Start Up, Anastasio di tNotice spiega come innovare in Italia
Anastasio ha perso il lavoro. E ha creato un'app per raccomandate 2.0. Per abbattere i costi della Pa.
INTERVISTA
Si chiama tNotice, forma contratta di tinkle e notice (letteralmente «tintinnio di avviso»), e punta a rivoluzionare il mercato postale italiano e internazionale.
Il creatore di questa applicazione, che permette di inviare una raccomandata in formato elettronico mentre si è comodamente seduti sul divano di casa, si chiama Claudio Anastasio, 44 anni, un papà che di mestiere faceva il dirigente delle Poste e tanta voglia di mettersi in gioco.
«IDEA SEMPLICE, NON RIVOLUZIONARIA». Un’idea «semplice, non rivoluzionaria», nata sei anni fa durante «un delirio febbrile», spiega Anastasio a Lettera43.it, che lo ha incontrato nell’ufficio romano della startup di cui è amministratore delegato.
Nel 2012 Anastasio ha perso il lavoro, è stato costretto a lasciare la Capitale, un amico lo ha ospitato ad Anzio - che è oggi il «cuore pulsante» di tNotice - dove si è formato il team di lavoro.
L'HASHTAG PER RENZI. «Da settembre saremo sul mercato», dice orgoglioso Anastasio. Che con un hashtag - #renziaggiungi100euro - ha cercato di attirare l’attenzione del presidente del Consiglio.
«Sta portando avanti una rivoluzione culturale importante», dice il numero uno di tNotice riferendosi al premier. «In tempi di spending review, sfruttando il nostro sistema, la Pa può risparmiare 1 miliardo di euro all’anno. Non credo che Renzi rimarrà impermeabile al nostro appello».
UNA DELLE 175 ECCELLENZE ITALIANE. Inviare una raccomandata elettronica con tNotice, riconosciuta fra le 175 eccellenze italiane dalla presidenza del Consiglio e vincitrice del terzo premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno, costerà «solo» 1,23 euro più Iva.
Un risparmio importante per i cittadini sia in termini di denaro sia di tempo. L’obiettivo, aggiunge Anastasio, è quello di «raggiungere lo 0,5% del mercato italiano entro il prossimo anno per poi puntare a quello estero». I rischi? «Fanno parte del gioco, ma se un prodotto funziona in Italia, dove il processo burocratico è più complesso rispetto al resto del mondo, vuol dire che avrà successo anche fuori dai nostri confini».
Il creatore di questa applicazione, che permette di inviare una raccomandata in formato elettronico mentre si è comodamente seduti sul divano di casa, si chiama Claudio Anastasio, 44 anni, un papà che di mestiere faceva il dirigente delle Poste e tanta voglia di mettersi in gioco.
«IDEA SEMPLICE, NON RIVOLUZIONARIA». Un’idea «semplice, non rivoluzionaria», nata sei anni fa durante «un delirio febbrile», spiega Anastasio a Lettera43.it, che lo ha incontrato nell’ufficio romano della startup di cui è amministratore delegato.
Nel 2012 Anastasio ha perso il lavoro, è stato costretto a lasciare la Capitale, un amico lo ha ospitato ad Anzio - che è oggi il «cuore pulsante» di tNotice - dove si è formato il team di lavoro.
L'HASHTAG PER RENZI. «Da settembre saremo sul mercato», dice orgoglioso Anastasio. Che con un hashtag - #renziaggiungi100euro - ha cercato di attirare l’attenzione del presidente del Consiglio.
«Sta portando avanti una rivoluzione culturale importante», dice il numero uno di tNotice riferendosi al premier. «In tempi di spending review, sfruttando il nostro sistema, la Pa può risparmiare 1 miliardo di euro all’anno. Non credo che Renzi rimarrà impermeabile al nostro appello».
UNA DELLE 175 ECCELLENZE ITALIANE. Inviare una raccomandata elettronica con tNotice, riconosciuta fra le 175 eccellenze italiane dalla presidenza del Consiglio e vincitrice del terzo premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno, costerà «solo» 1,23 euro più Iva.
Un risparmio importante per i cittadini sia in termini di denaro sia di tempo. L’obiettivo, aggiunge Anastasio, è quello di «raggiungere lo 0,5% del mercato italiano entro il prossimo anno per poi puntare a quello estero». I rischi? «Fanno parte del gioco, ma se un prodotto funziona in Italia, dove il processo burocratico è più complesso rispetto al resto del mondo, vuol dire che avrà successo anche fuori dai nostri confini».
