Il sindaco di Roma, Virginia Raggi, rischia il rinvio a giudizio per le accuse di falso e abuso d’ufficio. La procura di Roma ha chiuso le indagini, atto che di norma precede la richiesta di processo, per il cosiddetto pacchetto nomine. A Raggi è contestato l’abuso d’ufficio in relazione alla nomina di Salvatore Romeo a capo della segreteria politica, il falso per quella alla direzione Turismo del Campidoglio di Renato Marra, fratello di Raffaele, ex capo del personale.
Virginia Raggi verso il processo per falso e abuso d’ufficio
La Procura di Roma ha invece chiesto di archiviare la posizione del sindaco Raggi dall’accusa di abuso d’ufficio in relazione alla nomina di Renato Marra a capo del dipartimento Turismo. Reato contestato, invece, al fratello, Raffaele, all’epoca capo del personale del sindaco. L’ex braccio destro del sindaco, attualmente sotto processo per corruzione, secondo la Procura si sarebbe dovuto astenere da quella nomina in quanto coinvolgeva il fratello e invece se ne occupò in prima persona.
La Procura di Roma ha chiesto invece di archiviare la posizione della sindaca Virginia Raggi in relazione alla nomina di Carla Raineri a capo di Gabinetto (incarico dal quale si è poi dimessa). Pur ritenendo quella scelta non legittima, in linea con quanto rilevato già dalla Corte dei Conti, la Procura ha considerato insussistente l’elemento soggettivo del reato di abuso d’ufficio (e cioe’ il dolo intenzionale) anche alla luce di prassi già utilizzate in casi analoghi. L’indagine sul caso Raineri aveva preso il via a seguito dell’esposto presentato il 2 settembre 2016 da Fratelli d’Italia che chiedeva chiarimenti in relazione alla nomina e alla congruità del suo compenso pari a 193mila euro l’anno.
La vicenda della nomina di Renato Marra
I pm di piazzale Clodio hanno inoltre sollecitato l’archiviazione del fascicolo
a carico di ignoti relativo alla presunta attività di dossieraggio contro di
Marcello De Vito, e per l’ex assessore all’ambiente
Paola Muraro in merito all’accusa di
abuso d’ufficio. Il fascicolo sulla nomina della Raineri aveva preso il via a seguito dell’esposto presentato
il 2 settembre 2016 da Fratelli d’Italia, che chiedeva chiarimenti in relazione alla nomina e alla congruità del suo compenso, pari a 193mila euro l’anno.
La nomina di
Marra venne bocciata dall’ANAC che poi trasmise il provvedimento alla procura di Roma e alla
Corte dei Conti. L’ANAC nel dichiarare illegittima la nomina di Marra l’ha indicata come viziata da conflitto di interesse – e fin qui, c’erano pochi dubbi – ma soprattutto ha accusato la sindaca di aver tentato di coprire «uno dei 23mila dipendenti del Campidoglio», come lei stessa ha definito
il dirigente che ha nominato prima vicecapo di gabinetto e poi responsabile del personale in Campidoglio.
Scrive infatti l’Anac: «La dichiarazione della Raggi secondo cui
il ruolo di Raffaele Marra sarebbe stato solo di “pedissequa esecuzione” delle determinazioni da lei assunte deve essere interpretata come piena rivendicazione della responsabilità personale, politica e amministrativa dell’adozione dell’atto di nomina. Sotto questo profilo, però, essa non vale ad escludere che l’organo politico si sia avvalso della collaborazione, anche solo ai meri fini istruttori, di funzionari del Comune».
In particolare proprio di quel Raffaele Marra, capo del personale, «che, come riferito dalla sindaca nella relazione del responsabile prevenzione corruzione e trasparenza, ha raccolto tutta la documentazione, predisponendo l’atto per la firma della sindaca e lo ha controfirmato».
Di qui, la conclusione. «Si deve ritenere che l’atto di nomina adottato dalla sindaca sia stato accompagnato da una attività istruttoria, svolta in particolare dall’ufficio organizzazione e risorse umane di Roma capitale diretto dal funzionario Raffaele Marra in posizione di conflitto di interessi».
Come nasce la vicenda di Renato Marra
Un durissimo j’accuse, suddiviso in due capitoli, che il sindacato dei funzionari chiede al presidente Cantone di accertare, adottando i provvedimenti conseguenti e provvedendo, nel caso le contestazioni risultassero fondate, a comunicarlo alla magistratura. Il primo riguarda la “promozione” di Renato Marra da comandante di gruppo dei vigili al vertice di un dipartimento capitolino, con relativo avanzamento di carriera e 20mila euro in più di stipendio. Avvenuta grazie a due provvedimenti distinti: la procedura di interpello sulla rotazione dei capi degli uffici comunali e la successiva ordinanza sindacale di nomina, una firmata e l’altra co-firmata dal fratello Raffaele.
