Corea del SudIl Papa a Kkottongnae ha visitato il centro di recupero per disabili "House of Hope" e poi ha incontrato i religiosi e le religiose coreane al Training Center "School of Love".
Il voto di povertà
"Nel momento in cui ci sentiamo più fragili possiamo incontrare Cristo", dice Francesco tornando a battersi contro il materialismo: "Nella vita consacrata la povertà è un muro e una madre": un muro perché protegge e una madre perché accompagna l'uomo nella vita.
Ai tantissimi religiosi presenti ribadisce: "Essere poveri significa trovare un tesoro" e spiega: "L'ipocrisia di quegli uomini e donne consacrati che professano il voto di povertà e tuttavia vivono da ricchi, ferisce le anime dei fedeli e danneggia la Chiesa".
L'incoraggiamento: "Siate zelanti nell'amore della Chiesa in Corea". Parla poi della castità, riferendosi in particolar modo alle suore sedute in sala: "La castità esprime la vostra dedizione a Dio".
Beatificazioni a Seoul
Prima di arrivare a Kkottongnae, il Papa ha tenuto un'omelia davanti a una folla di centinaia di migliaia di persone. Francesco ha elogiato il coraggio e la carità dei martiri e il loro rifiuto delle rigide strutture sociali che dovrebbero essere fonte di ispirazione per le persone di oggi. Nella cerimonia sono stati beatificati 124 martiri uccisi due secoli fa.
Liberi cittadini contro il regime partitocratico, i privilegi della casta sindacale della triplice, la dittatura grillina e leghista, la casta dei giornalisti
sabato 16 agosto 2014
E i grillini come risolvono questo problema. Ma certo con il reddito di cittadinanza.
Il nuovo emigrante ha i capelli grigi
Ricerca della Cna: raddoppiati gli over 40 che lasciano l’Italia
16/08/2014
R.E.
Sette anni in Italia dopo tredici trascorsi in Germania, e ora Silvia Amelia e famiglia hanno di nuovo le valigie pronte, destinazione Svizzera. Antonio, imprenditore laureato in ingegneria elettronica, trent’anni da manager, è volato in Brasile: «Gestisco investimenti immobiliari e finanziari», racconta. Due volti tra i 620mila che, tra il 2007 e il 2013, hanno lasciato l’Italia per ricominciare. All’estero.
Sono i numeri di un esodo quelli snocciolati dalla ricerca del Centro Studi Cna dedicato alle «Nuove emigrazioni», che fotografano il fenomeno degli emigranti coi capelli grigi: negli anni della grande crisi sono praticamente raddoppiati.
Solo nel 2013 hanno lasciato il Paese oltre 125mila adulti, più o meno gli abitanti della Val d’Aosta o della città di Pescara. Nella stragrande maggioranza, oltre 80mila, si è trattato di italiani, per il resto di immigrati che hanno abbandonato il nostro Paese in preda alla crisi.
Nel periodo 2007-13 l’incremento degli espatriati italiani con un’età tra i 40 e i 49 anni è stato pari al 79,2%. Nella fascia tra i 50 e i 64 anni la crescita ha toccato il 51,2%. I giovani che hanno deciso di emigrare, in percentuale, sono aumentati di meno: +44,4% quanti avevano tra i 15 e i 29 anni, +43% la fascia 30-39 anni.
In termini assoluti, continuano a essere i giovani ovviamente, a emigrare in maniera più massiccia: nel 2013 il 36,3% del totale aveva tra i 30 e i 39 anni, il 27,8% tra i 15 e i 29 anni. Nel frattempo però è salita al 21,9% la fascia 40-49 anni e al 14% quella tra i 50-64 anni.
Il Centro studi Cna ha tracciato il profilo del migrante over 40: pur in assenza di dati statistici, si tratta soprattutto di individui appartenenti alla fasce sociali più colpite dalla crisi, ma anche imprenditori che puntano a «vendere» la propria esperienza all’estero, in mercati emergenti e non in contrazione come quello italiano
Continuo a trovarmi in perfetta sintonia con Gad Lerner.
