sabato 9 gennaio 2016

La destra becera è uguale in tutta europa. Sono diverse le polizie nei paesi veramente democratici come la Germania.

Scontri a Colonia tra la polizia e manifestanti di estrema destra

Bottiglie e petardi contro gli agenti che lanciano lacrimogeni

Scontri a Colonia tra la polizia e manifestanti di estrema destraColonia (Germania) 9 gen. (askanews) - La polizia di Colonia, in assetto antisommossa, ha fatto ricorso agli idranti e ai gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti di estrema destra di Pegida, che hanno lanciato bottiglie e petardi contro gli agenti. La manifestazione, che era iniziata pacificamente, era stata indetta per protestare contro la serie di violenze a sfondo sessuale avvenute nella notte di capodanno a Colonia, che vedrebbero coinvolti anche numerosi rifugiati. Secondo la polizia fra le circa 1.700 persone che hanno preso parte al corteo di Pegida - gruppo xenofobo di estrema destra - circa 800 hanno mostrato un comportamento violento. Aer
LA REAZIONE DELLA CANCELLIERA TEDESCA

Colonia, Merkel: fuori chi commette reati
In piazza cortei contrapposti, scontri

di . Categoria: CronacaEsteri
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Dopo i fatti di Colonia, Angela Merkel ha presentato oggi l’ipotesi, avanzata nel documento finale del seminario della Cdu, che i profughi possano perdere il diritto d’asilo in caso di reati, anche per quelli in cui è prevista la condizionale.
Meccanismo che permetterebbe di accelerare le espulsioni dei colpevoli. Le aggressioni avvenute a Colonia nella notte di San Silvestro sono “azioni criminali disgustose”. Lo ha detto la cancelliera tedesca, Angela Merkel, a proposito delle violenze e dei furti nei confronti di un centinaio di donne compiuti a Capodanno da gruppi coordinati di uomini. “Questi episodi richiedono risposte energiche”, ha aggiunto.
Il numero delle denunce per le aggressioni alle donne nella notte di Capodanno è salito a 379. Nel 40% dei casi gli investigatori indagano per aggressioni di natura sessuale. Lo ha reso noto la polizia. Le indagini sono rivolte nella maggior parte dei casi verso persone di origine nordafricana.
E sono in totale di circa 1700 agenti di polizia hanno presidiato le strade di Colonia, dove  si svolgevano le manifestazioni.
Intanto circa mille dimostranti dell’estrema destra appartenenti al movimento Pegida e a quello Pro-Colonia si sono dati appuntamento sulla piazza davanti alla stazione, il luogo in cui sono avvenute le aggressioni la notte di San Silvestro, mentre si sono date appuntamento numerose persone che partecipano alle contro-manifestazioni ad opera di gruppi che difendono la necessità di accogliere gli immigrati.
Il corteo è stato interrotto dopo alcuni disordini e lanci di petardi. Momenti di tensione con la polizia.

Un articolo che si deve leggere.

L’Italia del terzo millennio come quella del medioevo: comandano le corporazioni

Dinastie accademiche, alta burocrazia, sindacati, associazioni di categoria. E poi notai, farmacisti, giornalisti, avvocati. E tassisti. Non riusciamo a fare a meno delle tribù. Che dialogano col potere in modo, spesso, poco trasparente

