sabato 8 febbraio 2014

trivi chi.

Io non leggo né la Provincia Pavese né il Giorno. Di solito sono giornali che fanno servizi su richiesta di assessori comunali o del,sindaco di Pavia. Per voghera é la stessa cosa. Quando il più grande assessore della storia vogherese, la signora Azzaretti, organizza anche le cose più insignificanti ed inutili, fa una telefonata e arrivano schiere di mezze calzette di giornalisti locali.
A Pavia non cambia niente. É un susseguirsi di di iniziative inutili e propagandistiche seguite da tutti i lacché giornalisti locali che trascurano di riportare le notizie vere. E ovviamente i direttori rimangano ai loro posti non per capacità ma esclusivamente perchè hanno una tessera di partito in tasca.
Pensate all'ultima. Trivi, uno degli assessori più scadenti mai visti nella storia della città, si candida a sindaco. Oltre alla UIL, che è un sindacato molto affezionato a Trivi al quale ha assegnato numerose cause di tutti i tipi ( chissà chi ha pagato queste cause visto che l'assessore Trivi ha dichiarato recentemente un reddito di 8000 euro all'anno), chi voterà un politico che come assessore non ha fatto praticamente niente se non intascare i soldi dei contribuenti pavesi.
Nessuno ricorda una sola cosa che abbia fatto al punto che molti si sono chiesti perché il nostro sindaco neo liberale e sorridente Cattaneo lo,abbia reintegrato subito nella giunta dopo che ha concluso la sua disavventura giudiziaria ( credo fosse accusato di scambio di voti insieme ad un sindacalista della UIL).
Avrei compreso la candidatura di Galandra o di Niutta o di dell'assessore all'istruzione. Di cose ne hanno fatte. Poi si può condividerle pienamente o meno. Ma di cose ne hanno fatte.
E allora che il reintegro di Trivi in giunta non sia magari richiesto da Abelli? E chi può saperlo.
Da parte nostra ci auguriamo che Trivi non venga neanche eletto poiché costituirebbe un onere per la comunità. Non è possibile infatti immaginare che un cittadino sia eletto solo ed esclusivamente per arrotondare lo stipendio. E già, perchè con 8000 euro all'anno come si fa a mantenere una famiglia, due auto, una casa molto costosa? Se Trivi ha scoperto come si fa lo dica ai cittadini che vivono con 500 euro al mese. Avremmo risolto così il problema della povertà in italia.

Cosa fanno l'assessore regionale nanni ed il senatore orellana per combattere l'evasione e la corruzione a pavia e provincia? Se non scoviamo gli assessori come Trivi che dichiarano 8000 euro all'anno come possiamo fare il reddito di cittadinanza. Ma l'assessore trivi voi non potete toccarlo. Non si tocca il maggiordomo di Abelli.

Dati
Non abbiamo bisogno della Ue per sapere che siamo un paese corrotto. Eppure la stima sulla corruzione in Italia è largamente irrealistica e non è chiaro come sia stata calcolata. Abbiamo rintracciato la storia di questo numero. 
60 miliardi è una cifra da far girare la testa. E in effetti i giornali sono pieni di strilli preoccupati: “La corruzione divora l'Italia”, “In Italia la metà della corruzione dell'Ue”. Persino il premier Enrico Letta dalla penisola araba è intervenuto allarmato sulla questione, promettendo di lavorarci su. E anche noi ne abbiamo scritto, anche per dire che in verità non abbiamo bisogno della Ue per sapere che dalla nostre parti c'è un problema di corruzione. Eppure la provenienza della stima, passata alla ribalta delle cronache recenti dopo la pubblicazione del rapporto anti-corruzione 2012 della Commissione Europea, è tutt'altro che certa, come fanno notare in queste ore il postlavoce.info e, ancora prima, i quattrogatti.

