Un Montecitorio di spese folli. La vera casta sono i dipendenti: ci costano 80 milioni in più dei deputati
Altro che onorevoli, altro che vitalizi. A scorrere il bilancio della Camera dei Deputati per il 2017 (ora al vaglio dell’Aula) si rimane increduli per un piccolo “enorme” particolare: la spesa più alta non è per pagare indennità parlamentari e pensioni d’oro, ma per pagare l’enorme struttura di personale di Montecitorio. I numeri parlano da sé: considerando solo le spese per gli “onorevoli” stipendi, quest’anno Montecitorio ci costerà 81,2 milioni di euro, 145 se aggiungiamo anche i vari rimborsi, tra soggiorno e viaggi. Cifra astronomica, non c’è che dire. Ma inferiore alla spesa che invece la Camera dovrà affrontare per il proprio personale: 205,2 milioni di euro (capitolo peraltro che è diminuito rispetto all’anno scorso del 5,54%).
Ma non è finita qui: perché se volessimo poi aggiungere anche il personale non dipendente, il conto salirebbe di ulteriori 17 milioni di euro. Ergo: complessivamente la struttura di Montecitorio costerà nel 2017 oltre 222 milioni di euro, 80 milioni di euro in più rispetto ai deputati stessi.
Tutti in viaggio – Non è questo, ovviamente, l’unico dato che emerge dal bilancio di Montecitorio. Perché se è vero, come si specifica nella relazione, che “la spesa complessiva per il 2017 risulta pari a 950,4 milioni di euro, inferiore di 15,3 milioni di euro rispetto al 2016 (meno 1,59%)”, è altrettanto vero che di amene curiosità, come ogni anno, il bilancio è pieno. Per dire: affinché venga garantita a personale, dirigenti e onorevoli la possibilità di spostarsi, il fondo per eventuali trasferte tocca i 10 milioni di euro. Si prevede, ad esempio, che nel corso di quest’anno solo per il trasporto aereo si possa arrivare a spendere oltre 7 milioni, cui si aggiungono 2,4 milioni di biglietti ferroviari e 400mila euro di pedaggi autostradali. Ma non finisce qui. Dalle tabelle, infatti, emergono gli esborsi evergreen: dalla ristorazione (2,1 milioni) alla lavanderia (30mila euro), dal servizio di pulizia (6,1 milioni) fino al facchinaggio (1,6 milioni).
Corsi e foto – Non poteva poi mancare il capitolo di spesa per assicurare ai dipendenti sempre nuovo vestiario (200mila euro), né quello per i consueti corsi di aggiornamento professionale e di inglese, sia per il personale (550mila euro) che per i deputati stessi (200mila euro). Ovviamente centrale è pure la comunicazione istituzionale che, nel suo insieme, ci costerà quest’anno circa 4 milioni di euro. Piccola curiosità: nel computo del capitolo spiccano i 175mila euro che saranno utilizzati esclusivamente per “servizi fotografici”. Per restare in tema, infine, non si può non citare il cerimoniale, per cui quest’anno l’esborso sarà di 750mila euro, tra spese di missione e di rappresentanza.
Contributi per tutti – C’è poi il lungo elenco di tutti coloro che, per un motivo o per un altro, vengono foraggiati dalla Camera dei Deputati. Pochi forse lo sanno ma Montecitorio versa una piccola quota anche “al rettore della chiesa di San Gregorio Nazianzieno” e all’associazione di ex parlamentari: tra le due incombenze, altri 55mila euro di spesa per la Camera. E poi spiccano i tanti altri contributi a organi internazionali: nel 2017 verseremo all’Ocse 150mila euro, alla cosiddetta “Unione interparlamentare” 215mila euro e, infine, altri 55mila euro alla “Assemblea parlamentare per il Mediterraneo”. Altro piccolo finanziamento ad hoc, ancora, è previsto per la Fondazione Carlo Finzi, cui andranno ulteriori 280mila euro. E, ovviamente, non possiamo dimenticare il finanziamento ai gruppi parlamentari. Spesa invariata rispetto agli anni passati: 31,6 milioni di euro.
Vitalizi e pensioni – Ultima curiosità per chiudere il cerchio. I tanti (giustamente) odiati vitalizi, nel 2017 ci costeranno la bellezza di 133 milioni di euro (contando nel computo anche gli assegni di reversibilità). Le pensioni invece del personale in quiescenza (considerando, esattamente come prima, sia assegni diretti che quelli di reversibilità) ci costeranno quasi 266 milioni di euro. Anche qui, insomma, la voce grossa alla fine dei conti la fanno i dipendenti. A questo punto, i veri “onorevoli”.
Tw: @CarmineGazzanni