Hulton Archive/Getty Images

9 Gennaio 2016 - 08:30
2028
L'Italia è una Repubblica fondata sulle corporazioni. Tante, autoreferenziali, spesso tutelate oltre ogni ragionevole misura. Per qualcuno sono un inevitabile retaggio della nostra tradizione, per altri rappresentano plasticamente i problemi del Paese. Sono ovunque. Dalle dinastie accademiche all’alta burocrazia, passando per sindacati e associazioni di categoria. E poi notai, farmacisti, giornalisti, avvocati: professioni rappresentate da appositi ordini che in alcuni casi ne garantiscono inaccessibilità e privilegi.
È un fenomeno antico, per certi versi molto italiano. «Siamo un paese che ha un forte senso di appartenenza, soprattutto territoriale» spiega il segretario generale del Censis Giorgio De Rita. «Inevitabilmente questo ha avuto delle ripercussioni anche in ambito professionale». Senza tornare al XII secolo e alla nascita delle gilde medievali, basta ricordare la nostra storia recente. A partire dalla Camera dei Fasci e delle Corporazioni istituita durante il Ventennio. «Fa parte della nostra tradizione» racconta Serena Sileoni, vicedirettore generale dell’Istituto Bruno Leoni. «Facciamo finta che non esiste, ma il nostro modello economico e produttivo si basa ancora su un sistema corporativo».
Intendiamoci, la presenza di categorie professionali a tutela dei propri associati non è necessariamente un male. E legittimo è il rapporto tra queste realtà e il decisore pubblico. «Il problema, semmai, riguarda il grado di opacità di questo dialogo», continua Serena Sileoni. «In assenza di trasparenza, talvolta il decisore finisce per entrare in contatto con il portatore di interessi meno preparato, ma con le migliori relazioni personali. E questo dà vita a una seconda anomalia tutta italiana: queste corporazioni spesso non portano avanti un legittimo interesse, ma tendono unicamente a difendere se stesse».
Boeri solleva il caso dei notai, «molto abili nel vanificare ogni incremento del numero di operatori fissato per legge». Il risultato è paradossale: oggi in Italia abbiamo gli stessi notai di un secolo fa. Nel 1914 erano 4.310, adesso sono 4.776
Le cronache politiche sono piene di queste vicende. I giornali raccontano di assalti alla diligenza nei corridoi parlamentari, lobbisti in agguato fuori dalle commissioni. Esponenti di questa o quella categoria pronti a proporre l’emendamento giusto al deputato più disponibile. In alcuni casi non serve nemmeno alzare troppo la voce, molti ordini professionali siedono già in Parlamento. «La quota di deputati appartenenti a qualche ordine è l’unica cosa che continua a crescere nell’economia italiana» scriveva qualche anno fa Tito Boeri nella prefazione del libro “Dinastie d’Italia”. «Nella XVI legislatura ci sono ben 338 tra avvocati, medici, ingegneri, commercialisti, architetti, notai, giornalisti e farmacisti in Parlamento. Più di un terzo del numero totale di deputati e senatori».
Oggi le cose non sono cambiate. E non è difficile capire perché molte riforme restano bloccate. È una questione di logica: perché un professionista dovrebbe danneggiare se stesso? Perché liberalizzare, creare altre licenze, o più semplicemente togliere le barriere a nuovi concorrenti? Boeri solleva il caso dei notai, «molto abili nel vanificare ogni incremento del numero di operatori fissato per legge». Il risultato è paradossale: oggi in Italia abbiamo gli stessi notai di un secolo fa. Nel 1914 erano 4.310, adesso sono 4.776.
Giornalisti, medici, veterinari, ma anche psicologi, agronomi, consulenti del lavoro. In Italia esistono 19 ordini e 8 collegi professionali. In totale ci sono 27 diverse professioni che richiedono l’iscrizione a un albo, per un totale di oltre 2 milioni di iscritti. Il dibattito è aperto da tempo: c’è chi propone di abolire tutti gli ordini e chi ne giustifica l'esistenza. La deriva populista è sempre dietro l'angolo. «Gli ordini professionali esistono per un motivo molto ragionevole» dice Michele Pellizzari, professore di Economia a Ginevra, già docente alla Bocconi ed economista all’Ocse di Parigi. «Ponendo delle barriere all’ingresso, si garantisce che solo persone in grado di offrire servizi di una certa qualità possano operare nel mercato. Lamentarsi perché gli ordini limitano la concorrenza è una banalità: l’obiettivo è garantire servizi migliori».
Purtroppo non sempre funziona così. Come evidenzia la ricerca di Pellizzari raccolta nel libro ”Dinastie d’Italia” - pubblicato insieme al giornalista Jacopo Orsini - in alcune professioni avere un familiare già iscritto facilita l’accesso all’ordine. Anche di parecchio. Non è un mistero: chi è cresciuto in una famiglia di medici avrà più possibilità di lavorare in ospedale. Nulla di male. Il problema si crea quando l’accesso a una professione si accompagna a pratiche di nepotismo e corporativismo. Quando facilitando l’ingresso a individui con meno capacità si diminuisce, di fatto, la qualità dei servizi.
Giornalisti, medici, veterinari, ma anche psicologi, agronomi, consulenti del lavoro. In Italia esistono 19 ordini e 8 collegi professionali. In totale ci sono 27 diverse professioni che richiedono l’iscrizione a un albo, per un totale di oltre 2 milioni di iscritti
Ovviamente il tema delle corporazioni non si limita agli ordini professionali. Basta pensare al mondo accademico, dove spesso il familismo è più diffuso di quanto non accada in altre categorie. E non ci sono solo le università. Forse i tassisti non hanno voce in capitolo quando in Parlamento si discute di liberalizzazioni? «Le corporazioni consolidate non sono solo le professioni ordinistiche» conferma Serena Sileoni. «Ad esempio nessuno pensa mai alla Coldiretti, che rappresenta una voce molto importante, e legittima, in tema di agricoltura. Vede, in Italia la politica sugli Ogm rispecchia fedelmente la posizione di questa associazione di categoria. Mi chiedo, è solo un caso? Non c’è nulla di male, ma forse in democrazia bisognerebbe sapere da dove viene un determinato indirizzo politico».
Dalle gilde medievali agli Ogm, il corporativismo attraversa la storia italiana. Cosa riserva il futuro? Giorgio De Rita è convinto che alcuni cambiamenti siano già avviati. «La necessità di rispondere alla crisi economica degli ultimi anni e il forte cambiamento demografico in corso nel nostro Paese - spiega - hanno molto diluito il clima corporativo in Italia». Il segretario generale del Censis torna all’autoreferenzialità di alcune realtà lavorative. «La limitazione dell’accesso a una professione è una delle componenti della difesa corporativa, ma oggi il mondo è cambiato. Questi strumenti di tutela non servono più: è necessario tutelare la professione a tutto tondo, non solo l’accesso ad essa. Una tutela che passa attraverso altre dimensioni: il welfare, ad esempio, con lo sviluppo delle casse previdenziali. Ma anche l’economia reale, per garantire più lavoro». Forse il presente è già diverso. «Oggi la dimensione corporativa è cambiata. È un processo di transizione in corso da almeno venti anni, la crisi economica l’ha solo accelerato».

