sabato 15 novembre 2014

Una vera vergogna. Fanno scendere in piazza pensionati e disperati per difendere i propri privilegi.

Altro che lavoratori: sindacalisti in sciopero ma a stipendio pieno

Sugli 80 euro Landini ironizza ma fa autogol: lotta col portafogli altrui

Lo sciopero è un sacrificio. Grande per i lavoratori che si ritrovano in busta paga una trattenuta pari a una giornata. Medio per le aziende che lo subiscono (con i tempi che corrono, tra consumi al palo e costo del lavoro che non cala, un giorno con le macchine ferme può diventare un mezzo guadagno). 
Nullo per i sindacalisti, che non rischiano niente.
Per un dipendente tipico di un'azienda, ma anche della pubblica amministrazione, si va dai 30 ai 100 euro in meno per una giornata intera di sciopero. Biglietto salato per l'esercizio di un diritto che dovrebbe, anche per questo, essere esercitato con parsimonia. Alla manifestazione di ieri, Maurizio Landini ha dato la sua versione: «Vogliamo che gli 80 euro di Renzi vengano estesi a tutti, ma lo ringraziamo perché ci servono a scioperare contro di lui. Le persone che hanno scioperato oggi hanno rinunciato allo stipendio, lo sciopero costa e noi difendiamo anche i diritti di quelli che non scioperano».
Un mezzo autogol quello del segretario della Fiom. Intanto ha ricordato ai lavoratori attivi (pochi) della manifestazione di Milano che con un paio di scioperi si consuma il bonus in busta paga, con tre un ottimo aumento di un contratto di categoria. Lo sciopero del 5 dicembre proclamato dalla Cgil, ribattezzato «del Ponte» (dell'Immacolata) potrebbe costare quanto una gita fuoriporta. Le continue astensioni dal lavoro della Fiom durante le trattative per i contratti, un mezzo patrimonio.
A qualcuno potrebbe essere venuto il sospetto che il gioco non valga la candela, che il mezzo sia un po' troppo oneroso rispetto al fine. Oppure la curiosità di vedere se c'è qualcuno che non paga le giornate di scioperi. Esclusi i dipendenti delle aziende che volontariamente non sottraggono la giornata lavorativa al dipendente (nessuna a memoria di cronista), restano proprio loro, i sindacalisti. O meglio, chi svolge attività sindacale ed è dipendente dello stesso sindacato con regolare busta paga, magari in aspettativa.
Una legge, chiaramente, non c'è, ma la prassi è chiara. «Non c'è la trattenuta, anche perché per un sindacalista il giorno di sciopero è un giorno di lavoro, doppio se si vuole», spiega un esponente delle tute blu Cgil. Ma così chi ha in mano le leve per decidere la forma di protesta più forte, non subisce personalmente le conseguenze della sua scelta, si potrebbe obiettare. C'è la responsabilità politica, non la condivisione del rischio con i lavoratori. Stessa prassi anche in Cisl e Uil.
A un automatismo responsabilizzante, i sindacati preferiscono la beneficenza. Succede infatti che una sigla dia indicazione ai proprio dipendenti di rinunciare a una giornata di lavoro in occasione di proteste o iniziative di solidarietà. C'è traccia di questa scelta nelle buste paga dello stesso Maurizio Landini. In quelle di ottobre e novembre c'è una giornata lavorativa sottratta allo stipendio per l'iniziativa «Io voglio la Fiom in Fiat», per 33 euro e 60 al mese. Era una sottoscrizione avviata dalle stesse tute blu della Cgil per sostenere i dipendenti Fiat, iscritti alla Fiom, in sciopero contro l'esclusione dello stesso sindacato dal tavolo delle trattative. Non una trattenuta da sciopero, insomma, ma una sottoscrizione. Nelle altre buste paga del leader più antagonista del mercato non c'è traccia di trattenute da sciopero.
Nemmeno un euro sottratto dalla busta paga di novembre, quando i sindacati fecero cinque ore di astensione del lavoro in tutto il Paese contro la legge di Stabilità del governo Letta. Niente durante le numerose astensioni dal lavoro nelle vertenze delle singole aziende, decisi dal sindacato Cgil. Certo, lo stipendio di Landini non è altissimo, intorno ai 2.200 euro al mese, ma è più alto di quello dei lavoratori che la sua sigla ha chiamato a scioperare per ben due volte nel prossimo mese. Ieri e per il ponte dell'Immacolata. Abbastanza per bruciare il bonus di Renzi

Gli affari del sindacato non scioperano mai.