- Claudio Anastasio.
DOMANDA. Com’è nata tNotice?
RISPOSTA. In modo curioso. A gennaio 2008 ho avuto un forte attacco di febbre, durante il quale ho immaginato il processo della postalizzazione raccomandata con un approccio completamente diverso. Al risveglio ricordavo poco di quanto avevo sognato ma in camera avevo il computer acceso e ho ricostruito ciò a cui avevo pensato.
D. E poi?
R. Poi è partita la domanda di brevetto, il primo che abbiamo conseguito e che è stato riconosciuto dalla Comunità europea come strong patent vista la forte difendibilità.
D. Un’idea rivoluzionaria nata da un sogno.
R. Non la definirei rivoluzionaria. Credo si tratti invece di un’idea semplice partita da un’esigenza oggettiva. Sebbene gli attuali strumenti di digitalizzazione delle firme a comunicazione, come la Posta elettronica certificata (Pec) abbiano un aspetto funzionale e tecnologico, sotto il profilo dell’usabilità presentano delle lacune.
D. Ancora troppo complicati?
R. Sì. Per questo bisognerebbe prestare una sempre maggiore attenzione alla semplificazione dei processi mettendosi, prima di tutto, dalla parte di chi fruisce del servizio.
D. Quali sono state le tappe dopo il brevetto?
R. Sono nati un progetto, un’azienda e infine un piano industriale. Dopo la fase di ingegneria giuridica applicata a un processo industriale, che ha coinvolto università, giuristi e professionisti, abbiamo ottenuto le dovute autorizzazioni per muoverci come operatore postale. Poi è iniziata la fase di sviluppo dell’applicazione.
D. Come funziona la sua applicazione?
R. Il processo è equivalente a quello della raccomandata cartacea, solo che in questo caso lo sportello è sul web. TNotice consegna in forma digitale un avviso di giacenza che contiene il codice Pin valido per il ritiro della posta. Il destinatario ha 30 giorni di tempo per registrarsi e firmarlo.
D. Continui.
R. Chi riceve per la prima volta la raccomandata elettronica dovrà qualificarsi in modo che le sue generalità coincidano con quelle segnalate dal destinatario. Dopodiché si passerà alla fase della firma. TNotice utilizza una firma elettronica semplificata per il destinatario, che non richiede l’utilizzo di alcun altro strumento, mentre la firma dell’operatore postale che certifica la consegna è una firma qualificata non ripudiabile.
D. Una volta concluso il processo di consegna?
R. Per il mittente verrà generato un certificato postale forense che sostituisce la vecchia cartolina di avviso di ricevimento, in applicazione della sentenza della Corte di Cassazione n. 10021 del 12 maggio 2005 che ha invertito l’onere della prova a carico del mittente.
D. Quanto è difficile, oggi, innovare e fare impresa in Italia?
R. Le difficoltà ci sono ma fanno parte del gioco. Non è vero che in Italia sia più difficile fare impresa rispetto ad altri Paesi. Il problema, casomai, è un altro.
D. Quale?
R. In Italia manca una cultura d’impresa: essere startupper non significa solo avere una bella idea. Negli ultimi 20 anni gli imprenditori hanno portato avanti una pratica non virtuosa, sfruttando i soldi delle banche. Ma se una persona crede in un progetto deve essere anche pronta a rischiare investendo le proprie risorse, altrimenti la scommessa è persa in partenza.
D. E come la mettiamo con la crisi?
R. La crisi mi ha portato a rischiare ma alla fine sono riuscito a conseguire il mio obiettivo. Da settembre saremo sul mercato.
D. Quanto il cosiddetto digital divide rischia di complicare il vostro lavoro?
R. A livello strutturale si tratta di un fenomeno difficile da superare. Per fare fronte al problema abbiamo concentrato i nostri sforzi disegnando un’applicazione che scambia informazioni del “peso” informatico di un messaggio di testo e per questo fruibili da tutti anche in presenza di un divario digitale.