Nell'annesso 12 del rapporto, dedicato all'Italia, si cita il dato di 60 miliardi rimandando alla memoria del procuratore generale della Corte dei Conti Salvatore Nottola, nel rendiconto generale dello Stato per il 2011. Che tuttavia non menziona esplicitamente la cifra, contenuta in realtà in un'altra relazione della Corte, precisamente quella dell'apertura dell'anno giudiziario 2012 del procuratore generale Lodovico Principato. Che scrive:

Se l’entità monetizzata della corruzione annuale in Italia è stata correttamente stimata in 60 miliardi di euro dal SAeT del Dipartimento della Funzione Pubblica (cfr. relazione 2008 Trasparency; relazione al Parlamento n. XXVII n. 6 in data 2 marzo 2009 del Ministro per la Pubblica Amministrazione), rispetto a quanto rilevato dalla Commissione EU l’Italia deterrebbe il 50% dell’intero giro economico della corruzione in Europa. Il che appare invero esagerato per l’Italia.

Neanche la Corte dei conti, insomma, ha prodotto la stima. Si passa così al dipartimento della funzione pubblica, che nel 2009 aveva a capo il ministro Renato Brunetta. Tuttavia, andando a spulciare la relazione in questione, trasmessa al Parlamento proprio dall'allora ministro, si scopre che nemmeno questa volta abbiamo una fonte certa! In tutto il rapporto, i 60 miliardi sono citati solo due volte. Nel sommario esecutivo di introduzione al rapporto, infatti, si legge:

Le stime che si fanno sulla corruzione, 50-60 miliardi l'anno, senza un modello scientifico diventano opinioni da prendere come tali ma che, complice a volte la superficialità dei commentatori e dei media, aumenta la confusione ed anestetizza qualsiasi slancio di indignazione e contrasto.

E ancora:

L'impatto economico della corruzione è molto alto: una “tassa immorale ed occulta” pagata con i soldi prelevati dalle tasche dei cittadini, che erode e frena lo sviluppo economico. Se sono attendibili le stime di 50-60 miliardi di euro l'anno come costi della corruzione, stiamo parlando di circa 1000 euro l'anno a testa, inclusi i neonati.

Lo scenario è apocalittico, ma non è ancora chiaro da dove provengano questi misteriosi 50-60 miliardi. Ed è un articolo del Sole 24 Ore del 12 febbraio 2008 che chiarisce, almeno in parte, il mistero. In un pezzo intitolato: “La corruzione in Italia brucia 50 miliardi l'anno”, Roberto Galullo cita un rapporto di Transparency International Italia, una ong fondata nel 1996 con lo scopo di combattere la corruzione, secondo cui la corruzione si aggirerebbe attorno a quella cifra. Ma calcolata come? Sul sito italiano dell'organizzazione si legge:

La corruzione è un flagello che induce povertà, sconvolge l'economia e tutta la società con gravi conseguenze per ognuno. La Banca Mondiale stima in circa il 3% del Pil lo sperpero medio di risorse dovuto alla corruzione. Estrapolando il dato all'Italia, la corruzione ci divora risorse per circa 50 miliardi euro l'anno.

Estrapolare il dato vuol dire, al fondo, calcolare quanto vale il 3% del Pil in Italia – cioè, nel 2008, tra i 50 e i 60 miliardi. La scientificità o attendibilità di una estrapolazione di questo tipo è, ovviamente, nulla. E non è finita qui. Andando a spulciare gli archivi della banca mondiale si scopre che la cifra del 3% è stata a sua volta ricavata da un comunicato stampa della Banca Mondiale dell'8 Aprile 2004 (cioè vecchio quasi di 10 anni!) che recita:

Più di mille miliardi di dollari sono pagati in tangenti ogni anno, secondo una ricerca attualmente in corso al World Bank Institute (WBI). Daniel Kaufman, il direttore dell'Istituto per la Governance, dice che questa cifra è una stima delle reali tangenti pagate in tutto il mondo nei paesi emergenti e avanzati.

Il comunicato dice che la cifra è calcolata su dati del 2001-2002 (vecchi in questo caso di 12-13 anni) ma non fornisce ulteriori indicazioni sulle modalità del calcolo. Messi in relazione i mille miliardi con una stima del pil mondiale dell'epoca (30 mila miliardi) si ottiene la fatidica cifra del 3%. Indicativamente, nell'elenco delle pubblicazioni sulla corruzione dell'Istituto della Banca Mondiale non si trova traccia della ricerca “attualmente in corso”. Dal momento che dieci anni per una ricerca economica sembrano un pochino troppi, non è chiaro se sia stata del tutto bloccata per evidente pseudo-scientificità o se si sia semplicemente persa nella rete.

