Le aperture al governo Renzi? Il M5S ha già sfiduciato 5 ministri
di Donato De Sena - 27/06/2014 - Prima dell'ultima richiesta di dimissioni di Alfano i pentastellati avevano già chiesto la testa di Guidi, Poletti, Lupi e Lorenzin
Avete presente il paradosso del partito che lotta per le preferenze pur essendodanneggiato dalle preferenze ad ogni tornata elettorale? Ecco, quel paradosso non è l’unico che in queste settimane e in questi giorni caratterizza ilMovimento 5 Stelle. Ad offrire un quadro di contraddizioni che spiazza un po’ tutti gli osservatori dei fatti della politica, dai semplici elettori fino ai deputati e ai senatori, è ora anche il rapporto stabilitosi tra pentastellati, governo emaggioranza che lo sostiene. I parlamentari eletti nelle liste di Beppe Grillo incontrano Renzi proponendosi come validi interlocutori per le riforme mentre continuano in Parlamento a presentare una raffica di mozioni di sfiducia contro i ministri dello stesso esecutivo con il quale si dicono intenzionati a modificare legge elettorale prima e (perchè no?) in un futuro prossimo anche la Costituzione.
5 STELLE ALL’ATTACCO DI ALFANO E LORENZIN – Ieri è stata presentata al Senato dal M5S la richiesta di dimissioni del ministro dell’Interno Angelino Alfano, appena un mese dopo una precedente mozione di sfiduciaruguardante ancora il titolare del Viminale e appena 7 giorni dopo la richiesta di dimissioni indirizzata al ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Il partito di Grillo, insomma, apre a Renzi mentre continua a sfiduciare i suoi ministri. Due negli ultimi giorni: Alfano e Lorenzin. Ben 5 da quando, lo scorso mese di febbraio, l’ex sindaco di Firenze è salito a Palazzo Chigi. Oltre ai titolari dei dicasteri di Interno e Salute i 5 Stelle hanno espressamente sottoscritto di voler mandare a casa anche i ministri di Lavoro, Sviluppo Economico e Infrastrutture. La richiesta di dimissioni per Giuliano Poletti è arrivata al Senato precisamente il 26 febbraio, stessa data di presentazione della mozione di sfiducia, sempre a Palazzo Madama, per Federica Guidi. Pochi giorni dopo, l’11 marzo, è stata la volta, ancora al Senato, di Maurizio Lupi. Dunque, complessivamente sono spuntate richieste di dimissioni per 5 ministri in 4 mesi. Una media ancora più alta ripetto a quanto accaduto durante il periodo di governo di Enrico Letta. Negli 8 mesi in cui Letta ha guidato l’esecutivo sono finiti nel mirino dei 5 Stelle ancora 5 suoi esponenti: insieme ad Alfano e alpremier, Annamaria Cancellieri, Josefa Idem (con la Lega Nord) e Nunzia De Girolamo. Insomma, una prassi consolidata. Una prassi legittima, per carità. Sono legittimi sia la critica che l’opposizione, e pure gli atti di sfiducia. Che però, bisogna sottolinearlo, suonano un po’ male se a proporli è una forza politica che prova a rassenerare la dialettica parlamentare. È un po’ come quando per scherzo si butta il sasso e si nasconde la mano. O forse no. Forse non c’è nessuno scherzo in atto e molto semplicemente i 5 Stelle hanno messo da parte i “Vaffa” senza rinunciare all’anima polemista che li ha sempre contraddistinti. In fondo il «Tutti a casa!» va sempre molto di moda e sbarazzarsene subito potrebbe essere perfino controproducente.
(Foto copertina da archivio LaPresse. Credit: Roberto Monaldo)
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