sabato 16 agosto 2014

Pensare che avevamo iniziato noi italiani nel mondo con l'informatica.

Il piano Marshall di Apple: 1.300 posti di lavoro

Italia al quarto posto in Ue per numero di sviluppatori su App Store. E si cerca ancora personale

Getty Images/Ken Ishii/Stringer

  
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Seicentoventinovemila bei posti di lavoro. Sono i numeri sull’occupazione creata da Apple in Europa, almeno secondo i dati diffusi da Cupertino: pochi gli impiegati diretti, il peso più rilevante è quello di un indotto che ha creato una galassia di nuove opportunità e «lavori che prima non esistevano», dicono. Nel nostro Paese i posti di lavoro diretti sono 1.300. E quasi 21mila, tra informatici e sviluppatori, sono membri dell’iOS Developer Program per lo sviluppo e la creazione di applicazioni da distribuire tramite l’App Store, che ha sua volta ha creato quasi 500mila nuovi posti in tutta Europa. E altri 21mila sono ancora oggi disponibili in tutto il Vecchio Continente. Se la mappa della “Nuova geografia del lavoro” segue innovazione e tecnologia (vedi libro di Enrico Moretti), a guardare questi dati la mela di Cupertino meriterebbe di accaparrarsi almeno la presidenza della Repubblica in uno degli Stati più potenti al mondo.
Ai nuovi posti di lavoro, non a caso, è stata dedicata una paginaad hoc (qui). Che in tanti hanno visto come una prova di riappacificazione con l’Europa dopo che Apple è finita nel mirino dell’Antitrust e soprattutto del fisco per una elusione fiscale miliardaria, visto che ha concentrato tutta la sua attività in Irlanda, precisamente a Cork in un edificio ad altissima sostenibilità energetica (si giocano anche questa carta nella pagina dedicata), dove guarda caso la pressione fiscale è la più bassa di tutta l’Eurozona. Il quartier generale di Cork, dicono, dal 1980 a oggi è cresciuto fino a impiegare 4mila persone, il 10% del totale della forza lavoro di Apple. Quattromila posti di lavoro che a loro volta hanno generato un indotto di altri 2.500 posti di lavoro tra servizi, catering, sicurezza, recruitment ecc.

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Suona come una specie di piano Marshall a colpi di iPhone. Ecco i numeri: 497mila posti di lavoro creati direttamente tramite l’App Store, 132mila i posti supportati direttamente o indirettamente dalla mela, 116mila i posti creati da altre compagnie come risultato della crescita di Apple, 16mila gli impiegati di Cupertino in Europa. In Europa sorgono 101 negozi. Ogni negozio, dicono, ha una media di 100 impiegati, la maggior parte dei quali con un contratto full time. I part time, ci tengono a sottolineare, hanno gli stessi benefit dei lavoratori a tempo pieno, inclusa l’assicurazione sanitaria. Non solo, sono europei 4.500 fornitori di Apple, tra cui anche molti italiani. «Queste compagnie», scrivono, «giocano un ruolo significativo nella nostra abilità di consegnare prodotti incredibili, servizi ed esperienze ai nostri clienti intorno al mondo ogni giorno».
Se la mappa della “Nuova geografia del lavoro” segue innovazione e tecnologia, Apple meriterebbe la presidenza della Repubblica in uno degli Stati più potenti al mondo
Il segreto, secondo il documento, risiede soprattutto nella cosiddetta “app economy”, che ha permesso di sviluppare 1,2 milioni di applicazioni e più di 75 miliardi di download. Dal 2008 a oggi, quasi 500mila tra ingegneri, informatici e sviluppatori europei sono stati così impegnati nella rivoluzione delle app: il guadagno totale delle vendite è stato di circa 20 miliardi di dollari, di cui 6,5 sarebbero finiti nelle tasche degli sviluppatori europei. Nel 2014 si prevede che la app economy raggiungerà un guadagno di 16,5 miliardi di dollari di fatturato al Pil europeo, crescendo a un tasso del 12% all’anno. Numeri folli, per un’Europa che stenta a riprendersi dalla crisi. E l’Italia, in questa rivoluzione, sembrerebbe avere un ruolo di primissimo piano, se è vero che 21mila genietti nostrani sono tra gli sviluppatori dell’iOS Developer Program, al quarto posto dopo Regno Unito (61mila), Germania (52mila) e Francia (30mila).

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I dipendenti italiani, invece, sono 1.300 su un totale di 16mila in 19 nazioni europee. Al primo posto per numero di dipendenti c’è ancora una volta il Regno Unito, seguito da Irlanda (4mila), Francia (1.800) e Germania (1.600). L’Italia è solo quinta. Lavorare da Apple, scrivono, richiede «una vasta varietà di capacità – incluse vendite, ciclo degli approvvigionamenti, risk management, urgenze, produzione, e servizi ai clienti». Solo 6mila persone sono impiegate nei call center e customer service di Apple basati in Europa per poter rispendere alle chiamate dei consumatori europei. Sul sito della Mela, c’è una pagina dedicata (clicca qui) alle posizioni aperte: bisogna inserire una serie di filtri, tra cui l’ambito in cui si vuole lavorare, la conoscenza delle lingue e gli interessi verso specifici prodotti, e vengono fuori le offerte. Per l’Italia, nel momento in cui scriviamo, ci sono ben 27 posizioni aperte, soprattutto negli Apple Store, ma anche nelle risorse umane, nel settore delle vendite, nel marketing (una sola). 
Eppure proprio lo scorso anno, ad agosto 2013, avevamo letto la notizia dei bilanci in rosso di Apple Retail Italia, che possiede gli Apple Store nel nostro Paese, e di Apple Italia, l’altra controllata di Cupertino in Italia che si occupa del marketing. Nonostante le vendite fossero raddoppiate, Apple Retail - che ha sede in Foro Buonaparte a Milano - aveva registrato un rosso di 11,5 milioni. E il versamento totale della Mela al fisco italiano era stato di soli 3 milioni di euro. 

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