sabato 10 giugno 2017

L'avvocato Lorenzo Borré, che ha assistito la Cassimatis in tribunale, racconta cosa c'è da imparare dalla vicenda giudiziaria di Genova e perché la vera battaglia per la democrazia nel MoVimento 5 Stelle si gioca a Roma. Dove a maggio si discuterà dello statuto e del regolamento M5S in tribunale. Puntando ad annullarlo
ALESSANDRO D'AMATO
L’avvocato Lorenzo Borré ha assistito Marika Cassimatis insieme ad Alessandro Gazzolo al tribunale civile di Genova ottenendol’annullamento del voto che sul blog incoronava Pirondini dopo aver eliminato la professoressa di geografia. Oggi la candidata ha annunciato che non proseguirà la battaglia legale con il MoVimento 5 Stelle per candidarsi con una lista civica. In questa intervista rilasciata a neXtQuotidiano Borré spiega a cosa è servita la vicenda e perché può costituire un ottimo precedente per il giudizio di Roma, dove si discuterà della validità dello statuto e del regolamento di Beppe Grillo.
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Avvocato, cosa abbiamo imparato dalla vicenda giudiziaria di Marika Cassimatis contro Beppe Grillo e dalla resa della candidata che aveva vinto le comunarie sul blog?
Innanzitutto non si tratta di una resa. La Cassimatis e gli altri ricorrenti escono a testa alta perché l’ordinanza ha riconosciuto le loro ragioni e la funzione sovrana degli iscritti al M5S, gli unici titolati a scegliere i candidati grillini.
In sintesi possiamo dire che dopo il caso Cassimatis il “fidatevi di me” di Beppe non è sufficiente ad escludere un candidato scelto dalla rete degli iscritti.
Eppure voi oggi non vi siete presentati all’udienza che doveva discutere il ricorso di alcuni della lista Pirondini, che vogliono annullare il voto che aveva incoronato Cassimatis perché non c’è stato il preavviso di 24 ore prescritto dal regolamento. Un argomento che voi stessi avevate sollevato e che, curiosamente, non vale per Padova, Piacenza, Verona e Palermo dove si è votato senza preavviso ma il voto non è stato annullato. 
Questo è vero, ma si tratta di considerazioni politiche. Io di mestiere faccio l’avvocato e mi piace invece sottolineare che i tribunali di Roma, Napoli e oggi Genova hanno confermato che ci sono dei principi a cui tutti devono sottostare. Si può dire che oggi sono stati i tribunali i “garanti di seconda istanza” dei principi della democrazia diretta che ispirano il M5S.
Continuare la battaglia per la Cassimatis avrebbe significato ingaggiare una guerra giudiziaria senza possibilità di portare a casa la candidatura basata sulla votazione del 14 marzo, visto che nel frattempo le condizioni che soddisfacevano il Metodo Genova sono venute meno. La Cassimatis e gli altri ricorrenti escono a testa alta dall’agone grazie all’ordinanza cautelare del Tribunale di Genova del 10 aprile, che ha riconosciuto in pieno le loro ragioni.
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E comunque c’è sempre un giudizio pendente a Roma, no?
A Roma alla fine di maggio si svolgerà la prima udienza della citazione di cinque iscritti al M5S contro lo statuto e il regolamento approvato l’ottobre scorso. Ho segnalato al tribunale 12 motivi di contestazione sui quali i giudici saranno chiamati ad esprimersi. La battaglia per la sovranità dell’assemblea -e con assemblea intendo la presenza fisica di persone che dibattono e si confrontono dialetticamente sugli argomenti da decidere- non si ferma di certo.
In caso di accoglimento totale dell’istanza entrambi i documenti dovranno essere riscritti e approvati di nuovo, ma in modo politicamente partecipato. E un’altra conseguenza sarebbe quella di veder annullate le sanzioni disciplinari fin qui disposte dal MoVimento in forza di tale Regolamento. Non mi pare poco.
A proposito, ma come mai lei, avvocato Borré, si trova sempre in mezzo alle cause dei 5 Stelle? 
La mia è una battaglia per il rispetto delle regole associative e nient’altro. Parte dei simpatizzanti del 5 Stelle – stando ad alcuni commenti – forse non se ne rendono conto, ma io mi sto battendo per i diritti di tutti gli iscritti, dall’ultimo associato in ordine di tempo fino ai Portavoce. E per quei principi che mi hanno portato, per ben 4 anni, a far parte del Movimento.

