Nel “regno” di Vladimir Putin i giornalisti scomodi sono destinati a una brutta fine. Epurati, se va loro bene, o eliminati fisicamente, nei casi peggiori. Casi che si ripetono, con modalità che ricordano delle “spy story” se non fosse che le persone colpite sono donne e uomini reali, la cui unica “colpa” agli occhi del potere russo è quello di essere giornalisti indipendenti e per questo pericolosi. Vladimir Kara-Murza, giornalista ed aspro critico del Cremlino, si è misteriosamente ammalato gravemente martedì sera ed è ricoverato in condizioni critiche a Mosca, dove,
scrive il “Times”, si teme possa essere stato avvelenato.
Ad esserne convinta è la moglie Yevgenia. Kara-Murza, che ha doppia cittadinanza, britannica e russa, ha accusato i primi malori dopo che l’Ong per cui lavora, “Open Russia”, ha diffuso un film molto critico nei confronti dell’uomo forte della Cecenia, il presidente e fedelissimo di Vladimir Putin, Ramzan Kadyrov. Il film inizia mostrando Kadyrov mentre parla ai suoi 80mila combattenti, nello stadio di Grozny: “Noi siamo l'armata di Vladimir Putin – scandisce il presidente ceceno -. Se arriverà l'ordine, lo proveremo con i fatti”.
Il documentario racconta poi le testimonianze agghiaccianti delle torture e gli abusi subìti nel regime di Kadyrov, la corruzione e i furti dal budget federale. Gli attivisti dell'opposizione russa ricordano che “Volodia” si è sentito male il giorno successivo alla presentazione di un film-documentario, “La Famiglia”, prodotto da “Open Russia”: Il 33enne giornalista era anche amico di Boris Nemtsov, altro esponente di spicco dell’opposizione russa, ucciso in condizione misteriose tre mesi fa mentre camminava con la fidanzata lungo le mura del Cremlino. Anche i colleghi di Kara-Murza, , non esitano a pronunciare la parola “veleno”, su cui il padre invece resta prudente. Vuole vedere prima il figlio guarire: «Poi penseremo alle cause»”, afferma . La moglie Yevgenia ha chiesto che sia portato in Europa o in Israele per essere curato ma suo padre e i medici escludono di trasferirlo. Il giornalista potrebbe, quindi, essere stato avvelenato, come l'ex spia del Kgb Aleksandr Livtinenko e altre figure di oppositori russi Litvinenko, ex ufficiale del servizio di sicurezza russo, è morto a Londra nel 2006, dopo l'ingestione di polonio radioattivo. Era fuggito in Gran Bretagna nel 2000, dove ha scritto un libro contro gli agenti dei servizi di sicurezza.
INQUIETANTI PRECEDENTI
“E' difficile credere che un leader del G8 che si atteggia a democratico possa ordinare qualcosa di simile. Ma la gente deve capire che è un bandito". Così si espresse Boris Berezovski, oligarca russo caduto in disgrazia, tirando in ballo Vladimir Putin, responsabile, secondo lui, di un misterioso avvelenamento: quello di Aleksandr Litvinenko, 43 anni, ex colonnello dei servizi segreti russi E che, prima della cena che gli è stata fatale, aveva cominciato a indagare sull'omicidio di una sua vecchia amica: Anna Politkovskaia, la giornalista uccisa nell’ottobre 2005 lo a Mosca a colpi d'arma da fuoco. Senza ombra di dubbio, Litvinenko, era un “personaggio scomodo”. Nel 1998 aveva accusato le autorità russe di avergli ordinato l'assassinio dell'oligarca Berezovski, eminenza grigia del Cremlino nell'era Eltsin. Poi, aveva rinfacciato a Putin di aver orchestrato, nel 1999, una serie di attentati terroristici a Mosca, per poter scatenare di nuovo la guerra in Cecenia.
Quanto a Vladimir Kara-Murza, c’è un fatto, avvenuto poco più di un mese fa, che rafforza la pista dell’”esecuzione mirata”. Diciassette aprile: la polizia russa fa irruzione nella sede del gruppo di opposizione “Open Russia” per un film che questo sta preparando sul controverso leader ceceno filo-Cremlino Ramzan Kadyrov. A darne notizia sul suo sul suo sito internet l'ex oligarca anti-Putin Mikhail Khodorkovski, che è anche il fondatore del gruppo “Open Russia”. Khodorkovsky, arrestato per frode fiscale nel 2003, ha subito diverse condanne. Venne rilasciato a dicembre del 2013 dopo un’amnistia coatta dalla Duma. Da allora vive in Germania.
