Visco accende le code di paglia. I Rigidi a guardia del lavoro che non c’è
Pubblicato il 28 marzo 2014 15.50 | Ultimo aggiornamento: 28 marzo 2014 16.25
ROMA – Andatelo a chiedere a uno che ha di età tra i trenta e i quaranta anni, andategli a chiedere se gli cambia la vita in meglio o in peggio il contratto a tempo determinato lungo tre anni invece di uno e senza interruzioni tra un rinnovo e l’altro. Andateci, magari ci andassero a chiederlo, a porla questa domanda i vari Cesare Damiano e Stefano Fassino che il decreto che porta quel contratto lo stanno boicottando in Parlamento. E magari ci andasseSusanna Camusso a cui il contratto di tre anni invece che uno fa orrore.
Cgil e un bel pezzo di Pd, quello dei molti Damiano e Fassina, vogliono il contratto a tempo indeterminato. Sono dalla parte dei lavoratori perbacco! Certo, non ce dubbio che lo siano. Però non c’è dubbio neanche sul fatto che siano dalla parte del 30 per cento dei lavoratori assunti negli ultimi anni. Il 30 per cento assunto a tempo indeterminato. Il restante settanta per cento è entrato e sta lavorando con un contratto a tempo. Questi sette lavoratori su dieci stanno meglio o peggio, la vita gli cambia in meglio o in peggio con il contratto per tre anni invece che uno e senza interruzioni ai rinnovi? Andate a chiederlo a chi ce l’ha o sta per averlo un contratto a tempo e vedrete come vi risponde. Ma i Damiano, i Fassina e le Camusso cercano, fortemente cercano di limitare il danno: contratto a tempo lungo due anni invece che tre e qualche interruzione tra i rinnovi. Andatelo a chiedere ai giovani con contratto a tempo qual è il danno, lavorare senza pause per uno, per due o per tre anni? Con o senza l’andare a pietire, l’attendere con ansia la finzione della “causale” ad ogni rinnovo? Con o senza l’interruzione, la pausa, anche dello stipendio?
Poche ore fa il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco in una delle tante relazioni sullo stato della crisi italiana ha detto quel che tutti possono dirsi e si dicono, quel che è ovvio e accertato: siamo un paese immobile e fermo. Si può dire, ma guai fare nomi e cognomi. No, questo non non si può fare. Che mai ha detto Visco? Ecco, letteralmente: “Ci sono rigidità legislative, burocratiche, corporative, imprenditoriali, sindacali”. E che sarà mai, forse che non è nozione comune che il Parlamento è lento e rigido come lo è la Pubblica Amministrazione, anzi di più? E rigide e immobili sono le corporazioni cui più o meno tutti in Italia sono di fatto iscritti, anzi militanti. E rigido è il sistema imprenditoriale, come dimostra la struttura delle imprese. E rigida è la cultura e la prassi sindacale, il cui comandamento primo e quasi unico è: non toccare nulla, giù le mani da quel che c’è. Visco ha detto l’ovvio e il risaputo ma ha acceso le ode di paglia.
La più infiammabile di tutte è quella dei sindacati e infatti Bonanni della Cisl ha detto che Visco “parla a vanvera” e Camusso della Cgil ha detto che Visco sforna “ricette antiche e già perdenti” (la frase piace alla Camusso, la applica a qualunque cosa non sia la proposta di un tavolo permanente con i sindacati). Perché si è accesa la coda di paglia? Perché Visco ha detto quel che i Rigidi, la Grande Guardia del lavoro che non c’è, non vogliono sentire. Né i partiti politici, né la Pubblica Amministrazione alta e bassa, né le corporazioni professionali e di mestiere, né l’imprenditoria e men che mai i sindacati possono ammettere che dica chiaro. Cosa? Che non c’è “incremento della spesa pubblica” e neanche “riavvio del credito” che possono da soli ricreare lavoro e reddito.
Leva ai Rigidi, alla Grande Guardia l’aumento della spesa pubblica e riavvio dei crediti bancari e hai tolto loro l’ossigeno, la ragione di vita. Togliere ai partiti che chiedono voti e ai sindacati l’aumento della spesa pubblica? Pazzia! Togliere a imprenditori e corporazioni la grande esimente del credit crunch? Blasfemia! Ma che vogliamo fare, vogliamo togliere al paese tutto i suoi grandi alibi? Quel provocatore di Visco se ne va in giro a dire che il problema è la “produttività”. Cioè che facciamo esile e stentata impresa e sbagliata e penalizzante organizzazione del lavoro. Ma non lo sa Visco che, come dice Grillo, è tutta colpa delle banche e dell’Europa? Che c’entra come facciamo impresa e come lavoriamo? Non lo sa Visco che, come dice la sinistra Pd e anche Vendola e anche la Cgil e, se per questo anche Forza Italia, è tutta colpa dell’Europa sbagliata? Che c’entriamo noi, che c’entra l’Italia? Basta correggere l’Europa, è lei quella da correggere, mica noi.
Non lo sa Visco che…” a noi ci ha rovinato la crisi, noi dovevamo stare distesi”. L’Italia più o meno tutta perfetta nella parte che fu di Alberto Sordi che davanti al pretore argomentava la sua innocenza-estraneità con l’argomento appunto ” a me m’ha rovinato la malattia, io dovevo ‘sta a Londra”. E’ un blocco enorme quello dei Rigidi, un blocco sociale vastissimo e storicamente radicato. Il più forte in Italia, una montagna. Anzi una catena di montagne fatta di varie e diverse cime. Cima Lega estrema destra, Cima Berlusconi populista, Cima M5S altopiano della grande e bella ignoranza, Cima sinistra detta anche del “come stamo, stamo e guai e chi cambia, Cima, anzi Cresta della mille colline dell’anti Stato. I Rigidi sono i più forti, con loro si vince, un posto da disoccupati.