sabato 3 settembre 2016

Marcello Minenna: "Lascio la giunta di Virginia Raggi perché manca trasparenza e si fanno scelte non chiare"

Pubblicato: Aggiornato: 
MINENNA

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"Pochi giorni fa, ho sentito il dovere di rassegnare le dimissioni dall'incarico affidatomi quando ho percepito quello che definirei eufemisticamente un 'deficit di trasparenza' nella gestione della procedura di revoca di quella delicatissima e nevralgica figura amministrativa del Capo di Gabinetto, vero garante della legalità e trasparenza nella tecno-macchina comunale". 
E' quanto scrive su Facebook il dimissionario assessore capitolino al Bilancio, Marcello Minenna, precisando: "Consentitemi di dirlo nel più chiaro dei modi: le mie non sono dimissioni 'arroganti' o di 'solidarieta rispetto a quelle rassegnate unilateralmente dalla dottoressa Raineri (nei cui confronti nutro sentimenti di profonda stima). Dimettersi per avere avvertito disagio di fronte a una scelta non chiara, nè trasparente in ordine alle autentiche dinamiche ad essa sottese (o retrostanti) è, allora, semplicemente un gesto di umiltà e responsabilità: un gesto, divenuto oramai irrevocabile, che consegno alla sindaca Raggi con l'auspicio di un reale chiarimento nell'interesse comune dei cittadini di Roma" scrive ancora Minenna, e "con la coscienza di aver fatto il mio dovere di perseguire interessi generali e bene comune, valori fondanti e cari al M5S".

E' dall'inizio del viaggio del CHE nostrano che faccio notare la sua presenza nei comizi solo in località di mare.


Il Grandissimo De Luca.

sabato 3 settembre 2016

Video di De Luca che dice la sua sul caos politico grillino a Roma

Come potevamo farci mancare di pubblicare l'ennesimo video del grande Vincenzo De Luca, che dicsua sul caos politico che sta investendo 

Ormai saprete tutti quello che è successo nella Capitale: ricordiamo che, nel giro di poche ore, sono arrivate pesantissime dimissioni di un assessore capitolino, il capo di Gabinetto e tutti e due i vertici delle partecipate Atac ed Ama.

Come anche in tutti i suoi interventi precedenti, il Governatore della Campania, quando parla dei 5 stelle e sopratutto del "grande statista" Di Maio, non perde occasione per rinnovare ogni volta il suo invito ad un confronto pubblico con il futuro candidato Premier grillino che lui definisce: "uno sfaccendato e furbastro che si presenta come un chirichetto".

Ecco il video:



                                                                        

Un saluto, alla prossima da Un cittadino qualsiasi. :-)

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Questo è uno che i grillini pensavano di mettere alla Presidenza della Repubblica. Voglio morire!!!!!!!!

Roma, Imposimato: "Cantone ha sabotato la giunta Raggi"

 POLITICA
  
Roma, Imposimato: Cantone ha sabotato la giunta Raggi
Ferdinando Imposimato (Fotogramma)
"Spiace che Raffaele Cantone abbia sabotato la giunta di Roma con una balla a sostegno di Matteo Renzi. Ed è grave che Virginia Raggi abbia chiesto a Raffaele Cantone, che già aveva dato pareri sbagliati, un parere che poteva essere chiesto al Consiglio di Stato".
Lo scrive in un post su Facebook Ferdinando Imposimato, presidente onorario della Corte di Cassazione. Il post è stato condiviso sul proprio profilo social dall'ex assessore al Bilancio della giunta Raggi Marcello Minenna.
Cosimato aveva già commentato ieri, con un altro post su Facebook, l'intervento di Cantone in merito alla crisi capitolina. "Cari amici Raffaele Cantone ha preso un abbaglio dicendo che la nomina del Capo di gabinetto Raineri è irregolare", ha scritto il presidente della Corte di Cassazione, "la scelta è avvenuta in base al potere discrezionale del Sindaco di Roma nella scelta degli organi di supporto agli organi di direzione politica. E' l'ennesimo errore di Raffaele Cantone".

Veramente preparati i grillini.

