venerdì 18 agosto 2017

ISIS Barcellona : 5 stelle Di Battista & C. vogliono ancora elevare i ...


Alfredo Romeo rilascia un'intervista a Repubblica dopo la scarcerazione e nega ogni addebito sul caso CONSIP
MARIO NERI
Alfredo Romeo, tornato libero da qualche giorno per decisione del tribunale del Riesame, ha rilasciato oggi una lunga intervista a Conchita Sannino e Dario Del Porto di Repubblica in cui parla delle accuse sul caso CONSIP negando in pratica ogni addebito che lo riguarda e anche gli incontri con Tiziano Renzi di cui aveva anche parlato a un amico.
Nel caso Consip c’è molto altro. Lei ha fatto una cena con Tiziano Renzi, il padre dell’ex premier, e secondo i pm ha promesso soldi. 
«Non ho mai cenato con Tiziano Renzi, né l’ho cercato. Oddio, se lui volesse conoscermi non avrei difficoltà a incontrarlo. Un signore che può raccontarmi dei suoi pellegrinaggi o di com’era il suo figliolo quando era scout. Che ci sarebbe di male?».
Ma lei raccontò della cena con Renzi senior ad Alfredo Mazzei, per i pm attendibile teste, il professionista che poi lo rivelò a Repubblica. 
«Su Mazzei, direi alla toscana, che ha preso fischi per fiaschi».
Sono “fischi per fiaschi” anche gli appunti “30mila per T.”: il pizzino che si ritiene scritto nel suo ufficio? 
«Quello che lei chiama pizzino è qualcosa che non so cosa sia, che io e i miei legali non abbiamo mai visto, se non in una strana copia chissà dove e come ricostruita. Io prendo appunti solo per scrivere poesie, che non pubblicherò. In genere trattano della invidia e della meschineria. O della violenza proterva e gratuita».
omissis consip
Le procure e il caso Consip (Il Messaggero, 6 marzo 2017)
Lei non riusciva a incontrare il leader Pd Matteo, e fece di tutto per agganciare il padre. Non è così? 
«Le ho già risposto».
Perché allora dialogare e ospitare a Napoli Carlo Russo, presunto faccendiere toscano amico di Renzi senior, se non per arrivare a Tiziano? 
«Incontro e conosco migliaia di persone, molte parlano a vanvera. Quanto a Russo, è stato ospite del mio hotel sì, ma non gli ho mai chiesto di incontrare il suo amico Tiziano. Deve capire che io non mi fido di nessuno».
Intercettato, lei dice che, pur di remunerare Russo e Renzi sr, si può utilizzare il canale «estero su estero», sfruttando la società londinese di suo figlio. Un altro abbaglio? 
«Senta, hanno rivoltato le mie aziende come calzini. Certificando che tutte le attività amministrative sono perfette e tracciabili: non esistono attività estero su estero. Siamo un gruppo sano, efficiente, trasparente: la Romeo Gestioni, per il suo fatturato, è sottoposta anche a ciclici controlli della Finanza e di altri enti. Ma sa, quando si sente il nome Romeo tutti si eccitano nella certezza di qualche colpa. Forse, se mi chiamavo Agnelli o venivo da Milano, non mi trattavano così».
Ma lei disse “estero su estero”. Perché? 
«Parliamo di conversazioni non trascritte da un perito di un tribunale, ma da un organo di parte (il Noe, ndr) indagato a Roma per reati di falso, collegati proprio alla manipolazione di materiale investigativo».

mercoledì 16 agosto 2017


Elezioni siciliane, ma il programma dei Cinque Stelle l’ha scritto Checco Zalone?

