sabato 25 febbraio 2017

E ora come si fa caro Di Maio reddito zero prima? Stesso trattamento usato contro io segretario regionale del PD? Propongo a tutti i deputati del PD di alzarsi e lasciare l'aula quando entra questo gran grillino.


La fuga fallita del sindaco. Il malanno della Raggi alla fine ha fatto bene all’intesa sullo stadio

  
di Gaetano Pedullà
Editoriale
Raggi
Non è affatto vero che la fuga sia sempre disonorevole. Se ci si va a schiantare come è successo ai Cinque Stelle sul nuovo stadio della Roma, un malessere può essere il male minore. Lo stesso Grillo aveva promesso che l’impianto non si sarebbe fatto a Tor di Valle, dove vuole il costruttore Parnasi. E sui social network l’area radicale del Movimento, nemica giurata di palazzinari e colate di cemento, la pensa esattamente così. Dall’altra parte, gli interessi forti intorno all’opera hanno lavorato insistentemente ai fianchi della Giunta capitolina, accompagnando alla porta l’assessore all’urbanistica tutt’altro che accondiscendente, e mettendo di fatto la sindaca con le spalle al muro. Perciò c’è da credere, come si dice a Roma, che alla Raggi non abbia retto la pompa. Il mese scorso era toccato al premier Gentiloni, operato al cuore, e adesso è stato il turno della prima cittadina. Governare è faticoso, si sa, e se c’è da tenere in piedi il Paese o – persino peggio – la disastrata Capitale, accusarne lo stress è il minimo sindacale. Chi esce veramente male però è il Movimento.
In passato – Non bisogna avere memoria troppo lunga per non ricordare la guerra che i Cinque Stelle fecero all’amministrazione di Ignazio Marino quando si presentò la delibera che indicava in Tor di Valle l’area prescelta per lo stadio. A leggere la Sacra Bibbia dei grillini – Internet e i social network – si trattava di un sito pericolosissimo. Da un momento all’altro il Tevere avrebbe inghiottito tutto e l’operazione stadio non era altro che una volgare speculazione edilizia dei soliti palazzinari, capaci di gettare tonnellate di nuovo cemento con il pretesto dello stadio. La base del Movimento non ha cambiato questa posizione, ma al livello dei vertici la musica è cambiata. Eccome se è cambiata, tanto che da Grillo in giù sono arrivate molte aperture alla realizzazione dell’opera. La sindaca si è trovata così tra l’incudine e il martello. Una situazione stressante, non c’è dubbio, ben assortita con il caso Marra e la scoperta delle polizze vita ricevute dal suo ex capo della segreteria Romeo. Naturale che al redde rationem lo stress abbia presentato il conto e ieri la strada più comoda in direzione Campidoglio sia sembrata la deviazione verso l’ospedale San Filippo Neri. Una tappa necessaria anche per far capire a tutte le parti in gioco che si stava tirando troppo la corda. Nel frattempo gli stessi profeti delle scie chimiche e gli Sherlock Holmes che hanno scoperto il complotto dei frigoriferi lasciati in strada a Roma per farla sembrare più degradata, avevano il loro pomeriggio di gloria sui social. E l’ipotesi della bufala ha iniziato a correre da uno smartphone all’altro. Così gli sherpa hanno avuto vita più facile nel raggiungere un accordo e le agenzie hanno potuto battere la notizia della pronta guarigione della sindaca. Lo stadio si farà e tutti vissero felici e contenti.

Questo è il leader preferito di Grillo e Salvini. Complimenti. E voi volete l'Italia governata da politici che amano alla follia Trump? Uno che vorrebbe vedere FBI arrestare i giornalisti?

Usa, Trump attacca anche l’Fbi: «È totalmente incapace di fermare le fughe di notizie ai media»

donald trump fbi

Il presidente accusa la polizia federale investigativa

Continua la catena di messaggi al vetriolo del nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump. L’inquilino della Casa Bianca oggi ha denunciato l’«incapacità» da parte dell’Fbi di fermare la fuga di notizie riguardanti la sicurezza nazionale. «L’Fbi – ha attaccato in un tweet – è totalmente incapace di fermare gli autori delle fughe di notizie riguardanti la sicurezza nazionale che hanno permeato a lungo il nostro governo». «Non riescono a trovarli – ha aggiunto ancora il presidente Usa – neppure all’interno della stessa Fbi. Ai media sono date informazioni classificate che potrebbero avere un effetto devastante sugli Usa. Trovarli ora».

