Liberi cittadini contro il regime partitocratico, i privilegi della casta sindacale della triplice, la dittatura grillina e leghista, la casta dei giornalisti
sabato 16 novembre 2013
Tutti uguali i grllini. A Roma come a Voghera. Bugiardi ed incompetenti.
Dopo tante pernacchie anticasta alla fine i grillini hanno deciso: si tengono la diaria (8.000 euro al mese)
Maggio 6, 2013 Redazione
In un referendum si oppongono alla rinuncia della diaria. Fatti tutti i conti, alla fine, i parlamentari del movimento Cinque Stelle non restituiranno nemmeno un quarto della paga
La segretaria low cost, il pasto frugale, i biglietti dei mezzi pubblici: per quanto si possa andare al risparmio, vivere ha comunque un prezzo più alto di quanto si vorrebbe. Anche di quello auspicato dai parlamentari del Movimento 5 Stelle, per i quali, in fatto di risparmi, non è più tempo di atti di coraggio. Hanno già rinunciato ai prezzi politici, ai privilegi di casta: alla buvette (con qualche eccezione), all’auto blu (eccetto chi è senza macchina) e a un bel gruzzolo (2.500 euro al mese) dello stipendio. Rinunciare alla diaria? Non esageriamo (qui il nostro Correttore di bozze li prende un po’ in giro).
8MILA EURO FANNO GOLA. Gli 8mila euro circa della diaria in aggiunta allo stipendio da parlamentare (grillino) di 2.500 euro, devono rimanere nella disponibilità dei parlamentari a 5 Stelle. Lo dicono in un referendum sulla Rete, effettuato nello scorso week end, gli stessi onorevoli e senatori grillini. Saranno dunque i singoli parlamentari a decidere se destinare i quattrini al “fondo di solidarietà” che dovrebbe costituirsi con i loro risparmi. Alla votazione referendaria hanno partecipato 132 parlamentari del movimento sul 163, e quasi la metà di questi (in maggioranza relativa), si è opposto all’obbligo di rinunciare ai benefici di Palazzo Madama e Montecitorio, come Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio avevano chiesto.
Ma sono davvero necessarie tutte quelle pernacchie anti-casta, se poi si rinuncia a nemmeno un quarto della paga?
Ma sono davvero necessarie tutte quelle pernacchie anti-casta, se poi si rinuncia a nemmeno un quarto della paga?
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Ma come i grillini partecipano alle elezioni comunali nelle quali grazie al doppio turno si conosce subito chi ha vinto e loro si astengono. Allora vogliono proprio il porcellum? Ma nel loro programma non c'era l'eliminazione del porcellum?
Legge elettorale: bocciato il doppio turno al Senato. Il M5S si astiene
La Commissione Affari Costituzionali, boccia la proposta targata PD. Decisiva l'astensione del M5S
GIACHETTI: TRE MESI BUTTATI- Il più amareggiato èRoberto Giachetti, parlamentare Pd e vice presidente della Camera, ormai al 37mo giorno di digiuno, ha perso dieci chili. Alfiere contro il Porcellum da sempre, dopo che il nulla di fatto in Commissione Affari Costituzionali del Senato, boccia l’ordine del giorno della legge elettorale di Pd, Sel e Scelta Civica che puntava al doppio turno di coalizione, si sfoga con la stampa. ” Di tutto quello che sta accadendo al Senato, non c’è nulla che non si sapesse. Si sono buttati altri 3 mesi. Tutti sanno che alla Camera vi sarebbero state le condizioni politiche e numeriche per approvare una legge elettorale che avrebbe potuto anticipare e, magari evitare, la decisione della Consulta e persino far pronunciare il Senato non sulla base di chiacchiere e pillole, ma su un testo articolato. Ma si persevera”.
HANNO SCELTO DI RESTARE FERMI- Giachetti ha soprattutto avuto parole di fuoco, contro la collega di partito Anna Finocchiaro: ” Siamo in un sistema bicamerale, però con maggioranze diverse. Sarà forse per questo che ha brigato per scippare la legge alla Camera ed avviarla al Senato, dove sapeva benissimo che non sarebbe mai partita ? …una chiara scelta politica per restare fermi ” .
M5S ASTENUTO - Oltre alle lotte intestine del Pd, il colpo di grazia alla proposta è stato dato dal Movimento Cinque Stelle. Paradossalmente tra i maggiori detrattori della attuale legge elettorale, che comunque ha premiato sostanziosamente i grillini. La proposta riceve 11 voti a favore (Pd, Sel e Sc) sui 27 della Commissione: ai 10 contrari (Pdl, Lega e Gal) si sono aggiunte le 4 astensioni decisive (al Senato valgono come un voto contrario) dei rappresentanti del M5S e del gruppo Autonomie. I parlamentari M5S spiegano su Fb , l’intento della loro bozza di riforma della legge elettorale. ” La legge elettorale la cambierà il M5S quando sarà al governo.Ogni voto un calcio in culo! Abbiamo fatto questo lavoro sapendo che non era per il Parlamento ma per noi tutti, per la rete”.