Comprensiva coi terroristi ma ostile ai profughi: è l’Italietta grillina
SABATO, 16 AGOSTO 2014
Alessandro Di Battista si è inerpicato in ragionamenti sconclusionati per comprendere, senza giustificarlo, il ricorso fanatico al terrorismo suicida come estrema ratio contro la superiorità tecnologica occidentale. Non lo seguirò su questo terreno accidentato. Vorrei solo farvi sommessamente notare che c’è un filo di coerenza a unire la comprensione per i barbuti dell’Is o di Hezbollah o di Hamas o di Boko Haram… con la reiterata ostilità del M5S all’approdo sulle nostre coste dei profughi in fuga da quei brutti ceffi. Tutto si tiene. Evidentemente per Di Battista e compagnia bella le popolazioni del Medio Oriente e dell’Africa meglio farebbero a sottomettersi alla dittatura fondamentalista imposta col terrore, piuttosto che venire a disturbare in casa nostra. E’ la generosda Italietta grillina, comprensiva coi terroristi ma sempre ostile ai profughi.
Comunicazione importante.
Comunico a tutti quelli che sono "amici" in Facebook con me che mi hanno comunicato più accessi nel mio profilo non autorizzati. Non è la prima volta. Accade da almeno tre o quattro anni. Ogni tanto qualcuno mi segnala comunicazioni fatte da me che non ho fatto. Anche per il blog ricevo segnalazioni di anomalie. Mi vengono segnalati articoli che non sono stati mai scritti né da me né dai miei collaboratori sul blog o sui "social". Chiedo a tutti se leggete cose strane o messaggi offensivi che sembrano partire dal mio profilo di avvertirmi in maniera da rendere possibile da parte mia ( che non sono un tecnico capace di "difendersi" da attacchi esterni) comunicare alla polizia postale violazioni delle mie password di accesso a social net e blog e mail. Grazie.
Ma si rendono conto quelli che hanno votato uno così cosa accadrebbe all'Italia se fossimo governati dai grillini incapaci e incompetenti?
Iraq, Di Battista (M5S): «Il terrorismo
unica arma rimasta a chi si ribella»
In un lungo post pubblicato sul blog di Grillo, il deputato del M5S, prende posizione su Isis. La reazioni «Parole inconcepibili»
di M.Ser.
A interrompere la calma di Ferragosto nei corridoi dei palazzi della politica ci pensa Alessandro Di Battista, deputato del M5S e vicepresidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari, considerato uno dei volti più amati dai Cinque Stelle, che sul blog di Grillo, in un post dal titolo «Isis, che fare?» si lancia in una lunga analisi sulle origini di Isis e del terrorismo jihadista, che in questi ultimi mesi sta imperversando in Medio Oriente. «Se a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato io ho una sola strada per difendermi a parte le tecniche nonviolente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in una metropolitana». E ancora: «Il terrorismo la sola arma violenta rimasta a chi si ribella», scrive il deputato. Con il collega, senatore, Nicola Morra che gli fa eco citando una canzone di Ligabue, Jovanotti e Pelù: «Non è che ripetiamo quanto è avvenuto con il governo D’Alema nel 1997 nei Balcani? Ma non cantavamo «Il mio nome è mai più?».
Colin Powell diverso da un miliziano di Isis?