Ecco insomma da dove nascono i 60 miliardi di corruzione in Italia inseriti incautamente dalla Commissione Europea in un suo documento ufficiale e propinati in ogni salsa dai media europei. Sembra una storia di strane coincidenze, è in realtà una storia di un'ente come la Commissione che prende dati a casaccio e di noi giornalisti che ci fidiamo. Poi appunto non abbiamo bisogno della Ue per sapere che siamo una nazione corrotta, ma almeno evitiamo che le autorità forniscano anche dati corrotti. 
- See more at: http://www.pagina99.it/news/economia/3576/Corruzione-a-60-miliardi--Storia.html#sthash.Y7yv6kqu.dpuf

Rimettiamo l'intervista fatta da Daria Bignardi a Augias. Più la vedo e più mi convinco che Augias è un grandissimo e raffinato intellettuale.

http://youtu.be/f_WcMBeSHLI

Riceviamo e pubblichiamo. In rete si trova di tutto.

http://www.facebook.com/groups/solo5stelle/permalink/742333019110459/

Ah, ah,ah, come Berlusconi. Cambiano idea ogni 30 secondi.

QUANDO GRILLO E CASALEGGIO ERANO FAVOREVOLI ALLA TAV

V-Day: Casaleggio, "Solo sfasciare? fatte molte proposte"

Uno dei punti cardine su cui verte il programma dei grillini sembra essere proprio quello di impedire la costruzione della poco amata linea di alta velocità Torino-Lione e che proprio in questi giorni sta toccando nuovi livelli di scontri e proteste. Maurizio Pallante, colui che è considerato un guru da ambientalisti e movimenti civici e con un trascorso all’interno del Movimento, sembra smontare uno di questi pilastri del programma a 5 Stelle.

Secondo quanto dichiarò in un’intervista a Pubblico, fu fatto fuori da Grillo e Casaleggio durante le regionali del Piemonte quando i due avrebbero avuto la concreta possibilità di fare qualcosa contro la costruzione della Tav. Le strade di Pallante e Grillo si erano incrociate nel lontano 1994 e da allora c’è stata subito sintonia. Nel 2006 organizzano una serie di iniziative in giro per l’Italia, si interessano al tema ambientale, nel 2007 il guru interviene durante il primo V-day ma nel 2008 si rompe il giocattolo.

Il 25 Settembre, per la precisione, Pallante è invitato al secondo V-day dove gli fu impedito di parlare: “Mi ero preparato sulle politiche amministrative e contro le grandi opere. Le due questioni hanno un legame molto stretto ed essendo a Torino non potevamo non parlare della questione Tav. Però nessuno affrontò l’argomento e il mio intervento slittò fino a saltare. A quanto mi risulta, venne fatto anche rimuovere uno striscione contro l’alta velocità”.

Inoltre, sempre secondo Pallante “È possibile che Casaleggio possa aver avuto un ruolo”, visto che ai tempi lo stesso si occupava di curare la comunicazione dell’Idv di Antonio Di Pietro, all’epoca dei fatti Ministro delle Infrastrutture favorevole alla Tav. Pallante ha ammesso che potrebbe essere stata questa la ragione della sua prima bocciatura.

Ma la seconda e decisiva c’è stata nel 2010 quando, durante le elezioni, a Pallante venne richiesto, da un gruppo di giovani “rappresentativi della realtà piemontese” di candidarsi come Governatore della Regione. In seguito a questa proposta Grillo lo chiamò dicendogli che “preferiva portare dei giovani nelle istituzioni e che, vista la mia età, sarebbe stato meglio tenere il mio ruolo di suggeritore”. Forse, non sarà così ma con Pallante in Piemonte sarebbe potuta cambiare anche la storia della Tav, chissà.

Dal video si può comprendere quanto Salvini sia disinformato, incompetente, razzista, populista ed inconcludente. Viva l'Italia paese nel quale anche chi non dovrebbe parla senza pagare l'ossigeno che consuma.


Qual è la novità. I tre por.........sindacali salgono e scendono da anni da tutti i carri. Per questo siamo messi male.