RIFORMA M5S COMPLESSA- Desta parecchi dubbi la complessità della loro bozza di riforma della legge elettorale, fondato sul METODO D’HONDT per la ripartizione che assegna più seggi ai partiti che prendono molti voti, meno a quelli che ne prendono pochi; circoscrizioni piccole, su base provinciale e, soprattutto, possibilità per l’elettore di dare la propria PREFERENZA IN POSITIVO (+1 voto) o IN NEGATIVO (-1 voto ). Nella bozza di articolato è previsto che una volta espresso il voto di lista, l’elettore può altresì escludere dalla sola lista prescelta un numero di candidati non superiore alla metà dei seggi assegnati alla circoscrizione o, nei casi di circoscrizione metropolitana, alla ripartizione in cui esercita il diritto di voto. Per esprimere l’esclusione, l’elettore traccia con la matita un segno sopra il simbolo .
FASE DI STALLO- Sul fronte della nuova legge elettorale resta dunque una fase di stallo. I partiti, su richiesta del Pd, si sono presi qualche giorno di tempo. Tutti in pausa fino a mercoledì della prossima settimana, quando in un ufficio di presidenza della commissione si decideranno le prossime tappe della riforma. Sperando che, dopo il Consiglio nazionale del Pdl, si capirà qualcosa di più sul fronte delle dinamiche interne al partito di Berlusconi. Mentre nel Pd si dovrà riflettere sull’ipotesi avanzata dal leghista Roberto Calderoli (e che avrebbe l’ok di Sel e Sc) di ripristinare come «clausola di salvaguardia» il vecchio Mattarellum.
SINDACO D’ITALIA- Sulla questione è intervenuto oggi ancheMATTEO RENZI con la propria proposta che conferma di voler presentare prima dell’8 dicembre, quando sono in programma le primarie del Pd. “ Una legge che la sera delle elezioni si sa chi ha vinto“. Si chiamerà SINDACO D’ITALIA e il motivo è facile: sarà basata sul sistema elettorale che oggi sceglie i sindaci dei capoluoghi. Nella sostanza: un sistema che dà maggioranze stabili e chiarisce da subito chi governa.
venerdì 15 novembre 2013
Mai conosciuto un ignorante ma così ignorante così ignorante come Grillo.
Grillo con le folli proposte sul debito pubblico italiano sembra voglia farci fallire
Beppe Grillo torna alla carica. Siccome l'Italia non è fallita quest'autunno, come da lui previsto (una delle tante previsioni sul fallimento del nostro Paese), ora sembra voglia far di tutto per arrivare a quel fallimento che per fortuna tarda ad arrivare.
Sulla buona percentuale dissentiamo. Circa il 60% del debito pubblico è in mano ad investitori residenti, quindi italiani, non stranieri. Chi ci rimetterebbe di più da un default (parziale/totale) sul debito sono i cittadini italiani. Ciò vuol dire non ripagare i soldi che tutti noi abbiamo prestato. In pratica, una "tassa patrimoniale criminale" in quanto non si onora un debito contratto e speso male.
Sulle proposte: dividerlo con l'Europa crediamo voglia dire una sorta di "Eurobonds", ovvero: gli altri pagano per noi. Strano che venga dagli stessi che odiano (scrivendo baggianate) il MES e tutti gli aiuti comuni della UE a cui anche l'Italia partecipa. In pratica, se gli altri han bisogno di noi assolutamente no, ma se noi abbiamo bisogno allora gli altri ci devono aiutare.
I tassi si abbassano con la fiducia e guardando a molte dichiarazioni di Grillo e company (ma non solo il M5S, sia chiaro), se non fosse per la BCE i tassi sarebbero decisamente più alti.
Allungare i tempi equivale alla prima ipotesi: fare default.
Come detto non è la prima volta che Grillo propone il "ripudio del debito", un modo più elegante di chiamare il "fallimento dell'Italia". Sembra che lo voglia a tutti i costi. Peccato che quei costi sarebbero altissimi. Se proprio i grillini vogliono il default,perchè prima non se lo comprano tutto loro?
"Noi vogliamo rinegoziare tutti i trattati che ci stritolano. Noi non possiamo fallire perchè una buona percentuale del debito è in mano alle banche straniere. Così ci tengono per la gola. Non ci fanno fallire ma ci tengono per la gola. No invece diremo che questo debito non lo vogliamo più. Lo rinegoziamo: o ce lo dividiamo con tutta l’Europa, o abbassate i tassi, o allungate i tempi."Queste le dichiarazioni del Grillo.
Sulla buona percentuale dissentiamo. Circa il 60% del debito pubblico è in mano ad investitori residenti, quindi italiani, non stranieri. Chi ci rimetterebbe di più da un default (parziale/totale) sul debito sono i cittadini italiani. Ciò vuol dire non ripagare i soldi che tutti noi abbiamo prestato. In pratica, una "tassa patrimoniale criminale" in quanto non si onora un debito contratto e speso male.