Nel post di Di Battista non mancano attacchi diretti agli Stati Uniti e all’intervento in Iraq: «Mi domando quanto un miliziano dell’Isis capace di decapitare con una violenza inaudita un prigioniero sia così diverso dal Segretario di Stato Colin Powell colui che, mentendo e sapendo di mentire, mostrò una provetta di antrace fornitagli da chissà chi per giustificare l’imminente attacco all’Iraq». E non mancano accuse al ministro degli Esteri Mogherini e al governo: «Comprare F35 mentre l’Italia muore di fame o bombardare un villaggio iracheno mettendo in prevenivo i “danni collaterali” sono azioni criminali che hanno la stessa matrice: il primato del profitto sulla politica». Tutte parole che, come da copione, hanno suscitato una serie di reazioni sdegnate. Non basta che Di Battista scriva «Non sto ne giustificando né approvando, lungi da me. Sto provando a capire», immediata si scatena una sfilza di reazioni politiche. Tra i più critici Emanuele Fiano, responsabile Sicurezza del Pd «La teoria di fondo che anima le inconcepibili e pericolose parole di Di Battista è che dietro ogni terrorista ci sia una giusta motivazione da ascoltare. In realtà quanto invece emerge dalla vicenda dell’Isis, citata dal parlamentare 5 stelle, ci parla piuttosto di una ventata integralista, priva di ogni fondamento di diritto o di una pur aberrante rivendicazione, ma che pone come base l’idea che chiunque non si assoggetti al volere o al credo di quella fazione è un soggetto da eliminare fisicamente». Preoccupazione viene manifestata anche da esponenti del centro destra. Tra questi, il senatore di Forza Italia Francesco Giro che tuona: «Le dichiarazioni di Di Battista sono stupide e inutilmente provocatorie. Fanno parte del personaggio. Spiace perché sono parole che giungono nel giorno in cui si celebrano i funerali del giovane fotoreporter Camilli che con i suoi reportage ci racconta la tragedia di Gaza attraverso storie anche piccole e minute di uomini, donne e ragazzi che vivono con grande dignità e coraggio la loro tragedia con la speranza nel cuore di giustizia e pace». Anche sul blog di Grillo non sono mancate le critiche degli attivisti. «Nell’impianto storico della tua analisi ci sono alcuni punti che proprio non quadrano e hanno più le caratteristiche di una presa di posizione ideologico-sociale che di una seria analisi storica», scrive Claudio da Ferrara.«Di Battista parla di argomenti che non conosce e di cui non ha la più pallida idea!!», è il commento di Tarcisio. Ma sono anche tanti quelli che salutano con favore la posizione del deputato del M5S.
I precedenti
Già nei giorni scorsi Manlio Di Stefano, deputato del Movimento 5 Stelle e capogruppo M5S alla commissione Esteri, aveva ribadito in un’intervista a «La Stampa» la posizione del Movimento, contraria a qualunque tipo di intervento armato in Iraq, affermando che «fenomeni radicali come l’Isis - la posizione del Movimento - sarebbero da approfondire con calma e rispetto». Parole, che anche in questo caso, avevano lasciato perplessi gli avversari politici, così come in passato hanno fatto discutere altre dichiarazioni in materia di politica estera di esponenti del Movimento, tra cui quella di Paolo Bernini che, durante un intervento in Aula, aveva descritto l’11 settembre come «opera degli americani».
Un Papa Francesco sempre più grande....." raramente viene ascoltato il diritto dei poveri".
Il Papa a Kkottongnae
Papa Francesco: "Essere poveri significa trovare un tesoro"
Il Pontefice nella terza giornata del viaggio in Corea del Sud ha celebrato una messa di beatificazione di 124 martiri a Seoul. A Kkottongnae è stato in un centro di recupero per disabili e ha incontrato i religiosi e le religiose coreane
Ma perché non le chiudiamo queste regioni che hanno solo fatto aumentare i nullafacenti mantenuti dai contribuenti italiani?
Le ferie extralarge dei politici italiani: il record nelle Regioni, 40 giorni di vacanza
Ventisei giorni di vacanza per i deputati, senatori al lavoro solo dal 3 settembre. Ma i numeri dei giorni di ferie sono ancora più sorprendenti se si passa ad analizzare la situazione dei consigli regionali
Redazione 16 Agosto 2014
Sono lunghe, molto lunghe le vacanze che si sono "regalati" i politici italiani. Non tutti, va detto. Il premier Renzi ha promesso di rimanere tutta l’estate a Palazzo Chigi. Deputati e senatori sono riusciti a evitare l’incubo di restare ad agosto a Roma e hanno "preso" ventisei giorni di vacanza. Ma sono i consiglieri regionali i vacanzieri da record: quaranta giorni senza sedute. Per non parlare della commissione di vigilanza Rai, due mesi senza riunioni.
CAMERA - Il governo aveva un mese fa pre-allertato i gruppi di maggioranza per garantire i lavori fino a venerdì 8 agosto e a partire da lunedì 25 agosto. Poi in realtà la Camera ha chiuso per ferie con l’ultima seduta di giovedì 7 agosto ed è convocata per giovedì 4 settembre. I conti sono presto fatti: ventisei giorni di ferie garantiti, molti più di quelli che si possono permettere tanti italiani. Da notare inoltre che anche gli uffici rimangono senza personale proprio perché l’attività di aula è ferma.