Virginia Raggi, parla il capo segreteria Salvatore Romeo: "Gli errori nelle delibere? Era agosto, faceva caldo"

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RAGGI
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"Ci stiamo fasando, come il motore che ha delle fasi e deve andare a regime". Lo dice Salvatore Romeo, capo della segreteria del sindaco di Roma Virginia Raggi, intervistato dal Corriere della Sera e dal Messaggero.
Romeo minimizza il caos sulle delibere sullo staff: "Ci sono stati degli errori formali dovuti magari alla necessità di fare in fretta, che era agosto, fa caldo...". Anche sulla sua posizione "c'è stato un errore" e "magari sarò il prossimo a finire sotto esame. Ma sono sereno. Dovremo provvedere ad una modifica della fascia reddituale di attribuzione". Vuol dire che il suo stipendio verrà rivisto al ribasso? "Bé, che venga visto al rialzo mi sembra difficile...", risponde.
Quanto al capo di gabinetto Carla Raineri, "dico solo che lei è un magistrato, ma che c'è anche un altro magistrato, Raffaele Cantone, che ha fatto rilievi formali sulla sua nomina". "Nessun capriccio, lo ripeto. Ma fatti", conclude.

Roma, Becchi: i 5 stelle come gli altri, conta solo il potere

L'ex ideologo è deluso: "La favola della trasparenza è finita. L'M5S è peggio dei partiti tradizionali"

di VERONICA PASSERI
Ultimo aggiornamento: 
Paolo Becchi, ex ideologo del M5S (Ansa)

Paolo Becchi, ex ideologo del M5S (Ansa)

Roma, 3 settembre 2016 - UN «PARTITO come tutti», «anzi peggio», «lacerato da lotte interne», che «si sciacqua la bocca con la trasparenza», ma non la applica. Un partito che cresce nei consensi ma che «esploderà» come accade alle bolle speculative. Paolo Becchi, docente di Filosofia del diritto all’Università di Genova ed ex ideologo del M5S, è convinto – anche dopo il caso Campidoglio – che ai grillini accadrà proprio questo.
Professore, costa sta succedendo?
«Se non ci fosse stato il terremoto che c’è stato, con la sua scia di dolore e morte, potremmo parlare di terremoto. C’è stata una trasformazione, il Movimento è diventato un partito come gli altri. Per certi versi peggio degli altri. Non è più quello del 2013, non gli interessano più i cittadini ma il potere».
Perché?
«Ma perché non vuole nemmeno rendere pubblico quello che avviene. Vedrà, anche sul Campidoglio silenzio assoluto. Inutile sciacquarsi la bocca con la trasparenza quando l’assessore al Bilancio si dimette e si sostiene che la cosa è irrilevante, che non c’è nessuna crisi di giunta. Se Di Maio è presidente del Consiglio e il suo ministro del Bilancio dà le dimissioni ciò è irrilevante? I cinque stelle sono i meno trasparenti di tutti».
Eppure i sondaggi vanno bene, il M5S aspira ad essere il primo partito italiano…
«Aspira a diventare una forza di governo, ma non dimostra di avere le competenze, non vedo da nessuna parte questa vantata diversità. A Roma, a parte la Raggi e il vice sindaco, hanno fatto un governo di tecnici. Più errori fa e più aumenta i consensi, è come accade con le bolle speculative. Ma quando scoppiano… E siamo vicini…»
C’è chi dice che bisogna dare tempo alla Raggi: ce la può fare?
«Lo scopriremo solo vivendo. I primi passi sono stati una delusione totale. È partita con il piede sbagliato. Si sapeva che la situazione a Roma era difficile, sapevano sei mesi prima che avrebbero vinto… La Raggi non ha la capacità politica di governare Roma, non ha la capacità decisionale, per di più è sotto contratto: le possono chiedere di dimettersi. La Appendino, invece, è libera».
Ma se viene fatta fuori la Raggi…
«Sarebbe una grande sconfitta per il Movimento e quindi cercheranno di non mollarla. La prima giunta Raggi è già finita, è fallita dal punto di vista dei contenuti, perché l’assessore al Bilancio era la giunta. Non a caso l’effetto domino a catena è avvenuto dopo le sue dimissioni».
Qual è, in questa fase, il ruolo di Grillo?
«Bah, vedremo se il Vinavil, come lo chiamo io, potrà rimettere insieme tutti i cocci. Si comincia a sentire la morte di Casaleggio, il Movimento è diventato un partito acefalo, non ha più la testa ma la pancia. È lacerato da contraddizioni interne e personalismi. È stata la più grande delusione che ci potesse essere in così poco tempo».