Sulle proposte: dividerlo con l'Europa crediamo voglia dire una sorta di "Eurobonds", ovvero: gli altri pagano per noi. Strano che venga dagli stessi che odiano (scrivendo baggianate) il MES e tutti gli aiuti comuni della UE a cui anche l'Italia partecipa. In pratica, se gli altri han bisogno di noi assolutamente no, ma se noi abbiamo bisogno allora gli altri ci devono aiutare.
I tassi si abbassano con la fiducia e guardando a molte dichiarazioni di Grillo e company (ma non solo il M5S, sia chiaro), se non fosse per la BCE i tassi sarebbero decisamente più alti.
Allungare i tempi equivale alla prima ipotesi: fare default.
Come detto non è la prima volta che Grillo propone il "ripudio del debito", un modo più elegante di chiamare il "fallimento dell'Italia". Sembra che lo voglia a tutti i costi. Peccato che quei costi sarebbero altissimi. Se proprio i grillini vogliono il default,perchè prima non se lo comprano tutto loro?
Incapaci, incompetenti, ignoranti, talebani, racconta balle, poveri frustrati, saputelli presuntuosi inconsapevoli della loro ignoranza. Basta?
Giulia Sarti (M5s), gaffe su Facebook: 5000 euro per tutti i pensionati. Ma la riforma costa come tutto il Pil
Pubblicato: 14/11/2013 21:36 CET | Aggiornato: 15/11/2013 20:21 CET
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"Possiamo dire che siamo governati da un branco di ANALFABETI e FESSINI?". Comincia così il post su Facebook della deputata M5s Giulia Sarti. Che ha proposto una riforma un po' spericolata del sistema pensionistico.
"In Italia - scrive la Sarti - abbiamo 23.431.319 pensionati, i quali percepiscono complessivamente € 270.469.483.350. Se noi garantiamo - prosegue la Sarti - a tutti i pensionati 5000 euro al mese ci rimangono €153.312.888.350. Domanda: quanti redditi di cittadinanza possiamo garantire sapendo che la nostra proposta vale circa 30 miliardi?"
Calcolatrice alla mano, i conti non tornano. Ed erogare 5000 euro al mese a tutti i pensionati - 60 mila euro all'anno - vorrebbe dire spendere la cifra record di 1.405.879.140.000 euro. 1400 miliardi: poco meno dei 1600 miliardi di euro dell'intero prodotto interno lordo nazionale. Abbastanza, insomma, per mandare in bancarotta il Paese in tempi rapidissimi.
A trarre in inganno la deputata forse la confusione tra importo medio annuo (l'ultima voce in basso a destra della tabella pubblicata sotto) e mensile, come forse inizialmente ipotizzato. Un'ora dopo la pubblicazione, la deputata ha quindi rimosso il proprio post.
AGGIORNAMENTO DELLE 20.13 "ll post a cui avete dato risalto non è opera mia". Giulia Sarti, contattando direttamente L'Huffpost, fa sapere di non essere responsabile del post pubblicato sul suo profilo pubblico. Diamo conto della sua posizione segnalando che la stessa pagina da questa mattina risulta cancellata. (f.b.)
Prima avevamo una certezza: dovevamo mantenere i politici romani. Adesso abbiamo più certezze: dobbiamo mantenere i politici delle regioni. E non parliamo dei sindacati. E non parliamo della Cisl.
Le regioni a delinquere, 280 consiglieri inquisiti per peculato: record europeo
Pubblicato il 15 novembre 2013 14.46 | Ultimo aggiornamento: 15 novembre 2013 14.46
di Emiliano Condò
ROMA – Le regioni “a delinquere”: in Italia indagati per peculato 280 tra consiglieri e assessori regionali. 280 su un totale di 1356, ovvero più di uno su cinque. E’ un record europeo certamente, e verosimilmente è anche record mondiale.
Un malcostume che non ha una connotazione precisa: sotto inchiesta c’è almeno un parlamento regionale su due e la popolazione degli indagati è distribuita in modo abbastanza uniforme tra Nord, Centro e Sud: di consiglieri indagati per peculato ce ne sono al momento 62 in Lombardia, 20 in Friuli, 10 in Lazio, 13 in Calabria, 53 in Campania. In quest’ultima se non ci si limita al peculato il numero di consiglieri indagati sale a 60.
E il rischio è che sia davvero la punta dell’iceberg. Perché tutto emerge da indagini della Guardia di Finanza che ha sequestrato faldoni in genere relativi solo agli ultimi anni. Visto quello che emerge è fatale che le Fiamme Gialle decidano di andare anche indietro nel tempo. Con una precisazione: trovare irregolarità nel passato sarà più difficile e non perché l’inclinazione al peculato sia fatto recente, anzi. E’ solo un problema di leggi: la stretta regolamentare sui rendiconti dei Consigli regionali è arrivata solo quest’anno. In passato, quindi, il margine di manovra per consiglieri e affini è assai più vasto.