SENATO - Se a Montecitorio le cose stanno così, non si lamentano anche i rappresentanti dell'altra Camera. Agosto e qualche giorno di settembre di totale relax anche per i senatori: infatti il ritorno a Palazzo Madama è previsto per mercoledì 3 settembre.
REGIONI - I numeri dei giorni di ferie sono ancora più sorprendenti se si passa ad analizzare la situazione dei consigli regionali. Come racconta l'Espresso, ogni assemblea regionale può contare a norma di regolamente sulla "sospensione dei lavori", che si trasforma molto semplicemente in una pausa di 45 giorni. "I consiglieri regionali che lavorano di meno questa estate sono quelli di Bologna. Dopo 15 anni, in Emilia Romagna si è chiusa (con le dimissioni) l'epoca del Governatore Vasco Errani. Le ultime leggi sono state approvate il 23 luglio. Il consiglio sarà in carica solo per l’ordinaria amministrazione in vista delle elezioni di novembre. Per ritrovarsi con i pieni poteri solo a dicembre" scrive Michele Sasso.
40 giorni di vacanza per il consiglio regionale toscano, chiuso dal 30 luglio al 9 settembre, stesse date per i consiglieri lombardi. Sempre meglio che nel 2011, quando, con Roberto Formigoni presidente, i giorni di ferie toccarono quota 52.
ESTERO - Anche all'estero il tema tiene banco. Negli anni scorsi, ad Atene dove in estate il termometro può superare i 45 gradi, di regola i politici andavano in vacanza a fine giugno e tornavano in ottobre. A Londra, gli inquilini della Camera dei Lord vanno solitamente in vacanza il 30 luglio e tornano l’8 ottobre, quando già è pieno autunno.
Ma questi vecchiacci si rendono conto che se tutti quelli in età di lavoro scappano via non ci stanno neanche più i soldi per pagare le pensioni? E il sindacato in che termini interviene per aiutare i giovani a restare. In niente. Perché il sindacato deve garantire il suo apparato con i distacchi e i suoi iscritti che non sono giovani. Anzi sono ormai per oltre il 60% pensionati e per l'altro 30% dipendenti super garantiti. Povera Italia.
Dall’Italia fuggono tutti
L’emigrazione non è più una cosa solo per giovani
Crescono gli over 40 che mollano lo Stivale
Pubblicato da Redazione online il 16 agosto 2014
Nella sezione Cronaca, Home, Primo piano
A proposito di: Cna, emigrazione, italia
Nella sezione Cronaca, Home, Primo piano
A proposito di: Cna, emigrazione, italia
Dalla Redazione
La fuga di lavoratori verso l’estero non riguarda più solo i giovani. Lo sostiene una ricerca del Centro studi della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa (Cna). Negli anni della crisi, tra il 2007 e il 2013, dall’Italia sono emigrate all’estero circa 620mila persone. Quasi il doppio rispetto ai sette anni precedenti. Solo nel 2013 hanno lasciato il Paese oltre 125mila adulti, suppergiù gli abitanti della Val d’Aosta o della città di Pescara. Nella stragrande maggioranza, oltre 80mila, erano italiani, gli altri erano immigrati che hanno abbandonato il nostro Paese in preda alla crisi.
Il nuovo boom di espatri, sostiene la Cna, è trainato proprio dagli emigrati con i capelli grigi. Nel periodo 2007/13 l’incremento degli espatriati italiani con un’età tra i 40 e i 49 anni è stato pari al 79,2%. Nella fascia tra i 50 e i 64 anni la crescita ha toccato il 51,2%. I giovani che hanno deciso di emigrare, in percentuale, sono aumentati di meno: +44,4% quanti avevano tra i 15 e i 29 anni, +43% la fascia 30-39 anni. Certo, in termini assoluti continuano a essere i giovani, ovviamente, a emigrare in maniera più massiccia: nel 2013 il 36,3% del totale aveva tra i 30 e i 39 anni, il 27,8% tra i 15 e i 29 anni.
