Liberi cittadini contro il regime partitocratico, i privilegi della casta sindacale della triplice, la dittatura grillina e leghista, la casta dei giornalisti
sabato 2 novembre 2013
Come può uno come Figo non ripetere a memoria tutto quello che dicono Casaleggio e Grillo? Uno così che cosa era senza Grillo. Niente.
Se la politica è un magna magna, buon appetito a Roberto Fico! |
Giovedì 31 Ottobre 2013 19:51 |
Apprendo dalla pagina “Il grillino medio” su Facebook che esiste un sito in cui vengono rendicontate le spese dei deputati e senatori del partito di Grillo: nello specifico, gli autori della pagina sul social network si soffermano sulle spese per il vitto di Roberto Fico, il presidente della Commissione di Vigilanza della RAI.
1152,99 EURO per il vitto nel mese di maggio! Stiamo parlando di uno stipendio da impiegato speso per mangiare! Molti potrebbero obiettare dicendo che gli altri si fottono molto di più. Vero. Ma io sto parlando di quelli che dovrebbero essere anticasta e non lo sono.
E allora sono andato a cercare notizie sulla buvette della Camera e ho notato che i prezzi sono talmente bassi da non potere assolutamente giustificare, anche volendo, i 1152 euro spesi da Fico.
Secondo Il Sole 24 Ore, infatti:
colazione: cappuccino €1,10 + cornetto €0,90; pranzo: panino €3,00 + frutta €2,00 + caffè €0,80; totale: €7,80.
Ma anche se volessimo arrotondare per eccesso, raddoppiando la cifra e facessimo un conto di 20 euro al giorno, lavorando 7 giorni a settimana per 31 giorni al mese (fantascienza), avremmo 620 euro, che sono sempre al di sotto dei 1152 euro spesi da Fico.
Ma a quanto pare Fico non è nuovo a queste cose. Quando si tratta di cibo, non fa mai la parte del cittadino. E lo confermano le parole di Salvatore Marfella de Gli amici di Beppe Grillo di Napoli nel thread “Resoconto riunione 30 marzo (2008 ndr) ovvero Roberto Fico ultimo rampollo dei Forrester”.
Nel thread, Marfella scrive: “Tutti, ma proprio tutti prendiamo panini e birra ma Lui no: il Fico ordina Carpaccio, Bresaola e palline di caviale da bagnare nello champagne: assenti Savarese e signora, e Fabiana, il Fico resta ormai l'ultimo rampollo della casta dei Forrester...”
Supponiamo che quello che scrive Marfella sia falso, resta la domanda: cosa cazzo mangia Roberto Fico per spendere più di mille euro al mese per il vitto?
Ricordo sempre che mio padre, con una pensione da mille euro scarsi ci paga affitto, luce, acqua, telefono e "vitto".
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Perfettamente d'accordo con Ichino. Un paese di azzeccagarbugli.
Ichino: «Votiamo leggi che nessuno di noi capisce»
Documenti criptici, linguaggio per pochi iniziati: le leggi sono in mano agli azzeccagarbugli
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L’intervento in Aula risale a qualche giorno fa, ma è tremendamente attuale. Si riferisce al decreto di razionalizzazione della pubblica amministrazione, ma potrebbe adattarsi alla maggior parte dei provvedimenti che passano tra Camera e Senato. E solleva un caso fin troppo evidente. Davvero i nostri parlamentari hanno piena consapevolezza di quello che votano?
È il 2 ottobre scorso, l’Aula di Palazzo Madama ha da poco confermato la fiducia al governo Letta. Nel primo pomeriggio inizia la discussione sul decreto 101. A prendere la parola è il senatore Pietro Ichino, non proprio uno sprovveduto. Il testo in esame, spiega ai colleghi senza troppi giri di parole, ha un «difetto grave di chiarezza». Anzi. «È un testo letteralmente illeggibile», conferma poco dopo tra lo stupore generale. E non si tratta di una mera questione tecnica. «Non è solo incomprensibile per i milioni e milioni di cittadini chiamati ad applicarlo, ma è illeggibile anche per gli addetti ai lavori, per gli esperti di diritto di lavoro e di diritto amministrativo». La questione sollevata è tutt’altro che banale. Il decreto «è illeggibile per noi stessi legislatori che lo stiamo discutendo».