I dati disponibili, per quanto parziali, bastano però a dare un’idea del fenomeno. Basti un esempio, quello del Piemonte, e un arco temporale relativamente ridotto, il quinquennio 2008-2013. Il risultato è di 52 indagati e 1,3 milioni di spese che risultano irregolari alla Guardia di Finanza. Ai consiglieri indagati (e anche a qualche ex), quindi, sono stati concessi 90 giorni di tempo per consegnare documentazione e note spese alla Corte dei Conti.
Ma non c’è di certo di mezzo solo il Piemonte. Che dire delle altre Regioni? Un elenco sintetico e efficace lo fasul Sole 24 Ore Francesco De Remigis:
Per l’inchiesta-bis sui fondi ai gruppi in Regione Sardegna, dove due consiglieri sono già agli arresti, 33 dovranno presentarsi davanti al giudice. L’accusa di peculato, insieme a quella per truffa e concussione, ha portato in carcere anche l’assessore alla Cultura in Abruzzo. Altri 4 consiglieri accusati di rimborsi illeciti in Basilicata, con due assessori e un consigliere ai domiciliari.In Liguria sono saliti a 11 i consiglieri coinvolti nel caso “spese pazze”, con Rosario Monteleone (Udc), presidente del consiglio regionale ligure, dimessosi nei giorni scorsi. Rischiano i politici molisani. La procura di Campobasso avrebbe pronti gli avvisi di garanzia per alcuni consiglieri in carica tra il 2009 e il 2012. Lo scandalo del night club romano frequentato da uno da uno di loro nel 2012, rimborsato con fondi pubblici, sarebbe solo uno degli utilizzi impropri dei fondi. Mentre i 9 capigruppo dellaRegione Emilia Romagna, tutti sotto inchiesta, incluso il rappresentante dei Cinque Stelle, devono chiarire le 35 mila voci di spesa che hanno permesso di spendere 3 milioni di euro in 19 mesi. Le ipotesi di peculato in Sicilia finora sono senza indagati. Proseguono le indagini conoscitive nelle Marche e in Umbria.
E come può cambiare qualcosa una pèersona che non ha mai cambiato niente se non il suo conto in banca?
Roberto Faenza: "Silvio Berlusconi? Non cambierà nulla, pensa solo ai suoi interessi"
Barbara Tomasino, L'Huffington Post | Pubblicato: 15/11/2013 20:59 CET | Aggiornato: 15/11/2013 21:08 CET
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“Penso che Berlusconi farà soprattutto attenzione ai propri interessi e quindi prenderà una decisione in tal senso, cercando di non creare problemi alle sue aziende. Non so se ci sarà la scissione, non penso sia importante, tanto non credo che il governo cadrà, perché se dovesse cadere per Berlusconi sarebbe un danno…magari ci sarà un rimpasto. In questo paese siamo come ai tempi dei Viceré: non ci sarà mai una scossa così tragica da risultare epocale, è un paese che va avanti con l’olio, tutto viene mediato, la destre diventa sinistra e viceversa. Non succederà nulla, anche se cadrà il governo dopo due giorni ne faranno un altro simile”. Il regista Roberto Faenza risponde alle domande dell’Huffpost alla vigilia del Consiglio Nazionale del Pdl, un momento cruciale per il partito dell’ex-premier che rischia la scissione. Faenza, nel 2011, ha girato una sorta di autobiografia non autorizzata di Berlusconi intitolata Silvio Forever, scritta da Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella.
Quando gli chiediamo di dare uno sguardo anche dall’altra parte, in casa Pd, le cose non sembrano andare molto meglio…”Io non vorrei essere Renzi in questo momento, se verrà eletto avrà il 50% del partito contro. La sua unica salvezza sarebbe andare immediatamente al governo, ma non sarà così facile. Trovarsi dentro ad un partito che gli è fondamentalmente ostile, anche se lo lascerà vincere le primarie, sarà un bel problema”.
In questi giorni il cineasta torinese è stato impegnato come giurato per le opere prime e seconde al Festival del Cinema di Roma ed è stato coinvolto in un’interessante iniziativa rivolta ai giovani registi intitolata Cupidity, presentata ieri allo Spazio Auditorium Arte - Rai Movie.
In cosa consiste Cupidity?