Enrico Letta, il lento riposizionamento di Confindustria e sindacati che si allontanano dal premier

Di Ettore Maria Colombo, l'HuffingtonpostPubblicato:   |  Aggiornato: 08/02/2014 17:51 CET
“Nell’autunno del 2013 gli industriali compravano intere pagine di giornali per chiedere stabilità e, di conseguenza, sostenere lo sforzo di Letta e del suo governo, ora a Letta hanno dato lo sfratto esecutivo, sfratto che sarà evidente in modo palese sia quando si terrà l’annuale Direttivo generale di Confindustria (il 17 febbraio, ndr.) sia quando si terrà l’assemblea di ‘Rete Imprese Italia’ (rete che collega tutte le realtà del mondo produttivo, da Confindustria a Confcommercio, il giorno dopo, il 18 febbraio, ndr.) il cui titolo dell’iniziativa è eloquente di per sé: ‘Riprendiamoci il futuro’”. L’analisi, a dir poco liquidatoria nei confronti del governo Letta, arriva da un ex esponente di viale dell’Astronomia oggi impegnato in politica ma che continua a sondare e conosce bene gli ‘umori’ del mondo industriale a tal punto da prevedere “fischi e polemiche pesanti, contro Letta, il 17…”.

Dal mondo sindacale, peraltro, arrivano gli stessi segnali e avvisi di sfratto, altrettanto eloquenti. “Questo è un governo che ha solo opposizioni – dice senza mezzi termini il leader della Cgil Susanna Camusso – il che significa un governo alla paralisi. Se continua così? Allora meglio che se ne vada”. Parole durissime se si pensa che, da un lato, la Cgil della Camusso non nutre alcuna simpatia nei confronti del Pd a guida Renzi (tutte le strutture della Cgil hanno fatto una serrata e perdente campagna a favore di Cuperlo durante le primarie dello scorso inverno) e che, dall’altro, la Cgil è sempre stata, negli ultimi vent’anni, ‘nemica’ giurata dei governi di centrodestra ma altrettanto ‘amica’ di quelli a guida centrosinistra, specie il Prodi I e II (“Il tuo programma è il nostro” disse a Prodi l’allora segretario Epifani).
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Enrico Letta, una vita in politica
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Certo, della guerra aperta e dichiarata che il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, sta portando a Letta e al suo esecutivo si sa, ormai, tutto. L’apertura di ostilità è iniziata durante la trasmissione ‘In mezz’ora’ (Rai3) domenica scorsa ed è proseguita per tutta la settimana in un crescendo di dichiarazioni ostili e negative che neppure un incontro ‘franco e aperto’ che Squinzi ha avuto con lo stesso Letta a palazzo Chigi hanno poi sopito. “La crescita è troppo lenta e se il premier non ci mette più coraggio è meglio tornare al voto” diceva Squinzi solo una settimana fa, ma solo tre giorni fa le sue parole diventavano ancora più dure (“Se il 19 febbraio Letta si presenta davanti a noi con la bisaccia vuota sarebbe un problema, non resterebbe che appellarci a Napolitano”), simili ad un ultimatum e, ancora oggi, ribadiva: “Siamo preoccupati, terrorizzati, dall’andamento dell’economia reale del Paese, specie al Nord”. Sottinteso: è colpa di Letta.
Peraltro, dopo un breve incontro che si è tenuto giovedì scorso 6 febbraio a palazzo Vecchio tra lo stesso Squinzi e il sindaco di Firenze Matteo Renzi, sono in previsione altri e ravvicinati colloqui tra il leader degli industriali e il segretario del Pd, stante un feeling che, tra i due, ormai è già ‘un asse’, che potrebbe avvenire tra il 12 e il 13 febbraio (“Il 14 no – scherza Renzi – ma solo perché è San Valentino”), prima cioè dell’assise di Confindustria che è già pronta a trasformarsi in una bolgia di urla e fischi contro Letta come fu solo, in passato, l’attacco di Confindustria a Prodi e a Berlusconi.

Né da parte sindacale arrivano, come si diceva, buone notizie per Letta. In verità, un vero e proprio feeling tra il governo delle ‘larghe’ prima e ‘piccole’ intese poi e la ‘rossa’ Cgil non è mai scattato e la Camusso ha da subito messo la sua organizzazione all’opposizione di entrambe, ma almeno tra Cisl e Uil da un lato e premier dell’altro i rapporti erano buoni. Oggi, appunto, non lo sono più. La Camusso – che pure vede in Renzi un pericolo avversario sul fronte interno in quanto fa da sponda a Landini e a quella Fiom contro cui il leader Cgil ha aperto una durissima vertenza – ha aggiunto: “Non c’è più tempo da perdere, il governo è alla paralisi e non ha più un elenco delle priorità, la legge di Stabilità è stata un fallimento”.