Chiunque abbia commesso queste azioni è un criminale. Italiano, tedesco, arabo o nord africano deve essere messo in galera e condannato. Poi espulso definitivamente da qualsiasi nazione civile.

Colonia, no alla violenza sulle donne. Il dibattito aperto dall'Huffington Post si allarga

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"Keine Gewalt Gegen Frauen". No alla violenza sulle donne. La scritta è ripetuta nei cartelli che sabato centinaia di persone, uomini e donne, hanno portato in piazza a Colonia per protestare contro quello che è accaduto nella notte di Capodanno e cioè una aggressione di massa contro le donne. 379 le denunce sporte finora alla polizia, il 40% riguarda molestie o aggressioni sessuali. Le vittime parlano di uomini dall'aspetto nordafricano o arabo.
Come ha scritto Lucia Annunziata nel suo primo blog dedicato a Colonia:
Nel complesso migliaia di donne inseguite, spaventate e disprezzate. Un incubo. Personale, ma anche politico: uno scenario di sfida senza precedenti, un terreno nuovo di scontro che ha faticato non a caso ad essere compreso, dalla polizia e dalla stessa informazione.
Con il suo intervento "Sul corpo delle donne no pasaràn" e poi con "Cirinnà sì, Colonia no? Quante madamine in Parlamento", l'Huffington Post ha avuto senza dubbio il merito di rompere l'afasia - soprattutto a sinistra - sulla terribile nottata di San Silvestro. Sembrava che si dovesse scegliere: difendere i migranti o difendere le donne? 
Non c'è molto da dire ma va detto. E nel più semplice dei modi: noi donne, noi donne europee, abbiamo bisogno di cominciare una discussione vera su quello che l'immigrazione sta portando nei nostri paesi; sul disagio, e sulle vere e proprie minacce alla nostra incolumità fisica che avvertiamo nelle strade, sui bus, nei quartieri delle nostre città
Una presa di posizione che ha aperto un dibattito vero, aperto, non ancora definito poiché non esistono ricette semplici. A partire dal limite invalicabile della libertà delle donne occidentali, numerosi sono stati i blogger che hanno raccolto la sfida di rispondere e di contribuire in questo modo alla discussione.
C'è chi ha ricordato che la questione della violenza di genere riguarda anche i maschi occidentali, ma diventa ancora più problematica quando tocca migranti marginalizzati e provenienti dalla cultura musulmana. E c'è chi ha visto nel consiglio anti-stupro della sindaca di Colonia un arretramento culturale e una resa alla logica maschilista.
Alcuni commentatori hanno visto un limite nel riferimento esclusivo al femminismo, mentre altri spiegano che l'Islam in quanto tale non è il vero problema

Questo è un paese civile. La polizia ferma il corteo di nazi fascisti xenofobi. In Italia gli xenofobi razzisti parlano, offendono, bestemmiano, aggrediscono. Mentre le Procure stanno immobili. Viva l'Italia.

Colonia scende in piazza. Città blindata per due manifestazioni: corteo di Pegida e gruppi anti-razzisti (FOTO, VIDEO)