D. Ci sono enti, pubblici e privati, che hanno già mostrato interesse al progetto?
R. Finora abbiamo ricevuto attenzioni da tutta Italia e i contatti sono in crescita. I sindaci che sto incontrando stanno mostrando grande entusiasmo anche a fronte di risparmi importanti. Il Comune di Roma, per esempio, arriverebbe a spendere 20 milioni di euro in meno all’anno. Una cifra che gli permetterebbe di avere una liquidità di cassa importante.
D. Puntate anche al mercato estero?
R. Certamente. Chi oggi vuole dare vita a una startup innovativa non può non avere una vocazione internazionale. Da qui ai prossimi cinque anni l’Italia dovrà rappresentare il 30% del nostro bacino di utenza a livello globale. Nel frattempo UnicaSIM, insieme con Confindustria Salerno, sta lavorando per la presentazione ufficiale alla stampa internazionale di startup italiane selezionate, a San Francisco.
D. Facile a dirsi. Ma a farsi?
R. Se un prodotto funziona in Italia, dove il processo burocratico è più complesso rispetto al resto del mondo, vuol dire che avrà successo anche fuori dai nostri confini. È la bellezza di essere startupper italiani: siamo bravi a trasformare i nostri limiti in virtù.
D. Prima dell’arrivo di Renzi a Palazzo Chigi, lei ha detto che «l’Italia è guidata da persone che non sono in grado di interpretare il futuro». Ha cambiato idea?
R. In un Paese gerontocratico come l’Italia, Renzi sta cercando di portare avanti una rivoluzione culturale importante che passa attraverso una precisa assunzione di responsabilità. Bisognerà vedere se ce la farà. In questo senso dovrà dimostrare di avere competenze e capacità notevoli. Ma avere una visione di futuro non più cieca è già un ottimo passo avanti.
D. Nel frattempo avete sfidato il premier sul suo stesso terreno, quello degli hashtag su Twitter: #renziaggiungi100euro.
R. Renzi dice che con 10 miliardi di euro restituirà a 10 milioni di italiani 1.000 euro all’anno. I famosi 80 euro. Però allo stesso tempo, secondo i dati della Camera, la Pubblica amministrazione spende ogni 12 mesi 2,5 miliardi per l’invio di raccomandate cartacee. Ecco il senso della nostra campagna: risparmiando almeno la metà di quella cifra si potrebbero avere a disposizione maggiori risorse per i cittadini. Non credo che Renzi rimarrà impermeabile al nostro appello.
RISPOSTA. In modo curioso. A gennaio 2008 ho avuto un forte attacco di febbre, durante il quale ho immaginato il processo della postalizzazione raccomandata con un approccio completamente diverso. Al risveglio ricordavo poco di quanto avevo sognato ma in camera avevo il computer acceso e ho ricostruito ciò a cui avevo pensato.
D. E poi?
R. Poi è partita la domanda di brevetto, il primo che abbiamo conseguito e che è stato riconosciuto dalla Comunità europea come strong patent vista la forte difendibilità.
D. Un’idea rivoluzionaria nata da un sogno.
R. Non la definirei rivoluzionaria. Credo si tratti invece di un’idea semplice partita da un’esigenza oggettiva. Sebbene gli attuali strumenti di digitalizzazione delle firme a comunicazione, come la Posta elettronica certificata (Pec) abbiano un aspetto funzionale e tecnologico, sotto il profilo dell’usabilità presentano delle lacune.
D. Ancora troppo complicati?
R. Sì. Per questo bisognerebbe prestare una sempre maggiore attenzione alla semplificazione dei processi mettendosi, prima di tutto, dalla parte di chi fruisce del servizio.
D. Quali sono state le tappe dopo il brevetto?
R. Sono nati un progetto, un’azienda e infine un piano industriale. Dopo la fase di ingegneria giuridica applicata a un processo industriale, che ha coinvolto università, giuristi e professionisti, abbiamo ottenuto le dovute autorizzazioni per muoverci come operatore postale. Poi è iniziata la fase di sviluppo dell’applicazione.
D. Come funziona la sua applicazione?
R. Il processo è equivalente a quello della raccomandata cartacea, solo che in questo caso lo sportello è sul web. TNotice consegna in forma digitale un avviso di giacenza che contiene il codice Pin valido per il ritiro della posta. Il destinatario ha 30 giorni di tempo per registrarsi e firmarlo.