L’iniziativa nasce dalla multinazionale Unilever che ha cominciato a produrre dei cortometraggi un paio d’anni fa, l’edizione passata ad esempio è stata affidata alla società di produzione di Ridley Scott. Lo scopo è quello di alimentare la creatività e lanciare nuovi giovani registi e ovviamente farsi pubblicità. Quest’anno hanno deciso di proporre la stessa iniziativa anche in Italia e mi hanno contattato, per me è una cosa molto interessante visto il lavoro che faccio alla Sapienza con il portale Cinemonitor…è un modo per far emergere nuovi talenti. Proprio in questi giorni abbiamo elaborato alla Sapienza un dato molto curioso: sparse per il paese ci sono ben 858 rassegne cinematografiche, mentre gli aspiranti registi sono circa 25.200. Io chiamo questa enorme massa di creatività “popolo senza terra”, nel senso che non c’è un luogo dove questi aspiranti filmmaker possano ospitare la loro creatività perché queste rassegna sono per lo più molto piccole e servono a poco. Se fossimo in un paese con una vera televisione pubblica, gran parte di questo popolo troverebbe spazio lì, come succede in Francia, Germania e soprattutto in America. Purtroppo noi abbiamo una televisione, diceva Montanelli, dove i dirigenti andrebbero puniti non per quello che fanno, ma per quello che non fanno. Cupidity è una goccia nell’oceano, ma è un modo per dare visibilità a questi giovani talenti.
L’iniziativa nasce dalla multinazionale Unilever che ha cominciato a produrre dei cortometraggi un paio d’anni fa, l’edizione passata ad esempio è stata affidata alla società di produzione di Ridley Scott. Lo scopo è quello di alimentare la creatività e lanciare nuovi giovani registi e ovviamente farsi pubblicità. Quest’anno hanno deciso di proporre la stessa iniziativa anche in Italia e mi hanno contattato, per me è una cosa molto interessante visto il lavoro che faccio alla Sapienza con il portale Cinemonitor…è un modo per far emergere nuovi talenti. Proprio in questi giorni abbiamo elaborato alla Sapienza un dato molto curioso: sparse per il paese ci sono ben 858 rassegne cinematografiche, mentre gli aspiranti registi sono circa 25.200. Io chiamo questa enorme massa di creatività “popolo senza terra”, nel senso che non c’è un luogo dove questi aspiranti filmmaker possano ospitare la loro creatività perché queste rassegna sono per lo più molto piccole e servono a poco. Se fossimo in un paese con una vera televisione pubblica, gran parte di questo popolo troverebbe spazio lì, come succede in Francia, Germania e soprattutto in America. Purtroppo noi abbiamo una televisione, diceva Montanelli, dove i dirigenti andrebbero puniti non per quello che fanno, ma per quello che non fanno. Cupidity è una goccia nell’oceano, ma è un modo per dare visibilità a questi giovani talenti.
Come si partecipa?
C’è un bando online che spiega tutto, bisogna consegnare una sceneggiatura attenendosi ad alcuni parametri prestabiliti sul tema “giovani, amore, estate”. I cortometraggi scelti saranno 3 e Unilever mette a disposizione un budget per la loro produzione. L’unico lato negativo di tutta questa operazione è che ci pensi una multinazionale, invece della nostra industria cinematografica o lo Stato…non si fa quasi niente in questo campo in Italia, la voce sviluppo e ricerca da noi non esiste. Se non ricordo male Ferragamo adesso produce delle web series (Walking Stories, regia di Luca Guadagnino, n.d.r.), nel senso che sono le aziende ad andare incontro ad un mondo giovanile totalmente isolato dall’industria del settore, cioè l’industria audiovisiva.
C’è un bando online che spiega tutto, bisogna consegnare una sceneggiatura attenendosi ad alcuni parametri prestabiliti sul tema “giovani, amore, estate”. I cortometraggi scelti saranno 3 e Unilever mette a disposizione un budget per la loro produzione. L’unico lato negativo di tutta questa operazione è che ci pensi una multinazionale, invece della nostra industria cinematografica o lo Stato…non si fa quasi niente in questo campo in Italia, la voce sviluppo e ricerca da noi non esiste. Se non ricordo male Ferragamo adesso produce delle web series (Walking Stories, regia di Luca Guadagnino, n.d.r.), nel senso che sono le aziende ad andare incontro ad un mondo giovanile totalmente isolato dall’industria del settore, cioè l’industria audiovisiva.
Dove si potranno vedere i corti prodotti?
Lo scorso anno la Unilever ha presentato i lavori al Festival di Cannes e pensiamo che lo faranno anche quest’anno, e poi c’è il web che sta andando molto bene, i corti degli anni passati, prodotti in varie parti del mondo, hanno totalizzato più di 40 milioni di visualizzazioni. Spero che riusciremo a mantenere una qualità alta come quella delle scorse edizioni.
Lo scorso anno la Unilever ha presentato i lavori al Festival di Cannes e pensiamo che lo faranno anche quest’anno, e poi c’è il web che sta andando molto bene, i corti degli anni passati, prodotti in varie parti del mondo, hanno totalizzato più di 40 milioni di visualizzazioni. Spero che riusciremo a mantenere una qualità alta come quella delle scorse edizioni.
Ma le condizioni del cinema italiano, che negli ultimi anni fa fatica ad affermarsi in un panorama internazionale, dipendono solo dalla mancanza di fondi o anche dalla mancanza di idee?
