lunedì 11 agosto 2014

Un paese che non vuole e non sa cambiare.

L’occasione persa per “rottamare” il Palazzo

L’elezione di Tavecchio a capo della Figc non serve a risollevare il nostro calcio. E con la Lega spaccata prendere decisioni sarà un’impresa
ANSA
Carlo Tavecchio è il nuovo presidente della Figc

11/08/2014
Entrato papa in conclave, Tavecchio ne è infine veramente uscito da papa. Due votazioni andate buche come da programma, poi la terza ha premiato il ras dei Dilettanti, da oggi presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Dunque ci siamo messi (si sono messi) nelle mani di uomo che ha fatto di una frase razzista la copertina del suo programma, di un collezionista di poltrone che sta nel calcio da 30 anni e che quindi ha contribuito dall’interno a sgretolarne l’impianto, a farlo implodere, a portarlo fino allo sfascio che ogni giorno è sotto i nostri occhi. Tutte (co)responsabilità che la maggior parte della classe dirigente pallonara ha deciso di nascondere sotto un tappeto, come fossero briciole dopo una cena.  

In questa lunga ed estenuante campagna elettorale Tavecchio sembrava quel giocattolo che piaceva tanto ai bimbi negli anni ’70, il Sempre in piedi, non a caso tornato in voga quest’estate sulle spiagge. Qui però di voglia di giocare ce n’è davvero poca, Tavecchio è chiamato a risollevare il calcio italiano, a conferirgli una nuova immagine e proprio non ce lo vediamo in questo ruolo. A complicargli la vita, ci sarà una Lega di serie A che esce dilaniata da questa elezione, una spaccatura le cui conseguenze si faranno sentire per tutto il campionato e per ogni decisione da prendere (o da non prendere) in futuro.  

Così decideranno i soliti manovratori, non lui che invece si calerà piacevolmente nel ruolo di manovrato. Si è persa così una grande occasione per dare aria al palazzo (e al Palazzo) avviando finalmente una vera e propria rivoluzione,niente da fare, invece. Bergoglio ha cambiato il Vaticano, Renzi la politica, persino il Festival di Sanremo cerca nuove formule: il calcio non riesce e soprattutto non vuole cambiare pagina. Moriremo tutti democristiani si diceva una volta. Se è questo il nostro destino, allora Tavecchio è perfetto. E purtroppo, per noi e soprattutto per il calcio, non è nemmeno l’aspetto più deleterio. 

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