Superato il primo imbarazzo, subentra la preoccupazione.Se neppure i nostri parlamentari hanno piena coscienza di quello che votano, chi decide le norme che regolano la nostra vita? «Ciò pone un problema politico di grande rilievo - continua Ichino in Aula - Se a comprendere il testo legislativo non è neppure lo stesso legislatore che lo approva, ma sono soltanto pochi sacerdoti dei sacri misteri, significa che, in realtà, il potere legislativo è esercitato da loro». Insomma, una casta nella casta. «Il problema è che quei sacerdoti dei sacri misteri non rispondono delle scelte di fronte al Paese».
I senatori del Movimento Cinque Stelle iniziano ad apprezzare l’intervento. Più tardi, raccontano alcuni di loro, andranno persino a congratularsi con il collega di Scelta Civica. Intanto Ichino prosegue il suo atto d’accusa. «Vi leggo solo un comma preso a caso. “Gli ordini e i collegi professionali sono esclusi dall’applicazione dell’articolo 2, comma 1, del decreto legge 6 luglio 2012, n.95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n.135. Ai fini delle assunzioni, resta fermo, per i predetti enti, l’articolo 1, comma 505, penultimo periodo della legge 27 dicembre 2006, n.296». Silenzio. «Credo che in Aula, in questo momento, non ci sia una sola persona che sia in grado di dirci che cosa questo comma voglia dire». Probabilmente ha ragione. A questo punto il resoconto stenografico registra un sonoro applauso.
Il bello è che la criptica stesura dei nostri provvedimenti finisce per mettere in difficoltà anche le istituzioni straniere. Con conseguenze altrettanto gravi. Ichino solleva il caso dei funzionari dell’Unione europea che ormai «considerano inutile tradurre i nostri testi legislativi». Difficile dargli torto. “Perché, anche se tradotti, essi non sono in grado di capirne minimamente il significato». E dire che l’Italia è già stata avvertita. Con il Decalogue for Smart Regulation del 2009, ricorda il senatore montiano, l’Unione Europea ha ammonito il nostro Paese «a legiferare in modo immediatamente comprensibile per tutti coloro ai quali la norma è destinata». Sembra semplice buonsenso. «A mio avviso - prosegue Ichino - si tratta di un principio basilare della democrazia».
Eppure nel recente passato non mancano esempi positivi. Ichino cita lo Statuto dei lavoratori del 1970. Un testo che «in quaranta articoli definiva praticamente tutto il nuovo diritto del lavoro». Diffuso in milioni di copie, permise a tutti i cittadini di conoscere nel dettaglio «la disciplina della malattia, del licenziamento, del trasferimento o delle rappresentanze sindacali». Oggi cosa accadrebbe? «Ipotizziamo che venga distribuito in milioni di copie questo testo che siamo chiamati a esaminare, e chiediamoci quanti italiani, fra tre mesi, saranno in grado di dire che cosa esso contiene». Non è il caso di rispondere.
Un altro punto di vista. I grillini fanno sempre i talebani puritani e poi si scopre che fanno come tutti.
Caso Cancellieri: quando il M5S chiese aiuto per..
Di drivers8 ¶
Il caso Cancellieri – Ligresti imperversa in questi giorni.
Il M5S si è subito schierato e ha richiesto le immediate dimissioni del Ministro. Questo nonostante non ci sia al momento una inchiesta formale e la Procura Di Torino abbia comunicato che non c’è stata alcuna “influenza esterna . I domiciliari a Giulia Ligresti sono stati concessi per una serie di “circostanze obiettive”
La vicenda ce la spiega benissimo Christian Abbondanza, presidente della Onlus “Casa della Legalità e della Cultura” http://www.casadellalegalita.info/archivio-storico/2013/11173-un-caso-montato-ad-arte-di-falsita-sulla-cancellieri.html .