Marika Cassimatis querela Luigi Di Maio

Marika Cassimatis ha annunciato di voler querelare per diffamazione l’onorevole e vicepresidente della Camera Luigi Di Maio.
marika cassimatis luigi di maio
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La candidata a sindaco di Genova Marika Cassimatis ha contattato l’avvocato Borre’ al fine di avviare la denuncia per diffamazione contro On. Luigi DiMaio per le parole espresse a Genova in intervista videoregistrata in data odierna. L’avvocato Borre’ ha accettato l’incarico.
L’on. DiMaio ha usato parole in netto contrasto con quanto affermato da Grillo nel post del 30 aprile scorso, in cui dichiarava di non avere nulla contro la Cassimatis. La strumentalizzazione di un fatto giudiziario che ha visto la Cassimatis vincitrice, distorcendone il risultato a fini elettorali, e’ un fatto grave che rispecchia l’incapacita’ del M5s di gestire con onesta’ intellettuale il calo del consenso. La Cassimatis si trova nuovamente costretta a percorrere vie legali per tutelare il sua rispettabilita’ e il suo buon nome.
A margine della chiusura della campagna elettorale del candidato sindaco pentastellato Luca Pirondini, Luigi Di Maio ieri ai giornalisti che gli chiedevano se il M5s temesse ripercussioni elettorali per i casi Cassimatis e Putti, ha risposto così: “Non ho sentito di particolari feedback negativi. Vedremo che cosa decideranno i cittadini ma credo che apprezzino sempre quando una forza politica allontana chi se ne vuole approfittare, persone che entrano in quella forza politica, si fanno eleggere e poi passano al gruppo misto il giorno dopo. Questo lo evitiamo, siamo stati molto rigidi in questi anni e credo che siamo sempre premiati per questo”. Il riferimento a Putti e Cassimatis è presente anche nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera sempre da Di Maio:
A Genova pesa la vicenda di Marika Cassimatis, esclusa dal Movimento dopo aver vinto le primarie? 
«Non ho sentito di pesi e feedback negativi. Ed è bene che quando ci sono rischi di infiltrazioni si reagisca subito».

Ovviamente la Cassimatis non è mai passata “al gruppo misto il giorno dopo” visto che non è mai stata eletta con il MoVimento 5 Stelle. Putti, invece, ha lasciato il M5S alla fine della consiliatura a Genova e dopo aver contestato “la politica dei selfie”.

Era stata scelta con un bando pubblico prima delle elezioni. Ma ora c'è la politica da soddisfare, la meritocrazia non serve più. Intanto Paolo Giordana finisce sulla graticola per Westinghouse
MARIO NERI
Stefania Giannuzzi è stata vista uscire in lacrime ieri dall’ufficio di Chiara Appendino al Comune di Torino. Perché, scrive oggi  La Stampa, a quanto pare la sindaca ha comunicato all’assessora scelta alla vigilia delle elezioni con “bando” di volerla sostituire con un “politico”, ovvero con un consigliere comunale. L’assessora gestisce ambiente e rifiuti e, a differenza di quanto riporta il quotidiano, sembra proprio difficile immaginare un legame di responsabilità tra le deleghe della Giannuzzi e quanto accaduto a Piazza San Carlo.

Stefania Giannuzzi: l’assessora di Appendino verso l’addio

Anche se le bottiglie di vetro in piazza San Carlo sono in effetti rifiuti, il punto non è che siano finite in strada ma come siano arrivate in piazza. La Stampa in ogni caso spiega che la mossa serve a tutelare Paolo Giordana, capo di gabinetto della Appendino piuttosto chiacchierato:
«Per tutto il giorno i funzionari hanno chiesto all’Amiat di ripulire le aree perimetrali dalle bottiglie, ma i mezzi non si sono visti», aveva spiegato Eugenio Bravo, segretario provinciale del Siulp, uno dei sindacati di polizia.
In questi mesi i consiglieri grillini hanno sempre supportato il lavoro degli assessori tecnici scelti da Appendino prima di essere eletta ma adesso hanno deciso di contare di più. Non tanto e non solo per rivendicare il ruolo di chi ci ha messo la faccia in campagna elettorale ma anche per bilanciare con la capacità politica – si parla del capogruppo Alberto Unia o del presidente della Commissione Ambiente, Federico Mensio – quello che molti ritengono un inevitabile ridimensionamento del ruolo del capo di gabinetto.
Paolo Giordana, comunque, resterebbe al fianco della Appendino. Si vedrà. Quel che è certo è che i consiglieri grillini non si sono messi di traverso nell’approvare la costituzione di una commissione d’indagine così come richiesto da una mozione di tutte le minoranze che ha come obbiettivo dichiarato vedi la presa di posizione del capogruppo Pd, Stefano Lo Russo – proprio Giordana.
piazza san carlo

