Immunità senatori: tutti i partiti scaricano la responsabilità. Ma il Pd chiede spiegazioni alla Finocchiaro
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La norma che sembrava di tutti si scopre che è di nessuno. L'immunità parlamentare per gli inquilini del nuovo Senato comincia a squagliarsi sotto il sole della prima domenica d'estate. La proposta non ha più né padri né madri, a parte il caparbio Roberto Calderoli della Lega Nord.
Il tandem Finocchiaro-Calderoli non ha retto al fuoco delle polemiche provocate dal testo che ha infiammato il dibattito politico. Il Pd si è spaccato e i 5 Stelle hanno assunto una posizione di netta chiusura indignata al grido: "È l'ennesimo favore alla casta". L'ex capogruppo pentastellato alla Camera, Federico D'Incà, si è spinto a dire: "Le vecchie volpi del Parlamento chiamano Calderoli il killer". Mentre il vicepresidente grillino della Camera, Luigi Di Maio, sostiene che sia "una norma che fa venire i brividi".
Ma non sono solo i grillini ad essere contrari. I no alla Finocchiaro arrivano anche dal suo stesso partito. Da Sandra Zampa a Pippo Civati, passando da Massimo Mucchetti e da buona parte dei senatori. Soprattutto da quelli contrari all'intero pacchetto Boschi e determinati a dare battaglia come già hanno fatto quando si sono autosospesi in polemica con la linea del governo e del Pd. E si tratta di figure di spicco come Vannino Chiti e Felice Casson.
Il ministro Boschi, da una parte vuole gettare acqua in questo incendio, ma dall'altra, anche lei, prende le distanze: "Non è un'iniziativa del governo. È una proposta dei relatori. E comunque l'immunità non è un punto centrale". Ma allora chi sono i genitori di quella che è stata ribattezza la "norma scandalo" in virtù della quale i senatori del nuovo Senato non potranno essere ne' intercettati ne' arrestati senza il via libera di Palazzo Madama? La relatrice Anna Finocchiaro non reputa se stessa, secondo quanto si apprende da ambienti dem, la promoter di questa iniziativa ad alta tensione. E a chi parla di blitz della presidente della commissione Affari costituzionali, lei ricorda che la norma prima non c'era, poi con il lavoro della commissione è stato deciso di inserirla con l'accordo non solo nell'organo parlamentare ma anche dei partiti di riferimento. Il testo originario non prevedeva l'immunità ma il ricorso a una sezione della Corte costituzionale nei casi di senatori indagati. Dunque, la morale del discorso di Finocchiaro è: "Non ci stiamo al giochino dello scaricabarile".
Roberto Calderoli, che a questo punto si sente lasciato solo, reagisce con una provocazione che a suo modo di vedere dovrebbe fare male al Pd e a tutti gli altri. "Se suscita perplessità - dice l'esponente leghista - il fatto che deputati e senatori abbiano la medesima forma di immunità allora, come relatore, mi sento di fare una proposta e di verificare l’eventuale condivisione: togliamo l’immunità sia a deputati che a senatori. Tutti siano trattati come cittadini comuni".
Allo scaricabarile partecipa anche Forza Italia, che frena sulla riforma del Senato, soprattutto se non avrà in cambio il tanto desiderato presidenzialismo. Il capogruppo a Palazzo Madama, Paolo Romani, garantisce: "Noi non c'entriamo con la storia dell'immunità. Con Boschi non ne abbiamo parlato. E poi questa riforma del Senato a noi non sembra positiva e neppure l'immunità" sulla quale comunque "bisogna chiedere a Finocchiaro e a Calderoli".
