sabato 14 giugno 2014

Per persone come Bonanni e la casta sindacale contano solo i distacchi sindacali e le poltrone nel CNEL e negli altri enti pubblici.


Ma Marco Milanese non era amico del nostro grande sindaco di Voghera? Un sindaco politicamente incapace di produrre un solo cambiamento. Un politico incompetente che cura solo l'immagine avendo il potere assoluto sulla stampa locale. Ovviamente insieme all'assessore Azzaretti che di cultura conosce poco e di politica ancor meno. Meno male che hanno all'opposizione le belle statuine del PD e il grillino talebano. E Rifondazione Comunista? Perché in consiglio comunale c'è Rifondazione Comunista? Gli elettori del PD si ribellino e mandino a casa i loro rappresentati incapaci di fare opposizione preparando una lista senza Rifondazione Comunista, ormai un residuo ante prima guerra mondiale.

Giulio Tremonti e quel rapporto «maledetto» con Marco Milanese

di   - 09/06/2014 - L'ex ministro non è indagato. Ma è stato accusato dall'ex segretaria di Giancarlo Galan, Claudia Minutillo, di essere stato il destinatario di una presunta supertangente da 500mila euro finita all'ex collaboratore. Lo stesso che lo aveva messo nei guai per lo scandalo della casa di via Campo Marzio. E non solo.


Giulio Tremonti e quel rapporto «maledetto» con Marco Milanese
Giulio Tremonti non è indagato nella Tangentopoli Veneta del Mose. Eppure, secondo la versione di Claudia Minutillo, l’ex segretaria di Giancarlo Galan, sarebbe stato l’ex ministro il destinatario di una supertangente da 500 mila euro. Una presunta mazzetta percepita da Marco Milanese, ex deputato Pdl e suo storico consigliere al ministero dell’Economia. Non è bastato all’ex titolare del dicastero di via XX Settembre negare ogni accusa per evitare di finire coinvolto tra i nomi del “livello” romano dietro lo scandalo veneziano. Ancora una volta, così, la fiducia e il potere concessi al suo ex collaboratore rischiano di rivelarsi un errore imperdonabile, come ha ricostruito Ugo Magri sulla Stampa.
Tremonti Milanese Mose 2
Photocredit: Lapresse
MOSE, TREMONTI E QUEL RAPPORTO CON MILANESE –  Non bastava lo scandalo della casa di via Campo Marzio, l’appartamento che il suo uomo di fiducia gli aveva dato in affitto, costato a Tremonti l’imputazione per finanziamento illecito. Con la decisione di patteggiare 40mila euro per uscire dall’inchiesta. O le accuse dell’imprenditore Paolo Viscione, finito nei guai con il fisco, che sostenne di aver chiesto aiuto a Milanese in cambio di alcune automobili di lusso (una Ferrari e una Bentley) e quattro orologi. Uno di questi, secondo le accuse, sarebbe dovuto finire nel polso dell’ex ministro dell’Economia. Il rapporto con Milanese rischia adesso di portargli in dote un altro guaio giudiziario. Ben più pesante, considerate le accuse di Minutillo e la mega-mazzetta ipotizzata.
LE ACCUSE DELLA SEGRETARIA DI GALAN -  Magri sul quotidiano piemontese ha ricostruito la versione dell’ex segretaria di Galan, un altro dei big politici coinvolti nello scandalo Mose (per l’ex governatore del Veneto l’accusa ha chiesto l’arresto, ndr) e considerato uno “stipendiato a vita” dal Consorzio Venezia Nuova (con un milione di euro all’anno di presunta tangente percepita, tra il 2005 e il 2008, e la ristrutturazione della villa padovana, ndr, ). Secondo la Minutillo, i 500 mila euro percepiti da Milanese, che sarebbero stati consegnati in contanti all’interno di una scatola di scarpe, dovevano finire allo stesso Tremonti:
«Possibile che l’ex ministro non ne sapesse nulla? Come mai quelli del Consorzio Venezia nuova erano così convinti di veicolare i soldi al ministro?», ricorda la Stampa.
I pm proveranno a ricostruire anche l’incontro tra lo stesso Tremonti e Giovanni Mazzacurati. Ovvero, il «padre» 82enne della grande opera «mangiasoldi». Direttore per 22 anni, presidente per altri otto e poi arrestato nel 2013, era lui “il grande burattinaio” di tutte le opere relative al Mose. Aveva “acquistato” controllori e politici a forza di mazzette. Mazzacurati e Tremonti si videro pochi giorni prima che la presunta tangente venisse versata. Adesso saranno i magistrati a cercare di capire cosa sarebbe stato promesso al «capo supremo», così come i suoi sottoposti ribattezzavano Mazzacurati.
LA DIFESA DI TREMONTI – Secondo quanto ricostruito da Mazzacurati negli interrogatori, il ricorso a Milanese, attraverso l’intervento del vicentino Roberto Meneguzzo della «Palladio Finance», era necessario per sbloccare i finanziamenti che il governo doveva concedere per alcune opere alle bocche di porto della laguna. Lo stesso Milanese fece incontrare l’ingegnere con l’ex ministro dell’Economia. Ma non solo: il collaboratore di Tremonti viene considerato anche l’intermediario di alcuni colloqui tra il vertice del Cvn con l’allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Secondo il giudice Alberto Scaramuzza, non c’è nulla di penalmente rilevante per gli incontri di Mazzacurati con il ministro e il sottosegretario. Secondo la stessa versione di Tremonti, quell’incontro fu spinto da altri: «Mi dicevano che era importante. E del resto non si potevano negare i finanziamenti per completare il Mose. Nemmeno Prodi se l’era sentita di bloccarli…», ricorda la Stampa. Nonostante l’ex ministro dell’Economia non risulti tra i nomi inseriti nel registro degli indagati, di certo avrà ripensato a quella fiducia concessa a Milanese, considerato una sorta di “alter ego” ai tempi della sua direzione a via XX Settembre. Uno sbaglio grave, costato non poche macchie e ombre nella carriera politica dell’ex titolare dell’Economia.

