venerdì 15 agosto 2014

I gufi adesso cosa diranno?

Pil, la Germania e l'incognita per l'Europa

Il Pil tedesco va a -0,2%. E tutta l'Unione europea arranca. Ma occupazione e consumi tengono. Solo uno stop temporaneo o un rischio per l'intera Eurozona?

CONGIUNTURA
Un tonfo così non era atteso. Dopo un Capodanno col turbo (+0,7% nel primo trimestre) e un 2013 in crescita costante, come l'Italia la Germania ha frenato più del previsto.
Qualcosa gli economisti avevano intravisto. Alla vigilia dei dati dello Statistischen Bundesamtes, l'Istat tedesco, il rapporto mensile del ministero dell'Economia pronosticava una «flessione nel secondo trimestre». Ma le previsioni stimavano al massimo un -0,1% : non quel -0,2% che in un baleno ha fatto retrocedere il Prodotto interno lordo  tedesco di quasi un punto percentuale, mettendo in allarme l'Unione europea.
AAA, RATING INVARIATO. Le agenzie di rating non ne fanno un dramma: Moody's ha confermato alla Germania la tripla A con prospettiva ‘stabile’, bacchettando invece l'Italia di Matteo Renzi. A causa delle crescenti turbolenze internazionali, grandi istituti di credito come la Commerzbank hanno rivisto i calcoli del governo di +2% di Pil nel 2015 a un più realista +1,7%.
È probabile che, anche nel 2014, le previsioni dei guru della cancelliera Angela Merkel di un +1,8% del Pil siano ridimensionate.
PAURA TRA GLI INDUSTRIALI. Ma la maggior parte degli analisti dorme ancora tranquilli. La flessione della primavera sarebbe solo un inciampo di percorso, come quello che, tra ottobre 2012 e marzo 2013 (-0,4%), fece tremare parecchi investitori.
Eppure, tra gli industriali c'è allarme per i conti nell'Ue che non vanno come dovrebbero. E per uno scenario globale, non solo economico, altamente instabile: ad agosto l'indice Zew sul mood degli imprenditori tedeschi è crollato da 18,5 a 8,6. Ai minimi, appunto, da dicembre 2012.

Andamento altalenante: l'economia tedesca non decolla

Come nel marzo 2013, il Pil della locomotiva d'Europa potrebbe tornare a balzare in avanti del +0,8%. Una ventata di ottimismo che, allora, spazzò di colpo tutte le paturnie e fosche previsioni.
Anche per questo precedente, la maggioranza degli economisti concorda nel sostenere che «l'economia tedesca è solida e che la maggioranza dei Paesi dell'eurozona invidia la crescita della Germania».
ANSIA DI FONDO. Tuttavia, c'è qualcosa che non convince del tutto nei dati tedeschi degli ultimi tre anni. Un'ansia di fondo che, come un rumore, disturba il mantra delle riforme per la crescita e per il benessere prossimo dell'Ue.
La prima potenza dell'Ue resiste, è vero, ai colpi della crisi, dimostrando una sostanziale tenuta. Ha saputo reagire ai mesi di down con periodi di decisa ripresa della produzione industriale e di crescita economica. Ma un andamento del genere impedisce alla Germania di esercitare quella leadership nell'Eurozona che in tanti le rimproverano.
Il dato negativo dell'ultimo trimestre preoccupa inoltre perché, in genere, nei mesi primaverili l'industria tedesca è molto produttiva, per ordini e spedizioni, al contrario, si scrisse nel 2012, del periodo invernale.
SPETTRO STAGNAZIONE Questo semestre, invece, la tendenza è stata opposta. In inverno la crescita non si è arrestata e poi è arrivata la doccia fredda.
Negli ultimi anni, dunque, complessivamente l'andamento dell'economia tedesca è rimasto in crescita, ma è stato altalenante.
Senza una ripresa dell'Ue, i più pessimisti temono che, come la Francia, anche la Germania si areni su un Pil a crescita zero. A luglio, gli ordinativi sarebbero in calo del 3,2% e la produzione in crescita di appena lo 0,3%.

Guerra fredda con Putin e crisi irachena danneggiano l'Ue

Tra i colpi più duri accusati da Berlino c'è poi la crisi ucraina.
Le sanzioni di Bruxelles alla Russia e le relative contro-sanzioni di Mosca hanno messo in fuga gli investitori tedeschi sia da Kiev sia da Mosca, di cui la Germania è il primo partner commerciale europeo. Dopo il via libera di Vladimir Putin all'embargo dei prodotti alimentari da Usa e Ue, il clima non può che peggiorare. E fosche previsioni sono all'orizzonte, anche per la guerra in Iraq e il caos libico.
STATI UE AL PALO. Attorno alla locomotiva d'Europa c'è poi l'aura degli Stati dell'Ue, che avrebbero dovuto riprendersi per effetto delle riforme in corso, e che invece restano al palo.
Tra cui l'Italia, che condivide con la Germania la macchia del -0,2% del Pil.
Con un calo dello 0,3% su base annua, senza accenni di ripresa, il nostro Paese è ripiombato in recessione, nonostante i tagli, le ristrutturazioni, persino gli 80 euro mensili di Renzi. Su queste basi, Moody's ha predetto per l'Italia una contrazione dello 0,1% del Pil nel 2011, anziché la sua prevista ripresa del +0,5%.
DISOCCUPAZIONE RECORD. Pure la Francia che fatica a fare le riforme è inchiodata a una brutta stagnazione senza ripresa (0%). E certo non basterà il lento recupero di Spagna, Portogallo e Grecia, uscite disastrate da un lungo tunnel, a rendere l'Eurozona un'economia solida.
La situazione della Germania è diversa. Con un tasso di disoccupazione al 5% - contro il 12,6% italiano, il 14,6 portoghese, il 10,4% francese e gli spaventosi 25% e 26,6% di Spagna e Grecia - i consumi non si sono mai arrestati
Giovedì, 14 Agosto 2014© RIPRODUZIONE RISERVATA

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