Le cronache forzanoviste parlano di "residenti infuriati" ma c'erano meno di trenta persone e per la maggior parte erano di Forza Nuova. I neofascisti urlano "Roma ai Romani" ma la famiglia di "negri" cacciata dal quartiere è italiana e romana. E così Forza Nuova continua a difendere gli italiani abusivi e calpesta i diritti dei cittadini romani
C’è qualcosa di nuovo nel linguaggio usato da Forza Nuova e dai neofascisti in genere per difendere i diritti degli italiani. Ieri alcuni militanti di Forza Nuova, guidati da Gianluca Castellino, sono intervenuti per bloccare l’ingresso di una famiglia italiana in un alloggio assegnato dall’Ater, l’azienda per l’edilizia residenziale pubblica del Comune di Roma. I neofascisti hanno preso a sassate le forze dell’ordine e tre poliziotti sono rimasti feriti dal lancio di sampietrini e Castellino è stato arrestato.
Forza Nuova e la balla dei “residenti” infuriati
Da qualche tempo i neofascisti hanno deciso che è loro compito difendere gli italiani (o i romani, come in questo caso). Il terreno dello scontro di ieri è quello delle case popolari dove – secondo la narrazione forzanovista – da una parte ci sono “i residenti” e dall’altra ci sono gli stranieri ai quali il Comune assegna la casa. Ma in realtà i “residenti” che protestano non esistono perché si tratta semplicemente dei manifestanti di Forza Nuova guidati da Castellino e della famiglia italiana “sfrattata per far posto agli stranieri”. Basta guardare le foto e i video dei tafferugli: nella borgata ci sono quasi duemila appartamenti ma i “residenti” che hanno cacciato la famiglia assegnataria dell’alloggio erano poco più di una ventina. Su Repubblica di oggi Luca Monaco riferisce che il 50% degli inquilini è moroso mentre sono 400 le persone che occupano abusivamente gli alloggi.
Forza Nuova vorrebbe far credere che ieri c’è stata una sollevazione popolare degli abitanti del quartiere contro una famiglia di stranieri. Ma è un racconto che non sta in piedi. Anche perché la storia è un’altra. Innanzitutto non si tratta di una famiglia di eritrei,come riportato da certa stampa. È una famiglia italiana, romana, con due figli di 12 e 21 anni. Non è certo la prima volta che un gruppo di neofascisti utilizza il termine residente a sproposito. Qualche tempo fa CasaPound denunciò l’aggressione ai danni di un “residente” del Tiburtino III da parte di “manifestanti di sinistra”. Peccato che il “residente” fosse un militante di CasaPound picchiato da altri militanti di CasaPound. I neofascisti hanno evidentemente un estremo bisogno di tornare ad essere “destra di popolo” e di far credere che da una parte ci sono gli italiani, difesi da FN, e dall’altra poliziotti e immigrati.
Quando gli “eritrei” in realtà sono italiani
Si tratta di Clelia Bassano, 50enne nata in ad Addis Abeba da padre italiano (e i fascisti dovrebbero sapere bene come mai ci sono italiani in Etiopia) residente a Roma dal 1991 e suo marito, Massimo Calveri, 46 anni, impiegato in un’impresa di pulizie. Ma ieri i forzanovisti “residenti” hanno urlato negra alla signora Bassano, perché tutti sanno che non esistono negri italiani. Lei però – come riporta Repubblica – ci tiene a ricordare che ha fatto domanda per l’alloggio Ater 12 anni fa e che ha un fratello che presta servizio nell’Esercito Italiano. Italiani quindi, e romani, ma soprattutto legittimamente titolati a poter ottenere quell’alloggio popolare. Dall’altra parte invece gli italiani difesi da Forza Nuova sono occupanti abusivi dell’appartamento. Proprio come abusivi erano quelli che a San Basilio non volevano lasciare il posto alla famiglia di marocchini, i negri.
Azzurra, 28 anni e un figlio di tre anni anche lei come il marito della signora Bassano fa le pulizie e dice di guadagnare 600 euro al mese. A Repubblica racconta di essersi trasferita in quell’appartamento della scala S del Lotto 14 in via Giovanni Porzio il mese scorso: «Fino a novembre scorso stavo in casa di mia suocera: eravamo 12 in 55 metri quadrati. Quando l’appartamento si è liberato ci sono entrata, ma ho sempre pagato i 470 euro di indennità. Lo sapevano che ero abusiva, perché non mi hanno allontanata subito?».
Eppure Azzurra, che ritiene di avere più diritti della famiglia di negri cacciata dai “residenti” di Forza Nuova confessa candidamente di non essersi mai iscritta nelle liste per la casa popolare. Il motivo? «Noi italiani aspettiamo 30 anni mentre gli stranieri in quattro mesi hanno l’alloggio». Ed in effetti Clelia è da 12 anni che aspetta una casa popolare. E lei si è pure messa il lista.