DONALD TRUMP CONSIDERA L’FBI TOATALMENTE INCAPACE DI FERMARE FUGHE DI NOTIZIE

L’attacco di Donald Trump arriva precisamente dopo che l’Fbi ha respinto la richiesta avanzata dalla Casa Bianca di smentire pubblicamente le notizie diffuse dalla stampa su presunti contatti tra collaboratori di Trump e esponenti russi durante la campagna elettorale. Notizie che la stessa Fbi aveva definito come «non accurate» con la Casa Bianca, secondo la versione di quest’ultima.
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Le parole forti di Donald Trump arrivano anche dopo una retromarcia sull’Unione Europea. Il presidente Usa in un’intervista rilasciata alla Reuters ha definitol’Ue una cosa meravigliosa, dichiarandosi un sostenitore di quest’istituzione dopo averla nettamente criticata nelle settimane precedenti (giudicandola un veicolo della Germania per sfruttare gli altri Paesi del Vecchio Continente). È di due giorni fa invece la notizia del ritiro da parte di Donald Trump delle linee guida anti-discriminazione varate dal suo predecessore alla Casa Bianca Barack Obama, linee guida secondo le quali gli studenti transgender potevano usare bagni e spogliatoi nelle scuole pubbliche in base alla propria identità di genere (e non in base al sesso di nascita).
(Foto di copertina da archivio Ansa. Credit: EPA / Olivier Douliery)

Il nuovo che avanza. Ognuno di loro ha campato di politica senza mai lavorare. Evviva. meno male che chi non aveva lavoro era Renzi.

Dal “nuovo inizio” della Cosina rossa soprattutto strali polemici contro il Pd

Sinistra
Da sinistra, Arturo Scotto, Roberto Speranza, Enrico Rossi, Massimiliano Smeriglio, alla presentazione del Movimento Democratici e Progressisti, che nasce alla sinistra del Pd, 25 febbraio 2017 a Roma. ANSA/ MASSIMO PERCOSSI
Se è facile costruire l’unità contro il Partito democratico, appare più complesso, se non proprio impossibile, trovare un accordo sulle cose da fare
 
“Un nuovo inizio”: così Achille Occhetto, nel lontano 1989, lanciò la “svolta” che avrebbe portato la maggioranza del Pci al di là del Muro, nel territorio inesplorato della sinistra post-ideologica e della democrazia dell’alternanza. Oggi, alla Città dell’Altra economia (sic!), nel già rosso e ora grillino quartiere Testaccio di Roma, gli scissionisti del Pd si sono uniti agli scissionisti di Sinistra italiana per avviare – parola di Roberto Speranza e hashtag ufficiale dell’iniziativa – “un nuovo inizio” nella direzione esattamente opposta: cioè verso la democrazia del proporzionale e la ridotta ideologica della sinistra identitaria.
Se Speranza ai tempi della “svolta” era un bambino, Massimo D’Alema – assente oggi ma considerato un po’ da tutti il leader morale della scissione – invece la contrastò, seppure nelle forme tradizionali del centralismo democratico dei bei tempi andati: cioè dall’interno. A quasi trent’anni di distanza, D’Alema guida oggi la “controsvolta” retrogada, e diventa finalmente ciò che già era trent’anni fa: il leader del No.
Nel gioco un po’ surreale dei rimandi e delle nomenclature, si può anche ricordare come il nome scelto dagli scissionisti – “Democratici e progressisti” – unisca due sigle ben note alla travagliata storia della sinistra nella Seconda repubblica: “Progressisti” erano, nel ’94, i combattenti della “gioiosa macchina da guerra” (un’altra creazione linguistica di Occhetto) allestita dal Pds e da Rifondazione per battere Berlusconi (a proposito: i due partiti si erano scissi qualche anno prima); “Democratici” era invece il nome del partito di Romano Prodi, nato dopo la caduta del suo governo per lanciare il seme del futuro Partito democratico, in aperto contrasto con la linea dell’allora presidente del Consiglio, D’Alema, che predicava insieme a Cossiga il centro-sinistra col trattino, inteso cioè come coalizione fra partiti distinti e diversi – insomma, il partito di D’Alema si chiama come quelli dei suoi due arcinemici Occhetto e Prodi.
“Vogliamo ricostruire il centrosinistra, batterci per un nuovo centrosinistra nel Paese, libero da smanie autoreferenziali, dalla ricerca di un leader che rappresenta tutto e tutti”, ha spiegato Speranza, che del nuovo partito forse sarà il segretario e forse no. Ricostruire il centrosinistra togliendo un pezzetto al Pd e un pezzo più consistente a Sinistra italiana – l’unico partito che è riuscito, battendo ogni record, a scindersi nel giorno stesso del suo congresso costitutivo – può apparire un controsenso: ma è un’antica costante della sinistra non soltanto italiana separarsi in nome dell’unità.
E infatti, ahinoi, dall’assemblea fondativa della Cosina rossa vengono soprattutto strali polemici contro il Pd che avrebbe “snaturato la sua natura” (così Enrico Rossi), contro le primarie divenute chissà perché “un gioco di figurine” (così Speranza), e naturalmente contro Matteo Renzi, vero nemico pubblico numero uno nonché unica causa della scissione, come candidamente ammesso nelle ultime interviste televisive tanto da Bersani (“Con lui non mi sono mai preso”) quanto da D’Alema (“Se si rimuove Renzi, tutto si risolve”).
Se è facile costruire l’unità contro il Pd, appare più complesso, se non proprio impossibile, trovare un accordo sulle cose da fare, a cominciare dal governo Gentiloni: gli ex-Pd vogliono tenerlo in vita a tutti i costi, perché temono come la peste le elezioni anticipate, ma contemporaneamente chiedono un “cambio di direzione” che dovrebbe cancellare, o comunque ridimensionare, le riforme del governo Renzi; gli ex-Sel all’opposizione ci sono sempre stati, e non riescono a capire perché mai dovrebbero entrare in maggioranza proprio quando danno vita ad un movimento di sinistra-sinistra che dovrà disputarsi i voti con altri due movimenti di sinistra-sinistra, quello di Fratoianni e quello di Pisapia (che però, sostengono i bersaniani, dovrebbe unirsi a loro).
Insomma, grande è la confusione sotto il cielo. E dunque viene spontanea la domanda: ma ne valeva davvero la pena? Senza scomodare – come pure andrebbe forse fatto con più determinazione – uno scenario internazionale da brivido, basterebbe la situazione italiana ad indurre chiunque si consideri di sinistra ed erede della tradizione togliattiana di responsabilità nazionale a riconsiderare la scelta della scissione.
Mai come oggi la stessa impalcatura democratica del Paese sembra vacillare sotto i colpi congiunti della lunga crisi non ancora superata, dell’assalto grillino al potere, della potenziale instabilità finanziaria, dell’imminenza di elezioni senza legge elettorale, della rabbia crescente dell’opinione pubblica, del mai sopito protagonismo della magistratura militante, del qualunquismo dilagante dei media.
Tutti i democratici e tutti i progressisti dovrebbero pensarci non due ma cinque volte prima di portare il proprio contributo, limitato ma significativo, all’implosione del sistema.