Raffaele Bonanni, leader cislino, si è addirittura unito all’ultimatum di Confindustria e al suo avviso di sfratto al governo: “C’era un impegno del governo a ridurre le tasse, ma non se n’è fatto nulla, il governo ha la testa su altre vicende, non su sull’economia reale, per noi è alla base di tutto”. Conclusione: “il governo è avulso dalla realtà, il litigio giorno per giorno portano l’attenzione su altro, non ha più né concentrazione né volontà, non si può arrivare fino a maggio senza interventi concreti sull’economia”. Un altro ‘avviso di sfratto’, dunque, con tanto di scadenza: le elezioni europee. Anche il leader della Uil, Luigi Angeletti, si dichiara “deluso dal governo” perché aveva promesso di “ridurre i costi della politica” e “usare tali denari per ridurre le tasse sul lavoro. Se dovesse continuare così non capisco più l’utilità di questo governo”. Semplice, chiaro, diretto, efficace, Angeletti.

Da palazzo Chigi si cercherà di rispondere con una serie di provvedimenti già all’esame del Parlamento (Destinazione Italia, delega fiscale, etc.) e una serie di misure previste in ‘Impegno 2014’: competitività, riduzione del costo del lavoro, sburocratizzazione radicale, contesto infrastrutturale che invogli e aiuti imprenditori, l’istituzione di un fondo per la riduzione del costo del lavoro, un migliore accesso al credito alle imprese che non sia più ‘a pioggia’ ma selettivo, innovazione e ricerca, sostegno alle start-up, e un piano di contrasto alla corruzione e alla criminalità economica). Letta traccerà questa linea e queste proposte, davanti agli industriali, condendo il suo programma di rilancio dell’azione di governo con una promessa: le risorse derivanti dalle privatizzazioni (fino a 12 miliardi) non saranno destinate solo a riduzione del debito, ma a far ripartire l’economia reale. Chissà se basterà a Letta per evitare i fischi da parte degli industriali.

Travaglio, Gomez e Scanzi si scagliano contro le procure. E già i magistrati vanno bene quando combattono la corruzione, vanno bene quando perseguono politici corrotti, vanno bene quando incastrano Berlusconi ma non vanno bene quando perseguono i reati di squadristi grillini. Che giornalisti!


Un video da vedere completamente. L'onorevole cittadino talebano Di Stefano da oggi prenderà il nome di "Verità". Ancora qualche mese e inizierà a camminare sull'acqua. Sono talmente invasati e presuntuosi da non rendersi conto di essere fascisti inconsapevoli.

Sempre uguale. Il suo scopo: dividere gli altri. Come Grillo in realtà lui come il generale Pound vogliono solo il potere per esercitare la dittatura.

Berlusconi contro "parlamento di nominati". Minoranza Pd: "Allora via liste bloccate"

Il leader di Forza Italia prima sbaglia comizio poi critica il Porcellum ideato nel 2005 da un ministro del suo governo. La replica del dem D'Attorre: "Allora si inseriscano le preferenze nell'Italicum". In serata il Cav torna ad attaccare la magistratura: "Tangentopoli fu la prima sospensione della democrazia"
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ROMA - Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, punta il dito contro il Porcellum - e le sue liste bloccate - alla vigilia di una settimana che si annuncia cruciale: martedì prossimo, infatti, la riforma della legge elettorale approderà alla Camera. Proprio il nodo delle preferenze, che non sono contemplate nell'accordo Pd-Fi sull'Italicum, ha scatenato, nelle scorse settimane, parecchia animosità sia dentro alla maggioranza di governo sia all'interno del Partito democratico (con la minoranza cuperliana che sulla questione ha dato battaglia). Al risultato del voto sulla nuova legge, peraltro, è legato il futuro del governo stesso, visto che un varo condiviso dell'Italicum - senza franchi tiratori né sorprese dentro il gruppo parlamentare dem - potrebbe indurre Matteo Renzi a prendere in considerazione l'ipotesi di una staffetta, comunque piena di insidie e trappole, col premier Enrico Letta a Palazzo Chigi. 