La Raggi è convinta di dare fastidio ai Poteri Forti™

«Siamo determinati a lavorare per il bene della città, queste dimissioni non ci spaventano. Diamo fastidio ai poteri forti ma siamo uniti e determinati». Secondo quanto fa sapere riuscendo a non ridere il Campidoglio, la sindaca Virginia Raggi ha detto questo ai suoi assessori durante la giunta in corso in queste ore. La Raggi è quindi convinta che con il suo operato dei primi mesi sia riuscita a scalfire anche solo lontanamente il magma informe del potere romano e per questo siano arrivate le dimissioni di Carla Raineri e Marcello Minenna, seguite da quelle dei vertici di ATAC e del presidente di AMA. Si sbaglia. In primo luogo perché dovrebbe essersi accorta che Minenna e Raineri sono stati nominati da lei. Nel caso dell’ex Consob a quanto pare si è trattato di un suggerimento di Luigi Di Maio, e Di Maio, si sa, è uomo al di sotto di ogni sospetto. Tra le persone che hanno apprezzato la nomina della Raineri c’è Carla Ruocco, che ieri retwittava la difesa della nomina da parte di un giudice del Consiglio di Stato (tentando quindi di dare torto all’Anticorruzione per difendere la procedura di nomina firmata dal Campidoglio).
poteri forti matteo renzi

Tutte le scelte finora effettuate dalla Giunta Raggi sono scelte di Virginia Raggi, in ultima istanza. Chiunque ne abbia mosso l’agire, alla fine è stata lei a decidere. E quindi le cose sono due: o ci sono Poteri Forti™ tra i suoi suggeritori (non sia mai detto né pensato), o questa storia dei poteri forti contro la povera Raggi è una sciocchezza. I Poteri Forti, argomento spesso usato a sproposito dal nostro presidente del Consiglio per crearsi degli alibi (e la Raggi vuole fare la stessa cosa), finora non sono stati nemmeno scalfiti dall’azione della Giunta, finora in tutt’altre faccende affaccendate. Anzi, a dire la verità uno che ci ha guadagnato qualcosina c’è: Manlio Cerroni, che ha visto per la sua impresa adesso “affittata” a Porcarelli la possibilità di tornare in gioco nella gestione del ciclo dei rifiuti a Roma, cosa che finora le era stato impedito dall’ostracismo di Daniele Fortini. A parte lui, nessuno ci ha guadagnato né perso niente nei primi faticosi mesi della sindaca Raggi. Per adesso le beghe interne alla Giunta e le nomine degli staff, attività di solito più rapida con altre amministrazioni, hanno distratto la Raggi dalla lotta contro i Poteri Forti™. Magari quando avrà finito di cambiare capo di gabinetto potrà dedicarcisi.

Altro che streaming e trasparenza questi grillini sono peggio della peggiore Democrazia Cristiana.

La testa di Marra nello scontro interno al M5S. E Grillo sceglie di starne fuori

Roma
La candidata sindaco di Roma del Movimento 5 Stelle, Virginia Raggi, ospite del programma Rai "Porta a porta", condotto da Bruno Vespa, Roma, 01 marzo 2016. 
ANSA/GIORGIO ONORATI
Il peso del vicecapo di gabinetto, traghettatore di vecchi interessi politici 
 