Migliore smaschera il 5 stelle Ferraresi : ti pappi oltre 10 mila euro ... Grillini bugiardi, bugiardi, bugiardi, bugiardi.

5 stelle si inchinano : niente più rischio idrogeologico per lo stadio a...

Riprendo da Facebook e condivido. Ricordo anche che Emiliano si teneva le aragoste nel bagno di casa regalate dai pescatori. A me di aragoste non me ne regalano.


Emiliano è proprio un cialtrone.
Rendere pubblico un SMS di Lotti vecchio di due anni dove lo invitava a ricevere una persona (solo ricevere) poi inquisita dimostra la miseria morale di tutti i giustizialisti.

Lo stupro sul treno da parte di due africani è stato inventato

stupro treno

Verso l'archiviazione l'inchiesta sulla violenza sulla linea Milano-Mortara

La storia della liceale di Vigevano picchiata e molestata sessualmente su un treno regionale che la riportava a casa da Milano è inventata. La 15enne avrebbe raccontato solo menzogne agli investigatori, come spiega Il Giornale di oggi. La vicenda aveva scandalizzato l’opinione pubblica, vista la giovane età della ragazza che aveva subito una violenza, e la presunta indifferenza delle persone. Secondo il racconto della 15enne di Vigevano due nordafricani l’avrebbero ripetutamente picchiata e violentata su un treno della linea Milano-Mortara, dopo che un’amica di scuola con cui viaggiava era scesa a una fermata. Sola sul mezzo di trasporto, la ragazza sarebbe stata avvicinata da due giovani, uno dei quali era un suo contatto Facebook con cui aveva chattato. La liceale avrebbe urlato per fermare le violenze subite, ma nessuno si sarebbe interessato, lasciando la ragazza impossibilitata a difendersi. Le lesioni corporali effettivamente riscontrate dopo un controllo medico avevano avviato un’imponente caccia all’uomp per trovare i responsabili del crimine. Come spiega Paolo Fucilieri gli investigatori non hanno trovato alcun riscontro al racconta della ragazza, nelle immagini registrate dalle telecamere nei pressi della stazione di Porta Genova. Nessuno dei sospetti si notava tra i frammenti ripresi nei video, e l’inchiesta è arrivata a un punto di svolta quando il magrebino conoscente della liceale si è presentato dopo essersi accorto di esser seguito. Il giovane straniero ha confermato di conoscere la liceale di Vigevano, ma ha negato qualsiasi addebito, mostrando di non aver mai preso quel treno il giorno del presunto stupro. Secondo il Giornale gli inquirenti reputano la difesa del giovane molto credibile, visto che avrebbe un alibi di ferro. L’inchiesta è dunque arrivata a una svolta  che archivia di fatto il caso, e ora si attende solo che la ragazza, di buona famiglia, spieghi i motivi della bugia.
Foto copertina: ANSA/ Claudi Tomatis