Le dico solo che in Francia si investono nell’audiovisivo mille milioni di euro l’anno e circa il 5% è investito proprio in sviluppo e ricerca, quindi nel promuovere le giovani leve. Da noi, se non mi sbaglio, il ministero investe nei cortometraggi – che non sono dedicati solo ai giovani, ma a tutti – non più di 300mila euro l’anno. Io non credo che non ci sia qualità in Italia, anzi facendo parte della giuria delle opere prime al Festival di Roma ho visto che ci sono tante cose interessanti in giro, sicuramente non meno interessanti di altre cinematografie. La differenza con gli altri paesi è che da noi la maggior parte dei finanziamenti per fare un film arrivano dall’apparato pubblico, da Rai Cinema, Medusa non produce quasi più nulla e qualche americano, tipo la Warner, fa soprattutto commedie. Questo significa che per quanto illuminata, Rai Cinema è sempre un’istituzione pubblica, quindi è difficile che un’opera coraggiosa e controcorrente possa passare le maglie del “pubblico”. Quando due anni, ad esempio, abbiamo lanciato il documentario su Berlusconi Silvio Forever, la Rai non ha mandato in onda lo spot. Come può un giovane regista portare in Rai un’opera veramente polemica e fuori dal coro? Da noi non mancano i talenti, mancano gli spazi di coraggio.
Le dico solo che in Francia si investono nell’audiovisivo mille milioni di euro l’anno e circa il 5% è investito proprio in sviluppo e ricerca, quindi nel promuovere le giovani leve. Da noi, se non mi sbaglio, il ministero investe nei cortometraggi – che non sono dedicati solo ai giovani, ma a tutti – non più di 300mila euro l’anno. Io non credo che non ci sia qualità in Italia, anzi facendo parte della giuria delle opere prime al Festival di Roma ho visto che ci sono tante cose interessanti in giro, sicuramente non meno interessanti di altre cinematografie. La differenza con gli altri paesi è che da noi la maggior parte dei finanziamenti per fare un film arrivano dall’apparato pubblico, da Rai Cinema, Medusa non produce quasi più nulla e qualche americano, tipo la Warner, fa soprattutto commedie. Questo significa che per quanto illuminata, Rai Cinema è sempre un’istituzione pubblica, quindi è difficile che un’opera coraggiosa e controcorrente possa passare le maglie del “pubblico”. Quando due anni, ad esempio, abbiamo lanciato il documentario su Berlusconi Silvio Forever, la Rai non ha mandato in onda lo spot. Come può un giovane regista portare in Rai un’opera veramente polemica e fuori dal coro? Da noi non mancano i talenti, mancano gli spazi di coraggio.
A proposito di Silvio Forever, lei in passato ha denunciato la difficoltà di reperimento di materiale d’archivio sia a Mediaset che in Rai…
Mediaset non consente neanche di avvicinarsi e secondo me è una cosa molto grave: è vero che è un’azienda privata, però agisce con una concessione che viene data dall’apparato pubblico, quindi ci dovrebbe essere uno spazio pubblico. Il fatto che Mediaset non apra il proprio archivio ai ricercatori è una cosa secondo me neanche tanto lecita…l’informazione non può essere una cosa privata, è la memoria del paese. In rai alla fine siamo riusciti a recuperare quello che ci serviva, ma sono molto cauti.
Mediaset non consente neanche di avvicinarsi e secondo me è una cosa molto grave: è vero che è un’azienda privata, però agisce con una concessione che viene data dall’apparato pubblico, quindi ci dovrebbe essere uno spazio pubblico. Il fatto che Mediaset non apra il proprio archivio ai ricercatori è una cosa secondo me neanche tanto lecita…l’informazione non può essere una cosa privata, è la memoria del paese. In rai alla fine siamo riusciti a recuperare quello che ci serviva, ma sono molto cauti.
Cupidity parla ai giovani, ma in un paese che ha voltato le spalle alle nuove generazioni e alla cultura, che sbocchi possono esserci? Si può pensare oggi in Italia di diventare registi, musicisti, scrittori e riuscire a vivere del proprio mestiere?
In questo momento la situazione è durissima, soprattutto per la mancanza di trasparenza. Le faccio un esempio: due anni fa ho fatto un film negli Stati Uniti e ho portato con me tre miei laureati molto in gamba che da due anni mandavano in giro per tutta Italia i loro curricula senza mai ricevere una risposta. Dopo aver lavorato per 3 mesi in America con noi come volontari si sono fatti ben volere e sono rimasti lì a lavorare, due sono a New York e uno a Los Angeles. In questo momento le persone più capaci se ne vanno dall’Italia, hanno capito che qui se non fai parte di una gang non passi…non conta niente che tu sia bravo, devi essere uno della gang.