Concorsi pubblici, assunzioni, reddito di cittadinanza, investimenti in sanità e infrastrutture: la ricetta dei Cinque Stelle per la Sicilia fa impallidire la Democrazia Cristiana degli anni d’oro. E anche oggi, il cambiamento lo facciamo domani

Una scena tratta dal film “Quo Vado” (2016)

Una scena tratta dal film "Quo Vado” (2016)

7 Agosto 2017 - 09:39
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Non ci saranno i cosmetici mutabili, né i castelli ad equo canone, né tantomeno un concorso per allievo maresciallo da seimila posti a Mazara del Vallo, nel programma del candidato presidente a Cinque Stelle per la Regione Sicilia Giancarlo Cancelleri. Non ci saranno, ma quel che dovrebbe esserci, stando a interviste e indiscrezioni, potrebbe ispirare una nuova canzone a Checco Zalone. Già, perché la Prima Repubblica non si scorda mai, in Sicilia. E nemmeno il Movimento fa eccezione.
Premessa doverosa: per tutti gli altri - destra, sinistra e centro - parlano il passato e il presente, e non è un bel parlare. Se l’Assemblea Regionale Siciliana costa 165 milioni di euro, contro i 68 milioni del Consiglio Regionale Lombardo, epicentro di una classe politica che stando alla Corte dei Conti è la più costosa d’Europa - un terzo dei dirigenti regionali italiani si trovano in Sicilia - non è certo colpa della Casaleggio Associati. E non sarà certo Beppe Grillo a fare dell’Isola l’idealtipo dell’assistenzialismo, delle clientele e dei posti pubblici elargiti come caramelle a ogni campagna elettorale.
Cari grillini nostri, non bastano i tuffi in paracadute di Di Maio e Dibba, così come non bastava la nuotata di Grillo nello stretto di Messina per cambiare le cose in Sicilia. Basterebbe - è una parola, ce ne rendiamo conto - dire le cose come stanno. Ed evitare di sparare fuochi d’artificio assistenzialisti e clientelari come una Democrazia Cristiana (o una Forza Italia o un Partito Democratico) qualsiasi
E però, cari grillini nostri, non bastano i tuffi in paracadute di Di Maio e Dibba,così come non bastava la nuotata di Grillo nello stretto di Messina per cambiare le cose in Sicilia. Basterebbe - è una parola, ce ne rendiamo conto - dire le cose come stanno. Ed evitare di sparare fuochi d’artificio assistenzialisti e clientelari come una Democrazia Cristiana (o una Forza Italia o un Partito Democratico) qualsiasi.
Già, perché magari hanno capito come si vincono le elezioni siciliane, i nostri ragazzi meravigliosi. Ma promettere contemporaneamente il reddito di cittadinanza, e investimenti in personale sanitario e infrastrutture, concorsi pubblici con assunzioni di giovani e prepensionamenti dei dipendenti anziani vuol dire non aver capito nulla delle condizioni in cui è la Sicilia, una Regione che nel 2016 ha approvato il bilancio solo il 19 luglio, dopo che un lungo tira e molla con la Procura della Corte dei Conti, secondo cui il rendiconto era irregolare. E che è riuscita a non andare in default l'anno prima - il passivo era di 6 miliardi e rotti - solo grazie a un accordo con il Governo che ha concesso 1,2 miliardi di gettito Irpef aggiuntivo, in cambio della promessa di tagliare la spesa corrente del 3% a partire dal 2017.
E non parlateci di new deal, per cortesia: la malsana idea che un po’ di welfare differito possa, in Sicilia, tramutarsi magicamente in sviluppo è roba da far rivoltare nella tomba persino Keynes e far saltare di gioia Cetto La Qualunque e Checco Zalone. Del resto, è la ricetta del disastro di settant'anni di malgoverno siciliano. Spiace non l'abbiano capito gli unici che, in quel contesto, potevano davvero cambiare qualcosa. Sarà per la prossima volta, se mai ci sarà.

Il Giornale si scandalizza per quello che negli USA ed in tutti i paesi civili viene fatto tutti i giorni.

Una sentenza della Cassazione dà il via libera agli accertamenti sui conti correnti di autonomi e privati
NEXT QUOTIDIANO
Una sentenza della Corte di Cassazione che risale all’8 agosto ha stabilito che il denaro versato sul conto corrente può essere esaminato dall’Agenzia delle Entrate ai fini dell’accertamento di eventuali redditi non dichiarati. Come negli altri casi, è il contribuente che dovrà poi giustificare e certificare la provenienza lecita delle eventuali somme contestate.

