro la presidente
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I riflettori a Montecitorio erano stati "posizionati" sullo scranno della presidente Laura Boldrini (Sel) all’indomani di Ferragosto, quando in una nota si annunciava che «la Camera dei Deputati riapre il 20 agosto» e che la presidente Boldrini sarebbe stata presente. Una precisazione dovuta alle polemiche sollevate dai grillini sulla presunta assenza della numero uno di Montecitorio. Così, come da copione, alle 13.10 di ieri la seduta che ha incardinato l’iter per la discussione e l’approvazione del decreto legge sul femminicidio si è trasformato in un vero e proprio attacco congiunto che ha prolungato una seduta di pochi minuti in una «corrida» durata oltre un’ora e mezza. In un’Aula praticamente deserta: presenti solo 104 deputati, di cui 48 del Pd, 23 del Movimento 5 Stelle, 4 del Pdl, 8 di Sel, 4 del Misto e 15 di Scelta civica. Scesi poi a 77 a fine lavori.
I toni più duri sono quelli del leghista Gianluca Buonanno che alla Boldrini ha chiesto: «La seduta non si poteva fare prima? Non potevamo lavorare una settimana invece che un giorno? Devi andare al mare? Questo voglio chiederti, cara donna Prassede». E alla presidente che, con pacatezza, ha sottolineato che il deputato leghista «non sa esprimersi senza offendere», ha controreplicato: «Guardi che non è un’offesa, donna Prassede è un personaggio dei Promessi Sposi...». Ma sono soprattutto i deputati 5 stelle che sono intervenuti numerosi (presenti però in 23 sui 106 del gruppo), tutti contro la Boldrini. Massimo Artini ha chiesto polemico: «Questa seduta il 20 le faceva comodo tra una vacanza e l’altra? Spero di no, presidente». Il collega Walter Rizzetto ha puntato il dito sugli sprechi: «La seduta di oggi è costata, a spanne, 150-200mila euro e noi avremmo preferito dare questi soldi magari ai centri antiviolenza». Ma la Boldrini non ha esitato a rispondere: «Ma lei ha capito che è un obbligo essere qui? La Costituzione ce lo chiede, cosa parla di sprechi? Questo è un esercizio democratico». Più diplomatico Luigi Di Maio, che è deputato grillino e anche vicepresidente della Camera: «Lei ha postato su Fb la notizia di oggi ma sui giornali è stato scritto che il Parlamento tornava a lavorare. Allora avrei voluto la stessa solerzia per smentire la notizia che la Boldrini aveva chiamato tutti all’appello ma che questo era solo un adempimento formale. Ora, visto che siamo qui, ricominciamo a lavorare davvero, perché da oggi al 6 settembre ci sono altri 16 giorni di ferie. Ma se i presidenti delle commissioni stanno pensando di iniziare prima, lo apprendo adesso e vorrei saperlo ufficialmente». Decisamente sopra le righe il deputato grillino Andrea Colletti: «Capisco la Boldrini. Nella sua vita professionale ha sempre strumentalizzato le tragedie di poveri rifugiati - scrive su Facebook - ora che è diventata presidente della Camera (non certo per meriti suoi visto che si dimostra spesso una incapace) giustamente strumentalizza omicidi di donne per farsi un po’ di pubblicità. Se questa è maturità preferisco di gran lunga l’immaturità».
Un "dibattito" paradossale, al quale la Boldrini ha replicato di volta in volta. «Le polemiche sono tutte chiacchiere di chi non ha argomenti validi - ha detto poi a margine la presidente della Camera - dispiace che accada e non sono segno di maturità. Tutto questo va a discapito dell’istituzione stessa e allontana i cittadini dalle istituzioni. Dispiace a chi, come me, sta cercando di avvicinare i cittadini alle istituzioni. Evidentemente chi solleva polemiche prestestuose non ha lo stesso obiettivo». Cerca di controbbattere a un attacco ormai irrecuperabile, il capogruppo Pd in commissione Giustizia, Walter Verini: «Quando il Parlamento funziona e lavora, il Movimento 5 Stelle sembra entrare nel panico e perdere la sua ragione sociale: denigrare le istituzioni. La seduta della Camera di oggi è un atto di normalità istituzionale. Rendo noto ai colleghi grillini che la presidente della commissione Giustizia, Donatella Ferranti del Pd, ha contattato il suo omologo della commissione Affari costituzionali per anticipare la riunione degli uffici di presidenza delle due commissioni e avviare così la discussione del decreto sulla violenza contro le donne il 26 agosto e non il 5 settembre. L’impressione - conclude Verini - è che il M5S abbia a cuore non la funzionalità del Parlamento ma la volontà di denigrarlo a tutti i costi».