In questo momento la situazione è durissima, soprattutto per la mancanza di trasparenza. Le faccio un esempio: due anni fa ho fatto un film negli Stati Uniti e ho portato con me tre miei laureati molto in gamba che da due anni mandavano in giro per tutta Italia i loro curricula senza mai ricevere una risposta. Dopo aver lavorato per 3 mesi in America con noi come volontari si sono fatti ben volere e sono rimasti lì a lavorare, due sono a New York e uno a Los Angeles. In questo momento le persone più capaci se ne vanno dall’Italia, hanno capito che qui se non fai parte di una gang non passi…non conta niente che tu sia bravo, devi essere uno della gang.
Ma quali analfabeti ed incompetenti abbiamo votato? E dire che loro pensano di essere i migliori. Ma gaffa…...
Giulia Sarti, che non è analfabeta e fessina, propone pensioni da 384 euro al mese per tutti
Ieri sera e stamanesi è scatenata l'ilarità generale in seguito ad un post, poi rimosso, di Giulia Sarti (M5S, vabbè è superlfluo oramai) in cui con due calcoli matematici, dimostrava come dando 5000€ di pensione a tutti si sarebbe speso meno dell'attuale costo dei pensionati.
E qui giù risate generali perchè, a quanto dicono loro (come qui kastosi diGiornalettismo), la Sarti si è dimenticata che gli anni sono formati da 12 mesi (+ 1 per chi percepisce anche una tredicesima).
Ma che cattivoni siete! Quelli del Movimento 5 Stelle e Giulia Sarti in particolare, sanno benissimo che ci sono 12 mesi in un anno! Perchè pensate male?!?! Lei ha proposto 5000 euro all'anno! 384 euro circa al mese (per 13 mensilità, è buona lei)!
Perchè pensate non sappia fare i conti! Mica è analfabeta e fessina come tutti voi??
SIETE KA$TAAAAA!
Possiamo dire che siamo governati da ANALFABETI e FESSINI? In Italia abbiamo 23.431.319 pensionati, i quali percepiscono complessivamente € 270.469.483.350. Se noi garantiamo (noi pensavano fosse garantissimo ma siamo analfabeti) a tutti i pensionati 5000 euro al mese ci rimangono (maledetto dizionario che ci indicarimarrebbero) €153.312.888.350. Domanda: quanti redditi di cittadinanza possiamo garantire sapendo che la nostra proposta vale circa 30 miliardi?
E qui giù risate generali perchè, a quanto dicono loro (come qui kastosi diGiornalettismo), la Sarti si è dimenticata che gli anni sono formati da 12 mesi (+ 1 per chi percepisce anche una tredicesima).
Ma che cattivoni siete! Quelli del Movimento 5 Stelle e Giulia Sarti in particolare, sanno benissimo che ci sono 12 mesi in un anno! Perchè pensate male?!?! Lei ha proposto 5000 euro all'anno! 384 euro circa al mese (per 13 mensilità, è buona lei)!
Perchè pensate non sappia fare i conti! Mica è analfabeta e fessina come tutti voi??
SIETE KA$TAAAAA!
Siete riusciti a distruggere un paese. Siete riusciti a distruggere il futuro ad una generazione. Avete fatto per anni finta di opporvi ai governi e a Roma andavate a mangiare con il governo. Avete distrutto le nostre scuola e pubbliche per avvantaggiare quelle private. Avete perseguitato i lavoratori veri e avete protetto i lazzaroni, i ladri e i fannulloni. E adesso ci chiedete di fare sciopero per garantirvi un altro miliardo e 800 milioni di distacchi sindacali all'anno? Ma andate affa………..
giovedì 14 novembre 2013
Uno vale uno ma Grillo e Csaleggio decidono tutto e il contrario di tutto.
LE ACCUSE DEL DISSIDENTE M5S DI BELLO
«Ho attaccato le multinazionali, Grillo mi ha cacciato»
Dopo aver vinto le primarie in Basilicata, è stato escluso dal leader. «Autoritario e insensibile»
PAROLE CHIAVE:
«Ho pestato i piedi alle multinazionali del petrolio e Beppe Grillo mi ha fatto fuori». Ad accusare il leader del Movimento Cinque stelle è Giuseppe Di Bello, ex attivista pentastellato della Basilicata. Escluso dalle liste M5s nonostante la vittoria alle primarie online. A pochi giorni dalle elezioni Regionali, Di Bello racconta la sua storia alla Camera dei deputati. Ospite di una delegazione di Sinistra Ecologia e Libertà nella sala stampa di Montecitorio, il suo ricordo è soprattutto una dura accusa al M5S. Un movimento democratico? Piuttosto «un prodotto di marketing», troppo spesso in balìa di Beppe Grillo. Leader tanto «autoritario» quanto «insensibile ai rapporti umani».
