sabato 30 novembre 2013

Casa Pound per i grillini è un'associazione pacifista. Tanto pacifista da poter concedere loro una piazza. Complimenti ai grillini, a Casa Pound e ad Alba Dorata.

CasaPound a scuola da Alba Dorata di Alberto Sofia - 30/11/2013 - L'incontro romano nel palazzo occupato dell'Esquilino tra i «fascisti del terzo millennio» e due esponenti del partito ellenico. Mentre ad Atene Golden Dawn è sotto accusa per aver creato un’organizzazione criminale, con il leader Nikos Michaloliakos ancora in detenzione provvisoria, nella Capitale si cavalca la tesi della «persecuzione politica». Tra slogan, nazionalismo e vittimismo, tracciato un percorso comune: «Abbiamo lo stesso programma» CasaPound a scuola da Alba Dorata Si erano definiti come i «fascisti del terzo millennio», adesso gli esponenti di CasaPound hanno rilanciato sdoganando i greci di Alba Dorata, accusati ad Atene di aver creato un’organizzazione criminale, «ricalcata sulle strutture di comando naziste» e responsabile di omicidio, aggressioni fisiche e racket a fine estorsivo. Con tanto di arresti: ancora in detenzione provvisoria si trova da ottobre il leader di Alba Dorata, Nikos Michaloliakos, insieme ai deputati Christos Pappas e John Hare. Senza contare come 9 dei 18 deputati presenti nel Parlamento ellenico siano finiti sotto inchiesta (con la revoca dell’immunità) dopo l’omicidio del rapper Killah P, alias Pavlos Fyssas, il militante anti-fascista pugnalato da quello del movimento filo-nazista greco Giorgios Roupakias, reo confesso. Se nella culla della democrazia occidentale, travolta dalla crisi economica e dall’austerity imposta dalla Troika (Bce, Fmi e Commissione europea) in cambio degli aiuti economici, Golden Dawn ha chiamato a raccolta i propri sostenitori chiedendo la liberazione di Michaloliakos e degli altri esponenti – protestando contro quella che ritiene una «persecuzione politica» da parte del governo Samaras e della magistratura, basata su prove inconsistenti, ndr – in Italia gli estremisti di CasaPound hanno pensato di invitare due esponenti del movimento – l’ex deputato Apostolos Gkletsos e il militante Konstantinos Boviatsos, responsabile di Radio Bandiera Nera Hellas – a Roma, nella sede dell’Esquilino occupata. L’obiettivo? Far “comprendere” anche ai camerati italiani, «al di là delle semplificazioni a effetto dei media», cosa sia Alba Dorata. Casa Pound - incontro con Alba Dorata Photocredit: Lapresse «STESSO PROGRAMMA – In pratica, colpa dei giornalisti se l’immagine di Alba Dorata appare sempre più compromessa. Le aggressioni agli extracomunitari, i pestaggi, le carcerazioni e le accuse? Soltanto «macchinazioni» per Casapound, così come per Alba Dorata, nonostante la cronaca quotidiana mostri un partito falcidiato dagli arresti. Ma non solo: dal convegno di via Napoleone III si sono gettate anche le basi per una futura alleanza. Chiaro è stato Andrea Antonini, vice-presidente del movimento di Iannone, uno di quelli che ricorda ancora i «fasti» di Piazza San Babila (nota ancora oggi per essere stata la cosiddetta “trincea nera” del neofascismo milanese nel corso degli anni Settanta): «Non consideriamo Alba Dorata un’organizzazione criminale, condividiamo l’area geografica, il programma politico e forse anche il destino». Un endorsement in cerca di fortune, considerate le percentuali politicamente irrilevanti raccolte da CasaPound durante le partecipazioni alle elezioni. Rispetto a Golden Dawn, in grado di eleggere 18 deputati soffiando sul vento delle divisioni e sull’esasperazione della popolazione ellenica per la crisi, il movimento italiano non ha mai sfiorato l’1% dei consensi. Dallo 0,14% e i poco più di 47mila voti ottenuti alla Camera alle politiche del 2013, passando per le 26mila preferenze circa e lo 0,79% alle Regionali del Lazio dello stesso anno, fino allo 0,6% raccolto da Simone Di Stefano, candidato per il movimento con il simbolo della tartaruga per il Campidoglio, alle amministrative romane vinte da Ignazio Marino. Anche Di Stefano era presente all’incontro romano con i membri di Alba Dorata, non senza far mancare le sue “lodi” per i “cugini” ellenici: «Noi vorremmo un’Europa diversa da quella della Troika. C’è un paese, come la Grecia, dove il segretario e i parlamentari di un movimento con 18 eletti sono stati portati in carcere . Ecco perché è importante farli parlare qui stasera», ha spiegato, ricordando i punti in comune con il partito degli ospiti Apostolos Gkletsos e Konstantinos Boviatsos. TENSIONE DELLA VIGILIA – Prima dell’incontro non erano mancate le proteste di parlamentari e militanti anti-fascisti per aver permesso l’organizzazione del