Grillo cade nella trappola mediatica
di Marco Travaglio(20 dicembre 2012)
Grillo & Casaleggio sono due maghi della comunicazione. Eppure, proprio su quel terreno, stanno infilando una serie di errori marchiani che potrebbero costare caro al Movimento 5 Stelle. Errori che, paradossalmente, derivano da un'eccessiva sudditanza ai giornali e alle tv, cioè ai media che i due pasdaràn della Rete dicono di aborrire.
DA MESI STAMPA E TV sono in perenne caccia di "grillini" dissidenti a cui strappare qualche critica ai due leader-fondatori. Solo così si spiega l'ascesa nel firmamento mediatico di tali Valentino Tavolazzi, Giovanni Favia e Federica Salsi. Il primo è l'ex city manager di Ferrara che per anni fece fortuna col suo movimento (5Stelle non esisteva) anche grazie all'appoggio personale del suo amico Grillo, il quale poi decise, per una divergenza di vedute tutta politica, di negargli l'uso del suo simbolo. Favia è un consigliere regionale al secondo (e ultimo) mandato, che criticò Casaleggio in un fuorionda a Piazza Pulita. La Salsi è la consigliera comunale finita nel mirino di Grillo per essersi accomodata nel salotto di Ballarò.
Da mesi il terzetto è vezzeggiatissimo dai media e si è conquistato la ribalta nazionale per il solo fatto di polemizzare con i vertici del movimento. A furia di sentirne parlare, la gente s'era fatta l'idea che i tre fossero stati vittima di una gigantesca purga staliniana. In realtà Tavolazzi non è mai stato espulso perchè non è mai stato iscritto; Favia e Salsi sono stati espulsi soltanto la scorsa settimana, dopo le ennesime polemiche. Fino ad allora Grillo aveva espulso un solo iscritto, eletto consigliere comunale per la terza volta in un paesino del Piemonte in palese violazione di una regola interna.
Ora, se un consigliere comunale o regionale Pd, Pdl, Udc, Idv criticasse il leader del suo partito accusandolo di comandare troppo, nessuno se lo filerebbe. Trattandosi di Grillo, invece, anche il sopracciglio alzato dell'ultimo peone di periferia diventa un caso nazionale. Sul suo blog l'ex comico ha pubblicato una lista di decine fra iscritti e dirigenti del Pd espulsi per aver disobbedito agli ordini di scuderia: eppure nessuno s'è sognato di paragonare Bersani a Mussolini. In tutti i partiti del mondo le espulsioni di chi viola le regole interne sono all'ordine del giorno: le regole sono democrazia, non dittatura. E' così evidente l'uso strumentale che i partiti e la stampa al seguito han fatto di quei quattro gatti dissidenti che Grillo e Casaleggio avrebbero dovuto ignorarli, o disinnescarli con una parola sdrammatizzante o una battuta di spirito.
Invece hanno garantito loro un martirologio immeritato. Grillo, col suo "fuori dalle balle", ha trasformato in eroe persino un altro Carneade che accusava lui di ducismo e Casaleggio di volersi fregare i finanziamenti pubblici prossimi venturi. Ma qualcuno può pensare che i leader di qualunque partito si lascerebbero dare del duce e del ladro da un iscritto senza reagire? Semplicemente, se lo leverebbero "dalle balle" senza dirglielo. Stesso discorso per le "parlamentarie", indette on-line per selezionare i candidati per le prossime elezioni politiche.
E' VERO, IL MECCANISMO escogitato da Grillo e Casaleggio era macchinoso ed escludente: poteva concorrere solo chi era già stato candidato e trombato (gli eletti negli enti locali devono terminare il mandato) e potevano votare soltanto gli iscritti al sito. Risultato: hanno votato appena 32 mila. Ma paragonare queste cifre ai 3 milioni delle primarie del centrosinistra non ha alcun senso: il centrosinistra ha scelto il suo candidato premier fra cinque aspiranti; i 5Stelle hanno scelto i propri candidati fra 1.400 aspiranti. Vedremo se le primarie per i candidati annunciate per Capodanno dal Pd saranno davvero libere o se ?€“ com'è probabile - i capibastone sceglieranno i concorrenti e/o riserveranno qualche decina di poltrone ai propri fedelissimi. Ma soprattutto vedremo chi sceglierà i candidati del Pdl e del Terzo Polo, ben felici di tenersi il Porcellum. Per ora i 32 mila votanti di Grillo, per pochi che siano, sono sempre meglio dei nessuno degli altri.
