Siria, altra decapitazione dell'Is. L'Arabia Saudita: "Agire o i jihadisti tra un mese in Occidente"
Continua l'orrore dello Stato Islamico: giustiziato un soldato libanese. Dopo il rapimento di ieri, i caschi blu sotto attacco dei ribelli qaedisti sul Golan. In Iraq l'esercito cerca di liberare i turcomanni assediati ad Amerli e a rischio genocidio. I paesi del Golfo e gli Usa: "Coalizione globale contro il terrorismo, prima che sia troppo tardi"
DAMASCO - L'orrore dello Stato islamico continua. I jihadisti sunniti dell'Is avrebbero decapitato, molto probabilmente in Siria, un soldato libanese che faceva parte di un gruppo di 19 militari sequestrato qualche settimana fa dai miliziani al confine con il Libano. Il video della decapitazione è stato pubblicato sul web. Nel filmato il soldato, Ali al-Sayyed, è bendato e con le mani legate dietro la schiena, un miliziano legge la sua condanna a morte e l'altro gli taglia di netto la testa. Si tratterebbe dell'ennesima decapitazione pubblica da parte degli jihadisti dell'Is, dopo quella del giornalista americano James Foley, lequattro "spie del Mossad" in Egitto e, ieri, un prigioniero curdo. Ma le autorità di Beirut ancora non hanno confermato l'autenticità del filmato.
"Salvate i turcomanni". Intanto truppe irachene e miliziani sciiti di diversi gruppi hanno dato il via all'imponente operazione militare per spezzare l'assedio imposto dai jihadisti negli ultimi due mesi alla città turcomanna di Amerli. Lo hanno riferito fonti in seno alle forze irachene e ai miliziani. Le forze di sicurezza irachene stanno avanzando dal sud, mentre migliaia di miliziani si sono ammassati a nord della città. L'operazione veniva preparata da giorni. Intanto la popolazione, che è di fede sciita - e quindi è considerata eretica dagli jihadisti sunniti - è in grave difficoltà: cominciano a scarseggiare cibo ed acqua. E Papa Francesco continua a seguire da vicino la drammatica situazione dei cristiani in Iraq, come delle altre comunità in fuga sotto l'avanzata dello Stato Islamico. Nei giorni scorsi ha telefonato a un sacerdote iracheno, don Behnam Benoka, che lavora in un campo profughi ad Ankawa, nel nord del Paese.
FOCUS - PERCHE' I JIHADISTI DECAPITANO I LORO NEMICI
La battaglia in Iraq. Mentre è di almeno 11 morti, tra cui 4 soldati, il bilancio delle vittime nell'attacco kamikaze contro un checkpoint dell'esercito a sud di Baghdad, a Yussifiyah. Altre 24 persone sono rimaste ferite. Yussufiah, località a maggioranza sciita, si trova una trentina di chilometri a sud di Fallujah, una delle roccaforti delle milizie jihadiste sunnite dello Stato Islamico (Is); l'attacco, tuttavia, non è ancora stato rivendicato. L'Iraq è ormai teatro di una vera guerra civile fra sciiti e sunniti, dopo che il 9 giugno scorso le milizie dell'Is si sono impadronite di gran parte del nord del paese, costringendo migliaia di persone ad abbandonare le proprie abitazioni. Sempre oggi i jet dell'aviazione irachena, intanto, hanno bombardato un convoglio di jihadisti nel distretto di Shirqat, a nord di Tikrit, nella provincia settentrionale di Salahuddin, distruggendo sei dei loro veicoli e uccidendo i terroristi che erano a bordo.
Gli attacchi contro l'Onu. Continuano nel frattempo gli attacchi contro i soldati di pace delle Nazioni Unite in Siria. Oggi c'è stata una sparatoria tra i caschi blu filippini dell'Onu e i ribelli siriani legati al Al Qaeda sulle alture del Golan, al confine tra Siria e Israele, dove due postazioni dei militari di Manila sono assediate da giovedì. Il ministro della Difesa filippino, Voltaire Gazmin, ha riferito che una delle due postazioni in cui si trovano i 72 militari di Manila è stata evacuata mentre l'altra è stata attaccata dai ribelli qaedisti di Al Nusra e ne è nato uno scontro a fuoco. Una trentina di soldati sarebbero stati tratti già in salvo. Nel frattempo, il personale Onu sta tentando di localizzare i 44 caschi blu originari delle isole Fiji rapiti ieri dai ribelli nel Golan, anche loro inquadrati nell'Undof, la missione Onu che pattuglia la zona contesa fra Siria e Israele.
Gli Usa: "Insieme contro i terroristi". Il segretario di Stato americano, John Kerry, ha chiesto una coalizione globale contro le milizie jihadiste dell'Is e la loro "agenda di genocidi". Frasi che arrivano mentre in Gran Bretagna le autorità hanno innalzato il livello della minaccia terroristica, per il timore di possibili attacchi jihadisti. In un articolo sul New York Times, una settimana prima il vertice della Nato in Galles, Kerry ha sollecitato "una risposta unita guidata dagli Usa e una coalizione di nazioni il più ampia possibile". Ha aggiunto che lui e il segretario alla difesa, Chuck Hagel, incontreranno i loro omologhi europei a margine del vertice per ottenere assistenza, poi andranno in Medio Oriente per costruire sostegno "tra i paesi che sono più direttamente minacciati". Il presidente americano, Barack Obama, ha ammesso che Washington non ha ancora una strategia per arginare lo stato islamico. Ma proprio Obama oggi ha provato a sminuire la minaccia. "Il mondo è sempre stato caotico, ora è più visibile perché ci sono i social media", ha detto il presidente americano, sottolineando che la situazione di oggi sia meno pericolose di quelle della Guerra Fredda.
L'allarme dei sauditi. Anche il re saudita Abdullah, accusato da alcuni paesi (ultimo la Germania, che poi ha ritrattato) di finanziare i jihadisti insieme ad altri stati del Golfo, ha lanciato un avvertimento all'Europa e agli Stati Uniti, affermando che il terrorismo li minaccerà "entro un mese" se non lo affronteranno subito in paesi come l'Iraq e la Siria, dove imperversano i jihadisti dell'Is. "Vi chiedo di consegnare questo messaggio ai vostri leader - ha detto nel corso di un ricevimento a Gedda con gli ambasciatori stranieri accreditati nel suo paese - il terrorismo è una forza malvagia che deve essere combattuta con saggezza e rapidità. Se lo si trascurerà, sono sicuro che entro un mese arriverà in Europa e in un altro mese in America". Sulla stessa linea si sono espressi anche altri paesi del Golfo come Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Qatar e Oman.
SCHEDA - CHE COS'E' LO STATO ISLAMICO, IL GRUPPO JIHADISTA CHE MINACCIA IL MONDO
L'esercito dello Stato Islamico. L'Is è diventato un esercito così pericoloso che sarebbe attualmente in possesso di "almeno 50 tank da battaglia", tra cui i M1A1 americani e i T-72 russi, rastrellati nelle basi irachene nella regione irachena di Mosul e "250-400 missili terra-aria SA-24", dalla base dell'esercito siriano a Tabqa. Lo stimano esperti citati dai media arabi. I sistemi SA-24 sono considerati più micidiali degli Stinger, e in grado di colpire diversi bersagli anche di notte
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