convegno. Per conto di Sinistra Ecologia Libertà erano stati la deputata Ileana Piazzoni e il senatore Massimo Cervellini ad annunciare l’intenzione di voler presentare un’interrogazione al ministro dell’Interno Angelino Alfano, sia alla Camera che al Senato. L’obiettivo? «Sollecitare un intervento mirato per porre fine ad iniziative come queste, il cui scopo principale è la diffusione e la propaganda di ideologie estremiste», spiegavano, parlando di nuove offese alle forze democratiche del Paese, dopo quanto già verificato in occasione della morte del boia nazista Erich Priebke. «Roma non può assolutamente tollerare un incontro con esponenti di Alba Dorata nella sede di Casapound, indipendentemente dal carattere e dal profilo dell’iniziativa», avevano concluso i due esponenti di Sel, rivendicando la «profonda e radicata tradizione antifascista» della Capitale. Non era stato da meno il deputato del Partito democratico Khalid Chaouki, che aveva criticato Casapound e Forza Nuova per «alimentare un clima di paura e odio nocivi per la convivenza multiculturale a Roma e nel resto d’Italia» e per aver sdoganato Alba Dorata, offrendo un chiaro segnale di vicinanza al movimento filonazista ellenico. CONTROLLI SERRATI ALL’ESTERNO – All’esterno, nonostante le tensioni della vigilia per il rischio di scontri con militanti dei movimenti di sinistra, non si sono registrati problemi di ordine pubblico. La Questura aveva organizzato un dispositivo di sicurezza, con tanto di sorveglianza per evitare possibili incidenti: fuori, in realtà, niente agenti né blindati delle forze dell’ordine. Anche perché più che altro l’incontro tra i «fascisti del terzo millennio» e i due esponenti di Alba Dorata è sembrato una rimpatriata tra vecchi nostalgici. In fila per entrare c’erano soprattutto giovani affiliati a Blocco Studentesco, il movimento che fa proseliti nelle scuole della Capitale e in piazza anche durante le ultime manifestazioni studentesche, quando è stato protagonista di scontri con la polizia. Pochi hanno voglia di parlare: «Giornalisti? No, grazie non siamo interessati», rispondono, riprendendo la teoria delle mistificazioni della stampa. Altri invece azzardano: «Dobbiamo soltanto prendere esempio da Alba Dorata. Così anche noi aumenteremo i nostri consensi». Oppure: «La gente non ci conosce, non ci offrono il giusto spazio mediatico», si lamentano altri. C’è qualche anziano che rimpiange il passato: «Io facevo parte dei tempi in cui c’era Terza Posizione: adesso a destra non è rimasto nessuno». I controlli all’esterno sono serrati: non tutti entrano, i giornalisti soltanto se accreditati in tempo. Diverse persone sono dovute tornare a casa: «La sala è piena», si limitavano a rispondere gli addetti alla sicurezza alle porte del palazzone occupato vicino Piazza Vittorio, pronti a far entrare camerati “riconosciuti”, vecchi militanti e a bloccare l’ingresso per altri meno noti. Casapound Alba dorata 2 Casapound Alba dorata 3 Casapound Alba dorata 7 Casa Pound - incontro con Alba Dorata Casa Pound - incontro con Alba Dorata Casa Pound - incontro con Alba Dorata Photocredit: Lapresse/CasaPound L’EUROPA SOTTO ACCUSA – Chi è rimasto fuori ha dovuto accontentarsi della diretta streaming, trasmessa da Radio Bandiera Nera. Tra qualche saluto romano, slogan che ricordano tempi bui sulla «difesa della razza bianca», precisazioni contro le “semplificazioni della Stampa” («Nazisti? No, noi siamo soltanto nazionalisti greci») e presunte ricette per ripartire dalla crisi è stato in particolare Gkletos, membro del coordinamento centrale, l’arrivo più atteso tra i camerati della Capitale. È stato l’ex deputato ad aizzare i presenti: « È già accaduto in passato, nella storia. Alba dorata ha difeso la Grecia e l’Europa tutta dai musulmani. Noi greci lo abbiamo fatto in passato, succederà anche in futuro», ha spiegato, raccogliendo gli applausi dei nazionalisti. Ma non solo. Al convegno è stato rievocato anche il concetto di «razza bianca», quando Apostolos Gkletos ha attaccato: «Hanno provato in tutti i modi a fermarci per non far vedere all’Europa cosa sta accadendo in Grecia. Il primo novembre per riuscirci hanno anche ucciso i nostri militanti Georgios e Manolis, ammazzati dai terroristi di sinistra. Loro sono degli eroi per tutta la razza bianca», ha continuato l’ex deputato. Non manca la teoria della persecuzione politica e giudiziaria: «Ci hanno definito associazione a delinquere, hanno arrestato il nostro leader Michaloliàkos e altri militanti e deputati con accuse e testimoni falsi. Ma non ci arrendiamo: la nostra battaglia continuerà», ha spiegato. Per chiedere il rilascio del leader Nikos