I controlli sui versamenti sui conti correnti

L’accertamento fiscale è la facoltà dell’Agenzia delle Entrate di chiedere conto delle movimentazioni bancarie ai singoli contribuenti, compresi i redditi di lavoro autonomo. Ma una sentenza della Corte Costituzionale che risale al 2014 aveva dichiarato illegittima l’equiparazione tra i movimenti bancari delle imprese e quelli dei professionisti. Dunque l’uso degli accrediti sul conto corrente per gli accertamenti era stato dichiarato legittimo per le imprese ma non per i professionisti. Dopo la sentenza l’Agenzia delle entrate non ha smesso di imputare a reddito i prelievi e i versamenti dei professionisti, ma le cause arrivate in Cassazione hanno quasi sempre visto annullate le pretese del fisco. Di fatto si è imposta l’interpretazione che né i prelievi né i versamenti dei professionisti possano costituire una presunzione di maggior reddito accertabile. Con la sentenza della Cassazione, scrive oggi il Giornale, le cose cambiano:
conti correnti controlli versamenti 1
Con la sentenza depositata l’8 agosto, invece, i giudici del Palazzaccio compiono un’analisi più severa della pronuncia della Corte costituzionale del 2014 per arrivare alla conclusione che, se è vero che una semplice lettura del dispositivo della sentenza di illegittimità della norma del 2005 sembra eliminare del tutto la presunzione di evasione relativa ai versamenti e ai prelievi non giustificati dei professionisti, tuttavia una lettura attenta delle motivazioni della stessa sentenza va in direzione contraria.
Scrivono infatti i giudici della Consulta che è «arbitrario ipotizzare che i prelievi ingiustificati da conti correnti bancari effettuati da un lavoratore autonomo siano destinati a investimento nell’ambito della propria attività professionale e che questo a sua volta sia produttivo di reddito». Nelle motivazioni non si accenna mai ai versamenti.

L’obbligo di fatturazione tra privati

Poiché si fa riferimento solo ai prelievi, la Cassazione ha dedotto che la presunzione di evasione possa sussistere, tuttavia, per i versamenti visto che il riferimento non è esplicito. Ora, a parte il fatto che il Sid (Sistema interscambio dati) dell’Agenzia delle Entrate è già in grado di verificare al millimetro le posizioni bancarie di ogni singolo contribuente e, quindi, la sentenza non fa altro che rafforzare la potenza di fuoco dell’istituto guidato da Ernesto Maria Ruffini anche in sede di contenzioso. Ora che con la legge di bilancio 2018 arriva anche l’estensione dell’obbligo di fatturazione elettronica tra privati e autonomi e professionisti saranno obbligati a trasmettere telematicamente l’andamento in tempo reale dei ricavi, le incongruenz

martedì 15 agosto 2017

L'abusivismo secondo Di Maio

Il M5s colleziona nicchie complottiste: dagli antivaccinisti agli abusivi di necessità. Per l’aspirante premier costruire case senza autorizzazione è una risposta allo stato puzzone
L'abusivismo secondo Di Maio
Luigi Di Maio (foto LaPresse)
Roma. Il M5s colleziona nicchie complottiste per la propria campagna elettorale permanente. Antivaccinisti, sciechimisti, spacciatori di ossessioni quotidiane contro il Potere. Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, aggiunge al mazzo anche i poveri abusivi edilizi vessati dalla politica. Le nicchie sono utili, lo spiegava già Chris Anderson riferendosi alla tecnologia nel suo “La coda lunga” (Codice Edizioni) e possono garantire un certo successo. Applicate al mercato delle vacche della politica lo sono altrettanto; ci sono piccole patrie da tutelare, interessi locali, micronotabili da titillare. Il M5s ha deciso, con l’avvicinarsi delle elezioni regionali in Sicilia e con le elezioni politiche, di farsi portavoce, rappresentante sindacale e referente politico di rumorose minoranze, escluse a loro dire dalla società per colpa della solita politica. Dai no vax a quelli che praticano, secondo l’ardita definizione di Giancarlo Cancelleri, candidato del Movimento alle regionali siciliane, l’“abusivismo di necessità”. Gli elettori che il M5s cerca di attirare sembrano usciti dal film “Caterina va in città” di Paolo Virzì: tanti Giancarlo Iacovoni, scrittori falliti e rancorosi, che berciano contro il Grande Complotto, “Non vorrei che in qualche misura in questo paese… ci fosse spazio soltanto, a chi appartiene a certe conventicole!”, e che alla fine, dopo aver provato a entrarvi in ogni modo senza successo, si fanno anch’essi conventicola. Sicché, dice Di Maio in un’intervista a Repubblica, “non puoi voltare le spalle a quei cittadini che oggi si ritrovano con una casa abusiva a causa di una politica che per anni non ha fatto il suo dovere” (ma, se l’avesse detto uno del Pd, Di Maio non avrebbe gridato al voto di scambio?). L’espressione chiave, naturalmente, è il “si ritrovano”. I poveri abusivi infatti hanno una casa abusiva a loro insaputa e la colpa è dei partiti e della politica. E la politica è così cattiva che i poveri abusivi sono costretti ad aumentare anno dopo anno, come certifica il rapporto Bes 2016 dell’Istat.