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Colonia, blindata, vive un pomeriggio ad alta tensione, con due manifestazioni previste nel centro della città a seguito delle aggressioni avvenute la notte di Capodanno contro le donne, per le quali sono state depositate finora 379 denunce, il 40% delle quali per molestie o abusi di natura sessuale.
In piazza sono scesi da un lato 1700 militanti del movimento anti-islamico Pegida e del partito di estrema destra 'Pro Koehln'; una protesta che la polizia ha deciso di interrompere a due ore dall'inizio poiché numerosi militanti hanno cominciato a tirare petardi e bottiglie di vetro verso le forze dell'ordine. Gli agenti hanno sparato idranti sulla folla e poi hanno annunciato la sospensione della mobilitazione. Un giornalista è rimasto ferito.
In una piazza adiacente si è svolta invece una contro-manifestazione di organizzazioni anti-razziste
All'inizio i partecipanti alla protesta di Pegida, la metà dei quali hooligan, sono stati fatti sfilare dalla polizia lungo un cordone protetto e indirizzati nella parte della Breslauer Platz (la piazza sul lato nord della stazione centrale) a loro riservata. Un esponente della Pegida britannica ha detto: "l'islam è il cancro, Pegida la cura" e ha raccolto un lungo applauso concludendo "questa è la Germania non l'Afghanistan". La folla ha gridato ripetutamente "espulsioni, espulsioni".
Di fronte, divisi da transenne e poliziotti, i dimostranti della sinistra e dei gruppi anti-razzisti. Sempre secondo una stima della polizia, sarebbero 1.300. 
Angela Merkel, intervenendo ancora una volta sui fatti di Colonia, proprio nella mattinata di sabato ha proposto di facilitare l'espulsione dei richiedenti asilo che commettono reati. Secondo la proposta che sarà sottoposta al Parlamento tedesco, sarà possibile rimandare al paese di origine anche gli aspiranti rifugiati che godono della sospensione condizionale della pena. Oggi in Germania è possibile rifiutare lo status di rifugiato a chi viene condannato ad almeno 3 anni, e soltanto se il ritorno in patria non mette a rischio la vita. 
Sono 1.700 gli agenti della polizia di Colonia impegnati per le manifestazioni di sabato, supportati da qualche centinaio di colleghi della polizia federale. Nella notte delle violenze di Capodanno, attivi sulla piazza della stazione vi erano solo 70 agenti. 
La giornata è stata inaugurata dall'improvviso flashmob delle femministe sulla scalinata del duomo.
(continua dopo le immagini)
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La protesta di Colonia
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Reuters

Le femministe hanno manifestato e inneggiato contro la violenza alle donne. "Rispetto, solidarietà e nessuna tolleranza" è lo slogan più scandito. Un concetto ribadito anche nei tanti cartelli issati. Le femministe utilizzano fischietti e agitano tamburelli riempiendo di suoni la piazza antistante il duomo. Intanto sono già comparsi i manifestanti dei gruppi anti-razzisti riuniti in una 'lega contro le destre', con bandiere rosse. Il corteo di Pegida si muoverà alle 14.
Un video mostra le femministe domenica a Colonia:

"Noi siamo le ragazze di Colonia". Con questo slogan si è concluso il flashmob organizzato dalle femministe della città, che hanno improvvisato un raduno sulla scalinata del duomo. Un centinaio di donne ha completamente riempito la scalinata. Canti, suoni, fischi, tamburelli e molti cartelli. La richiesta chiave della breve manifestazione è stata di esigere che vengano posti limiti chiari alla violenza sulle donne.Nonostante il flashmob sia stato dichiarato ufficialmente concluso, le femministe sono rimaste sulla scalinata continuando a cantare e a produrre rumori con diversi strumenti.
Intanto continua l'indagine sugli episodi di Capodanno a Colonia: finora le autorità federali hanno identificato 31 sospetti, 18 dei quali sono richiedenti asilo. Tutti sono accusati di furto e violenza, ma non di molestie o abusi sessuali. Si tratta di nove algerini, otto marocchini, quattro siriani, cinque iraniani, due tedeschi e un americano. 
Un capitolo a parte riguarda le aggressioni sessuali, per le quali sono sotto indagine 21 persone. Non è ancora noto se sono richiedenti asilo. In tutto la polizia di Colonia ha registrato 170 denunce, 117 delle quali riguardano molestie sessuali. Due le denunce per stupro.

Grazie centro destra becero ed incapace per questo bel regalo che ci hai fatto in venti anni di governo.

I dati Eurostat spiegano: uno su due dopo tre anni. Il confronto con il resto d'Europa è impietoso
MARIA TERESA MURA
In Italia tre anni dopo la laurea è al lavoro un giovane su due. Ovvero soltanto il 50% di chi ha studiato fino a conseguire il titolo di studio ha poi trovato un lavoro: uno dei tassi più bassi d’Europa, visto che dopo di noi c’è soltanto la Grecia.  E contro una media tra i 28 paesi dell’Unione dell’80,5 per cento e il picco tedesco che raggiunge il 93,1 per cento. Sono questi dati – scrive oggi Repubblica – che spiegano molto bene perché da decenni il nostro tasso di produttività è marcatamente più basso di quello delle altre grandi economie globali, ma anche la marginalità italiana nella nuova geografia del lavoro, segnata dall’innovazione e la ricerca.
tasso occupazione laureati italia
Il tasso di occupazione dei laureati in Europa a tre anni dalla laurea (La Repubblica, 7 gennaio 2015)

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...