DA MESI STAMPA E TV sono in perenne caccia di "grillini" dissidenti a cui strappare qualche critica ai due leader-fondatori. Solo così si spiega l'ascesa nel firmamento mediatico di tali Valentino Tavolazzi, Giovanni Favia e Federica Salsi. Il primo è l'ex city manager di Ferrara che per anni fece fortuna col suo movimento (5Stelle non esisteva) anche grazie all'appoggio personale del suo amico Grillo, il quale poi decise, per una divergenza di vedute tutta politica, di negargli l'uso del suo simbolo. Favia è un consigliere regionale al secondo (e ultimo) mandato, che criticò Casaleggio in un fuorionda a Piazza Pulita. La Salsi è la consigliera comunale finita nel mirino di Grillo per essersi accomodata nel salotto di Ballarò.
Da mesi il terzetto è vezzeggiatissimo dai media e si è conquistato la ribalta nazionale per il solo fatto di polemizzare con i vertici del movimento. A furia di sentirne parlare, la gente s'era fatta l'idea che i tre fossero stati vittima di una gigantesca purga staliniana. In realtà Tavolazzi non è mai stato espulso perchè non è mai stato iscritto; Favia e Salsi sono stati espulsi soltanto la scorsa settimana, dopo le ennesime polemiche. Fino ad allora Grillo aveva espulso un solo iscritto, eletto consigliere comunale per la terza volta in un paesino del Piemonte in palese violazione di una regola interna.
Ora, se un consigliere comunale o regionale Pd, Pdl, Udc, Idv criticasse il leader del suo partito accusandolo di comandare troppo, nessuno se lo filerebbe. Trattandosi di Grillo, invece, anche il sopracciglio alzato dell'ultimo peone di periferia diventa un caso nazionale. Sul suo blog l'ex comico ha pubblicato una lista di decine fra iscritti e dirigenti del Pd espulsi per aver disobbedito agli ordini di scuderia: eppure nessuno s'è sognato di paragonare Bersani a Mussolini. In tutti i partiti del mondo le espulsioni di chi viola le regole interne sono all'ordine del giorno: le regole sono democrazia, non dittatura. E' così evidente l'uso strumentale che i partiti e la stampa al seguito han fatto di quei quattro gatti dissidenti che Grillo e Casaleggio avrebbero dovuto ignorarli, o disinnescarli con una parola sdrammatizzante o una battuta di spirito.
Invece hanno garantito loro un martirologio immeritato. Grillo, col suo "fuori dalle balle", ha trasformato in eroe persino un altro Carneade che accusava lui di ducismo e Casaleggio di volersi fregare i finanziamenti pubblici prossimi venturi. Ma qualcuno può pensare che i leader di qualunque partito si lascerebbero dare del duce e del ladro da un iscritto senza reagire? Semplicemente, se lo leverebbero "dalle balle" senza dirglielo. Stesso discorso per le "parlamentarie", indette on-line per selezionare i candidati per le prossime elezioni politiche.
E' VERO, IL MECCANISMO escogitato da Grillo e Casaleggio era macchinoso ed escludente: poteva concorrere solo chi era già stato candidato e trombato (gli eletti negli enti locali devono terminare il mandato) e potevano votare soltanto gli iscritti al sito. Risultato: hanno votato appena 32 mila. Ma paragonare queste cifre ai 3 milioni delle primarie del centrosinistra non ha alcun senso: il centrosinistra ha scelto il suo candidato premier fra cinque aspiranti; i 5Stelle hanno scelto i propri candidati fra 1.400 aspiranti. Vedremo se le primarie per i candidati annunciate per Capodanno dal Pd saranno davvero libere o se ?€“ com'è probabile - i capibastone sceglieranno i concorrenti e/o riserveranno qualche decina di poltrone ai propri fedelissimi. Ma soprattutto vedremo chi sceglierà i candidati del Pdl e del Terzo Polo, ben felici di tenersi il Porcellum. Per ora i 32 mila votanti di Grillo, per pochi che siano, sono sempre meglio dei nessuno degli altri.