Gli affari del sindacato non scioperano mai
Informatica, polizze, editoria e formazione
Ancora troppe le attività economiche delle sigle


di Stefano Sansonetti
Chissà, forse parlare di discontinuità è un po’ esagerato. Ma quello che è accaduto negli  ultimi tempi, con Cisl e Uil che hanno provveduto a sostituire i loro vertici, potrebbe rivelarsi un segnale di cambiamento per il mondo sindacale, seppur ancora timido. Un segnale provocato anche dalle critiche relative alle troppe attività economiche ancora svolte dalle confederazioni. Interessi incredibilmente eterogenei, che spesso hanno poco a che vedere con la tutela dei lavoratori ma che potrebbero avere molto a che fare con le recenti rivoluzioni ai vertici di Cisl e Uil, in particolare con l’uscita dei precedenti segretari generali Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, da troppo anni imbullonati alle loro seggiole. Forse è presto per fare previsioni su un cambio di atteggiamento generale. Ma le polemiche nate sulle troppe attività collaterali sviluppate in questi anni dalle sigle potrebbero aver dato una scossa. Anche se non dappertutto.
IL PERIMETRO. La Cgil di Susanna Camusso, per esempio, al marzo dell’anno scorso risultava controllare su tutto il territorio nazionale 38 società di gestione di Caf (centri di assistenza fiscale) che avevano raggiunto un fatturato complessivo di 137 milioni di euro. In più il sindacato della Camusso controlla anche Ediesse, una casa editrice che pubblica, tra gli altri, testi di politici ed ex sindacalisti come Enrico LettaCesare Damiano e Guglielmo Epifani. A tutto questo si aggiunga che nel poliedrico mondo della Cgil rientra anche l’Ecap, una fondazione svizzera nata all’epoca per aiutare i lavoratori italiani approdati nel paese. Ancora oggi la fondazione, che è senza scopo di lucro e che investe i suoi utili nell’attività, si occupa di formazione. Il tutto incassando un bel po’ di soldi. Dal bilancio 2013 emergono introiti per 30 milioni di franchi svizzeri, di cui 10,9 dai corsi e 18 dalle sovvenzioni (anche di enti pubblici). A marzo 2013, inoltre, Ecap risultava pure aver fondato una società di consulenza, la Ecap consulenze srl di Como. E per finire, come curiosità, si consideri che la Cgil conserva a livello centrale e territoriale un autentico scrigno di opere d’arte: 252 pezzi di 164 autori, tra cui gli esponenti della corrente del realismo sociale (soprattutto Renato Guttuso e Giuseppe Migneco). E’ appena il caso di ricordare come, al recente congresso Cgil, la situazione del sindacato sia stata pesantemente criticata dal leader della Fiom, Maurizio Landini, con le seguenti parole: “Siamo davanti a un terremoto. Il problema non è la casa o il condominio ma se siamo in grado di costruire una casa di vetro trasparente di bilanci, spese, decisioni con un codice etico che ricostruisca comportamenti morali”.
GLI ALTRI. Naturalmente un discorso simile vale per le altre sigle. La Cisl, al cui vertice è recentemente salita Annamaria Furlan, è al centro di un mondo di cui fa innanzitutto parte Eustema (partecipata per il tramite di Finlavoro), una società informatica che vince appalti a tutto spiano con gli enti previdenziali. Da ultimo si è aggiudicata in raggruppamento con altre due aziende un lotto da 22 milioni di euro per la gestione del sistema informativo Inps che si occupa dei dipendenti pubblici. Nel 2013 la società ha chiuso con un fatturato di 34 milioni e utili per 476 mila euro. Anche nel sindacato di via Po c’è poi una società editrice, la Edizioni Lavoro. Ma spunta pure la Marte srl, una società di brokeraggio assicurativo partecipata al 50% che ha chiuso il 2013 con un fatturato di 2,2 milioni. Dalla Uil, infine, è appena uscito Angeletti per far spazio al nuovo segretario generale Carmelo Barbagallo. Ma nel sindacato il ruolo più importante continua a essere rivestito dal tesoriere, Rocco Caranante, 73 anni. Il quale non solo siede nei cda di gran parte delle società controllate dalla Uil come Laborfin (attività assicurativa) o Uil Labor (attività immobiliare), ma sta anche nei cda di Unipol e Unisalute (sempre rientrante nel gruppo Unipol). Ed è appena il caso di far notare come la Uil abbia diverse convenzioni con la compagnia assicurativa bolognese.  Insomma, interessi ancora troppo intrecciati. Ma qualcuno comincia a farlo notare.
Twitter: @SSansonetti

Chiamano i lavoratori in piazza a scioperare. Per chi? per i loro privilegi. I sindacati una vera e potente casta. Leggete quanto guadagnano questi nullafacenti che passa il tempo a fare cortei e convegni. tutto questo mentre l'Italia affonda e questi mediocri e incapaci e ignoranti guadagnano 10 volte la paga di un dirigente scolastico e 15 volte la paga di un dicente e 30 volte la paga di un bidello. Mandiamoli a casa a calci nel sedere a questi corrotti.