Che bella coppia. Proprio una bella coppia di vecchi della vecchia destra europea.

Farage a 5 Stelle

scritto daFabio Salamida
pubblicato il12 giugno 2014, 20:01
ultimo aggiornamento
12 giugno 2014, 21:51

45 visualizzazioni
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Com’era prevedibile, il voto online sulla scelta dell’alleanza in Europa sul blog di Beppe Grillo si è chiuso con una schiacciante vittoria a favore del gruppo di estrema destra xenofoba che fa capo aNigel Farage, un apparentamento fortemente voluto dal comico genovese – proprietario e “controllore” dell’urna virtuale -  e dal “guru” Casaleggio. Questi i risultati:
Votanti 29.584
Gruppo EFD: 23.121 pari al 78,1%
Non iscritti: 3.533 pari al 11,9%
Gruppo ECR: 2.930 pari al 10%
Dunque, la rete premia ancora una volta la linea del capo, malgrado le tante proteste di militanti ed eletti grillini per l’impossibilità di scegliere un’alleanza con il gruppo dei Verdi a Bruxelles, esclusione motivata sul blog dallo stesso Grillo: «I gruppi politici europei che hanno ufficialmente manifestato interesse per la delegazione italiana del M5S sono Europa per la Libertà e la Democrazia (EFD) e Conservatori e Riformisti Europei (ECR)». Ma I Verdi, tramite il portavoce Angelo Bonelli, avevano prontamente replicato: «Non è vero che abbiamo rifiutato incontri. Abbiamo solo detto che Farage per noi è un avversario politico e che quindi chiedevamo chiarezza su questo punto».
Nelle prossime ore saranno più chiare le conseguenze della consultazione. Per la prima volta nella sua (breve) storia il M5S rinuncia ad uno dei suoi concetti “cardine” (né con la destra né con la sinistra) e assume un posizionamento politico chiaro. E che posizionamento!

La Camusso voleva dal governo maggiore coraggio. Renzi doveva tagliare completamente i distacchi sindacali altro che il 50%. Mandiamo a casa questi nullafacenti che del sindacalismo hanno fatto un mestiere.

Pubblica Amministrazione, la Cgil boccia la riforma

Secondo il sindacato che esprime delusione e sconcerto "non c'è alcuna misura che favorisca il rapporto con i cittadini". Madia: "Da noi grande progetto di cambiamento, irresponsabile opporsi"

ROMA - La Cgil boccia la riforma della pubblica amministrazione approvata dal consiglio dei Ministri. E lo fa con il suo segretario generale Susanna Camusso che dice: "Avremmo voluto dal governo una maggiore dose di coraggio nell'affrontare il tema del riordino della pubblica amministrazione". Secondo la Cgil: "Si era e si continua ancora a parlare di una riforma per i cittadini ma nel decreto legge non si intravvede alcuna misura che possa favorire realmente il rapporto tra i cittadini e le pubbliche amministrazioni".

