Germania di nuovo la mecca degli immigrati
Sono passati vari decenni da quando unaGermania in ricostruzione richiamava lavoratori da Turchia, Italia, Portogallo e altri Paesi vicini più poveri, e quei livelli di esodo migratorio probabilmente non si ripeteranno, ma qualcosa sta succedendo. Tornano ad aumentare gliimmigrati in Germania.
I fenomeni migratori persino oggi rispondono inritardo alle variazioni dell’economia e solo in questi ultimi 2 anni stiamo osservando in pieno gli effetti della devastante crisi economica che colpisce l’Europa meridionale.
Finora, negli anni 2000 almeno, i paesi in testa nell’attrazione di immigrati sono stati Spagna eItalia, per vari motivi, come il basso numeri di immigrati pre-esistenti, l’alta domanda di lavoro low skilled, il boom dell’edilizia in Spagna. Se in Spagna appunto c’è stato un aggiustamento più veloce, addirittura con il numero di emigranti, tra spagnoli e stranieri che se ne andavano, che ha visto superare quello degli immigrati, l’Italia ha proseguito ad essere uno dei primissimi Paesi in testa nelle classifiche sui flussi migratori in arrivo, segnando dei cali solo dal 2011.
Alla fine gli effetti della crisi e le conseguenze sulla società non si possono non fare sentire, e i fenomeni migratori sono tra questi, non poteva non accadere che il Paese che più ha saputo resistere alla crisi economica e che anzi più che in altri è cresciuto non diventasse ladestinazione prediletta dei migranti da ogni dove.
Vediamo però più precisamente i dati:
Qui osserviamo come negli anni la Germania avesse pian piano smesso di essere una destinazione di migrazione, fino addirittura ad essere Paese di emigrazione, seppur di poco, nel 2008, con più partenze che arrivi. Era la probabile conseguenza ritardata nel tempo, sia delle difficiltà economiche che ai nizio anni 200 la facevano sembrare il “malato d’Europa”, sia della maggiora ttrattività di Paesi come Spagna, Inghilterra, Italia.
Dal 2008 però gli arrivi sono raddoppiati da poco più di 600 mila a più di un milione e 200 milanel 2013, che a fronte di partenze stabili ha generato una immigrazione netta di 437 mila persona, il valore più alto dal 1993.
La popolazione straniera supera ora i 7 milioni di abitanti, poco meno del 10% della popolazione totale, ma come è facile immaginare non è equamente distribuita, vediamo qui la proporzione per 1000 abitanti per lander:
Colpisce come in coda, a grande distanza dagli altri Stati, vi siano tutti i lander dell’Est tranne Berlino, con valori minori al 3%, in testa con motlo più del 10% le città-Stato di Amburgo, Berlino, Brema a conferma, come in altri Paesi, della natura urbana dell’immigrazione e poi Stati benestanti come Baviera e Baden Wurttemberg.
Come abbiamo già visto anche qui, come in Italia con le differenze CentroNord-Mezzogiorno, si ripete una dicotomia molto profonda tra aree meno sviluppate pocco toccate dall’immigrazione e aree più ricche.
Da dove provengono gli immigrati? Facendo una analisi degli stranieri presenti, è evidente che vengono seguiti dei percorsi simili a quelli classici, con alcuni Paesi storicamente fonte di emigrazione verso la Germania ieri come oggi: i singoli Paesi più presenti sono Turchia, di gran lunga, con più di 1,5 milioni di persone, e poi a distanza Polonia e Italia, da notare che da tutta l’Asia vengono meno persone che dalla sola Turchia e da tutta l’Africa meno che dall’Italia. Importante il peso, trattandosi di piccoli Paesi, di Grecia e Croazia.
Vediamo di seguito il grafico:
Dal punto di vista della durata della permanenza si deve notare che in media nelle statistiche ancora prevale il peso della vecchia immigrazione del Dopoguerra, e italiani e turchi sono tra gli stranieri con maggiore permanenza, 28 e 26 anni. Si differenziano nettamente i polacchi, immigrazione più recente, con meno di 9 anni, come del resto i russi, e gli immigrati provenienti daAsia, Africa, Oceania, che però ancora non paiono dover sostituire i più vecchi.
Quello che è certo è che la Germania di questo passo semra avviata a diventare un Paesemultinetnico sulla falsariga di Francia e Inghilterra, con nula immigrazione a sovrapporsi a quella vecchia, nuove culture, la consolazione, in periodi di crisi, è che ciò avviene nel Paese con le più solide radici democratiche ormai da 70 anni, e la più solida economia, in cui il pericolo, pur ben presente, di populismo e xenofobia sembra essere relativamente meno presente.
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