L’Eurozona frena: Germania, giù il Pil
L'economia europea ristagna: dati negativi, Germania in frenata, Francia ancora a crescita zero; uniti ai dati negativi dell'Italia e alla non sufficiente crescita di Spagna e Olanda si prefigura una vera e propria allarme deflazione in tutto il continente
ECONOMIA IN CADUTA - Scrive il Wall Street Journal che “il Pil dell’Europa a 18 è rimasto piatto nel secondo quarto rispetto al primo, il che si trasforma in una crescita dello 0,2% su base annua, in ribasso rispetto al ritmo dello 0,8% del primo quarto”. Questo significa che l’Eurozona rimane a meno 2,4% rispetto al suo picco precrisi, rimanendo vulnerabile a “shock esterni da parte dell’Ucraina, della Russia e di qualsiasi altro fronte dal quale possa partire una recessione”. Particolarmente problematico il dato tedesco: “La prima economia europea ha visto il Pil scendere dello 0,2 per cento su base trimestrale tra aprile e giugno rispetto al +0,7% dei primi tre mesi del’anno. Il consensus Bloomberg era per una contrazione di solo lo 0,1% t/t. Su base annua il Pil tedesco segna un +0,8% dal +2,5% precedente”, scrivono le agenzie.
FRANCIA ALLA BCE: “ALLENTARE IL RIGORE” - Rispetto ai dati analoghi dell’economia italiana e l’ennesimo periodo a crescita zero della Francia, l’Eurozona non dorme sonni tranquilli: “In un editoriale pubblicato su Le Monde, il ministro delle Finanze francese Michel Sapin ha scritto che l’economia crescerà circa dello 0,5% quest’anno, e non più dell’1% l’anno prossimo. Il ministro ha riconosciuto che il governo non centrerà gli obiettivi di deficit”, scrive ancora il Wall Street Journal: “Alla luce di questo andamento verrà compromesso anche l’obiettivo di riportare il disavanzo sotto il tetto del 3% nel 2015. Sapin ha quindi rivolto un appello all’Ue affinché allenti il rigore sui conti, adattando il ritmo del taglio del deficit alla congiuntura economica”. Secondo gli analisti, a pesare sull’Europa sono le incertezze geopolitiche in Ucraina e Russia; la Banca Centrale Europea è già scesa in campo dicendosi “pronta ad usare strumenti non convenzionali” per contenere la deflazione.
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