Michaloliakos (secondo l’accusa, una sorta di Fuhrer all’interno dell’organizzazione criminale messa in piedi da Alba Dorata, ndr ) e gli altri due deputati in attesa di processo, era stato il portavoce del partito, Ilias Kasidiaris a chiamare a raccolta i sostenitori per le 19 di sabato 30 novembre in piazza Syntagma, davanti al Parlamento. All’annuncio di Kasiriadis, anche lui arrestato e poi rilasciato, vari gruppi antifascisti hanno reagito convocando due raduni, uno in piazza Monastiraki e l’altro davanti all’Università di Atene. Per il rischio di disordini e contratti tra le opposte fazioni la polizia ellenica ha così deciso di non consentire alcuna manifestazione. LA CRESCITA DI ALBA DORATA – Nello sfondo resta il dramma della situazione economica, con il popolo ellenico esasperato per le misure di austerity e rigore. Se malcontento e sfiducia nei confronti dei partiti tradizionali (dalla destra di Nea Dimokratia ai socialisti del Pasok) hanno permesso nel paese del Mediterraneo la crescita a sinistra di Syriza, di Alexis Tsipras (tra i pochi ad opporsi al memorandum, pur ribadendo di voler mantenere la Grecia nell’area euro, sostituendo i diktat e le imposizione del Fondo monetario, dell’Ue e della Bce con un programma di ricostruzione e sviluppo, ndr), all’estrema destra c’è stata il preoccupante aumento dei consensi tra i neonazisti di Alba Dorata, che hanno sfruttato il clima di sfiducia nei confronti delle istituzioni e aizzato la popolazione contro immigrati, omosessuali. Con tanto di pestaggi, ronde nei confronti delle comunità migranti, minacce ai giornalisti. Il portavoce Kasidiaris, durante la campagna elettorale, prese anche a pugni in diretta televisiva la deputata del KKE Liana Kalelli. Fino all’omicidio del rapper Killah P e l’ondata di arresti tra i militanti e deputati di Golden Dawn, al quale sono stati sospesi anche i finanziamenti statali. Eppure non mancano i sondaggi – più o meno credibili – che mostrano come Alba Dorata sia ancora in ascesa, almeno al 10% dei consensi. Quello dell’emittente Zougla lo ha ha addirittura definito come primo partito in Grecia, con il 26%, nonostante le accuse di attività criminale e la detenzione del leader Nikolaos Mikalioliakos. Il motivo? Secondo il quotidiano locale Ekhatemerini, pesa la mancanza di fiducia nel resto dei partiti e per le istituzioni: «Questa sfiducia si estende ai media locali, di solito di proprietà di grandi conglomerati aziendali, considerati compromessi per i loro legami con partiti politici. Le storie raccontate spesso vengono viste come un tentativo di mantenere lo status quo», rivela il quotidiano. «I media sono visti con diffidenza. Le persone che pensano che la condizione della Grecia è il risultato di una cospirazione globale credono anche che le accuse contro Golden Dawn fanno parte di questa cospirazione», si legge. «SOLTANTO MENZOGNE DEI MEDIA» – Alba Dorata continua a difendersi dalle accuse puntando sulla teoria delle «mistificazioni dai parte dei media». I neonazisti si auto-dipingono come «vittime», nonostante gli episodi di violenza testimoniati dalla stampa di tutto il mondo, con tanto di filmati. Ieri, accanto all’ex deputato Apostolos Gkletos, ad alzare i toni ci ha pensato anche l’altro ospite, Kostantinos Boviatsos. Se le ultime stime Ocse hanno paventato per la Grecia il settimo anno di recessione consecutivo (il Prodotto interno lordo greco continuerà a calare anche nel 2014, per lo 0,4 per cento, a causa di una crescita più lenta del previsto, nonostante le riforme all’insegna dell’austerity, ndr), il militante di Alba Dorata non ha trovato di meglio che lanciare slogan contro gli immigrati: «Cosa hanno fatto tutti i democratici che anno studiano economia negli ultimi 50 anni? Niente. Il popolo greco deve capire queste cose. La prima cosa da fare? Prima di tutto, fuori gli extracomunitari. Più semplice di così?», ha azzardato, tra gli applausi scroscianti dei camerati italiani. «La sinistra spiega: chi raccoglierà i pomodori e le olive? Negli anni ’70, quando non c’erano loro a coltivare la terra, chi lo faceva? Io mi ricordo da bambino che erano gli uomini, le donne e i giovani a farlo: possono farlo ancora adesso, anziché fermarsi a bere il caffè nei bar di Atene», ha aggiunto. Basta con i sogni di industrializzazione, secondo l’esponente di Golden Dawn: «Bisogna lavorare nelle campagne, ritornare nelle piccole città, dove il lavoro c’è. I giovani vogliono fare tutti i direttori e i dirigenti. Ma non è possibile. Ad Atene vive quasi la metà della popolazione greca, ma nessuno fa nulla. Il problema è che manca la volontà». Il militante ha accusato anche i dipendenti pubblici («Ne abbiamo più di un milione, su 11 milioni di persone»), oltre a lanciarsi nel raccogliere facili applausi, quando – in un clima di sfiducia verso la politica e le istituzioni – ha chiesto che il numero dei parlamentari venga ridotto a non più di un centinaio. Casapound Alba dorata 6 LE POSIZIONI DI CASAPOUND – Di fronte ai nazionalisti, CasaPound ha ripetuto discorsi già sentiti alte volte. Di Stefano, dopo il flop alle amministrative romane, ha provato a replicare : «Le nostre proteste sono comuni. In Italia sono pronti a manifestare i trasportatori , che come quelli greci, non ne possono più delle condizioni imposte da quest’Europa. Non si può competere con chi sul camion mette un ragazzo rumeno, sottopagato e che lavora senza soste. Questi vanno in giro per l’Italia, ammazzano le famiglie». Il nemico principale resta l’Europa: «Non è giusta un’Europa in cui si permette a qualunque Paese di entrare a farne parte, come la Romania. Paesi dove i livelli salariali sono molto più bassi, dove se rimani incinta vieni licenziata», ha aggiunto. Lo Stato? Viene definito come «una sanguisuga, che sfama i popoli e dà alle banche», che «uccide e non permette di fare impresa». «Il problema resta il debito di paesi come Grecia, Italia e Spagna: non gli è più permesso di stampare moneta e per finanziare lo Stato devono andare nei mercati internazionali per vendere titoli di debito pubblico, mentre si indebitano a tassi usurai». Un debito che per Di Stefano «non sarà mai ripagato», con un sistema che permette all’Europa «di mangiare gli Stati» . VITTIMISMO COMUNE - E i risultati da «zero virgola»? Tutta colpa dei giornali e delle televisioni che non danno lo giusto spazio mediatico: « Io non mi stupisco che a Casapound non vengano concessi spazi. Se ci davano un sesto di quello che hanno dato al magistrato Antonio Ingroia avremmo avuto un altro risultato», ha incalzato. «Ma noi non ci scoraggiamo. Andiamo avanti. Quando Casapound era stata da poco occupata, Alba Dorata si trovava alle nostre stesse percentuali. Costruiremo l’Italia, cittadino dopo cittadino», ha aggiunto. Così, relegati politicamente per le cifre di consenso minime, ai «fascisti del terzo millennio» non resta che tentare di emulare le “gesta” dei filonazisti greci. Lo hanno chiarito loro stessi, quando hanno tracciato il percorso futuro: «Condividiamo il programma, avremo un destino comune», ha concluso Antonini, mentre gli ospiti chiedevano il sostegno dei presenti per Alba Dorata. Nessuna risposta dagli esponenti ellenici di fronte alle accuse sui metodi violenti e alle questioni giudiziarie, se non la denuncia delle«mistificazioni mediatiche». Né un accenno alla vicenda di Pavlos Fyssas, se non, al termine del convegno, per denunciare presunte montature e differenze di trattamento da parte dei media: «Hanno parlato soltanto dell’antifascista, non dei nostri militanti uccisi». In pratica, Alba Dorata si è lanciata nel denunciare una presunta “strategia della tensione” contro il proprio movimento che lascia non poche perplessità, anche alla luce della scoperta di infiltrazioni neofasciste nella polizia greca. Con tanto di protezione dello squadrismo di Golden Dawn. SPAZIO ALLA RETORICA - Al banchetto della retorica non poteva mancare nemmeno la vicenda Marò, evocata da CasaPound: «Cosa abbiamo ricevuto in cambio dai paesi europei per i nostri morti, in 50 anni di missioni di pace? Niente, soltanto abbandono totale. I nostri due militari sono stati rapiti, sono prigionieri di guerra», ha concluso, dimenticando di ricordare come Girone e Latorre siano in attesa di processo con l’accusa di aver ucciso due pescatori del Kerala. E non senza lanciare accuse contro la «sinistra anti-italiana» che, a loro dire, inviterebbe alla «fucilazione» degli stessi Marò. «Leggo commenti come “impiccateli”. Un popolo che si riduce a questo è vergognoso. Il mondo ci guarda e ride». In realtà, a scatenare ironia in rete – oltre che preoccupazione – era stata la proposta di Casapound di dichiarare guerra all’India per liberare i due militari in attesa di verdetto. Un nuovo tentativo di ottenere visibilità , come la manifestazione per cacciare gli stranieri da metà Esquilino dello scorso ottobre. E come il convegno di eri. Nessuna parola, invece, per smarcarsi da pratiche come quella denunciata su Repubblica della “caccia al bengalino”, un “tour” di pestaggi e spedizioni da Torpignattara al Casilino praticato dai simpatizzanti di estrema destra romani, durante il quale venivano cercati e malmenati extracomunitari. Accuse simili a quelle contestate ad Alba Dorata in Grecia, con cui Casapound spiega di condividere lo stesso programma.