Ma l’amicizia più forte era quella che legava Vladimir Kara-Marza con Boris Nemtsov, uno dei leader dell'opposizione a Vladimir Putin ed ex vicepremier liberale all'epoca della presidenza Eltsin, ucciso in un agguato mentre passeggiava nel centro di Mosca, nelle immediate vicinanze del Cremlino, assieme ad una donna. “Chi ha ucciso Nemtsov dovrà pagare un duro prezzo", aveva commentato sconvolto Mikhail Kasyanov, ex primo ministro e a sua volta portabandiera dell'opposizione, precipitatosi immediatamente sul luogo dell'omicidio. E l'ex campione del mondo di scacchi Garry Kasparov, altro esponente dello schieramento anti-Putin, ha scritto su Twitter: "Devastato nell'apprendere del brutale assassinio di Boris Nemtsov, da lungo tempo compagno nell'opposizione.
Quattro colpi, uno per ogni figlio che lascia". Aleksiei Kudrin, ex ministro delle Finanze ed economista liberale che aveva accettato di collaborare con Putin prima di distanziarsene in anni recenti, ha parlato dal canto suo di "tragedia per la Russia". Secondo quanto dichiarato da alcuni suoi collaboratori, Nemtsov stava per pubblicare un dossier sulla presenza di truppe russe in Ucraina, rivelando particolari molto compromettenti per Putin e il suo governo. Nei giorni precedente all’uccisione, il leader dell'opposizione russa aveva anche affermato di temere di essere ucciso. Ad una precisa domanda di un giornalista - "Teme che Putin voglia ucciderlo?" - Nemtsov aveva risposto letteralmente: "Spero di no, ma i timori restano...".
IL LUOGOTENENTE A GROZNY
Questa lunga scia di sangue porta dritto a lui, il luogotenente di “zar Vladimir” in Cecenia. il giornale per cui lavorava Anna Politkovskaja, “Novaia Gazeta; aveva sostenuto a suo tempo sostiene che l'organizzatore del delitto Nemtsov sia un certo Ruslan, ex del battaglione ceceno Sever e imparentato con due pezzi grossi del mondo politico russo vicini al leader ceceno Ramzan Kadyrov. Il giornale sostiene che i servizi segreti abbiano informato Putin, decisi ad andare sino in fondo in quella che viene descritta come una sorta di guerra tra "siloviki" (uomini degli apparati di forza) federali e Kadyrov stesso, che finora avrebbe goduto di una totale "immunità” Citando il quotidiano russo, a fare i nomi dei presunti organizzatori e mandanti del delitto Nemtsov è anche il blogger anti Putin Alexiei Navalni. Il noto oppositore sottolinea come si tratti di personaggi molto vicini a Kadyrov.
Presidente di una terra martoriata e devastata da ben due guerre tra indipendentisti ed esercito di Mosca, Kadyrov- figlio dell’ex presidente Ahmad Kadyrov, ucciso il 9 maggio 2004 da una mina nello stadio del capoluogo Grozny. - si è ritrovato a governare una Repubblica autonoma in seno alla Federazione Russa. Una contiguità politica rimasta per lo più sulla carta. A soli trent’anni, Ramzan è divenuto uno stretto alleato di Putin in una terra sulla quale esercita un potere pressoché assoluto, ed è al centro di un culto della personalità in puro stile staliniano. Kadyrov, accusato di essere spietato e antidemocratico, ha al suo servizio una forza di sicurezza privata conosciuta con il nome di Kadyroviti, la quale è stata spesso protagonista di omicidi, stupri e sparizioni a danno dei civili ceceni. Giusto la settimana prima di morire in un’intervista a Radio Free Europe, Anna Politkovskaja definì Kadyrov “Lo Stalin dei nostri giorni”. Dello stesso avviso è “Volodia” Kara-Murza, giornalista coraggioso, indipendente. Divenuto per questo, anche lui, un obiettivo da abbattere.