Dallo stesso Abbondanza poi si scopre che nell’aprile 2013 “alle ore 7:12 (a.m.) un parlamentare della Repubblica del M5S con un sms (“…hai num della cancellieri? ho un’emergenza”) chiedeva al Presidente della Casa della Legalità il numero di cellulare dell’allora Ministro dell’Interno perché dovevano chiedergli un intervento urgente per una pratica ferma (tra le tante) per uno straniero che loro conoscevano (una detenuta turca in Italia che rischiava l’estradizione in Turchia dove doveva rispondere di “associazione sovversiva”).”http://www.casadellalegalita.info/archivio-storico/2013/11174-solo-quelli-dei-5-stelle-sono-casi-umanitari-che-il-ministro-deve-affrontare.html
Ovviamente quindi, al solito, per il M5S ci sono due pesi e due misure. Se la richiesta di attenzione viene da loro è giustificata, se viene da altri no, va anzi condannata e si devono subito rassegnare le dimissioni.
Il fatto poi che il Ministro, se a conoscenza di una situazione di emergenza, ha il dovere di segnalarla alle sedi opportune ha poca importanza. La Cancellieri è chiara : “Ho fatto il mio dovere. Cosa avrebbero detto di me, se Giulia Ligresti fosse morta in carcere di stenti? E se si fosse suicidata? Conoscendo la sua situazione, ero obbligata ad intervenire. Questa è la verità. Il mio è stato un intervento umanitario assolutamente doveroso.
Il Fatto Quotidiano e il MoVImento omettono poi di dire (fatto grave!) che il Ministro sia sempre intervenuto là dove è venuto a conoscenza di una grave situazione, all’interno del suo staff c’è inoltre chi raccoglie le segnalazioni giunte al Ministero proprio per questo.
La Stampa e Avvenire ci riportano alcuni casi:
Come si chiede Abbondanza, chi ci guadagna in tutto questo teatrino? Chi sostituirebbe la Cancellieri, magari Nitto Palma?
Io mi ripeto, ma Laura Boldrini è un ottimo Presidente della Repubblica. Pensiamoci. Una donna intelligente e capace per la prima volta presidente della Repubblica Italiana.
Rifiuti, Boldrini: "Segreti per tutelare interessi di pochi"
2 novembre 2013
Il presidente della Camera a Sky TG24 commenta la desecretazione dell'audizione del pentito Carmine Schiavone: "Impensabile che dei cittadini, coinvolti in una situazione così grave, non abbiano la possibilità di essere informati fino in fondo"
- Schiavone nel '97: in 20 anni tutti morti nel Casertano - L'ex boss a SkyTG24: "Pentito di essermi pentito" -
"Ritengo che sia impensabile che dei cittadini, coinvolti come parte lesa in una situazione così grave, non abbiano la possibilità di essere informati fino in fondo". Così il presidente della Camera Laura Boldrini, a Sky Tg24, commenta la desecretazione dell'audizione del pentito Carmine Schiavone sui rifiuti (il documento in pdf). In generale, a proposito del segreto posto su alcuni atti pubblici, la Boldrini spiega: "A volte la segretezza è necessaria, ma molte altre volte non lo è. Nel nostro Paese troppe volte si è invocato il segreto per tutelare gli interessi di pochi e non i diritti di tutti".
Mi fanno divertire quelli che oggi continuano ad unsare l'espressione :" Roma Ladrona". Io credo che occorra iniziare a dire:"Milano ladrona". Personalmente chiderei tutte le regioni che stanno diventando veri centri di corruzione.
I vitalizi d’oro (e non solo) della Regione Lombardia
di Maghdi Abo Abia - 02/11/2013 - Il Pirellone paga ogni mese più di 600.000 euro in vitalizi a consiglieri con più di sessant'anni di età eletti fino alla nona legislatura. L'attuale Giunta ha poi aumentato gli stipendi di un quarto dei dirigenti mentre i dipendenti del Consiglio accusano la politica di essere gli unici ad aver subito la spending review
620.412,36 euro, centesimi compresi. È quanto spende Regione Lombardiaogni mese per pagare 221 vitalizi destinati ad eletti che hanno superato i sessant’anni di età, tra cui sono comprese 49 pensioni di reversibilità per altrettante vedove di ex Consiglieri. Parliamo di privilegi scattati per la prima volta nel 1980 e conclusi nel 2011 ma che ancora fanno sentire il proprio peso sul bilancio di Regione Lombardia.