Al dunque, la “ciccia” come al solito è il potere reale. Nel caso della giunta Raggi, il peso di Raffaele Marra,  vice-capo di gabinetto, che in passato ha lavorato per Gianni Alemanno al ministero dell’Agricoltura e per Renata Polverini alla regione Lazio (e con lui Salvatore Romeo, capo della segreteria di Raggi, ex funzionario del Comune con competenza sulle aziende partecipate). La nomina di Marra, fortemente voluta dalla sindaca, non è mai andata giù al M5S di rito lombardian-taverniano (che poi la Lombardi e la Taverna non vadano d’accordo tra di loro è un altro paio di maniche), cioè all’anima più “movimentista” e se vogliamo più genuina del Movimento.
Marra sarebbe in sostanza il traghettatore di interessi di vario tipo legati alla gestione di Alemanno, interessi peraltro non scalfiti dalla esperienza del centrosinistra, ed è diventato il simbolo della gestione del potere della giunta Raggi. Anche se non tutti i militanti conoscono nel dettaglio la situazione, è facile leggere in alcuni commenti una critica a questo modo “marriano” di fare politica.
Proprio sul peso politico del vicecapo di gabinetto (soprattutto ora che il capo, Carla Raineri, si è dimessa) verte il braccio di ferro fra “raggisti” e “movimentisti”: con Beppe Grillo, leader supremo, che in un primo momento aveva fatto sapere di essere a Roma lunedì proprio per sbrogliare la matassa ma che poi ha preferito rinunciare mantenendosi fuori dalla contesa. Con i vertici politici del Movimento che tacciono, il Direttorio si riunirà lunedì.
La Raggi adesso è impegnata a riempire le caselle vuote. Fra le quali quelle dei vertici Ama e Atacdopo le dimissioni di Solidoro (Ama) perché si riteneva legato a Minenna, mentre le due dimissioni da Atac – quelle del direttore generale Marco Rettighieri e dell’amministratore unico Armando Brandolese – sono arrivate per una questione diversa.
Parlando col Corriere della Sera, Rettighieri  ha spiegato: «Abbiamo dato l’anima per risollevare Atac, ma l’intromissione negli affari della società dell’assessore ai Trasporti Linda Meleo è una palese violazione delle regole del buon senso, la goccia che ha fatto traboccare il vaso». Secondo diversi giornali nelle ultime settimane Meleo aveva cercato di fare pressioni per controllare tutti i trasferimenti interni dei dirigenti Atac. Ma non basta. Lo stesso Rettighieri, al Messaggero stavolta, ha detto: “Il potere di sindacati e politica in Atac  è molto forte. Noi abbiamo cercato di arginare quel sistema di cordate e clientele. E in parte ci siamo anche riusciti, cercando di riportare questa azienda colabrodo alla normalità. Poi alcuni si sono rivoltati contro”. Crede che le sigle di cui ha toccato gli interessi abbiano trovato sponde nell’attuale amministrazione M5s? “Sì – risponde – diciamo che posso avere avuto questa percezione”. E’ la conferma del traghettamento di interessi politici del passato tramite Raggi-Marra.
Adesso, la sindaca ha due scelte di fronte a sé: o scaricare Marra, allentando la tensione con i “movimentisti”. O lasciarlo al suo posto, in attesa che le acque si calmino e che arrivi il sostegno di Di Maio (scontato) e soprattutto di Beppe Grillo. Scommetteremmo sulla seconda ipotesi. Si vedrà.

Noi ci teniamo la muffa del CNR o delle Università italiane mentre i più bravi si sono fatti strada all'estero.

Torna dall’Inghilterra ed è il più giovane professore ordinario d’Italia

Tipi tosti
alfredo-de-massis
Intervista ad Alfredo De Massis: “Una volta che hai preso coscienza delle tue capacità, devi tornare e non risparmiarti perché il tuo merito venga riconosciuto”
 