D. Continui.
R. Chi riceve per la prima volta la raccomandata elettronica dovrà qualificarsi in modo che le sue generalità coincidano con quelle segnalate dal destinatario. Dopodiché si passerà alla fase della firma. TNotice utilizza una firma elettronica semplificata per il destinatario, che non richiede l’utilizzo di alcun altro strumento, mentre la firma dell’operatore postale che certifica la consegna è una firma qualificata non ripudiabile.
D. Una volta concluso il processo di consegna?
R. Per il mittente verrà generato un certificato postale forense che sostituisce la vecchia cartolina di avviso di ricevimento, in applicazione della sentenza della Corte di Cassazione n. 10021 del 12 maggio 2005 che ha invertito l’onere della prova a carico del mittente.
D. Quanto è difficile, oggi, innovare e fare impresa in Italia?
R. Le difficoltà ci sono ma fanno parte del gioco. Non è vero che in Italia sia più difficile fare impresa rispetto ad altri Paesi. Il problema, casomai, è un altro.
D. Quale?
R. In Italia manca una cultura d’impresa: essere startupper non significa solo avere una bella idea. Negli ultimi 20 anni gli imprenditori hanno portato avanti una pratica non virtuosa, sfruttando i soldi delle banche. Ma se una persona crede in un progetto deve essere anche pronta a rischiare investendo le proprie risorse, altrimenti la scommessa è persa in partenza.
D. E come la mettiamo con la crisi?
R. La crisi mi ha portato a rischiare ma alla fine sono riuscito a conseguire il mio obiettivo. Da settembre saremo sul mercato.
D. Quanto il cosiddetto digital divide rischia di complicare il vostro lavoro?
R. A livello strutturale si tratta di un fenomeno difficile da superare. Per fare fronte al problema abbiamo concentrato i nostri sforzi disegnando un’applicazione che scambia informazioni del “peso” informatico di un messaggio di testo e per questo fruibili da tutti anche in presenza di un divario digitale.
D. Ci sono enti, pubblici e privati, che hanno già mostrato interesse al progetto?
R. Finora abbiamo ricevuto attenzioni da tutta Italia e i contatti sono in crescita. I sindaci che sto incontrando stanno mostrando grande entusiasmo anche a fronte di risparmi importanti. Il Comune di Roma, per esempio, arriverebbe a spendere 20 milioni di euro in meno all’anno. Una cifra che gli permetterebbe di avere una liquidità di cassa importante.
D. Puntate anche al mercato estero?
R. Certamente. Chi oggi vuole dare vita a una startup innovativa non può non avere una vocazione internazionale. Da qui ai prossimi cinque anni l’Italia dovrà rappresentare il 30% del nostro bacino di utenza a livello globale. Nel frattempo UnicaSIM, insieme con Confindustria Salerno, sta lavorando per la presentazione ufficiale alla stampa internazionale di startup italiane selezionate, a San Francisco.
D. Facile a dirsi. Ma a farsi?
R. Se un prodotto funziona in Italia, dove il processo burocratico è più complesso rispetto al resto del mondo, vuol dire che avrà successo anche fuori dai nostri confini. È la bellezza di essere startupper italiani: siamo bravi a trasformare i nostri limiti in virtù.
D. Prima dell’arrivo di Renzi a Palazzo Chigi, lei ha detto che «l’Italia è guidata da persone che non sono in grado di interpretare il futuro». Ha cambiato idea?
R. In un Paese gerontocratico come l’Italia, Renzi sta cercando di portare avanti una rivoluzione culturale importante che passa attraverso una precisa assunzione di responsabilità. Bisognerà vedere se ce la farà. In questo senso dovrà dimostrare di avere competenze e capacità notevoli. Ma avere una visione di futuro non più cieca è già un ottimo passo avanti.
D. Nel frattempo avete sfidato il premier sul suo stesso terreno, quello degli hashtag su Twitter: #renziaggiungi100euro.
R. Renzi dice che con 10 miliardi di euro restituirà a 10 milioni di italiani 1.000 euro all’anno. I famosi 80 euro. Però allo stesso tempo, secondo i dati della Camera, la Pubblica amministrazione spende ogni 12 mesi 2,5 miliardi per l’invio di raccomandate cartacee. Ecco il senso della nostra campagna: risparmiando almeno la metà di quella cifra si potrebbero avere a disposizione maggiori risorse per i cittadini. Non credo che Renzi rimarrà impermeabile al nostro appello.
Domenica, 10 Agosto 2014
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