Secondo la Confederazione guidato da Susanna Camusso "non vi sono norme che semplifichino effettivamente l'accesso ai servizi pubblici e riducano il carico burocratico per i fruitori delle pubbliche amministrazioni. Andrà valutato se invece qualche beneficio sia stato previsto per le sole imprese".

Per la Cgil, "se questo è il provvedimento non vi può che essere delusione e sconcerto per una riforma annunciata come epocale, ma che vedrà forse la sua attuazione in un tempo più lungo, quando si chiarirà quali siano le linee che il governo vorrà assumere, visto che il disegno di legge con il quale si dovrebbe procedere alla riorganizzazione è una sorta di delega in bianco".
Insomma "la riorganizzazione ancora una volta viene annunciata, ma viene rinviata ad un tempo futuro e a contenuti che si capiranno in seguito".

Ma
il ministro risponde a stretto giro di posta e non fa sconti. "Proponiamo - dice Marianna Madia - un grande progetto di cambiamento. Al sindacato dico che non è responsabile fare opposizione perché rispondiamo a una richiesta sociale".
(14 giugno 2014)

Povero uomo non riusciva ad arrivare a fine mese. Ha governato insieme ai leghisti "ladroni in casa nostra" per anni.

Barche, 18 conti in banca e jeep militare: il tesoro di Galan

"Quella dei Galan era una Serenissima esistenza" ironizza il Fatto Quotidiano.
ROMA - Case, terreni, auto, barche, disponibilità economiche: è il lungo elenco di quello che il Fatto Quotidiano ha denominato “Il tesoro di Galan“.
L’articolo di Antono Massari e Davide Vecchi:

I riscontri sul suo patrimonio hanno portato gli inquirenti a un esito: la richiesta di arresto in carcere. Tra le 109 mila pagine messe in ordine dai magistrati di Venezia c’è un intero fascicolo dedicato all’ex governatore della Regione Veneto. Secondo i dettagliati calcoli compiuti dai pm, Galan e consorte, Sandra Persegato, hanno speso quasi due milioni di euro in più rispetto ai redditi dichiarati. Con esattezza 1. 178. 883 euro per Galan e 192. 091 per la moglie. Dove sono andati questi soldi? La risposta l’hanno trovata i magistrati. E la conosce bene anche lo stesso Galan che, difeso tra gli altri, dall’avvocato Niccolò Ghedini, non commenta da giorni l’inchiesta che lo ha travolto.
I SUOI LEGALI avevano chiesto ai pm di sentirlo ma i magistrati di Venezia hanno preferito attendere l’esito del voto parlamentare sul suo arresto. Che appare scontato, vista l’assoluta disinvoltura usata dal Pd nel liquidare l’ormai ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, costretto a dimettersi dai democratici (gli stessi che fino a una settimana fa gli chiedevano di ricandidarsi) dopo aver patteggiato quattro mesi di pena per finanziamento illecito per aver ricevuto un contributo di 150 mila euro dal patron del Consorzio Nuova Venezia Giovanni Mazzacurati. Il Pd di Matteo Renzi potrà, dunque, serenamente epurare un ex esponente del Pdl, già governatore del Veneto nonché parlamentare di Forza Italia, con ben altre implicazioni nell’inchiesta. A partire dal milione di euro di stipendio che, secondo l’accusa, riceveva ogni anno in cambio di delibere ad hoc per agevolare l’arrivo di finanziamenti al Consorzio. Galan e consorte, ricostruiscono gli inquirenti, hanno incassato soldi in nero e li hanno spesi. Come? Nella super villa a Cinto Euganeo in provincia di Padova, certo, stimata dai pm in 1 milione 725 mila euro ma anche in società, auto, barche. L’unica cosa che non è stata sequestrata a Galan è il cassone (casa dei pescatori trasformata in una sorta di villa) a Caorle in cui l’ex governatore, appassionato di pesca al tonno, organizza grigliate con amici e conoscenti. Il resto di quello indicato nella scheda “patrimonio famiglia Galan / Persegato” è stato sequestrato dagli inquirenti. Anche alcuni sfizi. Per dire: Galan aveva acquistato un bosco ceduo a Rovolon, provincia di Padova, dal valore catastale di oltre 15 mila euro. Lo stesso valore di un attico in centro a Milano. PERCAPIRCI. Solo il parco macchine supera i 200 mila euro di valore. Dal Q 7 Audi 3 v 6 turbo diesel, che nuovo costa 74 mila euro, al Land Rover, alla Mini Minor d’epoca fino al quad Aeon Cobra, per girare nella villa, e al veicolo tendonato militare Steyr Puch Pinzgauer da cultori del genere che sicuramente farà invidia agli indipendentisti veneti, con inferiori disponibilità economiche, si sono accontentati di trasformare in tanko un trattore. Ci sono poi le barche. Una a vela da 7 metri registrata alla capitaneria di porto di Venezia; due a motore da circa nove metri, registrate alla capitaneria di Chioggia. Ciò che colpisce dell’elenco stilato dai magistrati è la disponibilità economica dell’ex governatore del Veneto. In particolare perché nei giorni scorsi alcuni quotidiani hanno riportato un dato: Galan ha sul conto mille euro. Vero. Ma sul deposito acceso al Monte dei Paschi: ne hanno altri 17. In totale possiedono “una disponibilità di 161. 197, 62 euro”. Oltre a tre cassette di sicurezza alla Popolare di Vicenza. Quella dei Galan era una Serenissima esistenza.