“Torno e non certo per motivi economici. So che non sarà facile. All’estero lascio una carriera prestigiosa e un ottimo stipendio. La Brexit non c’entra. E’ che negli ultimi due anni ho seguito il mio Paese, credo di aver intravisto segnali di cambiamento e vorrei dare il mio contributo. All’Italia devo tanto”.
Alfredo De Massis allude alla possibilità di creare un centro di eccellenza anche in Italia, come quello che aveva istituito nel Regno Unito, dove era professore ordinario da tre anni.
Nato nel ’78 ad Atri, in provincia di Teramo, ma vissuto sino all’età di diciotto anni a Pescara, Alfredo è laureato in Ingegneria gestionale al Politecnico di Milano. E’ stato per sette mesi in Canada per un dottorato di ricerca e negli ultimi tre anni in UK. Insegnava imprenditorialità e family business alla Lancaster University Management School, una delle business school migliori al mondo, e dirigeva uno dei più grandi centri di ricerca in tema di studi sulle imprese familiari, con un team di dieci ricercatori, provenienti da: Honduras, Croazia, Scozia, Italia, Indonesia, Cina, Canada e Irlanda. Ha deciso di rientrare, dopo aver vinto un bando internazionale. Tra qualche settimana, infatti, comincerà ad insegnare alla Facoltà di Economia e Management presso la Libera Università di Bolzano. Terrà un corso sulla gestione delle imprese familiari alla Laurea triennale, uno avanzato sull’imprenditorialità familiare alla Laurea Magistrale in Imprenditorialità e Innovazione ed un altro sui metodi di ricerca scientifica qualitativa nel programma di Dottorato di Ricerca.
“Non torno per motivi economici – afferma – ma mi saranno riconosciuti un’indennità scientifica massima, la cattedra di professore ordinario a tempo indeterminato e la possibilità di selezionare ricercatori per creare un centro di eccellenza sul modello di quello che avevo sviluppato a Lancaster e che continuerò a guidare da Bolzano.  Il mio rientro non era programmato. E non conta l’esito del referendum di giugno scorso, che non mi aspettavo. Ho solo sentito la necessità di partecipare a quel processo di cambiamento che ho visto da lontano. All’estero apprezzano la nostra capacità di lavorare per obiettivi, la nostra creatività e la nostra curiosità. E, allora, mi sono detto: Perché non dare una mano per rendere più attrattivo il nostro Paese, iniziando dal mondo accademico, in cui, è vero, servono più autonomia e maggiori risorse, ma dove ci sono tanti talenti che hanno solo bisogno di essere guidati e motivati? L’esperienza all’estero va fatta, non lo nego, perché ti apre la mente. Ma una volta che hai preso coscienza delle tue capacità, devi tornare e non risparmiarti perché il tuo merito venga riconosciuto. E’ dura, lo so. Ma amo le sfide e farò di tutto perché nella Libera Università di Bolzano, che da qualche anno sta puntando sull’eccellenza, si lavori su inclusione e merito. Bolzano come Lancaster, internazionale e motivata”.
A novembre prossimo Alfredo sarà in Cina presso la Zhejiang University per tenere una conferenza ad un forum di imprenditori italiani e cinesi su tradizione e innovazione nelle imprese familiari e un ciclo di seminari sull’applicazione delle metodologie di ricerca qualitativa nel campo dell’imprenditorialità e del family business a ricercatori e professori cinesi.
Ma per Alfredo, il più giovane professore ordinario in Italia, non c’è solo l’Università. E’ nei board editoriali delle più importanti riviste scientifiche del campo dell’imprenditorialità (Entrepreneurship Theory & Practice, Strategic Entrepreneurship Journal, Family Business Review e Journal of Family Business Strategy), è il Past Chair del gruppo di interesse sulla ricerca relativo al family business in Europa per la European Academy of Management (EURAM), fa parte dell’Academic Advisory Board dell’Institute for Family Business (IFB) Research Foundation di Londra (una associazione di imprese familiari inglesi) e dell’Advisory Council di Harvard Business Review (USA).
E’ stato Presidente della Regione Europea e consigliere del Global Board dello STEP Project for Family Enterprising, un progetto di ricerca applicata sulla imprenditorialità familiare attraverso le generazioni, che coinvolge più di duecento ricercatori e alcuni imprenditori familiari nei cinque continenti. E’ uno dei fondatori del Center for Young & Family Enterprise, il centro sull’imprenditorialità giovanile e familiaredell’Università di Bergamo. E i risultati delle sue ricerche scientifiche sono spesso citati su testate nazionali e internazionali come (Financial Times, Harvard Business Review, Nasdaq, Family Capital, Tharawat magazine, Campden FB).
In futuro? “Mi interessa – risponde – capire quali sono le pratiche e le sfide manageriali che si presentano quando in una impresa familiare si devono conciliare tradizione e innovazione e come si possa avviare con successo il trasferimento di leadership quando la successione non è pianificata. Per questa idea sto effettuando una serie di interviste a imprenditori familiari in tutto il mondo. Servirà anche ai nostri imprenditori, loro sì tosti, perché, anche se costretti a lavorare con una burocrazia soffocante e grandi difficoltà di accesso al credito, hanno sempre un atteggiamento costruttivo. Quello che serve a questo Paese, per uscire dalla palude.  Io tosto? Forse solo fiducioso in una prossima ripresa”.