Nel frattempo, è salita però al 21,9% la fascia 40-49 anni e al 14% quella tra i 50-64 anni. Ma chi è che emigra dopo il giro di boa dei quarant’anni? In mancanza di dati scientifici si può ipotizzare che siano fasce sociali colpite dalla crisi. Persone che la mancanza di occupazioni qualificate non permette di valorizzare. Probabilmente, anche imprenditori, che puntano a “vendere” la propria esperienza all’estero, in mercati emergenti e non riflessivi come quello italiano.
Povera Italia, che statisti abbiamo nel parlamento.
M5S, Di Battista sul blog di Grillo: “No a leadership Usa, trattare con i terroristi”
“Se a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato io ho una sola strada per difendermi a parte le tecniche nonviolente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in una metropolitana”. AlessandroDi Battista, deputato del M5s, entra a gamba tesa sulla questione irachena e avanza la sua soluzione. In un post pubblicato sul blog di Beppe Grillo, il giovane esponente pentastellato fornisce la propria personale soluzione al conflitto che sta scuotendo l’Iraq da giorni. Sull’Isis Di Battista scrive: “Il terrorismo è la sola arma violenta rimasta a chi si ribella”. “Dovremmo smetterla di considerare il terrorista un soggetto disumano con il quale nemmeno intavolare una discussione. Questo è un punto complesso ma decisivo – scrive l’onorevole cinquestelle – Nell’era dei droni e del totale squilibrio degli armamenti il terrorismo, purtroppo, è la sola arma violenta rimasta a chi si ribella. E’ triste ma è una realtà”.
“Non sto ne giustificando nè approvando, lungi da me – continua Di Battista – sto provando a capire”. “Per la sua natura di soggetto che risponde ad un’azione violenta subita il terrorista non lo sconfiggi mandando più droni, ma elevandolo ad interlocutore. Compito difficile ma necessario, altrimenti non si farà altro che far crescere il fenomeno”. Secondo Di Battista inoltre “occorre legare indissolubilmente il terrorismo all’ingiustizia sociale. Il fatto che in Africa nera la prima causa di morte per i bambini sotto i 5 anni sia la diarrea ha qualcosa a che fare con l’insicurezza mondiale o con il terrorismo di Boko Haram? Il fatto che Gaza sia un lager ha a che fare con la scelta della lotta armata da parte di Hamas?”
“L’ISIS avanza, conquista città importanti e minaccia migliaia di cristiani.
È evidente che la comunità internazionale e l’Italia debbano prendere una posizione”, spiega di Battista secondo il quale ” occorre mettere in discussione, una volta per tutte, la leadershipnordamericana”. “Gli USA non ne hanno azzeccata una in Medio Oriente. Hanno portato morte, instabilità e povertà”, argomenta il deputato del M5s per il quale “l’Italia, ora che ne ha le possibilità, dovrebbe spingere affinché la UE promuova una conferenza di pace mondiale sul Medio Orientealla quale partecipino i paesi dell’ALBA, della Lega araba, l’Iran, inserito stupidamente da Bush nell’asse del male e soprattutto la Russia un attore fondamentale che l’UE intende delegittimare andando contro i propri interessi per obbedire a Washington e sottoscrivere il TTIP il prima possibile”. “Essere alleati degli USA non significa essere sudditi, prima di applicare sanzioni economiche a Mosca, sanzioni che colpiscono più le imprese italiane che quelle russe, si dovrebbero pretendere le prove del coinvolgimento di Putin nell’abbattimento dell’aereo malese”.
Nel lungo post apparso sul blog di Grillo Di Battista affronta anche la grande questione delcommercio internazionale di armi: “”L’Italia dovrebbe promuovere una moratoria internazionale sulla vendita delle armi. Se vuoi la pace la smetti di lucrare sugli armamenti”, dice ancora Di Battista. Sull’ipotesi di armare i curdi, Di Battista osserva: “”Armiamo i curdi” sostiene la Mogherini. Chi ci dice che una volta vinta la guerra i curdi non utilizzeranno quelle armi sui civili sunniti?”.”L’Italia dovrebbe porre all’attenzione della comunità internazionale un problema che va risolto una volta per tutte: i confini degli stati. Non sta scritto da nessuna parta che popolazioni diverse debbano vivere sotto la stessa bandiera”, conclude convinto Di Battista.
Carmela Adinolfi
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