Questo è proprio il Papa che stavamo tutti aspettando.

Papa Francesco: “Non si deve rimanere
estranei al dolore degli altri”

di . Categoria: Città del Vaticano
ha parlato incontrando la Confederazione nazionale delle Misericordie e i gruppi dei donatori di sangue Fratres
Papa Francesco, davanti ad una nutrita folla di fedeli, ha parlato incontrando la Confederazione nazionale delle Misericordie e i gruppi dei donatori di sangue Fratres: “Bisogna che le nostre parole, i nostri gesti, i nostri atteggiamenti esprimano la solidarietà, la volontà di non rimanere estranei al dolore degli altri, e questo con calore fraterno e senza cadere in alcuna forma di paternalismo”.
“Abbiamo a disposizione tante informazioni e statistiche sulle povertà e sulle tribolazioni umane. – dice il Pontefice – C’è il rischio di essere spettatori informatissimi e disincarnati di queste realtà, oppure di fare dei bei discorsi che si concludono con soluzioni verbali e un disimpegno rispetto ai problemi reali. Invece, siamo tutti chiamati a lasciarci coinvolgere dai travagli umani che ogni giorno ci interpellano”.
Jorge Bergoglio ha invitato i fedeli ad uno sforzo in più:  ”Imitiamo Gesù: egli va per le strade e non ha pianificato né i poveri, né i malati, né gli invalidi che incrocia lungo il cammino; ma con il primo che incontra si ferma, diventando presenza che soccorre, segno della vicinanza di Dio che è bontà, provvidenza e amore”
Ma il pensiero di Papa Francesco è rivolto anche ad un territorio distrutto come quello della Siria: “C’è il rischio di dimenticare – twitta su Facebook – le sofferenze che non ci toccano da vicino. Reagiamo, e preghiamo per la pace in Siria”.


Arriva anche l’annuncio che durante il mese di luglio il Papa sospenderà le udienze generali del mercoledì per tutto il mese di luglio e per agosto e luglio verrà anche sospesa la possibilità per i fedeli di seguire la messa del mattino a Santa Marta.

Questi sono gli amici del sen. Centinaio, quello che vuole dare lezioni di legalità, non riuscendo neanche a scrivere un'interpellanza comprensibile. Povera Italia!!!!!!!


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CARROCCIO

Tangenti alla Lega in Veneto, c'è un'indagine segreta

La procura di Milano indaga su dieci milioni di euro versati al partito nel 2011. L’ex cassiere Belsito e il suo consulente Bonet accusano il sindaco di Verona, Flavio Tosi, e l’ex primo cittadino di Treviso, Giancarlo Gobbo, di aver quantomeno avallato un sistema di finanziamento parallelo ed esclusivo

DI PAOLO BIONDANI

Tangenti alla Lega in Veneto, c'è un'indagine segreta
Nel numero in edicola domani “l'Espresso” rivela che la Procura di Milano indaga da più di un anno su un giro di presunte tangenti che potrebbe collegare i vecchi e i nuovi vertici della Lega Nord. Soldi sospetti, usciti dalla casse di multinazionali come la Siram, un colosso francese degli appalti di energia e calore, o di grandi aziende italiane come il gruppo statale Fincantieri. Versamenti per almeno dieci milioni di euro, fatturati come consulenze considerate molto anomale, che risultano incassati da due distinte cordate di faccendieri e politici, tutti legati ai vertici del Carroccio in Veneto.