Cara Ferilli, che dici ora di Raggi?

Roma
Ferilli
La verità è che oggi il “grillismo” è di moda e alcuni di questi attori e cantanti in passato votavano comunista perché allora era anche di moda, per il loro mondo
 
Alla vigilia delle ultime elezioni ammnistrative abbiamo letto le pubbliche dichiarazioni di voto di attori, attrici, cantanti, nani e ballerine a sostegno dei candidati “grillini”, soprattutto a Roma. Tra tutti questi mi stupì la dichiarazione di Sabrina Ferilli, comunista e figlia di un dirigente comunista romano. Tanti anni fa fui ospite a casa loro con Paolo Bufalini. Non capirò mai come chi è stato comunista, e ha militato in un partito come il Pci, possa sposare il “grillismo”.
Cioè la negazione dell’organizzazione di un partito e un modo di concepire la partecipazione popolare alla democrazia e alle istituzioni. Alcuni ex comunisti, sostenitori «grillini», si giustificarono dicendo che rifiutavano il Pd e votavano il M5S per andare contro Renzi. La stupidità non ha limiti: si poteva e si può benissimo essere fortemente critici nei confronti del Pd e contro Renzi, e anche combatterli, ma su un terreno che non smentisca la cultura politica ereditata dalla storia del Pci.
La verità è che oggi il “grillismo” è di moda e alcuni di questi attori e cantanti in passato votavano comunista perché allora era anche di moda, per il loro mondo. Anche perché erano anni in cui non si rischiava nulla. Sui giornali di oggi c’è una grande pubblicità che annuncia la visione di un film con la Ferilli, che sarà trasmesso su Canale5. Il titolo è: “Rimbocchiamoci le maniche”. È presentato come una storia di passione e di impegno. Nella quotidianità della Ferillil’impegno si è concretizzato nel voto dichiarato con passione per la Raggi. La passione politica a cui accenna la pubblicità riguarda evidentemente solo il passato.

Il movimentismo arruffone dei Cinque Stelle non può portare da nessuna parte

Roma
La sindaca di Roma Virginia Raggi in aula Giulio Cesare in Campidoglio, durante l'assemblea comunale straordinaria sul caso rifiuti, Roma, 10 agosto 2016. ANSA/ANGELO CARCONI
Roma adesso ha bisogno di riconciliarsi con se stessa e il Pd romano può avere un ruolo importante se farà coincidere il suo destino con quello della città
 