A Finocchiaro stanno chiedendo spiegazioni dentro il suo partito. E non solo a lei ma anche al governo. Tra i tanti, ad esempio Mucchetti va all'attacco così rivolgendosi alla Boschi: "Caro ministro, hai ricavato dal ddl Chiti il numero dei senatori, hai aumentato le competenze del nuovo Senato. Bene. Ma perché poi ti perdi via e lasci ai relatori Finocchiaro e Calderoli la responsabilità dell'immunità per sindaci e consiglieri regionali che faranno anche i senatori? Mi sbaglierò, ma se aumenti le competenze del Senato, avrai bisogno di senatori autorevoli che devono essere eletti dai cittadini". La bufera immunità viene ritenuta molto pericolosa sia dal governo sia dal Pd. Il vicesegretario Lorenzo Guerini, cioè Renzi, cerca di spegnere le polemiche per paura che l'intero pacchetto della riforma salti. L'immunità per i senatori "è la proposta dei relatori, la ratio credo sia quella di equiparare le guarentigie dei senatori a quelle dei deputati", tuttavia nel dibattito parlamentare si approfondirà la questione. "Non è comunque questo l'elemento su cui ruota la riforma e la sua tenuta", sottolinea Guerini, per il quale: "Bisogna andare avanti, siamo all'ultimo miglio". Che sembra però essere travagliato come i precedenti.
Il ministro Boschi, da una parte vuole gettare acqua in questo incendio, ma dall'altra, anche lei, prende le distanze: "Non è un'iniziativa del governo. È una proposta dei relatori. E comunque l'immunità non è un punto centrale". Ma allora chi sono i genitori di quella che è stata ribattezza la "norma scandalo" in virtù della quale i senatori del nuovo Senato non potranno essere ne' intercettati ne' arrestati senza il via libera di Palazzo Madama? La relatrice Anna Finocchiaro non reputa se stessa, secondo quanto si apprende da ambienti dem, la promoter di questa iniziativa ad alta tensione. E a chi parla di blitz della presidente della commissione Affari costituzionali, lei ricorda che la norma prima non c'era, poi con il lavoro della commissione è stato deciso di inserirla con l'accordo non solo nell'organo parlamentare ma anche dei partiti di riferimento. Il testo originario non prevedeva l'immunità ma il ricorso a una sezione della Corte costituzionale nei casi di senatori indagati. Dunque, la morale del discorso di Finocchiaro è: "Non ci stiamo al giochino dello scaricabarile".
Roberto Calderoli, che a questo punto si sente lasciato solo, reagisce con una provocazione che a suo modo di vedere dovrebbe fare male al Pd e a tutti gli altri. "Se suscita perplessità - dice l'esponente leghista - il fatto che deputati e senatori abbiano la medesima forma di immunità allora, come relatore, mi sento di fare una proposta e di verificare l’eventuale condivisione: togliamo l’immunità sia a deputati che a senatori. Tutti siano trattati come cittadini comuni".
Allo scaricabarile partecipa anche Forza Italia, che frena sulla riforma del Senato, soprattutto se non avrà in cambio il tanto desiderato presidenzialismo. Il capogruppo a Palazzo Madama, Paolo Romani, garantisce: "Noi non c'entriamo con la storia dell'immunità. Con Boschi non ne abbiamo parlato. E poi questa riforma del Senato a noi non sembra positiva e neppure l'immunità" sulla quale comunque "bisogna chiedere a Finocchiaro e a Calderoli".
A Finocchiaro stanno chiedendo spiegazioni dentro il suo partito. E non solo a lei ma anche al governo. Tra i tanti, ad esempio Mucchetti va all'attacco così rivolgendosi alla Boschi: "Caro ministro, hai ricavato dal ddl Chiti il numero dei senatori, hai aumentato le competenze del nuovo Senato. Bene. Ma perché poi ti perdi via e lasci ai relatori Finocchiaro e Calderoli la responsabilità dell'immunità per sindaci e consiglieri regionali che faranno anche i senatori? Mi sbaglierò, ma se aumenti le competenze del Senato, avrai bisogno di senatori autorevoli che devono essere eletti dai cittadini". La bufera immunità viene ritenuta molto pericolosa sia dal governo sia dal Pd. Il vicesegretario Lorenzo Guerini, cioè Renzi, cerca di spegnere le polemiche per paura che l'intero pacchetto della riforma salti. L'immunità per i senatori "è la proposta dei relatori, la ratio credo sia quella di equiparare le guarentigie dei senatori a quelle dei deputati", tuttavia nel dibattito parlamentare si approfondirà la questione. "Non è comunque questo l'elemento su cui ruota la riforma e la sua tenuta", sottolinea Guerini, per il quale: "Bisogna andare avanti, siamo all'ultimo miglio". Che sembra però essere travagliato come i precedenti.
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