I NUMERI - Appare quindi evidente l’imbarazzo della giunta Maroni che, come ricorderemo più avanti, non c’entra però nulla con questa storia ed anzi si trova ad affrontare le polemiche. Come spiega la Gazzetta di Mantova, la questione diventa ancora più curiosa se consideriamo che tali vitalizi spesso superano di gran lunga la contribuzione dei singoli consiglieri, con il risultato che dal 1980 ad oggi c’è chi percepisce 3.000 euro lordi al mese a fronte di una contribuzione di 8.500 euro, o come chi pernde una pensione di 2.391,56 euro al mese in cambio di un contributo totale di 2.900 euro. E se volessimo moltiplicare l’ammontare di questi vitalizi ogni anno, scopriremmo che l’esborso totale di Regione Lombardia è di 7.444.948 euro e 32 centesimi, mentre ognuno dei beneficiari ottiene annualmente una media di 33.687,54 euro l’anno, sempre lordi.
CANCELLATI NEL 2011 - Come detto in precedenza, le pensioni degli ex consiglieri regionali sono state cancellate dalla legge regionale 21/2011, ma questo varrà solo per i neo-eletti e non per coloro che già sono passati dalle parti del Pirellone o di via Filzi, nonostante lo scorso 24 giugno sia stato approvato un emendamento a firma Pd che chiedeva una riduzione di tali emolumenti del 20 per cento. Ed è questa la soluzione di cui parla il governatore, Roberto Maroni, che ricorda che questa cosa, datata 2010, non lo poteva coinvolgere. E comunque non avrebbe potuto coinvolgerlo neanche in seguito, visto che come ricorda il segretario generale della Regione, Romano Colozzi, la materia dei vitalizi è inscrivibile alla competenza del Consiglio Regionale.
LE CIFRE - I dati, aggiornati al 31 agosto e forniti dalla segreteria generale del Consiglio regionale al gruppo di lavoro che sta discutendo il taglio del 20 per cento delle pensioni superiori a 3.100 euro, non includono però nomi e cognomi. Questione di privacy, ha spiegato Colozzi. Come vedremo più avantiRepubblica metterà qualche nome, ma ora limitiamoci a leggere i dati. Il più ricco di tutti riceve 6.319,85 euro mensili dal luglio del 2005 ad oggi, per un totale di 614.360 euro. Mica male, se consideriamo che ha versato 274 mila euro di contributi. Un altro caso è ancora più eclatante. Un consigliere riceve un vitalizio di 4.782,92 euro fin dal primo giugno 1985 in cambio di un contributo di 27.100 euro. A seguire ci sono altri ex consiglieri regionali che ricevono un assegno mensile di 1.195 euro dal 2005 in cambio di un contributo di 2.900 euro.
IL VALORE DEL VITALIZIO - Viene quasi da dire che con il passare degli anni il cordone della borsa si è ristretto, visto che chi ha versato la stessa cifra negli anni ’80 riceve, come in un caso, 2.391 euro dal primo gennaio 1989 o chi, dal febbraio 2005, versando 5.600 euro ne riceve mensilmente 3.159. Tutto merito della legge abrogata nel 2011, la 12 del 20 marzo 1995 che stabiliva come il vitalizio sarebbe stato generato attraverso la trattenuta del 25 per cento dell’indennità di funzione, una cifra equivalente all’indennità di funzione dell’ultimo anno più, al compimento del sessantesimo anno d’età, una cifra compresa tra il 20 ed il 50 per cento dell’indennità mensile lorda in base agli anni di contribuzione.
LE LEGGI DEL 1995 E DEL 1983 - Parliamo quindi di cifre che non possono essere decise a tavolino ma che dipendono dalla carriera di ogni politico. E le cose cambiano ancora per chi è stato eletto prima del 1995. Per loro vale quanto previsto dalla legge regionale 12 del 10 febbraio 1983 per la quale la trattenuta dell’indennità mensile era del 20 per cento dal 1983 con un aumento dell’1 per cento fino al 1985. Inoltre era previsto che chi non avesse raggiunto il quinquennio avrebbe potuto pagare i contributi in separata sede per ottenere il vitalizio, ai sensi della legge numero 108 del 17 febbraio 1968, e che tale libertà era concessa anche alle mogli o ai parenti del consigliere in quel momento defunto.