Sappiamo tutti che Bossi non ruba. Certo lo sappiamo tutti.


Ah, ah, ah.....rodotà, rodotà, rodotà....

M5S: "Campagna contro Aids". Ma Grillo non diceva che era inventata?

Mozione grillina per una campagna di sensibilizzazione contro l'Hiv. Ma per il loro leader era una bufala

Il primo dicembre è la Giornata mondiale per la lotta all'Aids. Anche il Movimento 5 Stelle ha deciso di partecipare a suo modo all'iniziativa.
E lo fa proponendo una mozione urgente in tutti i Consigli regionali, al Senato e alla Camera per chiedere alle giunte e al Parlamento di collaborare con le associazioni e le organizzazioni impegnate su questo fronte, perché vengano messe in atto campagne di sensibilizzazione nelle scuole sull'uso del profilattico e perché le informazioni sulla prevenzione siano inserite nei programmi scolastici.
"È finito il tempo di ambiguità o forme di pregiudizio sul virus dell'Hiv", ha spiegato in Regione Lombardia Iolanda Nanni, "Il numero crescente di casi di sieroconversione in Lombardia ci costringe a mettere in campo politiche di contrasto concrete". Per questo il 2 dicembre i grillini proporranno in Consiglio regionale "un dibattito sul pregiudizio che affligge le persone sieropositive".
Un'iniziativa più che lodevole, niente da dire. Cosa ne penserà Beppe Grillo che solo qualche anno fa ne parlava come di una malattia creata ad hoc dalle case farmaceutiche? Era il 2008 e in un suo spettacolo il leader del M5S arringava gli spettatori sul caso Di Bella e sulle lobbies nella medicina. E a un certo punto parlava anche di Aids, sostenendo che fosse una malattia inventata per vendere i farmaci anti-Hiv. 

venerdì 29 novembre 2013

Contro la violenza su tutte le donne del mondo


.Ogni tanto anche nel nostro paese c'è qualche intellettuale che ciana le cose con il proprio nome. Bravo Virzì

http://video.repubblica.it/edizione/torino/virzi-ken-loach-non-dia-retta-a-quei-cialtroni-del-m5s/148310/146821

Questo è il nostro vero, grande, drammatico problema. Con l'aggirante che i giovani grillino più incapaci del mondo li abbiamo occupati. Povera Italia.

ISTAT

Crisi, disoccupazione giovanile ai massimi di sempre

Tasso al 41,2% a ottobre, nuovo record storico. Il dato generale resta al 12,5%, al top dal 1977.

Nuovo picco della disoccupazione giovanile (15-24 anni) in Italia.
Il tasso è balzato al 41,2% a ottobre, segnando un record storico assoluto: come rilevato dall'Istat, infatti, si tratta del valore più alto sia dall'inizio delle serie mensili, gennaio 2004, sia di quelle trimestrali, primo trimestre 1977.
DATI AL TOP DAL 1977. Anche il tasso di disoccupazione generale a ottobre resta ai massimi, segnando lo stesso valore di settembre, attestandosi al 12,5%. Il numero di disoccupati è pari a 3 milioni e 189 mila, sostanzialmente invariato rispetto al mese precedente ma in aumento del 9,9% su base annua (+287 mila).
Il dato nel terzo trimestre è stato pari all'11,3%, in crescita di 1,5 punti percentuali su base annua. Anche in questo caso si tratta del tasso più alto dal terzo trimestre 1977, ovvero dall'inizio delle serie storiche. E nel Mezzogiorno il tasso è al 18,5%.
MAI COSÌ TANTI SCORAGGIATI. A pesare è anche il numero degli scoraggiati, cioè coloro che non cercano lavoro perché ritengono di non trovarlo: nel terzo trimestre del 2013 il loro numero è salito a 1 milione e 901 mila. Per l'Istat non si era mai registrato un livello così elevato.
OLTRE 1 MILIONE DI UNDER 30 SENZA LAVORO. Nella classe di età 18-29 anni il tasso di disoccupazione si attesta al 28% (+5,2 punti su base annua), con un numero di disoccupati che giunge a 1 milione 68 mila (+17,2%, pari a 157.000 unità).
IN CALO IL NUMERO DI PRECARI. Il lavoro precario, definito dall'Istat come atipico, ha invece subito un nuovo calo, il terzo consecutivo. Nel terzo trimestre del 2013, infatti, il numero di dipendenti a tempo determinato e di collaboratori è sceso a 2 milioni 624 mila, in calo di 253 mila unità (-8,8% su anno). Una diminuzione ancora più forte rispetto a quella registrata per i dipendenti a tempo indeterminato (-1,3%).
GIOVANI, RECORD ANCHE NELL'EUROZONA: 24,4%. La disoccupazione dei giovani fino a 25 anni cresce anche nell'Eurozona. Eurostat a ottobre ha registrato il nuovo record storico a 24,4% (3,577 mln senza lavoro, 15 mila in più rispetto a settembre quando il tasso era al 24,3%), 12 mesi prima era a 23,7%. In Grecia è al 58,0% (dato di agosto), in Spagna al 57,4%, in Croazia al 52,4%.
Il dato generale invece è in leggero calo a ottobre, la prima volta da febbraio 2011. Il tasso registrato da Eurostat è stato del 12,1% (pari a 19,298 mln di senza lavoro, 61.000 in meno). A settembre era al 12,2%. Stabile a 10,9% il tasso a ottobre nella Ue-28, dove i disoccupati sono 26,6 mln.
Venerdì, 29 Novembre 2013