Seduto di fianco al capogruppo Sel Gennaro Migliore, Di Bello ripercorre la sua vicenda. Una storia di attivismo in difesa del territorio e dell’ambiente lucano. «Perché da almeno 15 anni - spiega - la Basilicata è sottoposta a un’intensa attività di sottrazione delle risorse naturali, in prevalenza petrolio, da parte di numerose multinazionali. E non si tratta di un’attività priva di costi, specie in termini di inquinamento». Tenente della polizia provinciale, quattro anni fa Di Bello inizia la sua battaglia ecologista. Decide di finanziare una serie di campionamenti nell’invaso del Pertusillo, destinato a rifornire di acqua potabile almeno 3,5 milioni di cittadini tra Puglia e Basilicata. E quasi subito scopre i primi problemi. «In più di 15 analisi - ricorda - ho riscontrato un peggioramento verticale della qualità dell’acqua. Trovando la presenza di idrocarburi e metalli pesanti».
Qui comincia quello che Di Bello non esita a definire un “calvario”. Prima viene denunciato per procurato allarme. Poi, quando «l‘acqua diventa di colore rosso e migliaia di pesci morti vengono a galla, la denuncia si trasforma in rivelazione di segreto d’ufficio». Le prime conseguenze sono di tipo professionale. Dopo una sospensione di due mesi dal lavoro, Di Bello viene trasferito al museo provinciale di Potenza. Un chiaro demansionamento, a sentire il suo racconto. Intanto nel giugno del 2012 viene condannato in primo grado a 2 mesi e 20 giorni di carcere, con il beneficio della non menzione nel casellario giudiziale e non luogo a procedere «perché ero incensurato».
Parallelamente inizia la sua attività nel Movimento Cinque Stelle. Di Bello entra in contatto con il movimento, comincia a frequentare gli attivisti lucani. Fino a quando nell’ultima campagna elettorale diventa un simbolo dell’impegno grillino in Basilicata. «Quando Grillo viene a Potenza - ricorda - mi fa persino salire sul palco». La deputata pentastellata Mirella Liuzzi, unica eletta in quella circoscrizione, conferma. «È vero, sul palco c’era. L’ho invitato io perché la sua era una storia importante. A Di Bello va riconosciuta una totale onestà intellettuale».
Poche settimane fa, però, il rapporto con il Movimento improvvisamente si rompe. Nonostante i problemi giudiziari, Di Bello chiede allo staff M5s il permesso di candidarsi come consigliere regionale e presidente. Il regolamento dei Cinque Stelle non lo prevede, ma data la sua particolare situazione i vertici sembrano chiudere un occhio. Così almeno racconta il dissidente. «La realtà è diversa - spiega al telefono Liuzzi - Tutti eravamo a conoscenza delle sue vicende e nessuno gli ha mai risposto». Risultato: la candidatura di Di Bello non viene ufficialmente esclusa. «E così lo scorso 4 ottobre risulto il più votato alle primarie online». Alla soddisfazione segue la sorpresa. «Prima - continua il racconto di Di Bello - ricevo una telefonata del senatore Vito Petrocelli, che dopo avermi fatto i complimenti per l’elezione mi anticipa qualche piccolo problema. Poco dopo mi chiama direttamente Beppe Grillo che in modo scortese, insensibile ai rapporti umani e con grande autoritarismo mi annuncia che avrei dovuto fare un passo indietro per colpa di quella sentenza».
Del resto nel M5S la legge è uguale per tutti. Anche Grillo non può candidarsi a causa di alcune condanne. «Ma la mia sentenza di primo grado - alza la voce Di Bello - è una medaglia al valore civile». Dopo l’esclusione l’ex attivista ammette di aver finalmente «aperto gli occhi». Il progetto grillino non è quel che sembra, assicura. «Il M5S è un prodotto di marketing che non serve a cambiare questo Paese». E così Di Bello lascia il Movimento e crea una sua lista civica. Si chiama “Liberiamo la Basilicata”, in meno di una settimana raccoglie oltre 1500 firme. Dalla sua ha il sostegno di numerosi ex elettori grillini: «Perché dopo questa vicenda gran parte della base ha deciso di lasciare il movimento». Però la candidatura salta di nuovo, stavolta per un problema burocratico legato alla presentazione delle liste.
La conferenza stampa diventa un attacco al M5s. «Chissà perché - denuncia Gennaro Migliore - quando si pestano i piedi a importanti multinazionali Beppe Grillo non è mai dalla parte di chi denuncia». Impegnato in campagna elettorale proprio in Basilicata, domani Grillo sarà a Matera. E tra due giorni a Potenza. «Voglio proprio vedere se dirà una parola su questi temi» continua il capogruppo di Sel. «Peccato che questi temi sono nostri da sempre - replica piccata la deputata Liuzzi - Anzi, nel nostro programma è già inserita una proposta di moratoria immediata su tutte le nuove estrazioni petrolifere in Basilicata». La polemica sembra destinata proseguire. «Noi siamo contro la casta - prosegue Migliore - Ma anche quella economica e finanziaria, non solo quella politica di cui non facciamo parte. Eppure Grillo su questi temi resta sempre in silenzio, le multinazionali per lui non si toccano».
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