CASTA 

Uil, segretari pensionati

Su 7 dirigenti, compreso Barbagallo, più della metà percepisce un assegno previdenziale. Oltre all'indennità. La doppia entrata dei vertici del sindacato.

12 Novembre 2014

La classe dirigente italiana è vecchia? No, proprio pensionata. E vale soprattutto per il sindacato. Per accorgersene basta scorrere il sito della Uil alla voce «chi siamo».
Carmelo Barbagallo
, neo-segretario generale, 67 anni. Antonio Foccillo, segretario confederale, 64 anni in Uil dal 1979. Guglielmo Loy, segretario confederale, 58 anni. Carlo Fiordaliso, segretario confederale, 72 anni.
Rocco Carannante, tesoriere (nel board Unipol: come consigliere d'amministrazione nel 2012 ha percepito un compenso di 127.500 euro, secondo il bilancio della banca), 73 anni.
Paolo Carcassi, segretario confederale in Uil dal 2006. E Domenico Proietti, segretario confederale, che - a quanto riusciamo ad apprendere - non è ancora arrivato all'età della pensione.
LA CARICA DEI PENSIONATI. A conti fatti, su sette componenti della segreteria nazionale dell'Unione italiana del lavoro, almeno cinque percepiscono un assegno previdenziale. Da dirigente sindacale e secondo il regime retributivo.
A confermarlo a Lettera43.it è lo stesso tesoriere Carannante. «Chi ha la pensione», spiega, «esercita un suo diritto. E poi c'è l'integrazione dell'indennità».
Alla cifra, tenuta rigorosamente segreta «per motivi di privacy» - Carannante purtroppo non ha potuto svelare le cifre perché si trovava «fuori ufficio e in procinto di entrare in riunione» - si va quindi ad aggiungere un compenso altrettanto top secret. Sarebbero dunque due le entrate su cui possono contare i rappresentanti dei lavoratori: 'stipendio' e pensione.
LA LEGGE TREU 546. Il nodo previdenziale, del resto, è molto caro alla Uil. In primo luogo resta da chiarire l'applicazione della legge Treu 546 (attualmente l'ex ministro del governo Prodi è commissario dell'Inps) datata 1996 e rispolverata recentemente da Le Iene.
Secondo la normativa, la base per il calcolo della pensione dei sindacalisti è costituita soltanto dall’ultimo stipendio ricevuto.
A un sindacalista, dunque, basta svolgere la sua attività per pochi mesi - o addirittura uno soltanto - per vedersi garantito a vita un assegno calcolato sulla base di quell'ultima busta paga (che potrebbe essere anche nominale, quindi riconosciuta ma non percepita concretamente). Dal canto suo Luigi Angeletti ha dichiarato di ignorare l'esistenza della legge e che, comunque, si tratta di «un privilegio da eliminare».
LA BATTAGLIA DI BARBAGALLO. Anche il suo successore Barbagallo ha dimostrato di avere il nodo pensioni particolarmente a cuore.
Lo scorso 8 ottobre aveva infatti sfidato Matteo Renzi sull'estensione del bonus degli 80 euro ai pensionati. «Sono loro il vero ammortizzatore sociale delle famiglie italiane», aveva commentato l'allora segretario aggiunto, «dove c’è un disoccupato, un cassintegrato, un giovane in cerca di lavoro. Sono i pensionati a fare da vero ammortizzatore sociale, e se non hanno la rivalutazione delle pensioni, gli sgravi fiscali, non reggono nel contesto sociale».
FLESSIBILITÀ IN USCITA AGLI ANZIANI. Il neo-segretario aveva poi aggiunto: «I giovani non fanno più figli perché non hanno un futuro e gli anziani vengono considerati un peso. Bisogna cambiare verso alla nostra società, come dice Renzi. Dare stabilità ai giovani e flessibilità in uscita agli anziani così da renderli ancora utili alla società: quando non si può fare più il lavoro che si svolgeva per problemi fisici, bisogna cominciare a pensare come utilizzarli, visto che avranno una pensione da fame, quindi non solo essere utili al Paese ma anche a se stessi»
Evidentemente non parlava di se stesso il segretario-pensionato Barbagallo. Visto che in Uil pare che abbiano risolto l'annoso problema del ricollocamento alla perfezione.

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...