Indiziati??????? Diciamo che siamo certi di questo.



Ghedini e Longo nei guai per la storia di Ruby e Berlusconi

di   - 29/11/2013 - Le motivazioni della sentenza depositate oggi dai giudici della quinta sezione penale del Tribunale di Milano: gli avvocati dell'ex Cavaliere sono «gravemente indiziati» di aver pagato le testimoni del processo Ruby per rendere falsa testimonianza

Ghedini e Longo nei guai per la storia di Ruby e Berlusconi
I giudici della quinta sezione penale di Milano hanno depositato le motivazionidella sentenza con cui, lo scorso 19 luglio, furono condannati Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora per induzione e favoreggiamento della prostituzione, con riferimento ai festini di Arcore. All’ex direttore del Tg4 e all’ex guru dei vip erano stati inflitti sette anni di carcere, mentre l’ex consigliera regionale del Pdl era stata condannata a 5 anni. Con la lettura delle motivazioni avrà avvio anche l’indagine Rubyter, sulle presunte false testimonianze. Questo perché, al momento della lettura della condanna, era stata disposta la trasmissione degli atti ai pm in relazione a diverse false testimonianze.
Lele Mora
Lele Mora
RUBY: LE MOTIVAZIONI - Secondo i giudici di Milano che hanno condannato Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora nel processo Ruby bis, Silvio Berlusconi va indagato per corruzione in atti giudiziari. Insieme con lui, il Tribunale ritiene si debba procedere anche nei confronti delle ragazze che parteciparono alla riunione convocata dal Cavaliere ad Arcore il 15 gennaio 2011 e dei suoi legali Piero Longo e Niccolo’ Ghedini.
LONGO E GHEDINI NEI GUAI - «Tutti i soggetti partecipanti alla riunione e quindi anche tutte le ragazze – si legge nelle motivazioni dei giudici milanesi, presieduti da Anna Maria Gatto – Sono gravemente indiziati del reato di cui all’art.319 ter: le giovani donne che poi rendevano false testimonianze (il reato di falsa testimonianza concorre col reato di corruzione in atti giudiziari) in qualità di testimoni e, quindi pubblici ufficiali, ricevevano denaro e altre utilità, sia prima che dopo avere deposto come testimoni; Berlusconi in qualità di soggetto che elargiva denaro e altre utilità; gli avvocati Longo e Ghedini in qualità di concorrenti per aver partecipato, nella loro qualità di difensori di Berlusconi alla riunione del 15 gennaio 2011». Berlusconi, quindi, è «gravemente» indiziato del reato «di corruzioni in atti giudiziari» in qualità «di soggetto che elargiva il denaro e le altre utilità» alle ragazze-testimoni.
LE RAGAZZE PAGATE 2.500 EURO AL MESE, A TEMPO INDETERMINATO - «Alcune scene descritte dalle testimoni denotano l’esistenza di attività sessuale dietro pagamento di compensi» – si legge ancora nelle motivazioni, ricostruendo l’ormai famosa riunione avvenuta ad Arcore, nella casa di Berlusconi, il 15 gennaio 2011. Una riunione per «parlare della questione» alla quale «parteciparono i suoi avvocati, Ghedini e Longo, con tutte le ragazze che erano state sottoposte a perquisizione domiciliare». E ancora: «in seguito a questa riunione, tutte le ragazze, testimoni nel nostro processo, iniziavano a percepire almeno la somma di 2.500 euro al mese ciascuna, a tempo indeterminato (alcune testimoni percepivano somme maggiori)». Silvio Berlusconi è stato ritenuto dai giudici del tribunale di Milano l’«utilizzatore finale delle prostitute» e l’ex consigliera regionale Nicole Minetti «il tramite, per il pagamento di “una parte del corrispettivo corrisposto per il meretricio».
QUELLE FRASI TUTTE UGUALI RIFERITE DALLE RAGAZZE - Le motivazioni sottolineano che «tutte le persone che percepivano questa somma rendevano al processo dichiarazioni perfettamente sovrapponibili, anche con l’uso di linguaggio non congruo rispetto alla loro estrazione culturale; in particolare si noterà la ricorrenza, nelle deposizioni, di nomi, terminologie, fraseggi identici tra loro; a precisa domanda, alcune non sapevano riferire il significato della parola o della frase utilizzata». Per i giudici le «dichiarazioni erano dirette a favore di Berlusconi (e, di conseguenza, per quanto ci riguarda, dei nostri imputati)». Per il tribunale, la riunione del 15 gennaio «non può certamente essere ritenuta rituale, legittima o rientrante nei diritti della difesa».