Il quale, a giudizio della Direr, avrebbe invece dovuto astenersi per evitare il conflitto d’interessi previsto dal Codice di comportamento dei dirigenti pubblici, che vieta ai dipendenti di assumere «decisioni o attività che possano coinvolgere interessi propri, ovvero di suoi parenti, affini entro il secondo grado». Come i fratelli, appunto. In sostanza Raffaele Marra avrebbe compromesso l’imparzialità dell’amministrazione comunale sia per non aver segnalato al locale responsabile dell’anticorruzione il suo legame di sangue con uno degli aspiranti alla dirigenza, sia per aver gestito la selezione a cui il congiunto Renato ha partecipato.
Una doppia violazione del Codice che, insisteva il sindacato, «integra comportamenti contrari ai doveri d’ufficio» e dunque meriterebbe un’azione di «responsabilità disciplinare». Ma a creare più d’un problema alla Raggi è il secondo motivo di doglianza rappresentato all’Anac. Ovvero, le «anomalie relative all’inquadramento del dott. Raffaele Marra nei ruoli della dirigenza del Comune di Roma». Sufficienti, secondo Direr, a invalidare il suo attuale incarico. Marra infatti, ricostruisce l’esposto, è diventato dirigente a maggio 2006 vincendo con Alemanno ministro un concorso al Centro ricerche e sperimentazioni in agricoltura. Ebbene il capo del Personale capitolino non solo avrebbe preso servizio prima della pubblicazione della graduatoria, ma sarebbe stato subito trasferito all’Unire con procedura di mobilità interna (per poi sbarcare in Campidoglio, nel 2008, con lo stesso meccanismo). Un passaggio — denuncia Direr — avvenuto senza aver compiuto il periodo di prova presso il Cra previsto per legge e senza che la mobilità interna fosse preceduta da uno specifico bando o avviso pubblico.
Le telefonate tra Marra e Romeo e l’assegno per la casa Enasarco
Così la sindaca si è messa nei guai con l’ANAC
C’è anche da sottolineare che
la sindaca si è messa nei guai con l’ANAC da sola. Sulla vicenda dell’incarico affidato a Renato
Marra, fratello di Raffaele
Marra, capo del personale del Comune di Roma, Virginia Raggi ha dichiarato di aver compiuto da sola, in totale autonomia, l’istruttoria sul conferimento degli incarichi dirigenziali. Ma
nell’ordinanza con cui è stato conferito l’incarico si fa esplicito riferimento alla “istruttoria svolta dalle strutture competenti ai sensi della disciplina vigente”. Questa è la “contraddizione” relativa al comportamento e alle dichiarazioni del sindaco, rilevata nella delibera. Questo perché in una relazione inviata
all’ANAC dalla stessa sindaca al momento di chiedere se fosse regolare la nomina a responsabile del Turismo la Raggi ha specificato di aver avviato una «procedura non comparativa». Ma si tratta di un iter non previsto quando esiste la possibilità di incorrere nel conflitto di interessi, come in questo caso. Spiegava tutto qualche giorno fa
Fiorenza Sarzanini sul
Corriere della Sera:
Il dossier inviato all’Anac ricostruisce la vicenda relativa a Renato Marra, specificando che la nuova amministrazione comunale per rinnovare tutti gli incarichi di vertice «ha svolto, per la prima volta nella storia dell’Ente, procedura di pubblico interpello rivolta a tutti i dirigenti di ruolo». In questo caso bisogna dunque valutare le richieste e i curriculum, privilegiando chi ha i requisiti per svolgere il lavoro richiesto. E al momento sembra escluso che questo sia accaduto per Renato Marra, visto che non aveva mai avuto esperienze specifiche nel settore del Turismo avendo ricoperto fino a quel momento la carica di vicecapo della polizia locale.
Raggi ha specificato di essere stata lei a decidere in piena autonomia: nel tentativo di «salvare» Raffaele Marra dal conflitto di interessi ha in realtà aggravato la propria posizione ammettendo di non aver fatto la «procedura comparativa» e dunque ammettendo di aver scelto direttamente lui. È la stessa Raggi ad evidenziare nel dossier come il 15 novembre 2016 Raffaele Marra abbia comunicato non solo la presenza del fratello Renato tra i dirigenti del Campidoglio, ma anche quella della sorella Francesca che lavora come funzionaria. Nella relazione non ci sono dettagli sulla data di assunzione né sulle mansioni svolte ma è possibile che questo diventerà oggetto di verifica proprio per chi indaga sulle nomine e sul potere che Marra esercitava al Comune di Roma. Anche per scoprire le modalità di entrata in servizio della donna e se possa essere stato proprio il potente fratello a far sì che ottenesse il contratto alle dipendenze del Comune di Roma.
Insomma Virginia si sarebbe messa nei guai anche con l’ANAC per salvare “uno dei ventitremila dipendenti del Campidoglio”, come ha illustrato nel monologo a mezzo conferenza stampa approntato venerdì dopo l’arresto del suo fedelissimo e braccio destro.
La vicenda della nomina di Salvatore Romeo
La sindaca
Virginia Raggi firmò la delibera che
il 9 agosto determinò
la promozione di Salvatore Romeo. Per questo ora è indagata
in concorso con Romeo, suo ex capo della segreteria politica. A Romeo inoltre fu triplicato lo stipendio.