Ma i grillini non avevano detto che tutto si doveva svolgere in streaming. E all'incontro c'era anche Grillo?

Stadio Roma, l’incontro segreto di giovedì notte tra Virginia Raggi e la società giallorossa

stadio roma

Un retroscena sull'intesa tra amministrazione M5S e club di Pallotta

Alla fine l’intesa è arrivata. La sindaca della Capitale e la sua amministrazione hanno dato il via libera alla costruzione del nuovo stadio della Roma in zona Tor di Valle. L’intesa con la società giallorossa è arrivata al termine dell’atteso incontro in Campidoglio di venerdì sera. Ma il tavolo al quale è stato siglato l’accordo non sarebbe stato l’unico. Il vertice decisivo sarebbe stato preceduto infatti, giovedì notte, da un incontro segreto tra la prima cittadina e proponenti.

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LEGGI ANCHE > Stadio della Roma: c’è l’accordo. Riduzione delle cubature a Tor di Valle, niente più torri


STADIO ROMA, INCONTRO SEGRETO TRA VIRGINIA RAGGI E SOCIETÀ

Lo raccontano Lorenzo D’Albergo su Repubblica. La maratona finale per il sì allo stadio sarebbe cominciata nel tardo pomeriggio di giovedì, con il confronto in Campidoglio tra i tecnici del dipartimento Urbanistica, Trasporti e Patrimonio e gli architetti del club guidato da James Pallotta e del costruttore Luca Parnasi, per definire le modifiche al progetto. Qualche ora dopo i proponenti avrebbero incontrato Virginia Raggi:
Dopo un vertice tra Roma e Parnasi nello studio Tonucci, sede della società del nuovo stadio, arriva il momento della sindaca. Partecipa a un incontro segreto con i proponenti. Prima di andare a dormire, poi, Virginia Raggi si consulta con il proprio staff: «Se arriverà la stretta di mano, dovrò avere tutti i consiglieri con me». Si fa sentire la paura di una spaccatura, di perdere gli “ortodossi” della maggioranza M5S lungo il percorso che dovrebbe portare al «sì» al progetto romanista con modifica della delibera di pubblica utilità dell’amministrazione Marino. Chi le è vicino le suggerisce il jolly: lasciare a Beppe Grillo, al garante del Movimento, il compito di esporre ai 29 eletti dell’aula Giulio Cesare il nuovo progetto.
È l’una di notte. Le trattative dei tecnici vanno avanti. L’inquilina del Campidoglio, invece, torna a casa. Per poi finire in ospedale, al San Filippo Neri, al mattino: forti dolori addominali la mettono al tappeto.

STADIO ROMA, CUBATURE DIMEZZATE

L’intesa decisiva sul nuovo stadio della Roma prevede un taglio del 50 percento delle cubature previste rispetto al progetto originario e una riqualificazione della zona con forte riduzione del business park), standard di costruzione elevati, e la messa in sicurezza il quartiere di Decima (che non sarà più soggetto ad allagamenti).
(Foto: ANSA / ANGELO CARCONI)

Proprio una grande idea populista grillina che Arbore, grandissimo innovatore, boccia senza se e senza ma.

http://www.unita.tv/interviste/un-tetto-ai-compensi-degli-artisti-per-la-rai-sarebbe-la-fine-parla-renzo-arbore/

Quando sento parlare di nuovo a gente che ha 70 anni mi viene da ridere. E l'eccezione conferma la regola, perché certamente Speranza sembra più un pensionato che un giovane. Viva l'Italia dei poltronari come Rossi.