“Si stima – scrivono gli autori del rapporto Bes, Benessere equo e sostenibile – che nel 2015 siano state realizzate quasi 20 costruzioni abusive ogni 100 autorizzate, contro le 17,6 dell’anno precedente e le 9,3 del 2008. Questo significa che una quota rilevante e crescente dell’attività edilizia, e dunque del processo di urbanizzazione, si svolge senza controllo, producendo degrado del paesaggio e rischio ambientale”. E dov’è che sono in aumento le costruzioni abusive? Che domande, nel Mezzogiorno. “Dal 2008 in poi […] si assiste a un brusco ridimensionamento della produzione edilizia. La flessione più contenuta della componente illegale del flusso ha determinato tuttavia un rialzo generalizzato degli indici di abusivismo, particolarmente marcato nel Mezzogiorno, dove i valori erano già molto elevati prima della crisi. In particolare, in Campania, Calabria e Sicilia (dove già nel triennio 2012-2014 il numero degli edifici costruiti illegalmente è stimato in proporzioni variabili fra il 45 e il 60 per cento di quelli autorizzati), nel 2015 la quota sale ancora raggiungendo in Calabria il 61,8 per cento e in Campania il valore massimo di 63,3 per cento (in entrambi i casi con progressioni superiori agli 11 punti percentuali in un solo anno). In tutte le altre regioni del Mezzogiorno, il numero degli edifici costruiti abusivamente supera il 30 per cento della produzione legale”. E i poveri abusivi si sono ritrovati qualche piccola correzione alle loro case nell’entroterra siciliano? Certo che no. Secondo un’inchiesta dello Spiegel dell’agosto 2016, in Sicilia sono stati costruiti 770 mila edifici, dalla metà degli anni Settanta, senza alcuna autorizzazione e dal 2009 sarebbero sorte 22.000 nuove case abusive “lungo le coste più belle, addirittura tra le antiche colonne greche della Valle dei Templi”.

Insomma, l’abusivismo è una virtù, anzi, una necessità. L’unica risposta alle conventicole dello stato è quella degli Iacovoni. Quindi perché fermarsi all’abusivismo edilizio? Marco Taradash propone vari stati di necessità da tutelare e da liberalizzare: l’evasione fiscale di necessità, il mancato pagamento della RCA di necessità, il mancato pagamento delle multe di necessità e, perché no, la più importante di tutte: la corruzione di necessità. Se io corrompo o sono corrotto lo faccio non perché io sia veramente cattivo nell’animo; è che quei soldi mi servono necessariamente. C’è un potenziale enorme per un partito che voglia difendere i cittadini nel pieno diritto della propria libertà di parcheggiare in terza fila, insozzare le città (Roma ne è un esempio diremmo costituzionale) e per costruire qualche villetta un po’ dove ci pare. Nel quotidiano scontro fra il Palazzo e la gggente, laddove da una parte c’è la comunità politica e dall’altra i cittadini, si capisce, grazie a Di Maio, che la casta puzzona ha trovato un temibile avversario: la società incivile.

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...