Ora Renzi ascolti chi lo vuole aiutare
Il premier tiri avanti. Senza badare ai titoli dei giornali e ai detrattori. Ma deve accettare i consigli sensati.
MAMBO
Renzi ha sicuramente capito che è «cambiato verso». Come era prevedibile ormai è vittima del tiro incrociato di diversi cecchini e di tanta artiglieria pesante.
È accaduto ad altri prima di lui quindi lo inviterei a non fare la vittima e a lasciar stare la banale polemica sui gufi. Si concentri invece sulle ragioni vere di questo rapido mutamento di verso.
I DIFETTI DEL PREMIER. Alcune attengono ai suoi difetti: è privo di leggerezza, sembra sempre inventare la partita sul momento, non dà l'idea di seguire un percorso culturalmente solido, si circonda di figure che sono «unte» da lui mentre da sole passerebbero inosservate.
In più non ha trovato un modo di muoversi con i grandi poteri. Letta era visibilmente un uomo del Quirinale che piaceva alla signora Merkel. Renzi sembra snobbare tutti salvo nelle ultime ore precipitarsi goffamente a Castelporziano dal vecchio presidente (e questo ci sta), ma anche nella residenza privata di Mario Draghi, l'italiano più autorevole che c'è in giro. Ma che tuttavia aveva appena rimbrottato l'Italia e chiesto una cessione di sovranità nazionale a favore degli eurocrati. Questa visita, una specie di Canossa, è stata inopportuna e poco dignitosa come premier.
LE QUALITÀ INDIGESTE. Renzi tuttavia viene attaccato anche per le sue qualità che, a mio parere, antico suo antipatizzante, non sono poche. È un lavoratore instancabile, non ha paura dei totem, non teme le grandi burocrazie, non si fa fermare dall'anatema anti berlusconiano, sta portando a casa, lo ripeterò fino alla noia, tre riforme (Senato, Pa, giustizia) che avevano atterrito tutti i predecessori.
Oggi se resta in piedi non è solo perché non c'è ricambio dopo di lui, quello si trova sempre, ma perché dopo di lui verrebbe o un uomo della Troika o un notaio della definitiva discesa in serie B dell'Italia.
Renzi però deve aiutare quelli che vogliono aiutarlo.
Alla sua età se sente che le guasconerie sono fastidiose dovrebbe anche cercare di limitarle. Con la sua esperienza, se sente che gli si dice che l'economia viene, oggi, prima di tutto, deve fare qualcosa.
CONSIGLI PER LE RIFORME. Se gli si dice, non da sinistra, che l'articolo 18 e la riforma del lavoro e dello Statuto sono affrontabili solo accompagnandole a un piano per l'Italia che dica dove e come investire e quale ruolo debba avere la mano pubblica, deve accettare questi consigli.
E poi, se lo faccia dire da un vecchio giornalista: lasci perdere i titoli dei giornali, le primizie distribuite a giornalisti amici, parli per acta. C'è un momento nella vita pubblica dell'uomo di Stato in cui i silenzi sono preziosi. Dicono più di un tweet che scappa di mano. Questo Paese sta morendo e Renzi ricordi che sentendo avvicinarsi la fine Goethe disse con un ultimo soprassalto: «Più luce».
Dai tu più luce, Matteo, in silenzio, operosamente, ignorando quelli che ti dicono che da quando sei lì non si è visto niente. Tu e milioni di italiani sapete che non è vero.
È accaduto ad altri prima di lui quindi lo inviterei a non fare la vittima e a lasciar stare la banale polemica sui gufi. Si concentri invece sulle ragioni vere di questo rapido mutamento di verso.
I DIFETTI DEL PREMIER. Alcune attengono ai suoi difetti: è privo di leggerezza, sembra sempre inventare la partita sul momento, non dà l'idea di seguire un percorso culturalmente solido, si circonda di figure che sono «unte» da lui mentre da sole passerebbero inosservate.
In più non ha trovato un modo di muoversi con i grandi poteri. Letta era visibilmente un uomo del Quirinale che piaceva alla signora Merkel. Renzi sembra snobbare tutti salvo nelle ultime ore precipitarsi goffamente a Castelporziano dal vecchio presidente (e questo ci sta), ma anche nella residenza privata di Mario Draghi, l'italiano più autorevole che c'è in giro. Ma che tuttavia aveva appena rimbrottato l'Italia e chiesto una cessione di sovranità nazionale a favore degli eurocrati. Questa visita, una specie di Canossa, è stata inopportuna e poco dignitosa come premier.
LE QUALITÀ INDIGESTE. Renzi tuttavia viene attaccato anche per le sue qualità che, a mio parere, antico suo antipatizzante, non sono poche. È un lavoratore instancabile, non ha paura dei totem, non teme le grandi burocrazie, non si fa fermare dall'anatema anti berlusconiano, sta portando a casa, lo ripeterò fino alla noia, tre riforme (Senato, Pa, giustizia) che avevano atterrito tutti i predecessori.
Oggi se resta in piedi non è solo perché non c'è ricambio dopo di lui, quello si trova sempre, ma perché dopo di lui verrebbe o un uomo della Troika o un notaio della definitiva discesa in serie B dell'Italia.
Renzi però deve aiutare quelli che vogliono aiutarlo.
Alla sua età se sente che le guasconerie sono fastidiose dovrebbe anche cercare di limitarle. Con la sua esperienza, se sente che gli si dice che l'economia viene, oggi, prima di tutto, deve fare qualcosa.
CONSIGLI PER LE RIFORME. Se gli si dice, non da sinistra, che l'articolo 18 e la riforma del lavoro e dello Statuto sono affrontabili solo accompagnandole a un piano per l'Italia che dica dove e come investire e quale ruolo debba avere la mano pubblica, deve accettare questi consigli.
E poi, se lo faccia dire da un vecchio giornalista: lasci perdere i titoli dei giornali, le primizie distribuite a giornalisti amici, parli per acta. C'è un momento nella vita pubblica dell'uomo di Stato in cui i silenzi sono preziosi. Dicono più di un tweet che scappa di mano. Questo Paese sta morendo e Renzi ricordi che sentendo avvicinarsi la fine Goethe disse con un ultimo soprassalto: «Più luce».
Dai tu più luce, Matteo, in silenzio, operosamente, ignorando quelli che ti dicono che da quando sei lì non si è visto niente. Tu e milioni di italiani sapete che non è vero.
Giovedì, 14 Agosto 2014
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