Intervenendo telefonicamente a una manifestazione elettorale in Sardegna, dunque, Berlusconi è arrivato a criticare quel Porcellum che, nel 2005, è stato partorito da un ministro del suo stesso governo, vale a dire Roberto Calderoli, titolare del dicastero per le Riforme. "Avevamo perso il rapporto con le persone - ha detto il Cavaliere, che stamani ha confuso il collegamento telefonico col comizio organizzato ad Alghero, in Sardegna, pensando di parlare con il club Fi di Aquileia, in Friuli Venezia Giulia  - e in parlamento c'erano i nominati. Questo fatto ha prodotto che i parlamentari non dovevano tornare a casa e occuparsi dei problemi locali e occuparsi degli amici che dovevano votarli la prossima volta. E questo ha fatto perdere il contatto con i cittadini. Ci siamo sclerotizzati, chiusi in noi stessi".

Nella minoranza Pd la reazione è immediata: "È un'ottima notizia la clamorosa autocritica di Berlusconi sul Porcellum - dice Alfredo D'Attorre, deputato Pd - e sul parlamento dei nominati. A questo punto, se le parole hanno un senso, immagino che finalmente non ci saranno più ostacoli a cancellare le liste bloccate dall'Italicum e a restituire ai cittadini la scelta dei parlamentari."

Nel pomeriggio, poi, Berlusconi partecipa a sorpresa al primo incontro dei club 'Forza Silvio' della Lombardia. Ed è in tale contesto che annuncia di aver scritto un instant book sulla magistratura italiana. A seguire, il Cav torna ad attaccare in particolare Magistratura democratica e dice: "Tangentopoli portò alla prima sospensione della democrazia", e ripercorre ancora una volta la propria vita politica, e parla di quell'anno - il 1994 - in cui "la magistratura italiana aveva fatto piazza pulita di tutti i leader. I partiti erano stati assaliti a colpi d'ascia, anzi, qualcuno a colpi di bisturi: perché nella Dc eliminarono il leader e lasciarono De Mita più altri che poi si sono riversati in altri partiti". E "alla fine decisi - ricorda l'ex premier -, visto che i moderati non avevano più un partito di riferimento, di fare un nuovo partito". A quel punto, "una sera di gennaio riunii i miei amici e comunicai il mio nuovo progetto".

Che grande meraviglia ! Ma guarda un po' noi tutti non avremmo mai pensato ad una cosa simile. In Lombardia non c'è na sola persona che può trovare un posto di lavoro se non é di CL. Lo sanno anche le pietre. Altro che stato di diritto.

"Vincevo gli appalti del Pirellone
perché erano tutti di Cl come me"

Centocinquantamila mail al vaglio della Procura di Milano raccontano il sistema di corruzione che ruotava intorno alla società di car sharing Kaleidos. Il titolare: "Riuscivo anche a influenzare i bandi"
Il 'metodo Kaleidos'. Una apparentemente modesta società di car sharing di Saronno, nel Varesotto, che improvvisamente, nell'arco di sei anni, mette le mani sui più succosi appalti pubblici regionali e sbaraglia ogni concorrenza. Tutto grazie a un dettaglio, raccontano oggi le carte di un'inchiesta: l'appartenenza dei manager Kaleidos, e dei funzionari regionali chiamati a indire i bandi di gara, alla Compagnia delle Opere. Tutti o quasi. Solo apparentemente aperti al mercato, alla concorrenza, a chi garantiva le condizioni migliori.

Kaleidos, raccontano le carte dell'inchiesta realizzata da carabinieri e Procura, dettava le linee per configurare gare su misura. Consigliava i funzionari regionali sulle condizioni da includere negli appalti, a volte chiedeva perfino che si "alzasse la base d'asta" per ottenere guadagni più vantaggiosi. Ovviamente, per garantirsi una vittoria scontata. Ed erano talmente sicuri di rimanere impuniti che tutte le irregolarità si consumavano senza alcuna precauzione, soprattutto attraverso i messaggi di posta elettronica. Dal 2005, per sei anni, sono stati 150mila quelli che i vertici della società Kaleidos - azienda con sede a Saronno, sulla carta esperta di auto a noleggio per aziende pubbliche e private - si sono scambiati con i funzionari della Regione, di Metropolitana Milanese, Aler e Ferrovie Nord.