Nei prossimi giorni gossip e interpretazioni di quanto è avvenuto a Roma, delle motivazioni delle dimissioni di vari esponenti dell’amministrazione capitolina, delle lotte e delle contese interne ai 5 stelle, terranno banco. Ma questa cronaca politica non può e non deve essere il tema dominante. Ben più importante è discutere del che fare per il futuro della Capitale.
Per quanto riguarda l’amministrazione 5 stelle l’unica scommessa che potrei fare, ma per puro spirito sportivo, è su quanto tempo passerà prima del prossimo commissariamento del Campidoglio. Il totale deserto di idee, la evidente mancanza di leadership della Raggi, la completa confusione fra ruoli istituzionali, governi provvisori di vario tipo di origine pentastellata e movimentismo arruffone non possono portare da nessuna parte. In tutte le cose ci vuole una logica e qui la logica manca del tutto. Ma non credo che questa sia una buona notizia e non mi dispiacerebbe essere smentito.
Vorrebbe dire che anche i 5 stelle possono migliorare. Certo, osservare i talebani della trasparenza, dell’”uno conta uno”, dell’onestà , dello streaming perpetuo esibiti come armi di ricatto nei confronti di tutti affogare invece nell’esatto contrario (a proposito, che dice il loro Rousseau?) dà buoni argomenti alle opposizioni e agli sfottò sui social network . Ma non aiuta a creare un’alternativa. Né tanto meno a produrre una classe dirigente, un set di idee e di progetti, leadership autorevoli utili per il futuro.
Lo sforzo fatto da Giachetti durante la sua campagna elettorale è stato notevole e lascia un discreto serbatoio da cui attingere. Ma non sarebbe onesto nascondersi che la reputazione e la forza necessarie per il Pd a ricominciare e candidarsi come forza completamente credibile sono ancora lontane. Problema che non riguarda solo il Pd, ma l’insieme delle forze politiche romane, compreso il centrodestra e la sua improbabile alleanza con Salvini. È necessaria, anche da questo punto di vista, una radicale opera di ricostruzione della credibilità e dell’autorevolezza delle classi dirigenti romane. Il Pd romano può avere un ruolo importante, se fa coincidere il suo destino con quello della città. Non ricercando improbabile e poco utili rivincite. U n’altra campagna elettorale, tutti contro tutti, verrebbe vissuta come un incubo da parte della città e, c’è da scommetterci, aumenterebbe solo l’astensionismo e la sfiducia. 
Roma ha bisogno di respirare, di riflettere, di discutere con calma e di riconciliarsi con se stessa. Di una contesa democratica senza insulti e orientata invece al «che fare». Il Pd dovrebbe essere disponibile a fare un passo indietro, a mettersi al servizio, come si diceva una volta, per chiamare a raccolta tutte le forze migliori della città in un vero e proprio progetto di «rinascita» civile e politica. Anche rinunciando nella futura contesa elettorale al proprio simbolo a favore di una coalizione democratica che abbia questo obiettivo, la rinascita, perché di questo si tratta, come assolutamente prioritario. Walter Tocci fece una proposta simile prima della ultima contesa elettorale. È stato forse un errore lasciarla cadere. Chi ha il dovere di farlo, rifletta.

Ma come si fa a votare gente simile!!!!!!!


Se lo dice l'assessore che si è dimesso possiamo crederci.

Roma, M5s, l’ultimo sfogo di Minenna: "Con Virginia gente sbagliata"

Roma, M5s, l’ultimo sfogo di Minenna: "Con Virginia gente sbagliata"
Il retroscena. Il fondatore blocca una lettera a sostegno della sindaca. L’ex assessore: "Deficit di trasparenza, respinti compromessi al ribasso"
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ROMA. Non c'è più tempo per trattare. E Beppe Grillo è già stufo di Virginia Raggi: "Non posso fare sempre la vostra balia. Adesso - le ha fatto sapere il Capo - ve la sbrigate da soli". Considera la prima cittadina in mano al "raggio magico". La osserva sconcertato mentre rompe con i big del direttorio nazionale. Si infuria perché favorisce l'ascesa di Salvatore Romeo e Raffaele Marra, i signori assoluti del Comune che hanno soffiato sul fuoco dello scontro. Una guerra di potere ormai chiara a tutti, tra le stanze di Palazzo Senatorio. Anche a Marcello Minenna, entrato in rotta di collisione con la prima cittadina: "La verità - si sfoga il super assessore con gli amici, a poche ore dalle dimissioni - è che non c'erano più le condizioni per il rispetto delle regole. C'è stato un problema di trasparenza, Virginia deve spiegare ai cittadini. In questi mesi ho respinto compromessi al ribasso. Virginia si è circondata di persone sbagliate, che peraltro non hanno nulla a che fare con lo spirito dei cinquestelle". Scorre veleno nella giunta, insomma. E il Campidoglio, destinato a diventare la vetrina del Movimento, si trasforma in una giungla.