Salvatore Romeo, già capo della segreteria politica della sindaca,
è accusato di abuso d’ufficio in relazione alla sua stessa nomina ed in concorso con la prima cittadina. Romeo passò da funzionario nel Dipartimento Partecipate,
con stipendio di 39 mila euro annui all’incarico politico, con salario di 110 mila euro, poi scesi a 93 mila dopo l’intervento dell’Anac.
Poi sono arrivate le dimissioni all’indomani dell’arresto di Raffaele Marra.
Gli stipendi dello staff della Giunta Raggi (Il Messaggero, 17 agosto 2016)
Una settimana dopo le dimissioni la Raineri rilasciò un’intervista a Repubblica nella quale
spiegò la sua verità sulle dimissioni parlando anche della nomina di Salvatore Romeo, ricordando che la delibera sulla sua nomina non aveva il suo visto ma quello di Raffaele Marra:
Si è parlato a lungo del suo stipendio da 193.000 euro.
«Non nego fosse elevato. Ma in linea con quanto percepivo da magistrato. In ogni caso, l’ultimo mio atto in Campidoglio contiene la rinuncia a ogni compenso per l’attività svolta dal 22 luglio al 31 agosto. Piuttosto, sa da chi venne determinato il mio stipendio?».
Da chi?
«Da Salvatore Romeo, capo della segreteria della sindaca. Fu lui a comunicarmi l’emolumento deciso».
Lo stesso Romeo con il quale si è più volte scontrata in queste settimane?
«La delibera sulla sua nomina non ha il mio visto. E neppure quello di Laura Benente, dirigente capitolina delle Risorse umane. Hanno atteso che andasse in ferie per raccogliere il compiacente visto di un altro dirigente molto legato a Raffaele Marra (vicecapo di gabinetto, ndr). Quel diniego è costato il posto alla Benente, rispedita a Torino senza neanche il preavviso di 8 giorni che si dà ai domestici».
Carla Raineri con Francesco Paolo Tronca
Per lei la nomina di Romeo non andava bene, perché?
«Non per il suo stipendio triplicato ma per la procedura in sé: Romeo era già dipendente del Campidoglio e non poteva essere posto in aspettativa e contemporaneamente riassunto dallo stesso ente».
Con Raggi ne ha parlato?
«In un duro confronto, il 25 agosto, le dissi che me ne sarei andata se le cose non fossero cambiate. Per me, la presenza dell’ex assessore al Bilancio Marcello Minenna era la migliore garanzia della serietà delle intenzioni dei neo-eletti. Ma non si può restare in un luogo di lavoro dove si è avvertiti come una minaccia. Invitai la Raggi a riflettere. Le professionalità in campo non avrebbero avuto problemi nel bypassare personaggi del tutto mediocri: di fatto, però, il duo Marra-Romeo ha continuato a gestire il Campidoglio forte della protezione della Raggi e nell’indifferenza degli altri».
In un’altra intervista recente la Raineri definì la nomina di Romeo «
un caso di scuola di abuso d’ufficio». Nella
delibera del 9 agostorelativa alla nomina lo stipendio non viene indicato esplicitamente, ma attraverso riferimenti legislativi, non rendendo immediatamente deducibile la somma. Inoltre l’atto non venne passato al vaglio del Gabinetto per verificarne la legittimità.
Questo sostanzierebbe il presunto l’abuso contestato a Raggi e Romeo. In
un’intervista al Messaggero entrata ormai nel mito lo scorso 3 settembre però
Romeo fu chiarissimo:
«È stato commesso un errore su quelle delibere perché eravamo in ritardo, era agosto, faceva caldo, e dovremo provvedere a una modifica della fascia di attribuzione».
Sta parlando della sua?
«Sì, mi sono messo in aspettativa».
E da funzionario è stato assunto come articolo 90 con una qualifica da dirigente di terzo livello. E’ vero che le è stato triplicato lo stipendio? Questo non è piaciuto ai vertici del M5S.
«Parlerò dei miei compensi a tempo debito e con le carte in mano».
E’ vero che guadagna 120mila euro all’anno?
«Le ho già risposto. E’ tutto scritto».
A dire il vero nella delibera approvata in giunta non c’è scritto il suo compenso ma solo un richiamo molto complesso al contratto nazionale del settore pubblico.
«Sarà tutto trasparente, vedrete».
Romeo era anche il personaggio che accompagnava la sindaca Raggi sul tetto questa estate, quando vennero “beccati” dal fotografo portoghese Frederico Duarte Carvalho mentre confabulavano. In seguito si suppose che lo staff della sindaca fosse stato avvertito di
un’indagine in corso in Campidoglio da Raffaele Marra. Il caposegreteria della sindaca è stato in seguito giubilato insieme a Daniele Frongia dopo l’intervento di Beppe Grillo in seguito all’arresto di Raffaele Marra. Lui si è
spintaneamente dimesso,
Frongia rinunciò all’incarico di vicesindaco rimanendo però assessore allo sport.