Ddl lavoro, Pietro Ichino rilancia il contratto a tutele crescenti. Il Pd frena: "No a modifiche ad art.18"
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Si torna a parlare di articolo 18. Il terreno di scontro, questa volta, è il disegno di legge delega sul lavoro in discussione in Parlamento. E in particolare un emendamento presentato dal senatore di Scelta Civica Pietro Ichino , che andrebbe a modificare il primo comma dell'articolo 1 del testo. "Il Governo - si legge nel testo - è delegato ad adottare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge un decreto legislativo contenente un testo unico semplificato della disciplina dei rapporti di lavoro, con la previsione del contratto di lavoro a tempo indeterminato a protezione crescente, senza alterazione dell’attuale articolazione delle tipologie dei contratti di lavoro, secondo i criteri che seguono".
Poche parole, votate con favore da tutti i partiti della maggioranza con esclcusione del Pd. E proprio dal Partito democratico sono piovute le critiche alla modifica proposta dal senatore. Il timore è che l'introduzione di un testo unico con il contratto a tutele crescenti possa minare le prerogative dello statuto dei lavoratori e in particolare l'articolo 18.
La replica del Pd. "E' chiaro, questo emendamento apre la strada ad un intervento sull'articolo 18", ha tuonato la capogruppo Pd in commissione Lavoro al Senato Annamaria Parente commenta la proposta Ichino-Ncd."Noi siamo contrari all'emendamento Ichino che è completamente diverso - ha spiegato - da quanto previsto nel punto delega".
Dello stesso avviso anche il presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano: "Ha fatto bene la capogruppo commissione lavoro del Pd Annamaria Parente a respingere al mittente l'emendamento di esponenti del Ncd e Sc che vogliono intervenire sul contratto a tempo indeterminato. Se si pensa attraverso la formula del contratto di inserimento a tempo indeterminato di rimettere in discussione le attuali tutele dell'articolo 18 si sbaglia strada. Il Pd non è disposto a rincorrere visioni ideologiche sulle quali insiste il centrodestra e che non rivestono alcun interesse per le imprese". "Se vogliamo che il contratto a tempo indeterminato assuma la centralità necessaria - ha aggiunto Damiano - occorre intervenire sul suo costo. L'assunzione stabile- prosegue l'ex ministro- deve essere conveniente per le imprese sotto il profilo economico, ad esempio attraverso un taglio significativo dell'irap. Del resto dopo un periodo di prova che può durare anche tre anni gli imprenditori hanno a disposizione un formidabile strumento di selezione dei lavoratori più idonei a far parte di una comunità aziendale".
La difesa di Ichino. Ichino però in serata torna a difendere la sua proposta: "L'emendamento alla delega sul lavoro si limita a trasferire l'impegno assunto dalla maggioranza e dal governo, nella premessa al decreto legge lavoro" approvato un mese fa, che prevedeva l'introduzione di un contratto a tutele crescenti, "senza modificare una virgola". Il contratto a protezione crescente, ha spiegato Ichino, "non costituisce nè il contratto unico che sostituisce tutti gli altri tipi di rapporto di lavoro, nè l'ennesimo nuovo tipo di rapporto di lavoro che si aggiunge ai precari. Esso non è altro che il contratto ordinario a tempo indeterminato, ma regolato in modo meno rigido, con una garanzia di stabilità minima all'inizio del rapporto e via via crescente con il crescere dell'anzianità di servizio della persona interessata".
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