L’ex cassiere Francesco Belsito e il suo consulente Stefano Bonet hanno accusato proprio i big veneti del Carroccio, in particolare il sindaco di Verona, Flavio Tosi, e l’ex primo cittadino di Treviso, Giancarlo Gobbo, di aver quantomeno avallato un sistema di finanziamento parallelo ed esclusivo: un giro di soldi gestito da faccendieri ed ex parlamentari leghisti.

VEDI ANCHE:

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Tangenti alla Lega in Veneto, c'è un'indagine segreta

La procura di Milano indaga su dieci milioni di euro versati al partito nel 2011. L’ex cassiere Belsito e il suo consulente Bonet accusano il sindaco di Verona, Flavio Tosi, e l’ex primo cittadino di Treviso, Giancarlo Gobbo, di aver quantomeno avallato un sistema di finanziamento parallelo ed esclusivo


“L'Espresso” scrive che il primo a parlare di presunti «rapporti illeciti» tra Lega e Siram è stato proprio Belsito: «Bonet e Lombardelli mi dissero che la Lega del Veneto aveva chiesto denari, da versare a una società di Enrico Cavaliere (ex deputato del Carroccio ed ex presidente del consiglio regionale Veneto, ancora presente nel collegio dei probiviri del partito) e del suo socio, Claudio Giorgio Boni, come percentuale dei guadagni della Siram. Fui io a transare l’importo finale. Ho trattato personalmente con Boni, che mi disse che Cavaliere aveva avuto l’ok da Tosi a chiudere per un milione. Boni mi assicurò più volte che lui e Cavaliere agivano per conto del sindaco di Verona».

Belsito sostiene che nella Lega, almeno fino al 2011, sarebbero esistiti due livelli di finanziamento illecito, locale e nazionale (anzi, «federale»), come succedeva nei partiti della Prima Repubblica. Il tesoriere doveva rivolgersi ai vertici proprio per capire a chi spettassero i soldi della Siram. «L’autorizzazione a chiudere a un milione l’ho avuta direttamente da Bossi, che mi disse che era roba dei veneti», dichiara Belsito, che aggiunge: «Ne parlai anche con Gobbo e Zaia, che non fecero alcun commento, mentre Roberto Calderoli mi disse di stare tranquillo e non fare denuncia».

Nel settembre 2013, dopo tre mesi di carcere, anche Stefano Bonet vuota il sacco e aggiunge altri particolari: «L’ex onorevole Cavaliere e il suo socio ligure, Boni, erano importanti procacciatori d’affari per la Siram. Nel 2010 pretendevano due milioni dalla mia Polare. Fu la Siram ad accollarsi anche questa loro pretesa, per non compromettere i rapporti con la politica e i propri interessi nella sanità in Veneto. Cavaliere infatti era legato al sindaco Tosi e si occupava dei finanziamenti alla Lega. Questo mi fu riferito dagli stessi Cavaliere e Boni, di fronte a dirigenti della Siram».

Nelle sue confessioni, Bonet aggiunge che la Siram non poteva dire di no alla Lega Nord, perché non voleva perdere due appalti colossali con la sanità veneta. E a questo punto rivela di aver partecipato a un incontro delicatissimo nel municipio di Treviso: «Oltre a me, erano presenti due dirigenti della Siram e, per la Lega, Gianpaolo Gobbo, allora sindaco, Stefano Lombardelli (ex dirigente di Fincantieri, latitante da un anno) e Belsito. Lombardelli alla fine rimase solo con il sindaco e dopo l’incontro mi disse che era stata già concordata la somma di cinque milioni di euro per pagare la politica, e segnatamente Gobbo, perché a Treviso non si muove nulla se la Lega non vuole».

La Siram proprio nel 2011, dopo una tornata di gare costellate di irregolarità e per questo durate tre anni, ha vinto davvero due maxi-appalti decennali per le forniture di calore agli ospedali veneti: l’Asl di Treviso si è impegnata a versarle ben 260 milioni di euro, quella di Venezia altri 241 milioni.

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...