Avrà come slogan l'articolo 1 della Costituzione. Roberto Speranza, Enrico Rossi, Arturo Scotto e Massimiliano Smeriglio presenti. Non ci sono né Bersani né D'Alema
NEXT QUOTIDIANO
Si chiama Democratici e progressisti il nuovo movimento nato dalla fusione di ex Pd ed ex Sinistra italiana, e avrà come simbolo l’articolo 1 della Costituzione. Ne fanno parte, oltre a Roberto SperanzaEnrico RossiArturo Scotto e Massimiliano Smeriglio, anche diversi parlamentari. Alla presentazione di questa mattina però mancano Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema.
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Democratici e Progressisti: il nuovo movimento degli ex PD

L’articolo 1 della Costituzione “è il nostro simbolo, la nostra ragione. Queste parole straordinarie sono ancora una incompiuta. Il nostro primo punto nell’agenda di governo e dare risposta a questo dramma sociale. I giovani innanzitutto”, ha detto Roberto Speranza. “Ho lasciato il Pd perché ritengo esaurita quella prospettiva centrosinistra, perché il Pd ha snaturato la sua natura, ha fatto politiche che poco hanno a che fare con il centrosinistra”, ha invece sostenuto Enrico Rossi. “A chi resta nel Pd noi chiediamo: siete disposti a fare la conta o una battaglia sui contenuti? Noi puntiamo sui contenuti”, ha detto il governatore della Toscana sottolineando: “Abbiamo un nemico, la destra, e siamo convinti che si può battere con un centrosinistra nuovo”.
voti movimento sinistra
I potenziali voti del nuovo movimento di Speranza e Rossi
Stamattina Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera faceva i conti elettorali in tasca alla nuova forza politica:
Quanto al peso della nuova forza in uscita dal Pd, l’elettorato acquisito (coloro che dichiarano di volerla votare con certezza) è in leggera flessione rispetto alla scorsa settimana: si attesta al 3%, corrispondente al 4,8% dei voti validi. Cresce invece la quota dell’elettorato potenziale (orientati a votarla ma al momento indecisi) che raggiunge il 3% (4,5% sui validi). Nel complesso, quindi, un bacino elettorale pari al 6,3%, con un peso del 9,3% sui voti validi, se tutti i potenziali indecisi si trasformassero in voti.
Ma si tratta di un esercizio teorico, dato che non sono ancora note le proposte politiche, le alleanze e la leadership. È interessante osservare che poco più di un terzo del bacino potenziale proviene dal Pd, un po’ meno di un terzo dall’astensione e il resto dalle liste di sinistra e dal Movimento 5 Stelle.
Arturo Scotto, ex capogruppo di SI alla Camera, e Roberto Speranza, già capogruppo del Pd prima della svolta renziana, poi candidato bersaniano alla leadership Dem, sono i due interventi di maggior peso previsti nella riunione odierna, organizzata in una angusta sala riunioni che non ha consentito l’accesso a tutti i dirigenti, simpatizzanti e alle numerose telecamere presenti. Assenti, ma solo per oggi, Pier Luigi Bersani (i suoi ci sono tutti, da Miguel Gotor a Davide Zoggia) e Massimo D’Alema, che preferisce non ipotecare da subito l’immagine della nuova creatura politica con il suo peso.
democratici progressisti 1
Foto di Nicola Del Duce su Twitter

Articolo 1: Democratici e progressisti

Altra figura che dialogherà con questa nuova formazione è l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che l’11 marzo a Roma lancerà ufficialmente il suo “Campo progressista”, altra iniziativa che ufficialmente mira alla ricostituzione del centrosinistra. Il nodo da sciogliere per primo con la nuova formazione di sinistra che punta a recuperare voti da quella parte di Pd che non digerisce la leadership renziana, ma anche da chi si è rifugiato nell’astensione o nel voto a forze politiche non di sinistra, è il rapporto con il governo. Un tema che i cronisti pongono agli esponenti di DP prima che inizi l’assemblea: “Siamo qui – spiega Speranza – per ridare casa a un popolo, le questioni parlamentari le verificheremo, guai a immaginare che i progetti politici nascano dalle dinamiche parlamentari: è il contrario”. Per Alfredo D’Attorre “in Parlamento questo movimento lavorerà per avere una legge elettorale, per evitare i catastrofici errori delle politiche economiche del governo Renzi e se ci riusciamo anche a correggere qualche errore”. Il movimento ha lanciato una mail info@democraticiprogressisti.it, che rimanda al sito su cui per ora campeggia l’articolo 1 della Costituzione. “Quello che conta è che oggi nasce un movimento che deve riconnettersi con il popolo, ampio, di centrosinistra. Il palazzo non c’entra”, ha spiegato Speranza. I gruppi parlamentari, sotto l’acronimo Dep, nasceranno ad inizio settimana, probabilmente martedì, quando sarà ufficializzato il simbolo. In totale, saranno una cinquantina di parlamentari. 
Foto copertina di Chiara Geloni su Twitter

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...