RISARCIMENTO? NO, «PRETESTO NON VEROSIMILE» - Questi pagamenti, secondo il pm sarebbero «anomali»: nonostante le ragazze abbiano riferito che quei 2.500 euro al mese sarebbero stati un risarcimento per i «danni mediatici» subiti dall’inchiesta, nelle motivazioni si legge che i giudici le hanno ritenuti «un pretesto non verosimile».
DOPPIA ACCUSA PER RUBY - E nelle motivazioni dei giudici si legge anche di Ruby: la giovane marocchina dovrebbe essere indagata, oltre che percorruzione in atti giudiziari, anche per falsa testimonianza e indebita propagazione di notizie. Il secondo reato, nello specifico, si riferisce al fatto che Luca Giuliante, il primo avvocato di Karima El Mahroug, apprese da lei informazioni relative alle sue deposizioni davanti ai pm milanesi, notizie che poi divulgò ad altri. «In relazione a questo fatto – spiegano – si è disposta la trasmissione degli atti alla Procura per quanto attiene alla condotta tenuta da Giuliante, Karima ed eventualmente altri soggetti che a tale indebita propagazione di notizie abbiano concorso». Per quanti riguarda l’accusa di falsa testimonianza, questa sarebbe relativa alle «bugie» che Ruby avrebbe raccontato durante la testimonianza al processo.
IL PRIMO AVVOCATO DI RUBY E LA «INDEBITA PROPAGAZIONE DI NOTIZIE» – Luca Giuliante, il primo legale di Karima El Mahroug suo avvocato nell’autunno del 2010 dopo essere stato anche l’avvocato di Lele Mora, compare anche nella prima sentenza relativa al processo Ruby: sarebbe stato lui, infatti, a riferire agli avvocati di Berlusconi tutto quello che la ragazza gli aveva raccontato (informazioni che poi lei stessa bollò come «cavolate») ma svolgendo, di fatto, la funzione di «tramite» tra Ruby e l’allora premier, vigilando sui pagamenti che la ragazza aveva cominciato a ricevere regolarmente. Per lui, si legge oggi nelle motivazioni alla sentenza del processo Ruby 2, si profilano le accuse di corruzione di atti giudiziari e di rivelazione di segreto d’ufficio. Il pm dovrà valutare ora «se sussiste una connessione causale tra i pagamenti e le varie dichiarazioni di Ruby al fine della configurabilità del reato di corruzione in atti giudiziari a carico di Giuliante e Karima El Mahroug come si ritiene in questa sede di ravvisare quantomeno sotto il profilo della sussistenza di indizi di reità».
«RUBY HA INQUINATO LE PROVE» - I giudici, poi, fanno anche riferimento alla protesta inscenata da Ruby lo scorso aprile, quando la ragazza si mise davanti al Tribunale di Milano raccontando «la propria verità» a difesa di sé stessa e di Berlusconi e dicendo di essere «una bugiarda ma non una prostituta». Per i giudici si trattò di «un’attività di possibile contaminazione probatoria», trattandosi di pubbliche dichiarazioni rese prima prima di deporre come testimone” nel processo a carico di Fede, Mora e Minetti. Il collegio fa notare come Ruby lesse un testo dal «linguaggio particolarmente tecnico», per sua stessa ammissione «preparato da altri», ma non «è noto da chi».
Guarda le foto: 
EMILIO FEDE «BURATTINAIO, SELEZIONAVA LE RAGAZZE PER BERLUSCONI» - Sempre nelle motivazioni depositate oggi dai giudici milanesi si legge anche che Emilio Fede sarebbe stato «il burattinaio della situazione»: insieme a Lele Mora, l’ex direttore del Tg4 intratteneva  «rapporti finalizzati a selezionare e procurare donne che potevano incontrare i gusti di Silvio Berlusconi e a organizzare e-o facilitare l’incontro di queste con l’ex premier».
LELE MORA E I «PROVVEDO SUBITO» A FEDE - Dal canto suo, Mora, l’agente dei vip, si rivolgeva a Fede con quella che i giudici hanno definito «deferenza». Una deferenza «desumibile dalle modalità che questi adottava nel rivolgersi all’interlocutore ad esempio dandogli del lei, mentre Fede gli dava del tu, e dalla prontezza con cui rispondeva alle sue richieste e sollecitazioni usando ripetutamente espressioni del tipo ‘sì, direttore’, ‘certo, direttore’, ‘provvedo subito, direttore’» così come «traspare», «anche il diverso spessore dei due compari».