Paolo Giordana e la Westinghouse

Intanto proprio Giordana finisce sulla graticola per il caso Westinghouse. Il pm Marco Gianoglio ha aperto un fascicolo senza indagati dopo l’esposto del collegio dei revisori di Palazzo Civico (Herri Fenoglio e Maria Maddalena De Finis) che hanno ricevuto dalle mani dell’opposizione la corrispondenza rimasta nascosta nei giorni della compilazione del bilancio sul debito da 5 milioni scomparso dal bilancio della Città, a quanto pare su richiesta del capo di gabinetto:
Serrati scambi di messaggi che hanno definito, all’insaputa dei revisori, la partita dei debiti verso la società Ream. «Ti pregherei di rifare la nota evidenziando solo le poste per le quali possono essere usati i 19,6 milioni di Westinghouse – scriveva il capo di gabinetto, Paolo Giordana, alla dirigente del settore Finanza, Paola Tornoni, il 22 novembre 2016 – Per quanto riguarda il debito con Ream lo escluderei al momento dal ragionamento, in quanto con quel soggetto sono aperti altri tavoli di confronto». Il messaggio dalla posta di Giordana è inviato per conoscenza all’assessore Sergio Rolando e all’indirizzo email personale di Chiara Appendino.
Il giorno dopo, alle 11.03, il direttore risponde: «Non essendo a conoscenza del fatto che l’amministrazione ha aperto tavoli di confronto con Ream, avevo ritenuto opportuno ricordare a tutti quali fossero gli impegni assunti dall’amministrazione precedente, al fine di non generare elementi di criticità per questa giunta». Il botta e risposta resta per diversi giorni tra Giordana e Tornoni, la quale, nonostante le sollecitazioni del capo di gabinetto, non rinuncia a ribadire quel che secondo lei è giusto fare: indicare nel bilancio di previsione i 5 milioni di debito verso Ream.
paolo giordana chiara appendino
Sarà un’estate calda per la Giunta.
Un abusivo dice di gestire l’affitto di lettini e ombrelloni al Faber, la porzione di litorale di Ostia che ad aprile Virginia Raggi andò a inaugurare annunciando il ripristino della legalità
NEXT QUOTIDIANO
Qualche tempo fa Virginia Raggi ha inaugurato in pompa magna la nuova gestione del Faber Beach. “Il mare di Ostia torna ai romani dopo Mafia Capitale”, sosteneva la sindaca. Enrico Bellavia su Repubblica di oggi ci racconta una storia leggermente diversa:
«Sono abusivo», confessa candidamente Roberto Bocchini a un utente che munito di videocamera nascosta (il video è sul sito di roma.repubblica.it), poco più di una settimana fa, si informava su affitto di lettini e ombrelloni proprio nella spiaggia che la sindaca aveva restituito alla legalità. Personaggio interessante questo Bocchini. Stava all’ex Amanusa, la spiaggia che i 5S con una campagna martellante hanno preso a bersaglio presentando contro il lido l’unico atto formale di decadenza.
E questo non appena Libera vi aveva inaugurato un progetto sulla legalità. Proprio così: l’unica mafia sul litorale che i grillini hanno visto a Ostia era quella dell’associazione antimafia di don Ciotti. Che ha contrattaccato alle fake news di un dossier confezionato ad arte ma poi ha preferito sfilarsi dalla partecipazione con proprie iniziative alle attività della spiaggia, gestita nella realtà dalla Uisp.
Da quel che dice, gestisce l’affitto di lettini e ombrelloni al Faber, la porzione di litorale di Ostia che ad aprile Virginia Raggi andò a inaugurare annunciando il ripristino della legalità. La storia, ampiamente documentata, della curiosa guerra del M5S all’associazione antimafia, si intreccia con quella del rapporto tra Bocchini e Paolo Ferrara, capogruppo M5S in Campidoglio.
Bocchini stava all’ex Amanusa con una società nella quale c’era anche Fausto Busato, ex Nar. E all’Amanusa era di casa anche un cinquestelle doc come il capogruppo 5S al Comune, Paolo Ferrara, già compagno di scuola di Bocchini e celebrante delle sue nozze. Lì si sono tenute anche cene elettorali a cui ha partecipato la parlamentare Roberta Lombardi. Sliding doors singolari, tanto più quando Bocchini ricompare proprio nella spiaggia che nelle intenzioni dei 5S doveva essere il fiore all’occhiello della ritrovata legalità ad Ostia. Ora su quel video e su questa storia l’associazione Mare Libero chiede che faccia luce la commissione Antimafia, davanti alla quale Virginia Raggi indicò proprio Ferrara e l’assessore Andrea Mazzillo come sue antenne sul territorio.
All’epoca infatti Ferrara parlò di Bocchini come di un conoscente:
paolo ferrara roberto bocchini 1
Lui però non la prese benissimo:
roberto bocchini paolo ferrara

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...