Nel risiko a cinquestelle Virginia Raggi è circondata, quasi protetta dai centurioni del Comune. Le offre una sponda decisiva anche Luigi Di Maio. Il reggente, pragmatico come sempre, considera decisiva la sfida capitolina e lotta per non far naufragare l'amministrazione grillina. Ieri, non a caso, è stato il primo a sponsorizzare una lettera del direttorio, poi rimessa nel cassetto da Grillo e dalle divisioni interne al vertice. Nella missiva si concedeva "piena autonomia" alla sindaca. Oneri e onori, ma senza strappi. In piena sintonia con la dottrina Di Maio, che recita: "Arriverà il momento in cui ognuno si assumerà le proprie responsabilità". L'iniziativa, come detto, è naufragata. E a farla affondare è stato proprio Grillo.

Il comico genovese non ha più voglia di blindare pubblicamente Raggi. Non intende spendersi con nuovi atti formali. E così, quando gli propongono una missione a Roma per lunedì, prima accetta e poi cambia idea. Non ci mette la firma, figuriamoci la faccia. Per non parlare del resto del direttorio. Alessandro Di Battista si è come inabissato, impegnato com'è nel suo tour di successo in giro per la Penisola. Carla Ruocco, in sintonia con Roberto Fico, è furiosa. Paola Taverna pure. Roberta Lombardi lo è da prima del trionfo elettorale. Le prime due hanno addirittura suggerito a Grillo di privare Raggi del simbolo.

Su tutto, pesa naturalmente l'ira del Capo. Se c'è una cosa che lo infastidisce, è aver previsto tutto senza riuscire a frenare l'ingranaggio. Solo poche settimane fa era stato proprio il Fondatore a suggerire a Raggi di sbarazzarsi di Marra. Il vicecapo di gabinetto, invece, è rimasto in sella e ha pure tramato con Daniele Frongia per garantire la scalata di Romeo. Di fatto, la scintilla che ha scatenato la battaglia. I tre del "raggio magico", da quel momento, hanno alzato ulteriormente il tiro contro Raineri, difesa invece da Minenna. "Irregolare non è la sua nomina - confida il super assessore lamentando un "deficit di trasparenza" - ma la delibera che è servita a nominare Romeo". Di certo, con il blitz d'agosto l'uomo forte della sindaca compie un balzo importante. Triplo, come l'incremento dello stipendio: da 40 mila a 139 mila euro.

È l'attimo in cui la situazione sfugge di mano. E poco importa se anche Raineri mette in guardia la sindaca dal pericolo che in quella nomina rischiano di esserci profili penali, che basta un attimo per finire indagati per abuso d'ufficio. I due gruppi ormai si contendono ogni centimetro. Dallo staff del sindaco partono sms di fuoco contro il super assessore: "Pensa di fare il sindaco, vuole comandare da solo". Nel mirino del "raggio magico" entra anche il capo del personale del Campidoglio, confermato ai tempi del prefetto Tronca. E nella faida tra correnti rischia di finire stritolato pure l'assessore all'Urbanistica Paolo Berdini, che in privato si lamenta: "Per ben tre volte ho fatto asse con Minenna, ma siamo stati sconfitti". I due si stimano parecchio, in effetti: "È il migliore che siede in giunta - confida il responsabile al Bilancio - Abbiamo anche avuto il tempo di fare qualcosa di bello insieme. Mi dispiace perché sulle Olimpiadi aveva detto cose di buonsenso".

E il direttorio nazionale? Si schiera con i tecnici della giunta. Ruocco si confronta quotidianamente con Minenna,
 Taverna lo considera un pilastro dell'amministrazione. A nessuno di loro piace Marra, né aiuta il fatto che il vice capo di gabinetto - raccontano - sia stato così vicino a Gianni Alemanno da rispondere a volte addirittura al telefono per lui. L'ultima parola, allora, spetta a Minenna: "Non sono ammesse deroghe ai valori di legalità, trasparenza, disciplina ed onore. Come diceva Casaleggio, è difficile vincere contro chi non si arrende mai".

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...