I carabinieri del nucleo investigativo di via Moscova le hanno vagliate tutte, arrivando alla conclusione che la società guidata fino a un anno fa dai manager Massimo Vanzulli e Oreste Ceriani (e costituita dalla Compagnia delle Opere), sia riuscita per anni a mettere le mani su appalti pubblici da migliaia di euro, solo "grazie a una rete di collusioni e contatti".

"La comune appartenenza". A differenza dei tempi di Tangentopoli, gli interlocutori di Kaleidos non vendevano sempre il proprio ruolo, la carica, la funzione per denaro o favori. No. I rapporti con quella che i pm Paolo Filippini e Antonio D'Alessio chiamano "una vastissima rete fra imprenditori e professionisti", nel loro atto d'accusa, andavano avanti grazie alla "comune appartenenza" al movimento di Comunione e liberazione. "Le fonti di prova raccolte - si legge nelle carte della Procura - hanno consentito di delineare un quadro di ampio respiro riguardante un disegno criminale imperniato su Kaleidos e finalizzato a turbare il corretto svolgimento di gare d'appalto di diverse amministrazioni". Ruota tutto intorno alla Compagnia delle Opere, secondo l'accusa. "Un'associazione sorta nel 1986 per iniziativa di soggetti appartenenti agli ambienti ecclesiali di Comunione e Liberazione (né è sostanzialmente la sua propaggine economica), allo scopo di essere un valore aggiunto per gli iscritti". I carabinieri, in un loro rapporto, ricordano anche come il motto della Compagnia sia "lo spirito di mutua collaborazione e assistenza". E anche i principali indagati di questa inchiesta (Vanzulli e Ceriani, soprattutto), "come alti funzionari Kaleidos, sono risultati assolutamente addentro a tale circuito relazionale".

"Sono stato favorito". L'inchiesta a carico dei due manager - sfociata in 16 arresti per corruzione e turbativa d'asta nel gennaio 2013 - si è appena conclusa. Nelle migliaia di pagine di documenti allegati, si scoprono così particolari inediti sullo scandalo Kaleidos. E, questa volta, l'ipotesi dell'accusa viene rafforzata anche dalle ammissioni degli stessi indagati. Di fronte alle mail esplicite tra la società e la Regione, l'ex presidente di Kaleidos, Vanzulli, il 3 luglio scorso, non può negare l'evidenza. "Sicuramente sono a conoscenza - ammette - che i funzionari (della Regione), con cui mi sono relazionato, si rifanno alla comune appartenenza al movimento di Comunione e Liberazione". Vanzulli spiega comunque "che io offrivo un prodotto tecnicamente competitivo", ma subito dopo è costretto ad ammettere come "ritengo che tale comune appartenenza mi abbia favorito". E non basta. Per essere ancora più dettagliati, l'ex manager ricorda ai magistrati come "il valore delle mie capacità relazionali e l'efficacia delle stesse sono riconducibili alla mia appartenenza alla Compagnia delle Opere, appartenenza che ha influito sulla gestione degli appalti oggetto del processo penale".

L'esclusiva con la CdO. Ricapitolando, dunque, nel corso del ventennio della presidenza del governatore Roberto Formigoni (non indagato in questo filone, ma rappresentanza proprio del mondo di Cl), funzionari della stessa area politica avvantaggiavano spudoratamente aziende della "stessa appartenenza". È ancora lo stesso Vanzulli a riconoscerlo: "Ammetto - ricorda ancora - come Sems (società legata a Kaleidos) riuscì ad avere un rapporto di esclusiva con i dirigenti della Regione nella strutturazione dei bandi finalizzati all'ottenimento dei contributi pubblici". La spiegazione è sempre la stessa: questo rapporto "è stato favorito", come "i miei rapporti privilegiati" - insiste ancora Vanzulli - dalla "mia appartenenza alla Cdo, nel senso che avevo la possibilità di interloquire con soggetti appartenenti alla area politica omogenea".

Riceviamo e pubblichiamo. Come sempre Giovannetti é un ottimo giornalista. Molto meno i pennivendoli dei giornali locali.


dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...