I NOMI - Chi non avesse voluto il vitalizio, avrebbe avuto i soldi dei contributi indietro. Ma viste queste cifre, chi poteva pensare di non volere niente? Il confronto delle leggi quindi è chiaro, ed anzi nel 2005 potremmo addirittura parlare di un restringimento dei cordoni della borsa. Quindi chi è arrivato dopo non potrà godere di trattamenti faraonici. Come spiega Repubblica, Luciano Valaguzza, ex consigliere in quota Cl, riceve dal luglio 2005 6.319 euro lordi. Poi c’è Carlo Monguzzi, dei Verdi, quattro legislature ed un assessorato: 5.498 euro lordi dall’ottobre 2010, in quel caso però i contributi ammontano a 433.000 euro. Certo, in tre anni ne ha già recuperati 192.442.
IL CONFRONTO - C’è l’ex tesoriere della Lega Nord, Alessandro Patelli, con 3.686 euro lordi mensili. Poi ci sono l’ex presidente della Regione, Piero Bassetti, con 2.391 euro mensili, l’ex vicepresidente socialista Ugo Finetti (2.878 euro lordi) e gli ex presidenti Giuseppe Guzzetti (1979-’87, 4.782 euro lordi al mese) e il suo successore Giuseppe Giovenzana (1989-’92, 2.368 euro lordi mensili). Mario Capanna, uscito dalla Regione nel 1980, riceve 3.159 euro lordi mensili, Benito Benedini, presidente di Fondazione Fiera, riceve 2.331 mila euro lordi mensili, Giampiero Borghini, già sindaco di Milano ed ex assessore 5.898 euro lordi mensili, Carlo Ripa di Meana, eletto per il Psi nel lontano 1970, riceve dalla Regione 2.391 euro lordi mensili. In questo elenco non è compreso Roberto Formigoni. L’ex Presidente, in quanto parlamentare, al momento non riceve il vitalizio maturato.
Vergogna. I dirigenti onesti devono produrre anche il numero di cellulare e i politici PDL ed i sindacalisti della Cisl hanno la possibilità di non dire niente di loro.
Il sottosegretario che non vuole mostrare la sua laurea
di Alessandro D'Amato - 02/11/2013 - ...al Fatto. E' Marco Flavio Cirillo del PdL
Marco Flavio Cirillo, sottosegretario all’ambiente in quota PdL, non vuole mostrare la sua laurea al Fatto Quotidiano che ne chiedeva copia all’università dove si è laureato, quella di Urbino. E si oppone alla procedura di trasparenza, come racconta oggi Paola Zanca sul giornale di Padellaro e Travaglio. Ecco le motivazioni del sottosegretario:
Spiega Cirillo, che l’istanza del Fatto è “inammissibile”. Almeno per quattro motivi. Primo, siamo stati troppo “generici”. Non capisce il nesso tra la sua laurea e il nostro interesse giornalistico a verificarla. Secondo, facciamo richieste troppo “astratte”. Tradotto: “Non esiste alcun interesse personale” di una giornalista a conoscere il percorso di studi di un sottosegretario. Cirillo non concepisce il fatto che chiediamo una verifica solo “in base alla mera appartenenza a una categoria di operatori” (i giornalisti, ndr, categoria alla quale appartiene anche lui, che si dichiara iscritto all’Ordine dei pubblicisti). Terzo, manca concretezza. La richiedente, scrive il “Dott. Marco Flavio Cirillo”, “invoca il diritto a conoscere gli atti a fini giornalistici quasi come una forma di ‘ispezione popolare’”, strumento già stigmatizzato da una sentenza del Consiglio di Stato. Quarto, non c’è nessuna “situazione giuridicamente rilevante” che giustifichi la nostra richiesta. La parola “trasparenza”, pare sconosciuta al vocabolario del sottosegretario.
Ma è la quarta motivazione la più divertente:
Scrive che i dati che ci interessano sono solo faccende “persona – li”, “assolutamente inutili ai fini pubblicistici” e sui quali si potrebbe verificare un “uso distorto”. Soprattutto perché “l’istanza” arriva “da parte di una testata giornalistica di diversa ideologia politica”. Ah, ecco il punto. È il Fatto il problema del sottosegretario Pdl.
Speriamo che domani gliela chieda il Giornale.
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