LELE ED EMILIO, «COMPARI IN TANDEM» - «Compari». I giudici milanesi hanno più volte usato questo termine per riferirsi a Lele Mora ed Emilio Fede, tornando ad utilizzare questa espressione già utilizzata dall’accusa durante la requisitoria. I magistrati, comunque, si dicono «stupiti» per come Fede «possa riuscire a ‘chiamarsi fuori’ dalla vicenda quando l’istruttoria dibattimentale ha dimostrato con assoluta certezza che lui e Mora agivano costantemente in tandem, che lavoravano in totale sinergia per procurare al ‘produttore’ (ndr Berlusconi com’era definito nelle intercettazioni) i ‘programmi’ che gli piacevano».
LA «PLATEALE» ATTIVITÀ DI FEDE E MORA - Insomma, per i giudici quella di Fede e Mora fu una «plateale attività di induzione» volta a «far cessare le resistenze di ordine morale che avrebbero potuto trattenere le ragazze dal prostituirsi». In questo né Fede né Mora sarebbero avrebbero agito senza un interesse personale: secondo i giudici, Emilio Fede «verosimilmente ambisce a mantenere la posizione di prestigio da egli detenuta, nonostante l’elevata età anagrafica, in Mediaset rafforzando il legame di amicizia ed abituale frequentazione che ha con Silvio Berlusconi». Mora, invece, spera di riuscire a ricevere gli aiuti economici di Silvio Berlusconi per «risollevare le sue disperate condizioni imprenditoriali». I giudici le definiscono «aspettative convergenti» ed entrambi sarebbero stati un ingranaggio di questo «sistema prostitutivo», avendo anche «l’accesso ai suoi segreti, la potenzialità implicitamente ricattatoria che ne deriva, il perseverante funzionamento, la costante operatività del sistema stesso».
«NICOLE MINETTI ERA DISPONIBILE PER BERLUSCONI» - Per quanto riguarda Nicole Minetti, i giudici scrivono che l’ex consigliere regionale già igienista dentale «era disponibile per Berlusconi, in virtù del rapporto di fiducia-amicizia-interesse-amore (?) che la univa a lui». Durante la sua testimonianza davanti ai giudici, nel processo Ruby 2 Nicole Minetti dichiarò infatti di amare Silvio Berlusconi «di amore vero». Per il Tribunale, comunque, Nicole Minetti è colpevole del reato di favoreggiamento della prostituzione perché «svolgeva un fondamentale e continuativo ruolo di intermediazione nella corresponsione di stabili erogazioni economiche alle donne che abitavano in via Olgettina, emolumenti che avevano indubbia natura di corrispettivo per l’attività di prostituzione svolta». E ancora, la Minetti «intermediava il rapporto con alcune delle abituali frequentatrici delle cene, occupandosi dell’intera gestione delle abitazioni di via Olgettina, residenze che Berlusconi metteva a disposizione delle ragazze, sostenendone per intero le spese, quale parte del corrispettivo agli atti sessuali a pagamento dalle stesse poste in essere in suo favore».
AMBRA, CHIARA E IMANE: LE «PENTITE DEL BUNGA BUNGA» - Alcune delle ragazze che parteciparono alle serate hard di Berlusconi ad Arcore, avrebbero «sofferto» per quanto accaduto e per gli sviluppi giudiziari che ne sono seguiti, essendo definite dai media come «escort» che sarebbero state «infilate nel letto di Berlusconi». Così i giudici del processo Ruby 2 hanno motivato il riconoscimento del danno per Ambra Battilana, Chiara Danese e Imane Fadil, le cosiddette «pentite del bunga-bunga». Le tre ragazze, costituitesi parte civile, saranno liquidate in sede civile dai condannati Fede, Mora e Minetti.
(Photocredit: LaPresse)

2 Commenti

  1. PAPI FOR EVER scrive:
    Che Longo e Ghedini siano nei guai bah! Sono parlamentari strapagati da noi e il loro cliente è l’uomo più ricco d’italia.
    Di sicuro con le loro trovate il caro Leader è andato di male in peggio.
    E’ impagabile la faccia di Ghedini quando entrando in un aula vede la scritta “La Legge è uguale per tutti”
  2. iena scrive:
    Uall´anima da maronnaaa, prima o poi questo doveva succedere, tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino,
    loro pensavano veramente che raccontando tutte ste fregnacce alla magistratura, potevano mettercela a noi tutti e ai magistrati nel C.lo.. squallidi invertebrati,
    stavolta il clan di beruscon&co, si sono tirati tutti la zappa nei propri piedi.. e questa volta mi sa che ci scappa pure la galera x tutti, sará un altro giorno da festeggiare con lo champagne.

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