Nella bagarre sollevata dai grillini il rischio boomerang però è altissimo. Sulla rete la base è inferocita: «Dov’erano gli altri 84 deputati?? E noi paghiamo». Nel frattempo il deputato grillino Stefano Vignaroli posta sulla rete una foto che lo ritrae al mare con fidanzata e grigliata di pesce. Eppure nel manuale del giovane grillino la coerenza dovrebbe essere tra i primi punti.
Le premesse per un autunno bollente a Montecitorio non mancano. Una riflessione sul femminicidio: se al posto della Boldrini ci fosse un uomo, anticipare al 20 agosto la seduta della Camera sarebbe stata pubblicità?
Anche volendo non si potrebbe togliere a Berlusconi alcun diritto. Il diritto alla parola, considerate le televisioni e i mezzi di informazione di cui è proprietario sarà difficile togliergliela. Qualle di dirigere il partito Forza Italia è ancora più difficile: è lui il proprietario. E il diritto di essere Berlusconi potrebbe toglierselo da solo se riuscisse a capire quali danni ha fatto al nostro meraviglioso paese.
Il Cav intervista a Tempi: "Non possono impedirmi di essere Silvio Berlusconi"
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Intervista esclusiva a Silvio Berlusconi sul settimanale Tempi che sul sito ne anticipa alcuni estratti. Ecco i passaggi più importanti.
Il diritto alla parola "Possono farmi tutto - dice il Cavaliere - ma non possono togliermi tre cose. Non possono togliermi il diritto di parola sulla scena pubblica e civile italiana. Non possono togliermi il diritto di animare e guidare il movimento politico che ho fondato. Non possono togliermi il diritto di essere ancora il riferimento per milioni di italiani, finché questi cittadini liberamente lo vorranno".
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Reuters
- Avanti
Il futuro personale "In questo passaggio della vita pubblica italiana - dice il Cavaliere - è in gioco molto più che il destino di una persona. Vede, se si trattasse solo di questo, allora sarebbe un problema solo per me. Siamo all’epilogo di quella guerra dei vent’anni che i magistrati di sinistra hanno condotto contro di me, considerato l’ostacolo da eliminare per garantire alla sinistra la presa definitiva del potere.
Inoltre - continua - sono stati aggrediti alcuni princìpi di fondo che tutti dovrebbero avere a cuore, a partire dai nostri avversari politici, se fossero davvero democratici: il rispetto dei milioni di elettori che hanno votato per me e che non possono subire una simile discriminazione, il diritto alla piena rappresentanza istituzionale del primo partito italiano, il fondamentale diritto di scelta dei cittadini rispetto al Parlamento e quindi rispetto al Governo. E tutto ciò nei confronti di un cittadino che ha subìto una sentenza infondata, ingiusta, addirittura incredibile. Su tutto questo, la Costituzione della Repubblica e il buon senso offrono molte strade. Se avessi voglia di sorridere, potrei dirle che “non possono non saperlo”: vale per tutti gli attori politici e istituzionali.
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Ansa
- Avanti
Il futuro del governo Letta O nei prossimi 50 giorni il Governo è in grado di dare una scossa in positivo che possa essere percepita da tutti gli italiani, oppure saremo ancora inchiodati a una tendenza recessiva. E non si potrà certo esultare per qualche eventuale “zero virgola” in più. O l’Italia riprende a correre, oppure rischiamo di pagare un prezzo altissimo alla crisi.
Marina una leonessa ma non scende in campo "Mia figlia Marina è stata una leonessa nelle sue uscite pubbliche di questi mesi. Il suo valore di persona, di imprenditrice, di donna, di cittadina, è sotto gli occhi di tutti. Le ho dato alcuni consigli, con amore e credo con lungimiranza e sono assolutamente sicuro che non scenderà in campo al mio posto"
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